Anno | numero 1 - Marzo 1989 } D () D
Spedizione in abbonamento
postale gruppo IV/70 Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985
5 MARZO 1989
FIRENZE
Carissimi amici,
per noi l’8 Marzo, San Giovanni di Dio, non è un giorno come un altro.
8 Marzo 1982 : celebrazione del VI centenario della fondazione dell’ ospedale in Bor-
go Ognissanti.
8 Marzo 1985 : viene fondata l’ Associazione di San Giovanni di Dio.
Due date che hanno segnato una svolta nella vita della nostra città e alle quali ades-
so ne aggiungiamo un’altra.
8 Marzo 1989 : nasce il Notiziario dell’ Associazione.
Perchè un giornale e perchè in questo momento?
In tutti questi anni decine di iniziative grandi e piccole, ma tutte nuove ed originali, ci
hanno spinti e motivati a raggiungere mete sempre più grandi, senza mai dimenticare lo
spirito che ci ha ispirato e la "guida" che ci ha accompagnato, coerenti nelle idee e de-
cisi nei fatti. Non è stato un cammino facile né pochi gli ostacoli, ma abbiamo incontra-
to un numero sempre maggiore di amici che hanno capito e ci hanno aiutato. Tanti sono
adesso soci dell’Associazione. Siamo 1300. Ecco che nasce l’ esigenza di colmare il di-
vario tra l’attività del comitato dirigente e il grado di informazione dei soci. Un giorna-
le, quindi, per stendere la storia di questi laboriosi anni, per dire le molte cose che
abbiamo capito, per riempire la nostra sporta di nuovi e rinnovati consensi, per aggior-
nare tutti i soci e renderli così più partecipi della vita associativa.
Vorremmo che fosse un giornale aperto a tutti, un punto di riferimento per chi ama
questa città, un impegno "non egoista" nella nostra vita. Se ci riusciremo la nostra spor-
ta non sarà mai vuota.
EVOLUZIONE DI UN SIMBOLO
Di qualche tempo, come molti
avranno notato, il simbolo dell’ As-
sociazione è cambiato.
Inizialmente era stato adottato un
dipinto raffigurante l’Ospedale di
Borgo Ognissanti. Visti i fatti che
portarono nel 1985 alla costituzione
dell’ Associazione e vista la princi-
pale finalità statutaria della stessa,
quel disegno sembrò il miglior sim-
bolo da adottare.
Da allora molte cose sono cambiate all’interno
dell’ Associazione. Questa, infatti, è diventata sem-
pre di più un punto di riferimento per tante e diverse
attività, che la pongono ormai in una dimensione più
ampia e non solo cittadina, ma nazionale e spesso in-
ternazionale. Non ci soffermeremo qui su tutti i set-
tori che attualmente l’Associazione cura, perchè
avranno ampi spazi nel notiziario, ma è certo che
non si è perso di vista l’obbiettivo che ci ha riuniti e
motivati: l'Ospedale in Borgo Ognissanti la cui aper-
tura sarà sempre primaria nei nostri intenti.
Ma se quel simbolo rappresentava ormai solo una
parte del nostro cuore, importante sì ma non unica,
in esso bisognava trovare l’ispirazione per un altro
simbolo che nella continuità di quello spirito abbrac-
ciasse le nuove attività. L’Ospedale in Borgo Ognis-
santi è l'ospedale di Giovanni di Dio e la firma con
la quale il Santo siglava le sue lettere
ci è sembrata la sintesi ideale di ciò che
avevamo raggiunto. Tre simboli che
ancora oggi la storia non ha spiegato
ma che per noi rappresentano la fede,
O la carità e la speranza, in definitiva un
modo di vita, e da sempre presenti nel-
le tre statue della portineria dell’ Ospe-
dale in Borgo Ognissanti.
Il consenso intorno a questo nuovo
e per alcuni strano simbolo è stato sempre maggiore.
Da un piccolo stendardo che rappresentava appena
un punto nelle manifestazioni della nostra città, sia-
mo arrivati a proporne uno gigantesco da esporre sul-
la facciata della chiesa di Cestello in occasione dei
festeggiamenti dell’8 Marzo, giorno di San Giovan-
ni di Dio. E’ stato uno sforzo complesso notevole,
ma compensato dalla generosa disponibilità della
diocesi e dalla buona volontà del Corpo dei Vigili del
Fuoco di Firenze. E se per un giorno abbiamo ingran-
dito il nostro simbolo è perchè vorremmo che il suo
significato rimanesse con noi ogni giorno.
ALTAN
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Direttivo si riu-
nisce presso la sede dell’Associazione in Borgo
Ognissanti 42.
Tutti i soci sono invitati a partecipare
UNA GIORNATA PARTICOLARE
Domenica 5 Marzo.
DS
E nella piazza di Cestello che la nostra Associazio-
ne e il Corpo dei Vigili del Fuoco di Firenze hanno
dato appuntamento ai fiorentini per festeggiare tutti
insieme e con qualche giorno di anticipo la festività
dell’8 Marzo, San Giovanni di Dio. Un enorme sten-
dardo con il simbolo dell’ Associazione, steso sulla
facciata della Chiesa di Cestello, ha fatto da inusua-
le sfondo alle spettacolari manovre dei pompieri.
Centinaia di fiorentini e di turisti si sono entusiasma-
ti alle simulazioni di emergenza che per questi uomi-
ni rappresentano la routine quotidiana.Eccoli salire e
scendere la facciata della chiesa appesi a ganci e fu-
ni, cercare con contatori geiger materiali radioattivi,
atterrare con l’elicottero, tra lo stupore di pescatori e
canottieri, sulla pescaia di Santa Rosa e portare in sal-
vo chi le acque dell’ Arno ha messo in difficoltà. Cer-
tamente il momento più emozionante è stato la
simulazione di un incidente stradale. Un auto prende
fuoco, l’altra imprigiona il guidatore tra le lamiere. I
carri dei pompieri, a sirene spiegate, arrivano da ogni
parte e in pochi minuti le fiamme sono spente e le la-
PAM
miere tagliate e sganasciate liberando il ferito per il
soccorso dell’ambulanza.
Tanti applausi hanno premiato questi uomini, che
hanno dimostrato quanta professionalità, esperienza,
determinazione sia necessaria in un lavoro così fuo-
ri del comune.Quando nel 1549 1l’Ospedale di Gra-
nata prese fuoco, un uomo si gettò nelle fiamme per
salvare gli infermi e le loro povere cose. Più volte
entrò ed uscì, non fermandosi neppure quando il fuo-
co ormai lo circondava. Quell’uomo, che aveva de-
dicato la vita alla cura e assistenza dei poveri era
Giovanni di Dio,
Oggi San Giovanni di Dio è il patrono dei Vigili
del Fuoco e questa giornata particolare che la nostra
Associazione gli ha dedicato ha voluto essere, non
solo una giorno di festa, ma anche un momento di ri-
flessione su chi, come San Giovanni di Dio, al dilà
di ogni limite pone il proprio altruismo.
ANNAMARIA MONTANARI
ALTAN
DALLA PARTE DEL MALATO
Senza Bandiere
uarantanove anni, di cui gli ultimi quindici
trascorsi lontano dall’Italia, sopratutto in
Africa, infine in Israele. Fra’ Serafino mi raccon-
ta un po’ della sua storia mentre ci godiamo lo
stupendo panorama di Nazareth dalla collina
dove sorge l'Ospedale "Sacra Famiglia" di San
Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli, di cui è re-
sponsabile da alcuni anni. Ed è proprio l’Ospe-
dale il soggetto principale della nostra
conversazione, mentre la storia dell’uomo sfu-
ma rapidamente, quasi non volesse peccare
d'orgoglio.
Certamente si tratta di una struttura importan-
te nella geografia sanitaria della Galilea. Naza-
reth è una città di circa 60 mila abitanti, quasi
tutti arabi, e l'ospedale italiano è quello di riferi-
mento, essendo gli altri due nosocomi, uno cat-
tolico l’altro protestante, assai più piccoli.
E’ dotato di 150 posti letto ed oltre ai reparti
di medicina e chirurgia sono presenti ostetri-
cia/ginecologia, geriatria, pronto soccorso e te-
rapia intensiva (4 letti). Vi operano 16 religiosi,
di cui 4 fatebenefratelli, 119 laici e 26 medici.
Ma ciò che è veramente importante è che
Questo ospedale rappresenta un modello di
Ospitalità e di carità per chi soffre, in fedeltà al-
esempio di San Giovanni di Dio. In questo luo-
go, al di là del colore della pelle, della razza, del-
la religione, e della fede politica, superando
spesso con fatica inevitabili conflitti interiori, uo-
mini e donne si prendono cura di loro simili am-
malati. Ebrei ed arabi, siano essi cattolici od
islamici, sono tutti uguali sia nella dignità della
malattia che nella professionalità del loro impe-
gno ospedaliero. E proprio là dove si realizza un
incontro e un rapporto così ravvicinato tra realtà
sociali diverse e in conflitto, quasi misteriosa-
mente l'umanità e la solidarietà si impongono
sulla ideologia e la politica.
Certamente il compito di Fra’ Serafino è diffi-
cile, richiedendo non poca abilità il condurre un
ospedale religioso italiano in una città araba di:
uno stato sionista.Il colloquio termina a tarda se-
ra nel giardino dell'ospedale, che mi ricorda
sempre di più il nostro.
Rimane la speranza che questo sia un picco-
lo segno profetico in un paese che ha un pro-
fondo bisogno di fraternità.
GUIDO DEL RE
Dal prossimo numero ci sarà una rubrica per le Vo-
stre lettere. Chi vuole proporre un argomento per
questo spazio, scriva a:
Ass. S. Giovanni di Dio
La Sporta casella postale 521, 50100 Firenze.
ninni nana nietiezia seine tei circense nata 3
LAOPORIA È sanai DIO Lo
Direttore responsabile
Amadore Agostini
Redazione
Alessandro Tantussi
Hanno collaborato:
Annamaria Montanari, Sergio
Balatri, Mauro Batisti, Claudio
Becorpi, Guido del Re.
Foto
Paolo Checcucci Lisi
Laser composizione, elab. testi
Menabò Via F.Granacci, 5
Firenze
Stampa
Tipografia Tiposervice Via Furini,
Firenze
Registrazione
Tribunale di Firenze n°3815 del
17/3/89
Fondata 1’8 Marzo 1985
chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e
Regolamento dell'Associazione.
Versa contenstualmente L. ...............................
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
Firenza il orrenda dela
Auguri alla Sporta e ai suoi lettori
Antico
Setificio
Fiorentino ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
BOUTIQUE
Via della Vigna Nuova, 97r da A Ia 4
Tel. 28.27.00 Tel. (055) 21.58.9
F pen E: a dis ovan P
o Aera Borgognissanti 22 KE NES NES 4 "ds
e o
PRODOTTO DI FAMA SECOLARE
i PREPARATO A BASE DI ERBE AROMATICHE
PELLICCERIE $ DIGESTIVE E STIMOLANTI L'APPETITO
j SECONDO LA FORMULA DEI FRATI DI $. GIOVANNI DI DIO
Via Brunelleschi, 18 - 20r. - Tel. 29.23.62 i Rifiutate il prodotto che non porla il marchio “Fale bene fratelli „
Laboratorio: via De’ Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57 | ba Farmacia dU Opedal Ai S Giovani Die an Na aeeiiaii
50123 FIRENZE i : ==
__ CAP. MEDIA It. 1 - ALCOOL 16,50% - ZUCCHERO 14%
Spedizione in abbonamento
postale gruppo IV/70%
‘ LaSporta *'°
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985
Casella Postale 521, 50100 Firenze
Carissimi amici,
l Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti gia’ da alcuni anni e’ stato tra-
sferito nel Nuovo Ospedale in Via di Torre Galli 3,in applicazione di una legge di rifor-
ma che lo ha visto passare di proprieta’ al Comune di Firenze e da questo attribuito alla
U.S.L.1O/A. Per un lungo periodo abbiamo temuto che fosse stato dimenticato il suo va-
lore storico e la sua importanza sociale,che nei labirinti di una burocrazia anonima ed
insensibile si fosse persa una tradizione alla quale sono legati gli affetti e i ricordi dei
fiorentini. Per questo ci siamo battuti. Ma non e’ stato così’.
In questo numero della Sporta abbiamo raccolto due testimonianze di solidarieta’ al-
ľ Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti: l Architetto Sergio Ardinghi,ca-
po dell'Ufficio tecnico di S.Maria Nuova che ha curato i lavori di ristrutturazione,e la
Dott.ssa Lucia Sandri che ha in "cura " l’ Archivio storico dell’ Ospedale.
Anno 1 Nr.2 Giugno 1989
in dal 1980 il comprensorio di
S.Giovanni di Dio venne con-
cettualmente destinato ad attivita’ e
funzioni alternative al ricovero, fina-
lizzato perrisolvere problemi preva-
lentemente sociali. In questa ottica il
Comitato di Gestione appronto’un
ideogramma che prevedeva di uti-
lizzare il 50% dello spazio disponi-
bile per realizzare un nucleo di
residenze Protette dimensionato in
n.60 posti per anziani o portatori di
handicap fisico o psichico, articolato in residenze do-
tate di vaste aree di soggiorno, composte da camere
sufficienti ad ospitare uno o due residenti, con servi-
zi tecnologici di alta efficacia per l’attivita” diurna e
per il recupero funzionale. Furono previsti e proget-
tati un servizio Antidiabetico, un servizio di Dialisi
con assistenza limitata, uno di Terapie riabilitative,
un potenziamento dell’ Ambulatorio polispecialisti-
co, una sistemazione delle Unita’ Operative di Psi-
chiatria e Psicologia con attivita’ prevalentemente
territoriale. Rimase volutamente esclusa dall’inter-
vento la superficie che attiene l’ingresso monumen-
tale splendidamente barocco, la Chiesa, il piano terra,
esclusa una porzione destinata all’istallazione di at-
trezzature RX, l’area posizionata sopra la Chiesa e
quella definita "monumentale" a suo tempo adibita
per Uffici amministrativi dell’ Ospedale.
Come tutte le progettazioni, anche questa e’ stata
una avventura interessante, affascinante, piena di ri-
schi e problemi sia per la condizione generale dell’e-
dificio che a suo tempo fu ritenuto disidoneo per
l’uso ospedaliero, vissuta in un cammino pieno di
ostacoli che ha generato anche errori di valutazione,
e:
j
Li
di
|
— -.
A L'Architetto Sergio Ardinghi, il Dottor Sergio Balatri, il Vice
Presidente dell'Ass. S.Giovanni di Dio Francesco Batazzi e la
Prof.ssa Mina Gregori. Si consegna all'Architetto di una medaglia
eseguita da Brandimarte Guscelli
UN IMPEGNO
IMPORTANTE
di Sergio Ardinghi, architetto
seppur perdonati per la vastita’ del-
la problematica in campo che dove-
va conciliare la necessita’ di
proseguire un’attivita’indispensabi-
le e quella legata al rifacimento del-
l’edificio. I lavori sono stati mirati
all’eliminazione di tutte le disconti-
nuita’, alla sostituzione di tutti gli
elementi deteriorati o inaffidabili, al
consolidamento di ogni struttura, al
recupero dell’edificio senza riserve.
Sono stati restaurati tutti gli elemen-
ti antichi, consolidati affreschi nella zona su via Bor-
gognissanti,recuperati gli infissi centinati ottocente-
schi coni torcetti in ferro battuto sul bel cortile e sulla
via del Porcellana.
Siamo andati avanti con la "prudenza" burocrati-
ca che affligge ogni istituzione ma con molto impe-
gno personale, e siamo vicini a risultati tangibili. Nel
Settembre 1988 sono stati consegnati all’ Ammini-
strazione il servizio di Dialisi e l Ambulatorio poli-
specialistico. Nei primi mesi di luglio potranno
essere ospitati trenta residenti con handicap fisici e
psichici sistemati in tre piani sovrapposti con servizi
e spazi di soggiorno o di attivita’ diurna. Sono in cor-
so i lavori per la realizzazione delle terapie riabilita-
tive e all’attivita’ diurna di Psichiatria con previsione
di ultimazione per i primi giorni di settembre. Si pro-
fila, se pur fra le molteplici difficolta,’ la conclusio-
ne di un intervento che ha profonde giustificazioni
morali ed evidenti significati promozionali, che re-
cupera, senza alterare le strutture principali, questo
antico comprensorio ove fin dall’origine trovo’sede
Pantica istituzione voluta e fondata da una delle piu’
antiche famiglie della nostra citta’.
Il disegno in copertina e' della pittrice Dana Michahelles. Fiorenti-
na di nascita, ma ancor piu' di spirito, ha trasferito il suo amore per
Firenze in numerosi disegni nei quali non solo risalta l'architettura
di tanti edifici fiorentini, ma anche vi si fissano, come in una istan-
tanea, momenti diversi ma sempre presenti della nostra citta'.
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organitzzattiivo-
si riunisce presso la sede dell’Associazione in Bor-
go Ognissanti 42.
Il telefono dell’Associazione è 21.88.32
FASCINO DI UNA TRADIZIONE
della Dott.ssa Lucia Sandri
u in occasione di una riunione del C.I.S.O.
(ndr:Centro Italiano Storia Ospedaliera) che vidi
per la prima volta il Dott.Balatri. Fui colpita dal ca-
lore con cui peroro’ una causa che giudicai,allora,
persa in partenza: il ripristino di un edificio, di un‘at-
tivita’, di una cultura, che aveva profondamente in-
ciso sul suo animo e su quello di molti altri fiorentini.
Balatri in quell’incontro lancio’ un appello per-
che’ noi,gli studiosi, non ci dimenticassimo di quel-
la realta’ cittadina che era l'Ospedale di San
Giovanni di Dio di Borgognissanti.
Nell’ascoltarlo, mentre parlava dell’ Archivio,
dell’istituzione e del pericolo di degrado cui andava
incontro, non potevo immaginare che di quell’ Archi-
vio avrei dovuto occuparmene proprio io, studiosa
dell’assistenza e della poverta” medievale, lontana
dalle tematiche seicentesche e contemporane. Certo
dovetti rimanere colpita dalla presenza di quell’ Ar-
chivio inesplorato nel cuore della citta’ se feci di tut-
to per incontrarmi con Balatri ed assistere con lui
la posta
Carissima Redazione,
debbo assolutamente fare un appunto sui quattro articoli del
primo numero de "LA SPORTA".
Sebbene comprendo il " diritto" dell’uscita del primo nume-
ro essere come un avvio legale-informativo per poter iniziare
cosi’,speriamolo, una lunga e prosperosa tiratura, e’ mio dove-
re sottolineare anche la nascita di un coro misto in seno all’ As-
sociazione che porta la stessa data: 8 Marzo 1985 appunto, e che
nessuno si e’ ricordato.
Questo coro, una trentina di elementi, ha partecipato all’a-
pertura della prima assemblea, con tre interventi. Dunque pote-
va essere onorata la sua presenza anche nel primo numero de
"LA SPORTA" come il corpo dei Vigili del Fuoco. Il coro, che
ha preso poi il nome di Simone Vespucci, ha partecipato in va-
rie occasioni: alle messe cantate celebrate dal Cardinale Piova-
nelli, all’ Ospedale S.Giovanni di Dio, alle visite agli Ospedali
Fatebenefratelli di Milano e Roma ed altre presenze meno im-
portanti. Uno sforzo,come vede, non indifferente, compensato
dalla buona volonta’ dei sempre presenti, amanti del canto, ma
a disagio per essere privi di una sede adeguata per le prove. La
velleita’ di far ancora di piu’sono tante, visto il nome che por-
tiamo e gradiremmo fare qualche concerto per case di riposo, isti-
tuti, scuole elementari etc...etc.. Abbiamo bisogno di appoggio
morale ed in special modo da parte vostra. Colgo l’occasione
per ringraziare il Dottor Sergio Balatri instancabile organizza-
tore e promotore di questo coro, per aver avuto fiducia nel mio
operato. Ringrazio di avermi accolto nella Sua rubrica; con
una"sporta" di saluti per tutti.
Emilio Tossuto, Maestro del coro
L’appunto che il maestro ci fa e’ piu’ che giustificato, di-
remmo quasi gradito, e ce ne scusiamo con lui e con tutti i com-
ponenti del coro.La Sporta vuol essere non solo un giornale
informativo dell’ Associazione, ma anche una presenza cittadi-
quale testimone oculare al trasferimento di una par-
te delle sue memorie storiche. Nel settembre del 1986
era pronta una convenzione tra i frati del Fatebene-
fratelli e il Comune di Firenze per il riordino, trami-
te la mia persona, dell’ex ente ospedaliero.
L’ Archivio dell’Ospedale, dopo essere stato dignito-
samente sistemato al secondo piano di palazzo Ba-
stogi, sede dell’Archivio Storico del Comune, era
pronto per i lavori di riordinamento, consistenti nel-
la schedatura, ricomposizione delle serie e stesura
dell’inventario. Ma la sua ricomposizione non era
ancora ultimata, che agli antichi manoscritti, che co-
stituivano il corpo centrale dell’antico Archivio, si
aggiunsero libri e cartelle cliniche provenienti dall’u-
nita’ sanitaria.
Da quell’oramai lontano 8 settembre 1986 l’ Ar-
chivio e’ stato, piu’volte, il banco di prova delle mie
conoscenze archivistiche e storiche ma anche il so-
gno che ogni studioso vede realizzarsi ogni volta che
scopre un fondo tutto per se e tutto da scoprire.
na che coinvolga e renda partecipi i fiorentini . In questo nu-
mero, per esempio, i lavori di ristrutturazione e l’ Archivio del-
l'Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, ci hanno
dato lo spunto per spiegare come un edificio non sia solo un in-
sieme di mattoni, ma un bene di tutti e per questo deve essere
conservato e reso vitale. Per far questo La Sporta ha poche pa-
gine, ma non cattiva memoria, soprattutto per chi, come Lei e i
suoi colleghi, in piw occasioni ci hanno dimostrato affetto ed
impegno. Speriamo fin dal prossimo numero di dimostrarle al-
trettanto.
In ogni numero della Sporta c’è una rubrica per le
Vostre lettere, che saremo lieti di pubblicare e alle
quali rispondere. Chi vuole proporre un argomento
per questo spazio, scriva a:
Associazione S.Giovanni di Dio “La Sporta”
casella postale 521, 50100 Firenze.
LaSporta
4h
Laser composizione
Menabò di A.Gironi Via
F.Granacci, 5 Firenze
Tel. (055) 7320033
Stampa
Tipografia Tiposervice
Via Furini, Firenze
Registrazione
Tribunale di Firenze
n°3815 del 17/3/89
Direttore responsabile
Amadore Agostini
Redazione
Alessandro Tantussi
Hanno collaborato:
Annamaria Montanari,
Sergio Balatri, Mauro
Batisti, Claudio Becorpi,
Guido Del Re., Lorenzo
Recchia, Paolo
Checcucci Lisi
ASSOCIAZIONE A
(e)
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata 1’8 Marzo 1985
Lo:scrivente:Sigi.. arri AE Limena E eA NEn eriin nia
nato direte aaa grana | PRE RR Ero
di professione... residente a ............................
Vaso RA sini Caparo ernensecsett
tel
chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e
Regolamento dell’Associazione.
Versa contenstualmente L.........................................
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIAP
REPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIAC
OSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de’ Banchi, 18/20R. - Tel. 055/211159 - Firenze
Zintico
Setificio
Fiorentino
BOUTIQUE
Via della Vigna Nuova, 97r
Tel. 28.27.00
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando Lire 20.000 tramite
assegno bancario e la scheda qui riprodotta in busta chiusa oppure
versamento sul c/c postale N.10340508 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella postale 521 Firenze.
R.G.N. 96061 Racc. 3238
Alto costitutivo di associazione
Repubblica Italiana
Addi otto marzo millenovecentoottaniacinque, in Firenze, nella Chiesa di San Giovanni di Dio in Bor-
go Ognissanli a me doll. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Distretti Notarili nuniti di Firenze, Pistoia e
Prato, non assistito da testimoni per concorde rinuncia dei comparenti. col mio consenso, i signori:
— Ghini Nicola, architetto, nato a Firenze il 21 novembre 1934 ed ivi residente piazza Francia n.c. 8 co-
dice fiscale GHN NCL 34521 D6120; — Balazzi Francesco, commerciante, nato a Firenze il 28 olto-
bre 1932 ed ivi residente, corso Italia n.c. 32, codice fiscale BTZ FNC 32R28 DG12B; — Pucci Emilio,
artigiano, nato a Napoli il 20 novembre 1914 e residente a Firenze, via de' Pucci n.c. f, codice lisca
la PCC MLE 14520 FBI; - Balatri Sergio, medico, nato all'impruneta il 22 novembre 1943 n resi.
dente a Firenza Via della Vigna Nuova n.c. 12, codice liscale BLT SRG 43522 E291C,
della cui personale identità sono certo, tutti cittadini italiani. chiedono il presente allo.
Prameltono i costituiti di avere lino ad oggi svollo concordemente la loro opera quali promotori del
comitato per il recupero dell'antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti in Firenze. Tan-
to premesso convengono quanto segue:
1) È formalmente costituita a norma delle relalive disposizioni del Codice Civile, l'associazione de-
nominata «Associazione di San Giovanni di Dio».
2) La sedr dell'associazione è in Firenze, via de' Pucci n.c. 6.
3) Scopo dell'associazione, nella interpretazione di una dilfusa esigenza popolare, è il recupero alla
Città di Firenze, delle strutture, anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in
Borqognissanli, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la tradizionale conduzione
dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tala scopo l'as-
soclazione promuova ed organizza studi, ricerche, manifestazioni, seminari, conferenze, dibattiti,
convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi competenti, intraprenden-
do ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti.
Possono assoclarsi tulli coloro che condividono lo scopo, detto.
Chi intende associarsi deve farne domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivata-
mante
5) Il Patrimonio dell'Assoclazione è costituito: a dalle quote associative che, per ciascuno dei così
tuenti, sono lissate in lire centomila; mentre la quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quel-
le annue saranno fissate dal Comitato direttivo.
6) L'Amministrazione, ancha straordinaria, spetta al Comitato direttivo, che sarà composto da un
numero variabile di membri da tre a selle, secondo quanto lisserà in merito, di volta in volla, l'as-
semblea dei soci.
In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato direttivo risulta composto
dai costituiti Batazzi Francesco, Pucci Emilio, Balatri Sergio.
Nell'ambito del comitato verranno attribuite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere e
Segretario, e verranno delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale:
7) La rappresentanza dell'Assoclazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua
assenza od impedimento al Vice Presidente.
Viene nominato Presidente il costituito Emilio Pucci. e Vicepresidente Francesco Baltazzi, Teso-
nere - Segretario Balatrl Sergio.
L'assemblea generale degli associati. convocata e funzionante a norma di legge. procede alle no-
mine delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attivi.
tA dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi
Jalla chiusura dell'esercizio al 31 dicembre
L'assemblea stessa provvederà su proposta del Comitato direttivo, all'approvazione di un regola-
mento interno concernente tutta la vita associativa.
L'associazione si eslinguerà quando abbia tolalmente raggiunto lo scopo prefissasi, ovvero quan-
do il suo scioglimanto sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi de-
gli associali, In ogni ipotesi di astinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto
all'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio.
In caso di scioglimento l'assemblea slessa nominerà uno o più liquidatori, determinandone i po-
teri,
10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile in materia. Attualmen.
te i costituiti convengono di non procedera alle pratiche per il formale riconoscimento; quale per-
sona giuridica, dell'assoclazione oggi costiluita.
Scritto di mia mano su sette facciate di due fogli, è stalo da me letto ai costiluili, che con me Notaio
lo firmano a norma di legge.
4)
8)
9)
Nicola Ghini
Francesco Balazzi
Emilio Pucci
à Sergio Balatri
Vincenzo Ferro
Registrato a Firenze il 19.3.85 al N. 3376 Atli Pubblici.
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani
Tel. (055) 21.58.9
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 20r. - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De’ Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
ETRE
agiOGPEDALE Ct X
No Bononisanti a BA
=
PRODGTTO DI FAMA SECOLARE
PREPARATO A BASE DI ERBE AROMATICHE
DIGESTIVE E STIMOILANTI L'APPETITO
SECONDO IA FORMULA DEI FRATI DI $. GIOVANNI DI DIO
Rifiutate il prodotto che non porla il marchio "Fate Beni fratelli,
La Farmacia dell'Ospedale di S. Giovanni di Dio non ha succursali Qoi
Prodolto e Imbolligliato dalla Bano SpA. - Asti - Lic. Util, 504 AT /
m CAP. MEDIA n. 1- ALCOOL 16.50% - ZUCCHERO ah __-
Spedizione in abbonamento
postale gruppo |V/70%
9 LaSporta tto
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985
Casella Postale 521, 50100 Firenze
Il disegno in copertina che rappresenta il nostro
simbolo è del pittore Antonio Ciccone.Nato in Pu-
glia nel 1939,ha studiato disegno e pittura da Pietro
Annigoni e Nerina Simi nato nel ’59, eseguì il suo
primo affresco,S.Francesco portatore di pace, per il
convento di padre Pio.Ha tenuto mostre in Europa
e Stati Uniti di ritratti composizioni e paesaggi.At-
tualmente le sue opere si trovano in collezioni
pubbliche e private.
Carissimi amici,
recuperare l'Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti è sempre stato
l intento principale dell’ Associazione,convinti che qualsiasi edificio se non è "vissuto"
inesorabilmente muore.Recuperare non significa solo restaurare un monumento,ma
ridare alla vita un luogo che fa parte del vissuto dei fiorentini.Da alcuni anni Firenze
soffre di una ormai cronica malattia: l'indifferenza In essa si nasconde solo la cattiva
volontà e la mancanza di idee di chi ancora non ha capito che senza passato non ci può
essere il presente.In questo numero della Sporta abbiamo voluto evidenziare che c’è
ancora chi lotta ed ha voglia di lavorare per sua città.
Anno 1 Nr. 3 Ottobre 1989
o È E pieno centro cittadino,di fronte
nl, alla Basilica di San Lorenzo, ha
Italia ed in Europa: tra questi Anto-
nelli, Alfani, Coppedè.
sede l’Osservatorio Ximeniano di L'Osservatorio Oggi il direttore dello Ximeniano
Firenze. Ne prende il nome dal ge- g . è Padre Dino Bravieri,che dal ’73
suita Leonardo Ximenes,che intor- Ximeniano guida le molteplici attività dell’isti-
no alla metà del 1700,aveva dato
vita,nella parte più alta del convento
di S.Giovannino,ad un piccolo Os-
servatorio astronomico. Matemati-
co e geografo,oltre che astronomo,
Leonardo Ximenes lasciò la sua Bi-
blioteca ed alcuni strumenti scienti-
fici agli Scolopi,perchè ne continuassero l’opera ed
istituissero due cattedre di insegnamento: una di
astronomia ed una di idraulica. Nasceva così una
piccola Università, che rapidamente si ingrandì non
solo negli ambienti e nella Biblioteca, oramai indi-
spensabile per i due insegnamenti,ma anche negli
strumenti che già nel 1813 servirono per le prime
osservazioni meteorologiche;osservazioni che,se al-
lora avevano solo importanza empirica,oggi costitui-
scono una delle serie più lunghe ed importanti che si
abbiano in Italia e sono servite e servono per studi e
ricerche. La fine del secolo vide lentamente scom-
parire l’attività astronomica,perchè l’inquinamento
della città impediva l’osservazione della volta cele-
ste.
All’Osservatorio si apriva un nuovo campo di
indagine:la sismologia che da allora diventò l’attività
prevalente.
Dopo il Fondatore, tutti i Direttori sono stati Padri
Scolopi,alcuni dei quali,per le loro ricerche e inven-
zioni, hanno raggiunto grande popolarità e stima in
Il coro Simone Vespucci nel Cenacolo del Ghirlandaio
in Borgognissanti.
di Firenze
di Alessandro Tantussi
tuto. Ogni giorno viene diramato il
bollettino meteorologico dell’Os-
servatorio con i valori della tempe-
ratura e della umidità, direzione e
velocità del vento, precipitazioni ed
altri valori,al quale sono interessati
non solo stazioni meteorologiche
italiane e straniere, ma anche uffici,aziende e singoli
professionisti. L'enorme biblioteca,ricca di trenta
mila volumi di Astronomia, Matematica,Meccani-
ca,Idraulica, Meteorologia e Sismologia, è stata rior-
dinata con criteri moderni e aggiornata delle
innumerevoli registrazioni sismografiche. Gli antichi
strumenti sono stati restaurati e catalogati ,adeguate
al passo dei tempi le sezioni meteorologica e sismo-
logica.
Nello spirito dei Padri Scolopi,grande attenzione
è rivolta agli studenti delle scuole di ogni tipo e
grado. Essi mettono a disposizione tempo è compe-
tenza per ricerche e visite. Ogni anno,però, Padre
Bravieri ed i suoi collaboratori devono fare i conti
con i "conti",che non sempre sono rosei,perchè le
spese per mantenere tutto questo sono elevate. Spes-
so devono bussare a molte porte prima che qualcuno
apra disposto a capire l’esigenza di mantenere vivo
un luogo che non solo appartiene alla storia monu-
mentale di Firenze ma è tuttora parte integrante ed
attiva della vita dei fiorentini.
Il Coro Simone Vespucci
Quando nel 1985 fu fondata l’ Associazione di San
Giovanni di Dio,una delle prime iniziative fu la costi-
tuzione di un Coro che prese nome Simone Vespuc-
ci,in onore del fondatore dell’ Ospedale in Borgognis-
santi.La direzione artistica fu affidata al Maestro
Emilio Tossuto che riuscì in poco tempo a riunire
trenta elementi tra soprani, tenori e bassi,tutti dilettan-
ti ma animati da sincera passione per il canto.Se il
repertorio iniziale fu di semplice impegno, il successo
della "prima"in occasione dell’8 Marzo,presente il
Cardinale Piovanelli, stimolò tutti a cimentarsi in più
difficili scelte.Ecco entrare nel repertorio il Duettino
di Cimarosa,il Canone a tre voci del Cherubini,il
Nabucco,il Coro dei Crociati e La forza del destino di
Verdi.
Ogni anno,nelle ricorrenze che caratterizzano la
nostra Associazione e in molte altre,il Coro presenta
il suo repertorio e si sente ormai in grado di affrontare
impegni e presenze più professionali.Chiunque può
partecipare al nostro Coro e ci farà cosa gradita se
vorrà scriverci suggerimenti sia nella scelta dei brani
che nei luoghi dove rappresentarli.
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organizzativo
si riunisce presso la sede dell’ Associazione in Borgo
Ognissanti 42. Il telefono dell’ Associazione è 21.88.32
RASSEGNA STAMPA
a cura del Dr. Sergio Balatri
Da questo numero inizia una rubrica di rassegna stampa su
argomenti di attualità prevalentemente di ordine medico
scientifico,.che cerca di attirare la vostra attenzione su
particolari indirizzi e scoperte.
NELL’OCCHIO DEL MIOPE Le Monde 13880 1989
L’idea di un intervento chirurgico che correggesse la curva-
tura della cornea rendendo l’occhio,per così dire,più corto in
modo che le immagini possono formarsi correttamente sulla
retina,risale al 1930,quando in Giappone il Prof.Sato tentò per
la prima volta questo intervento.La sua tecnica troppo aggres-
siva non ebbe purtroppo successo e i suoi pazienti risultarono
malvedenti.Sviatoslav Fiodorof,chirurgo sovietico,annunciò
nel 1973 di essere riuscito a correggere dei miopi con semplici
incisioni della cornea, lasciando la comunità medica specialisti-
ca totalmente incredula.In capo ad alcuni anni, studi ed appli-
cazioni hanno portato la tecnica della "Cheratomia radia-
le"dall’Unione Sovietica agli Stati Uniti dove dal 1984 un vasto
studio prospettivo precisava l’interesse della cheratoptomia
nelle miopie leggere e medie (1-6 diotrie), ma anche le incer-
la posta
Cara Sporta
E vero che i sottopassaggi pedonali sono stati concepiti per
salvaguardare la sicurezza dei pedoni? Se è vero come io cre-
do,come mai ogni volta che vado nel sottopassaggio della sta-
zione mi sento in pericolo? Oggi ho visto tre tipi poco
raccomandabili che litigavano con due Vigili Urbani ed alla fine
un Vigile è stato anche malmenato.Una volta ho visto una
zingara rubare nella borsa di una donna.Ho chiamato un Vigile
che ha arrestato la zingara,ma al processo la vittima non si è
presentata e tutto è finito lì.Un mese fà ho visto una grande
transennatura ad una parete ed ho pensato che stessero riparando
l’ennesimo atto di vandalismo,ponendo così fine allo squallore
delle vetrine devastate: e invece no! Le transenne sono scom-
parse,le vetrine devastate e bruciacchiate sono sempre lì ed ho
perfino visto un netturbino rintuzzare il sudicio negli angoli
anzichè portarlo via.
Perchè un posto usato da tanti fiorentini e da centinaia di
turisti che arrivano a Firenze è abbandonato? Perchè Firenze è
così abbandonata? Chiedo tutto questo a voi della Sporta e vi
domando se potete o no fare qualcosa.
Lettera Firmata
Cara amica
siamo contenti che i nostri lettori osservino e ci rendano
partecipi di queste necessità.
Cercheremo di offrire tutto il nostro interessamento per il
recupero non solo del sottopassaggio della Stazione,ma anche
degli altri innumerevoli luoghi abbandonati a se stessi con un
destino di decomposizione che sembrerebbe inevitabile.
tezze sui risultati.La tecnica è oggi ben codificata:una semplice
anestesia locale,da quattro ad otto incisioni a raggio di ruota
sulla corneae l’intervento,che si svolge tutto al microscopio,du-
ra meno di quindici minuti e non necessita di ospedalizzazio-
ne.Non si operano mai i due occhi contem- poraneamente.Il
trattamento non è indicato ai giovani con una miopia in evolu-
zione e non è indicato per miopie superiori a 6 diotrie.Per
ragioni ancora sconosciute i risultati più soddisfacenti si otten-
gono nei pazienti anziani.Qualunque sia l’abilità del chirurgo
esistono possibilità di fallimento dell’intervento che non sono
trascurabili: con l’incertezza per il risultato a lungo termine al
90% i miopi leggeri potranno abbandonare gli occhiali,al 75%
per i miopi con più di 5 diotrie.Malgrado dei disturbi della
visione nel tempo successivo all’intervento e l’instabilità del-
l’acuità visiva,i pazienti operati sono nell’insieme soddisfatti.
Nuove tecniche sono allo studio,ma davanti a questo rinnova-
mento che sconvolge l’oftalmologia tradizionale, si levano voci
che denunciano il tempo trascorso insufficientemente,la speri-
mentazione animale parcellare ed infine i problemi etici per la
modificazione definitiva di un organo sano e così prezioso quale
l’occhio.
SAMMARCORADIO
Nella vasta e spesso indistinta gamma di emittenti
radio che popolano l'etere fiorentino, può capitare di im-
battersi in una radio che per le sue caratteristiche rappre-
senta un isola nel mare delle banalità che ogni giorno
siamo costretti ad ascoltare:SAMMARCORADIO.Ideata
due anni fa dai Domenicani di San Marco,dopo lunghi
anni di attesa finanziaria e burocratica,oggi si colloca
come emittente cattolica nel senso più vero.Non una
radio commerciale nè politica,ma un’emittente che senza
grandi pretese cerca un colloquio con gli ascoltatori sia a
livello spirituale che culturale.Trasmette 24 ore su 24 in
FM sui 95,3 Mhz di Firenze e Fiesole alternando musica
classica ad interventi di specialisti e a dibattiti. Ogni giorno
il meglio della stampa commentato da Padre Sorgia,un
telefono sempre sollevato per rispondere ai tanti "per-
chè",uno spazio giovani in collaborazione con diversi
gruppi giovanili,ed il programma notturno "effetti di lu-
ce"per chi ha bisogno di riallacciare il filo del sonno nel
cuore della notte.Una radio diversa,povera di risorse fi-
nanziare ma ricca della buona volontà di chi si presenta
onestamente alla gente.
LaSporta
yP
Guido Del Re,
Lorenzo Recchia,
Laser composizione
Menabò Via Granacci, 5
Firenze Tel. 055/7320033
Stampa
Tipografia Tiposervice
Via Furini, Firenze
Registrazione
Tribunale di Firenze
ne 3815 del 17/3/89
Direttore responsabile
Amadore Agostini
Redazione
Sergio Balatri
Alessandro Tantussi
Hanno collaborato:
Annamaria Montanari,
Mauro Batisti,
Francesco Batazzi
Claudio Becorpi,
Paolo Checcucci Lisi,
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO WLo
Fondata l8 Marzo 1985
LO:SErivente:Sig:.... eteieelsuiiililoa iii
(GEE LOI OREITIA EEIE TEA NARO RE EEEE ilo E EE
di ProfeSssionel..ic recisi residente a...
Vieri CAP oscuse
ell o E N
chiede di essere associato e dichiara di conoscere e accettare Statuto e
Regolamento dell'Associazione.
Versa contenstualmente L.
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
ie]
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de’ Banchi, 18/20R - Tel. 055/211 159 - Firenze
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando Lire 20.000 tramite
assegno bancario e la scheda qui riprodotta in busta chiusa oppure
versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella postale 521 Firenze.
R.G.N. 96061 Racc. 3238
Alto costitutivo di associazione
Repubblica Italiana
Addi otto marzo millenovecentooltaniacinque, in Firenze, nella Chiesa di San Giovanni di Dio in Bor-
go Ognissanti a me dott. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Distretti Notarili nuniti di Firenze, Pistoia e
Prato. non assistito da testimoni per concorde rinuncia dei comparenti, col mio consenso, i signori:
— Ghini Nicola. architetto, nato a Firenze il 21 novembre 1934 ed ivi residente piazza Francia n.c. 8 co
dice fiscale GHN NCL 34521 D6120: — Batazzi Francesco, commerciante, nato a Firenze il 28 otto-
bre 1932 ad ivi residente, corso Italia n.c. 32, codice fiscale BTZ FNC 32R28 D612B; — Pucci Emilio,
artiniano, nato a Napoli il 20 novembre 1914 e residente a Firenze, via de` Pucci n.c. 6, codice lisca
la PCC MLE 14520 F839; - Balatri Sergio, medico, nato all'Impruneta il 22 novembre 1943 n resi-
dente a Firenze Via della Vigna Nuova n.c. 12, codice fiscale BLT SRG 43522 E291C,
della cui personale identità sono certo, tutti cittadini italiani. chiedono il presente atto.
Pramettono i costituiti di avere fino ad oggi svolto concordemente la loro opera quali promotori del
comitato per il recupero dell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti in Firenze, Tan-
lo premesso convengono quanto segue:
1) È formalmente costituita a norma delle relative disposizioni del Codice Civile, l'associazione de-
nominata «Associazione di San Giovanni di Dio»,
2) La sede dell'associazione è in Firenze, via de' Pucci n.c. 6.
3) Scopo dall'associazione, nella interpretazione di una diffusa esigenza popolare, è il recupero alla
Città di Firenze, delle strutture, anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in
Borgognissanli, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la Iradizionale conduzione
dell'Ordine Ospedaliero del Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tale scopo l'as-
soclazione promuova ed organizza studi, ricerche, manifestazioni, seminari, conferenze, dibattiti,
convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi competenti, intraprenden-
do ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti.
Possono 1ssoclarsi lutti coloro che condividono lo scopo, detto.
Chi intende associarsi deve farne domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivata-
mante
Il Patrimonio dell'Associazione è costituito: a dalle quote associative cha, per ciascuno dei costi
tuenti, sono fissate in lire centomila; mentre la quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quel-
le annue saranno fissate dal Comitato direttivo.
L'Amministrazione, anche straordinaria, spella al Comitato direttivo, che sarà composto da un
numero variabile di membri da Ire a sette, secondo quanto lisserà in merito, di volta in volta, l'as.
semblea dei soci.
In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato direttivo risulla composto
dai costituiti Batazzi Francesco, Pucci Emilio, Balatri Sergio.
Nell'ambito del comitato verranno attribuite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere e
Segretario, e verranno delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale;
7) La rappresentanza dell'Associazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua
assenza od impedimento al Vice Presidente.
Viene nominato Presidente il costituito Emilio Pucci, e Vicepresidente Francesco Batlazzi, Teso-
nere - Segretario Balatri Sergio.
8) L'assemblea generale degli associati, convocata a funzionante a norma di legge. procede alle no-
mine delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attivi.
tà dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi
dalla chiusura dell'esercizio al 31 dicembre.
L'assemblea slessa provvederà su proposta del Comilato direttivo, all'approvazione di un regola-
mento interno concernente tulta la vita associativa.
L'associazione si eslinguerà quando abbia totalmente raggiunto lo scopo prafissasi, ovvero nuan-
do il suo scioglimanto sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi de-
gli associati. In ogni ipotesi di astinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto
all'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio.
In caso di scioglimento l'assemblea stessa nominerà uno o piu liquidatori, determinandone i po-
4)
5)
6)
9)
teri,
10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile in materia. Attualmen-
te i costituiti convengono di non procedera alle pratiche per il formale riconoscimento; quale per-
sona giuridica, dell'associazione ogai costituita.
Scritto di mia mano su setie facciale di due fogli, è stalo da me letto ai costiluili, che con me Notaio
lo firmano a norma di legge.
Nicola Ghini
Francesco Balazzi
Emilio Pucci
Sergio Balatri
Vincenzo Ferro 9
Registrato a Firenze il 19.3.85 al N. 3376 Alli Pubblici.
Antico
Setificio
Fiorentino
BOUTIQUE
Via della Vigna Nuova, 97r
Tel. 28.27.00
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani
Tel. (055) 21.58.9
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 20r. - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De’ Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
CS
A GIOVANI,
FIRENZE ddo
TOE -a
ITA
PRODOTTO DI
FAMA SECOLARE
PREPARATO A BASE DI ERBE AROMATICHE
K DIGESTIVE E STIMOLANTI UAPPETITO i,
SECONDO tA FORMULA DEI FRATI DI $S. GIOVANNI DI DIO
Rifiutale il prodotto che non porta il marchio “Fate bins fratelli,
La Farmacia dell'Ospedale di S. Ciovanni di Dio mon ha succursali
Prodotto e imbottigliato Galla Bano SpA. - Asti - Lic. Uni. 504 AT
ALCOOL 16.50% - ZUCCHERO 14%
~. CAP. MEDIA I 1-
Editoriale
FEDE
SPERANZA
E CARITA
a foto in copertina è l’ingresso dello Spedale di San
Giovanni di Dio in Borgognissanti. Le due statue ai
lati delle scale rappresentano la Fede e la Speran-
za, mentre il gruppo scultoreo in alto, San Giovan-
ni di Dio in atto di soccorrere un infermo, rappresenta la
Carità. Fede, dunque, ma con la Speranza e soprattutto con
la Carità. Ma che tipo di Carità?
Nella nostra cultura si tende a confon-
dere la carità con una sorta di assistenzia-
lismo passivo, cioè con una forma di
lavaggio della coscienza che da una parte
ci permette di continuare a lamentarci
delle cose che non vanno e dall’altra ci
evita la fatica di un coinvolgimento
personale. Molti studiosi del comporta-
mento hanno osservato che ciò deriva dal
fatto che siamo profondamente convinti,
quando la vita non va nel verso giusto, di
non potere modificare il nostro destino e
perciò ancora di più quello della società
in cui viviamo. Autocommiserazione e la
convinzione che ciò che conta si svolge
sopra le nostre teste ci porta all’idea che
debbono essere gli altri a dare una
soluzione ai nostri problemi. Ne deriva
un’atteggiamento ancora più dannoso:
l’indifferenza. Vincere l’indifferenza è la prima carità che
facciamo a noi stessi, perchè questa società non può so-
pravvivere senza la nostra partecipazione, senza la nostra
volontà di vivere e di lottare.
AGE
Carissimi Soci
è iniziato il rinnovo della quota associativa per
l'anno 1990 che costa L. 20.000.
Chi ancora non l'avesse fatto, può usufruire del
bollettino di conto corrente postale allegato a questo
numero della Sporta specificando nella causale
“TESSERA 1990”.
Ringraziamo chi fino adora ci ha sostenuto e vorrà
continuare a sostenerci per il futuro, assicurando,
comunque, il nostro impegno e la nostra presenza.
& LaSporta +f
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Segio Balatri, Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, Francesco
Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Lorenzo
Recchia, Maurizio Romani - Laser Composizione: Menabò v. Granac-
ci, 5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini Firenze
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89
ASSEMBLEA GENERALE
DELL'ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Marea 5 Dicembre, nella splendida Chiesa di Ognissanti,
si è svolta 1’ Assemblea Generale dell’ Associazione San Gio-
vanni di Dio. Prima dei discorsi ufficiali, i presenti hanno
applaudito con calore il Coro Simone Vespucci” che si è
esibito, sotto la direzione del maestro Emilio Tossuto, in
alcuni pezzi classici del suo repertorio. Un quartetto d’archi
ha poi eseguito, con delicata passione, Eine Kleine Nachtmu-
sik di Wolfang Amadeus Mozart del quale in questo giorno
ricorre l'anniversario della morte e che, giovanissimo viag-
giatore in Europa, trascorse il soggiorno fiorentino in
Borgognissanti presso l’albergo Aquila Nera,
oggi Hotel Goldoni.
Il Dr. Sergio Balatri, Segretario del-
l Associazione e Presidente dell’ Assem-
blea in assenza del Marchese Emilio Pucci
che ci invia i suoi auguri, ha poi preso la
parola riassumendo ai presenti il lavoro
svolto dalla San Giovanni di Dio nel
1989: la spettacolare celebrazione dell’8
Marzo con la partecipazione dei Vigili del
Fuoco di Firenze, i viaggi a Milano, Roma,
Venezia per approfondire la conoscienza
con l’Ordine dei Fatebenefratelli, i recenti
contatti con L'Associazione Amerigo
Vespucci” di Peretola che si muove per
rilanciare l’opera storica e scientifica del
grande navigatore, la nascita della ”’Spor-
ta”, notiziario dell’ Associazione che ha così
la possibilità di un colloquio più ampio con
i soci. Il Dr. Balatri ha poi ricordato
l’interessamento dell’ Associazione per sostenere, finanzia-
riamente e moralmente, Sammarcoradio. Questa emittente,
voluta, creata e diretta da una persona sola, Padre Raimondo
Sorgia, vive momenti drammatici per le scarse risorse
economiche che la obbliga a tagliare, a malincuore, parte del
palinsesto. Il programma per il 1990, che vede in primo
piano lo sviluppo del servizio di ricerca medica compiute-
rizzata e di un servizio di assistenza agli infermi,ha chiuso
l’intervento. Il Vice Presidente e Tesoriere Francesco
Batazzi ha riassunto il conto economico dell’ Associazione
che, se pur tra mille difficoltà, ci fa ben sperare per il futuro e
ci da la misura di quanti ancora ci sostengono. Un invito ad un
buffet e alla mostra fotografica nei locali dell’ Associazione
ha concluso la serata.
Graditissimo, ci è venuto a trovare Fra Istrid, Decano dei Fatebenefratelli della
Provincia Austriaca.
Gite
la posta
Caro Dr.Balatri
Ho ricevuto e letto con piacere il n.3 de ”’La Sporta” che, nel
suo piccolo, si dimostra un organo di informazione e, al tempo
stesso, di formazione che merita non soltanto simpatia ma in-
condizionato appoggio. Proprio per questo ho compilato seduta
stante l’acclusa scheda di iscrizione alla” San Giovanni di Dio” con
relativa, davvero modica richiesta di quota d’iscrizione; non solo,
ma metto fin d’ora, in qualità di responsabile dell’emittente catto-
lica” Sammarcoradio”, a disposizione dell’ Associazione i microfo-
ni attraverso cui iniziare una proficua cooperazione a pro di Firenze
e del messaggio cristiano di cui tutti dobbiamo essere animatori.
Questa si potrebbe esprimere sotto forma di rubriche mediche
nelle quali i vari specialisti si alternano per (anche qui) formare
e informare: cosa utile a credenti e non credenti. E’ lo spirito di
San Giovanni di Dio che continua (grazie al cielo!) a
essere...contagioso. E il cielo voglia che, per una”umanizzazione
della medicina” come ben si esprime BrianO’Donnell,Superiore
Generale dei Fatebenefratelli, i confratelli di San Giovanni di Dio
e del nuovo santo Riccardo Pampuri possano tornare a rinverdire,
nel loro antico Spedale, i gloriosi annali fiorentini dei ‘’Fatebene-
fratelli” in San Giovanni di Dio.
P. Raimondo Sorgia O.P.
Responsabile di Sammarcoradio
Siamo grati a P. Raimondo Sorgia non solo per la simpatia che
ci dimostra iscrivendosi alla nostra Associazione, ma anche per
l'invito a partecipare alle trasmissioni di Sammarcoradio che
accettiamo fin d'ora con entusiasmo. Sappiamo che Sammarcora-
dio non naviga in buone acque finanziarie, perchè una informazio-
ne onesta e libera non ” paga” .SeSammarcoradio continuerà le sue
trasmissioni sarà grazie al contributo dei suoi ascolatori e di chi
ancora crede che una voce in più debba essere sempre e comunque
ascoltata. Chi desidera sostenere Sammarcoradio, può inviare il
suo contributo a SANMARCORADIO P. Raimondo Marco Sorgia
c\c n° 6950 Cassa di Risparmio di Firenze Ag. 26
Dalle Filippine ci scrive Fra Giuseppe Magliozzi che opera
presso il St. John of God Center di Manila; ringraziando per l’invio
del secondo numero della Sporta, ci informa dell’attività dei
Fatebenefratelli in Manila dove da 13 mesi è aperto un
ambulatorio per le malattie respiratorie, che ha dato aiuto
diagnostico, medico e farmacologico a più di 5000 pazienti dei
quali 1500 bisognosi di terapia antitubercolare. Un saluto e un
augurio di buon lavoro dai lettori della Sporta.
Firenze nostra
= nni ©=©—E5
Il Coro Simone Vespucci
Prosegue con soddisfazione l’attività del nostro Coro. Da
una chiaccherata con l’amico Don Luca Pagliai, nuovo
Parroco di Ronta, è nata l’idea di una giornata presso la sua
comunità parrocchiale.
Il programma prevedeva la partecipazione del Coro alla Santa
Messa e nel pommeriggio, nel locale cinematografo, una
esibizione per un pubblico più vasto. Il Coro Simone
Vespucci si è dimostrato all’altezza in entrambe le occasioni
come ci hanno testimoniato gli amici di Ronta e Don Pagliai
che ringraziamo per l'accoglienza e per le parole di solidarie-
tà alla Associazione di San Giovanni di Dio.
Lorenzo Recchia
talia arr Abbiamo Letto ....................vv vert
Margherita Guarducci, La Tomba di San Pietro
Rusconi Editore, L. 24.000
Pietro, il pescatore di Galilea, predicò a Roma la parola di Cristo. Venne
crocifisso nel circo di Nerone in Vaticano e sepolto a breve distanza dal
luogo del martirio. Sul posto, divenuto oggetto di venerazione, venne
poi edificata la prima Basilica Vaticana. Questa èla tradizione accettata
dai fedeli di tutto il mondo. Tuttavia gli avversari della Chiesa cattolica
negarono l'esistenza del tumulo, sostenendo perfino che Pietro non
era mai giunto fino a Roma. Ristabilire la verità è dunque un’operazio-
ne di estrema importanza sia dal punto di vista archeologico sia da quello
religioso. Margherita Guarducci, che da anni lavora in questo campo di
ricerche, ha una conoscenza diretta dei sotterranei vaticani e dei reperti
venuti alla luce nel tempo. Il momento culminante delle sue indagini è
stato forse quando, dopo gli esami degli antropologi, è arrivata al ricono-
scimento delle ossa di S. Pietro. Nel suo libro presenta la documen-
tazione sulla tomba del Santo, la
sua ubicazione, le notizie che [Re dú
emergono dalla tradizione, le te- TTL E E
stimonianze degli antichi papi, le | LA TOMBA
irregolarità commesse nella ne- a = DI
SAN PIETRO
Una straordinaria
vicenda
cropoli durante i lavori, i risultati
degli scavi sotto la Basilica. L'au-
trice ha inoltre impreziosito la sua
opera coni ricordi personali, le
emozioni e i timori che sono tipici
di tutti gli archeologi e, in partico-
lare, degli studiosi che operano in
un ambiente dove il fascino dei
millenni si unisce al fervore della
fede.
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Organizzativo
si riunisce presso la sede dell'Associazione in Borgo
Ognissanti 42. Il % dell'Associazione è 21.88.32
ARTIGIANO o ARTISTA?
Carlo Vettori, Liutaio in Firenze, è un artigiano non solo per mestiere ma anche
per l’amore di un’arte che i Vettori si tramandano di generazione in generazione.
Alessandro Tantussi
4h
Ne approfitto per sapere qualcosa di più sulla Liuteria.
Chi è un liutaio?
« Liutaio è chi costruisce strumenti musicali a corda. Prende il
nome da liuto, antico strumento le cui corde erano direttamente
pizzicate dalle dita ( come la chitarra dei nostri giorni ). La cassa
era simile a quella del mandolino ed il manico molto più lungo
con 50 6 corde doppie ed 1 o 2, più acute, semplici, mentre le più
gravi erano tese a fianco della tastiera. Oggi un liutaio costruisce
soprattutto violini, violoncelli, viole, contrabbassi, chitarre».
Cosa è cambiato nella liuteria?
« Poco o niente. Nel violino, per esempio, si costruisce ancora con
la tecnica e le forme che furono di Amati, Guarnieri,
Stradivari e le differenze si possono considerare nell’ordine
di millimetri. Prima di Paganini il manico era più corto, dopo
si è allungato di 3 mm. E’ la chitarra ad aver subito le
maggiori trasformazioni, legate più che altro alla necessità
di una maggiore sonorità in sale più grandi ed anche all’
assuefazione dell’orecchio ai rumori della vita di oggi».
C'è chi vuole imparare questo mestiere?
« Certamente. Anzi a Cremona c’è una importante scuola di
liuteria, ma a mio avviso se ne esce un po’ tutti uguali. E°e
rimarrà un mestiere artigiano e solo nella bottega possono
nascere quelle forti personalità che hanno segnato il lavoro
di maestri liutai come Stradivari. Uno stile si acquista
rimanendo nella sfera della liuteria classica ed in essa
muoversi di pochi millimetri su tutto lo strumento. Dai
conservatori escono molti più musicisti e questo porta una
maggior richiesta di strumenti che unita al fascino di una
continua ricerca fa si che alla liuteria si affaccino anche gli
hobbisti».
Allora c'è molta concorrenza. Anche dall’ industria?
« Ogni liutaio ha un suo tocco, non solo nelle forme ma anche
nel suono. Si acquista con l’eperienza e l’abilità maturate
negli anni, con la conoscenza delle qualità ed asperità dei
vari legni che compongono lo strumento. Io costruisco circa
sette violini ogni anno ed ogni violino è composto di circa 80
pezzi, il colore della vernice me lo faccio in casa e ci vogliono
circa trenta mani di vernice. Tutto questo non può essere
“assemblato” in fabbrica. I nostri maggiori concorrenti sono
nel passato perchè uno strumento, se è fatto bene, migliora
con il tempo, quando il legno stagionato si alleggerisce e il
suono diventa più musicale. La grandezza di Stradivari,
Amati, Bergonzi, Antoniazzi sta nell’aver creato strumenti
immutevoli nel tempo».
Allora artigiano o artista?
« Ogni artigiano ha nelle sue mani e dentro di se il genio di
essere un artista».
Di là d'Arno, in uno dei
quartieri più ricchi di cul-
tura artigiana, ha sede
l Antico Setificio Fiorenti-
no. Vi si producono tessuti
che sono famosi in tutto il
mondo non solo per la bel-
lezza dei colori e dei dise-
gni, ma anche perla qualità
della tessitura. Entrare al-
l’Antico setificio è fare un
salto nel Rinascimento
fiorentino, quando i palaz-
zi di molte famiglie patri-
zie erano arredati di broc-
catello, lampasso, velluto, damasco, tessuti tutti su disegni e telai
personali. L’arte della seta fu introdotta in Italia intorno al 1100,
forse dai missionari in Cina o, come narra la leggenda, da qualche
principessa orientale venuta in Europa a cercare marito portando in
dote oltre che magnifici tessuti anche il baco da seta per produrne
altri. In Toscana ed in particolare a Firenze quest'arte trovò
l’ambiente adatto ad un florido sviluppo e già nel Trecento era una
delle Arti Maggiori con tanto di statuto ed insegna: porta rossa in
campo bianco. Fonte di prestigio per il Comune e di ricchezza per
i suoi mercanti, l'industria serica raggiunse il massimo dell’impor-
tanza nel periodo mediceo quando, per l’entrata in Firenze del
Granduca Cosimo, le strade furono apparate con « pregiatissime
tappezzerie e drappi....e bottega alcuna non si vedeva la quale di
lavori lavorati a seta e a oro sontuoso, spettacolo non facesse ». Se
nel 1800,scomparse le Arti come tali e trasformatesi in confraterni-
te, fula Francia a dettare legge con un nuovo sistema di tessitura che
prese il nome dal suo inventore Carlo Maria Jacquard, in Firenze
l Antico Setificio raccoglieva l’intero patrimonio di telai, cartoni,
disegni delle nobili famiglie fiorentine iniziando la produzione di
stoffe che superarono ben presto i confini di Firenze e dell’Italia.
Ancora oggi all’ Antico Setificio la seta è lavorata con gli stessi
telai, con gli stessi cartoni e disegni che sono stati conservati negli
anni. Se la seta, soprattutto cinese, arriva in matasse già tinte, da
quel momento tutto fino al prodotto finito è fatto dal setificio. Dopo
la filatura la seta passa negli orditoi, tra i quali uno bellissimo su
disegno originale di Leonardo da Vinci, e quindi nei telai a mano
originali del Settecento. E’qui che la magia di una esperienza che
si tramanda da madre in figlia (sono tutte donne e tutte del quartiere
di San Frediano) si realizza nella cangianza dell’ermisino, nei
disegni con effetto di raso in rilievo del broccatello e nel
complicato intreccio di trame del lampasso del quale se ne produce
Firenze nostra
L'Antico
Setificio
Fiorentino
Alessandro Tantussi
solo dodici centimetri in un giorno. Anche se sono sempre meno
coloro che vanno a” bottega ’’per imparare quest’arte attratti più
dalla monotonia di una fabbrica che dalla fatica di un artigianato
creativo, l'Antico Setificio produce tessuti di tale qualità da essere
richiesti non solo per le ristrutturazioni e decorazioni di importanti
edifici quali il Quirinale e Palazzo Madama, ma anche perle dimore
dei privati, quali gli Agnelli, i Falk e gli onnipresenti americani ed
arabi.
L’Antico Setificio Fiorentino rappresenta un esempio di come
la volontà di mantenere inalterata la tradizione di un’arte unica al
mondo, non contrasti con la possibilità di una sua realizzazione
moderna ed adeguata ai tempi.
ri
Ricordo di un amico
Ricordare un amico scomparso è difficile, specialmente se eraun uomo
come Roberto Soana. Un anno fa, il 26 Dicembre 1988, Roberto ha
lasciato in tutti noi il ricordo di un animo sorridente perchè la vita gli
sorrideva, un modo semplice ma coerente di affrontare la vita nel suo
lavoro di medico e nell'impegno per l'Associazione.
Le piante nella medicina
IL TELEFIO
Dr. Sergio Balatri
I grande medico Linneo la chiamò SEDUM TE-
LEPHIUM, riassumendo con geniale sintesi i
due sue caratteristiche: nel genere (Sedum) 3
il portamento ”stare seduta”, nella specie la s<
sua virtù vulneraria. s
Il re Telefo infatti fu curato, secondo la
leggenda riferita da Plinio, di una ferita che non
guariva mai alla gamba con una pianta le cui
cararatteristiche furono da Linneo ravvisate N
nella Nostra. Fino a non molto tempo fa, mi
riferisco alla mia infanzia, ricorrere a questa
pianta per curare processi infiammatori super-
ficiali era cosa naturale; mi ricordo di essere
stato curato da mia madre di un ”’giradito” e di
aver conosciuto allora la caratteristica più
appariscente dell’azione della foglia, la macerazio-
ne o, come dicevo io, la ’lessatura” del dito
rimasto a contatto per tutta la notte con il succo f
della pianta. i
Il patereccio periungueale (giradito) è cosa
assai banale e di comune osservazione; normal-
mente il medico e soprattutto il chirurgo lo
degnano di poca attenzione nella sua fase iniziale suggeren-
do al paziente, invero preoccupato per la sintomatologia
dolorosa di notevole entità, di fare tutt'al più bagni di acqua
L'Omeopatia: scienza o
L’ Omeopatia è un sistema di terapia vecchio di quasi due-
cento anni, poichè il padre fu Samuel Hahnemann, medico
tedesco vissuto tra la fine del Settecento e la prima metà
dell’Ottocento. Con il passare del tempo, pur rimanendo
immutati i principi fondamentali, si sono parzialmente
modificate le opinioni sul meccanismo d’azione e quindi sul
finalismo dell’azione terapeutica. Il PROVING continua ad
essere la base dell’Omeopatia. Iniziò Hahnemann a speri-
mentare su se stessò molti rimedi e fu così, per esempio, che
scoprì come la CHINA, usata per combattere la febbre, a dosi
omeopatiche la provoca. Fu proprio questa scoperta a far
nascere il click dell’Omeopatia: le malattie non si devono
curare con i loro contrari ( legge dell’allopatia) ma con i loro
simili perchè SIMILIA SIMILIBUS CURANTUR ( legge
dell’omeopatia). Così per combattere la febbre si sommini-
stra un farmaco che a dosi normali” provoca la febbre:
classico è il caso di EUPATORIUM PERFOLIATUM
chiamato in Francia ”Herbe à fiévre” ( erba che da la febbre)
e che a dosi omeopatiche viceversa la combatte.
In pratica possiamo affermare che il metodo terapeutico
omeopatico consiste nel somministrare al paziente, a dosi
deboli o INFINITESIMALI, la sostanza che somministrata al
soggetto sano provoca in questo dei sintomi simili a quelli del
paziente.
salata. Il paziente allora ricorre al farmacista che cercando
nel suo armamentario lo consiglierà di usare lo steridrolo,
l’ittiolo, o ilcerotto dei frati (una specialità dei monaci Val-
lombrosani detto cerotto di padre Rimbotti). Può darsi che il
processo infiammatorio sotto l’azione di questi revulsivi si
estingua, ma può darsi che invece stenti oppure peggiori, co-
stringendo il povero paziente, che ha già passato alcune notti
insonni per il dolore, a tornare dal suo medico che
lo spedirà con richiesta di intervento dal
4; collega chirurgo, oppure, cosa più frequente,
é al più vicino Pronto Soccorso.
Dopo un periodo di attesa dei più varia-
bili, il nostro paziente può essere sottopo-
sto a vari trattamenti, secondo l’entità e la sede
` del processo che questa volta può essere franca-
mente suppurativo. Tutti i procedimenti chirurgici
prevedono interventi cruenti sulla falange che in segui-
to fanno ricordare questa affezione soprattutto per le
atroci sofferenze. Purtroppo non sempre, nonostante
le sofferenze, la guarigione è assicurata; alcune
volte il processo infiammatorio suppurativo raggiun-
ge l’osso della falange per cui si può porre l’indicazio-
ne all’amputazione della falange terminale.
Chi scrive ha conosciuto di persona tutti questi casi e
sapendo che poche applicazioni delle foglie del
TELEFIO guariscono senza spargimento di sangue” e
quindi senza:dolore e senza complicazioni questa banale
affezione, non può fare a meno di raccomandarne l’uso,
potrei dire anche l’abuso, dato che non esistono controindi-
cazioni tranne l’allergia al succo delle foglie che peraltro si
manifesta dopo alcuni giorni.
e e ÈD
illusione ° Dr. Maurizio Romani
Altro principio fondamentale dell’omeopatia è quello
della DILUIZIONE e DINAMIZZAZIONE. Questo consi-
ste nel prendere 1 cc. di estratto alcolico della pianta e
diluirlo in 99 cc. di alcool a 90° ottenendo così la prima
diluizione (1 CH). Si agita questa soluzione un numero
preciso di volte (Hahnemann diceva cento volte,ma oggi si
usano i dinamizzatori). Si prende quindi 1 cc. del liquido
risultante, lo si diluisce in 99 cc. di alcool a 90° e si agita
nel dinamizzatore ottenendo la seconda diluizione (2 CH).
Questo processo si può ripetere un numero determinato di
volte ottenendo così un preparato sempre più diluito e
dinamizzato che agirà sempre più profondamente sulla
costituzione del soggetto. Al di là di una certa diluizione non
rimane traccia apprezzabile della sostanza disciolta, rimane
solo il liquido DINAMIZZATO che però possiede proprietà
più profonde e durevoli. E’ questo il grosso scoglio da far
superare ai detrattori dell’Omeopatia per la comprensione
del suo intimo meccanismo d’azione. Dobbiamo invece aver
sempre presente che in Omeopatia l’uomo è visto non solo
come individuo, ma bensì come unità completa formata da un
insieme di parti ben equilibrate a formare una totalità.
L’Omeopatia non si ferma a considerare la singola parte
malata, ma tiene conto della forma sotto cui si manifesta la
malattia nelle singole parti sempre in relazione all’uomo
visto nella sua TOTALITA”.
4P
7.10-7.30:
7.30-8.00:
8.00-9.00:
9.00-9.15:
9.15-11.15:
11.15-12.15:
12.15-12.30:
12.30-13.00:
14.00-14.15:
14.15-14.30:
14.30-14.40:
16.00-16.30:
SAMMARC OE ca
Programmi» i
Da Lunedì a Sabato
Il saluto del mattino
Musica sacra
Messa in latino RV* (Ve-
nerdì)
Quattrovoci(Notiziario
RV*)
Canzoni della fede
Ponte musicale
Coversazione
Collegamento con RV* per
l Udienza pontificia (Mer-
coledì)
Ponte musicale
Quattrovoci RV*
Che cosè la psicoanalisi
Polvere di stelle(appunti
per il cinema)
Radiogiornale RV*
Il meglio della stampa cat-
tolica
16.30-17.00:
17.00-17.30:
17.30-18.00:
18.00-18.20:
18.20-18.30:
18.30-18.45:
18.45-19.30:
19.30-21.10:
21.10-21.30:
21.30-22.00:
22.00-7.05:
I classici cristiani”
Incontro della serenità
(programmi per i malati)
(Venerdì)
Programmi vari
Finestra aperta sul tezo
mondo (Martedì)
Orizzonti cristiani RV*
Canzoni della fede
Check-up comunità
Classe unica
Il vostro amico psicologo
(Giovedì)
I ‘classici della musica
classica”
Ponte musicale
Il saluto della sera
Musica sacra
Piccole luci per le ore buie
- Domenica
8.00-9.00:
9.15-11.15:
11.30-12.15:
12.30-13.00:
13.00-14.00:
14.00-14.15:
14.15-14.30:
16.30-17.00:
17.00-17.30:
17.30-18.00:
18.20-18.30:
Ecclesia (settimanale ra-
diofonico)
Musiche per un giorno di
festa
Messa in italiano RV*
Angelus del Papa RV*
Canzoni della fede
Musica varia
Il vostro amico psicologo
Polvere di stelle (replica)
Ecclesia (replica)
Programmi vari
Città nuova sonora
Selezione dal Rider’s
Digest
In collegamento diretto (
su onde corte) con la
Radio Vaticana
un giornale
“commerciale”
Come avrete notato, queste ultime pagine sono dedicate alla” Pubblicità” 0, come si usa dire con una frase
ancor più brutale, “consigli per gli acquisti” . Nè l una nè l’altra fa al caso nostro, perchè, se pur consapevoli
che questa forma di sostentamento ci è necessaria, l'abbiamo cercata dagli amici dell’ Associazione e da chi
pur non conoscendoci ha apprezzato le nostre idee e il nostro lavoro. Sperando che La Sporta non diventi mai
, useremo sempre questa forma di ringraziamento a chi ci sosterrà.
RAGIONIERI FRATELLI sR..
Maestri Muratori
Restauro Manutenzione
Monumentale
Civile
Via Vinegia, 7
50122 FIRENZE
® 055/1210674
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
FIRENZE
Buon NATALE,
Pol
Il Comitato organizzativo
+0
Tece GINO
Nuovo
GLOBI GEOGRAFICI
50029 Firenze Certosa (Italia) C.P. N° 2365 - 50123 Firenze/Ferrovia
NOVA RICO
Tel. 055/2034651 Telex 570.407 RICO Fax. 055/2034619
È
A
BIAGIOLI
INDUSTRIE BIAGIOLI S.P.A.
Stabilimento e uffici: Via Bonazia, 7 - 50047 - PRATO ITALY
Tel. 0574/25.712 - Telex 572517 BIAGIO | - Fax 0574/631039
n°
Hb
Via
Gelateria.
dei
M. Vivoli
FIRENZE
Dei Neri, 20/22r. tel.055/210034
J
=
\I
7
DUE ESSE sR..
GRANDI MARCHE AUTO
Viale F. Redi, 71 - Firenze
Tel. (055) 364490 - 354272
>
BARB SCARI
di NICOLA DE LILLO
VIA BORGOGNISSANTI, 34/R
50123 FIRENZE
® 055/216879
Ristorante
P. ellicesrie
PRODUZIONE PROPRIA DI CONFEZIONI
IN PELLICCERIA, ED ABBIGLIAMENTO
IN PELLE UOMO DONNA
Stabilimento: 50058 SIGNA (FI)
Via dei Colli, 68 - Tel. 87.46.58/87.49.84
Negozio di vendita: 50123 FIRENZE
Via Borgognissanti, 24/26r - Tel. (055) 21.62.66
VIA DELL'ACQUA 2/r
J 50122 FIRENZE
S Tel.: 055/284170
Chiuso il lunedì
OREFICERIA - OROLOGERIA
Rlomono
Via Cerretani, 39/R - Tel.
Via Cerretani, 35/R - Tel.
211048
213301 FIRENZE
© HALL INTERNATIONAL „<
| INTERIOR DESIGN/ARREDAMENTI/FORNITURE
Be — -
hall international s.r.l. borgognissanti, 58r 50123 firenze
tel. 055 287428 - fax 283502
Impresa Edile
FERNANDO MORESI
SALVADORI A.
RESTAURI E COSTRUZIONI < META. »
s.r.l.
PRATO
Sede: Via Firenze, 74
Mag. e Uff.: Via Firenze, 197
Tel. (0574) 592191/92-590218
Via F. Redi, 19 - SCANDICCI (FI)
Tel. (055) 741662
2iccolo lam
abbigliamento per le prime età - 0-18 anni
firenze
forte dei marmi -
- via dei neri, 9/11 r.
tel. 055/21.45.04 - 21.00.70
viale della repubblica, 1
tel. 0584/83.441
| BIELLA
\ Filiale - Via Cavour, 40 (Strada Trossi)
Tel. (015) 543641/2 - GAGLIANICO
TRASPORTI E SPEDIZIONI
trasporti industriali e
spedizioni da e per tutte
le destinazioni
*
autocisterne per trasporto
liquidi, combustibili e
infiammabili
*
attrezzature
per trasporti speciali
*
servizio giornaliero
prato - biella
e viceversa
carichi e scarichi
> $
ASSOCIAZIONE |
SAN GIOVANNI DI DIO |
Fondata l'8 Marzo 1985 |
|
|
Lo scrivente Sig. .....................
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L. 20.000
tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in
busta chiusa oppure versamento sul c/c postale N. 10340503
intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella postale 521 Firenze.
via
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio.
Versa contestualmente L. ............................
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
CREO late
Nome
VIE clic ETA, GC. Balla cn
ellisse PEON. aincoa
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de‘ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze
CASSA
DI RISPARMIO
DI FIRENZE
170 Dipendenze
Uffici di Rappresentanza a Francoforte
sul Meno, Londra, New York e Parigi
Antico
Setificio
Fiorentino
Wi,
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
BOUTIQUE FIRENZE - Piazza dell'Olio, 4
Via della Vigna Nuova, 97/r (ang. via Cerretani)
Tel. 28.27.0 Tel. (055) 21.58.98
/\ J
@ W | |
aldemaro
porcellane d’arte
oreficeria
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 20r - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De' Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
50123 firenze - borgognissanti, 62 r. - tel. 298.446
y 1 Spedizione in abbonamento
-A S \ postale gruppo IV/70%
3 La Sporta &f.
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985
Casella Postale 521, 50100 Firenze 39
to pubblicitari
iene inser
cont
lillo)
igiene
{Ed."° Alinari) P.“ 1° N° 3212. FIRENZE - Veduta di Borgo Ognissanti,
Anno 11 Nr.$ Marzo 1990
Editoriale
DENTRO DI NOI
UN MICROCOSMO DI
PICCOLI IMPORTANTI
VALORI
volte i giorni passano inutili come
A pagine di un calendario strappa-
te al ritmo obbligato delle ven-
tiquattr’ore. Se non avremo imparato a |
dare un senso al quotidiano, il tempo
apparirà come un trascorrere silenzioso
delle ore che ci vedranno distrattamen-
te occupati.
Una volta un vecchio saggio scrisse a
sua figlia: «Ricorda sempre, bambina
mia, anche quando io non ci sarò più,
che esistono tre virtù nella vita che
vanno coltivate sopra ogni altra, il
gusto e la certezza della libertà, l'umiltà
e l’amore per i deboli e i derelitti». Belle
parole certo! Ma mica è così facile.
Bisogna essere almeno santi per fare
tutto ciò. A proposito di santi. Quando
mi capita di immaginarne uno lo vedo
sempre come un uomo energico, dal
volto scavato e magro, con lo sguardo
che ti entra dentro e le mani aperte nel
gesto di chi offre. E così immagino
anche il nostro san Giovanni di Dio che,
con la gente che soffre, aveva una
Pi
Piazza CESTELLO
Ore 10,00
Domenica 11 Marzo alle ore
10.00 in Piazza di Cestello
festeggeremo tutti insieme la
ricorrenza di San Giovanni di
Dio. In occasione di questa
annuale festa, i Vigili del Fuoco
di Firenze interverranno con un
programma di esercitazioni varie
che, ci hanno confidato, sarà al-
tamente spettacolare: di questo
ne siamo sicuri dopo l’applaudi-
tissima performance dello scor-
so anno. Ma, a dimostrare quanto
sia significativa per questo Corpo
la giornata di San Giovanni di
Dio, i Vigili del Fuoco hanno
desiderato fare qualcosa di più
offrendo a tutti gli intervenuti,
alle ore 13.00 in Piazza Ognis-
santi, un pranzo allestito con le
certa familiarità. Libertà, dunque, e
umiltà e amore. Sembra quasi una ricet-
ta magica ma potrebbe e dovrebbe
essere solo un esercizio da ripetere tutti
giorni, altrimenti diventa come il para-
digma di un verbo greco (antico!) inutile
e dimenticato.
Tutta questa premessa mi serve per ri-
cordare che stiamo andando incontro a
una data importante per la nostra asso-
ciazione: l’otto marzo. Ma anche e
soprattutto, per dirvi che sarebbe cosi
utile se noi riuscissimo a ritagliare,
nelle nostre giornate, un piccolo spazio
per pensare al nostro san Giovanni di
Dio, al suo esempio. E questa è un’epo-
ca in cui siamo piuttosto carenti di
valori! Forse proprio perchè mancano
esempi da seguire. Se scorriamo le pagine
dei nostri giornali vediamo che esse
sono tutte impegnate da politici intenti a
farsi propaganda, delinquenti della peg-
gior specie, strapagati assi del pallone e
così via. Che esempi! Il trucco sta tutto
nel riuscire a trovare dentro di noi la
spinta per costruire una vita, per non
subirla quotidianamente. E questo mentre
attorno la città ti scivola via come rena
tra le mani. Cominciamo da noi, dal
nostro piccolo microcosmo e, vedrete, le
cose miglioreranno.
Amadore Agostini
DOMENICA 11 MARZO
CON I VIGILI DEL FUOCO
PER L'ANNIVERSARIO DI
S.GIOVANNI DI DIO
DOMENICA 11 MARZO
—
‘| SOMMARIO
Pag. 2
EDITORIALE
Pag. 3
TRE NUOVE ATTIVITA'
Pag. 4
GLI ALINARI
UN VECCHIO MA PREZIOSO
PAIO DI OCCHIALI
Pag. 5
IL TELEFIO
OMEOPATIA
Pag. 6
IDROCOLTURA
Pag. 7
LA MELA DI BIANCANEVE
& La Sporta to
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri,
Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari,
Mauro Batisti, Francesco Batazzi, Claudio
Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del
Re, Lorenzo Recchia, Maurizio Romani -
Laser Composizione: Menabò v. Granacci,
5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice
v. Furini Firenze
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815
del 17/3/89
Piazza OGNISSANTI
Ore 13,00
cucine e le mense mobili dei loro
reparti. Da tempo, L’Associa-
zione si batte perchè San Gio-
vanni di Dio sia conferito Santo
patrono dei pompieri, a guisa di
altri paesi, in ricordo di come
uscì illeso dalle fiamme dell’O-
spedale di Granata. In prece-
denza, alle 12.00, sarà celebrata
una Messa nella Chiesa di Ognis-
santi con musiche per fanfara di
corni
Nel pommeriggio la festa conti-
nuerà in Piazza di Cestello con
esposizioni varie e bancarelle
completando, lo speriamo, una
giornata festosa e diversa per i
grandi ma anche per i bambini,
in compagnia della nostra Asso-
ciazione e dei “Pompieri di San
Giovanni”.
RINNOVO ASSOCIATIVO 1990
Carissimi soci
come avrete già letto nel numero
precedente è iniziato il rinnovo per
l’anno 1990 alla nostra Associazione.
In tutti questi anni di attività il
numero di chi ci ha sostenuto è
cresciuto e con esso l’impegno dell’As-
sociazione verso chi ha creduto in noi e
nelle nostre idee. Lo spirito dell’ Asso-
ciazione è stato comunque e per quanto
possibile di essere autosufficiente,
questo grazie al coinvolgimento
personale di alcuni soci e sopratutto
alla presenza delle Vostre quote
associative. Ma l’attività dell’ Associa-
zione di San Giovanni di Dio si è
alquanto estesa: al Comitato Storico
Artistico per il recupero dell’ Ospedale
di San Giovanni di Dio in Borgognis-
santi, al Centro di Ricerca Bibliogra-
fica Computerizzata, al Gruppo di Ri-
cerca Terapeutica Roberto Soana, al Coro
Simone Vespucci, si sono aggiunti ades-
so il:
notiziario “La Sporta” ed ultimamente
il Gruppo Donatori di Sangue ed il
Gruppo Volontari Assistenza ospeda-
liera e domiciliare.
| importante
Tutto questo impegno richiede, però,
la presenza costante delle Vostre quote
associative, così da poter offrire un
servizio soddisfaciente e all’altezza del-
la situazione.
In questo numero de La Sporta tro-
verete una scheda che ci fornirà notizie
circa il Vostro desiderio di continuare o
meno a partecipare alla vita dell’As-
sociazione. Confidiamo che non ci
abbandonerete continuando a versare in
modo regolare la quota che anche per
questo anno è di L.20.000 e che potrete
versare tramite il bollettino di C.C.postale
allegato a questo numero della Sporta o
per i nuovi soci tramite la scheda da
ritagliare e spedire all’ Associazione. E’
specificare nella causale
TESSERA 1990”, in modo da poter
inviare in tempi brevi la tessera a casa
vostra.
Naturalmente ringraziamo chi fino
ad adesso ci ha sostenuto e vorrà conti-
nuare a sostenerci per il futuro, assicu-
rando la nostra disponibilità a qualsiasi
| Impegno di idee e di fatti verso vecchi
e nuovi soci e,soprattutto, verso Firenze.
Una interessante iniziativa
dell'associazione
Lunedì 18 Dicembre alle ore 10 per conto dell’Associazione è stato proiet-
tato al Cinema Principe il film MOMO di Mikael Ende. Erano presenti
circa 200 ragazzi delle scuole S.Francesco di Sales e Corpus Domini guidati
dagli insegnanti; un servizio di autobus Ataf e dei Vigili Urbani li ha
accompagnati all'andata e al ritorno. Un ringraziamento particolare al
nostro socio dr.Montesi che ha offerto la proiezione.
_
Ogni martedì alle ore 21 il
Comitato Organizzativo si riuni-
sce presso la sede dell'Associa-
zione in Borgo Ognissanti 42.
ll ® dell'Associazione è 21.88.39
Pali
TRE NUOVE
ATTIVITÀ
Nel Gennaio 1990 l’ Associa-
zione di San Giovanni di Dio ha
fondato tre gruppi di volontariato:
Gruppo Donatori di Sangue
Gruppo Volontari Assistenza
Ospedaliera
Gruppo Volontari Assistenza
Domiciliare
La necessità di queste iniziative,
per altro non nuove nel suo genere,
è nata non solo dalla richiesta di
più soci ad allargare il cerchio delle
attività dell’ Associazione, ma an-
che dalla esigenza di essere pre-
senti come Associazione San
Giovanni di Dio in quei settori dove
si sente una maggiore carenza di
disponibilità e più forte è il deside-
rio di un aiuto concreto.
Il Gruppo Donatori di Sangue è
in collegamento con il Centro Tra-
sfusionale del Nuovo Ospedale di
San Giovanni di Dio che ha dimo-
strato la massima disponibilità all’i-
niziativa e fornisce chiarimenti a
chiunque si avvicini per la prima
volta alla donazione del sangue.
Il Gruppo Volontari Assistenza
Ospedaliera e Domiciliare nasce
come aiuto discreto ma concreto a
chi ammalato o in stato di bisogno
non ha la possibilità di una assi-
stenza o di un conforto.
Tre iniziative, quindi, che non
hanno bisogno di altre parole di
spiegazione ma di fatti concreti.
Chiunque desidera farne parte può
rivolgersi presso la sede dell’ As-
sociazione personalmente o telefo-
nando al 21.88.39 ogni Martedì dalle
ore 21 in poi; o scrivendo alla
Sporta suggerimenti e dove poter
svolgere questa Assistenza. (Ca-
sella Postale 521 c/o Associazio-
ne S.Giovanni di Dio).
Lorenzo Recchia
Alessandro Tantussi
A
Firenze
Gli Alinari
Alessandro Tantussi
uel tratto di strada che prosegue Via
Nazionale, tra Via Fiume e Piazza
Stazione, prende nome Largo Alinari. E’qui
che ha sede uno dei più importanti gioielli di
Firenze: gli Archivi fotografici dei fratelli
Alinari. Vi sono raccolte le 400.000 lastre ed
i 750.000 negativi su pellicola che documen-
tano la storia, l’arte, il costume dell’Italia
dalla fine dell’800 in poi: un patrimonio che
rappresenta una tappa fondamentale nella
storia della fotografia. Nati in ambiente arti-
giano, cresciuti con il gusto artistico della
lavorazione manuale, gli Alinari svolgono il
loro lavoro in una città che già sente gli
influssi del cosmopolita andirivieni di per-
sonaggi politici e della cultura propri della
Firenze capitale. Dai primi impegni ripro-
duttivi di opere d’arte nel piccolo atelier
in Via Cornina,l’attività si sposta anche
verso i ritratti il cui successo impone ben
presto un trasferimento in una sede più
appropriata, quella attuale.Le commissioni
si succedono con sempre maggior successo
e anche all’estero arriva la fama dei fotografi
fiorentini.Il Principe Alberto d’Inghilterra
Un vecchio ma
ordina una serie di riproduzioni di disegni
della Galleria degli Uffizi e nel 1865
partecipano alla Esposizione Universale di
Parigi. Con il ritratto a Vittorio Emanuele II
sono i fotografi ufficiali della Real Casa.
Ogni fotografia è un’avvenimento e richiede
la partecipazione di molti aiutanti. Le lastre
hanno spesso una grandezza impressionan-
te: un metro e quindici di altezza per
ottantacinque centimetri di larghezza. Gli
Alinari fotografano tutto e tutti, ma mai ca-
sualmente. Tecnica, gusto per il dettaglio,
interpretazione del soggetto e del suo
ambiente, immaginazione del prodotto fini-
to che, dopo tanti sforzi e a costo anche di
una messa in posa, deve rispondere ad una
determinata lettura, sono caratteristiche del-
le foto Alinari.
prezioso paio di occhiali
uanti milioni di Italiani portino oc-
chiali non è un dato certo, ma un
rapido calcolo tra amici e conoscenti ci può
far stimare che, come minimo, un terzo della
popolazione italiana, per necessità o per
vezzo, abbia un paio di occhiali o usi lenti
a contatto. Anzi, queste ultime sono spesso
usate, in un eccesso di vanità, per cambiare
solo il colore degli occhi. Al di là di un uso
strettamente estetico,scrivere, leggere, la-
vorare, guidare un auto o semplicemente
comporre un numero di telefono sarebbe
impossibile per un miope che non portasse
occhiali.
Ma questo è quanto accade in molti paesi
dell’Africa, dell’ Asia dell’ America del Sud,
in tutti quei paesi cioè dove vivono moltis-
sime popolazioni povere che non possono
permettersi nemmeno la spesa di un paio di
occhiali.
Nel 1985 I’O.M.S.,l Organizzazione mon-
diale della Sanità, nell’ambito del Pro-
gramma per la Prevenzione della cecità ha
dato incarico ad un gruppo di specialisti
in campo oftalmologico di valutare le
condizioni di bisogno di occhiali
nei rispettivi paesi. I risul-
tati hanno dato tutti un
denominatore comu-
ne: la povertà, che
\ \\ impedisce l’inseri-
] T mento nella struttura
PED
\
5 sociale anche per chi
ha una leggera mio-
A
pia, mentre la presenza
di dispensari oftalmologi-
ci e la fornitura di occhiali a
Ma l'aspetto più importante del loro lavoro
è stato l’aver riordinato e archiviato tutto il
materiale raccolto dall’inizio dell’attività
dell’azienda. All’attività di fotografi gli
Alinari aggiungono così quella di editori,
soprattutto d’arte, riuscendo a pubblicare
migliaia di volumi che oggi, in alcuni casi,
rappresentano delle vere rarità bibliografi-
che.
A tutto oggi l’attività della Società Alinari
si è alquanto diversificata: 1’ Archivio stori-
co per gran parte catalogato si è arricchito
dell’ Archivio Villani di Bologna e dei fondi
prestigiosi Michetti, Wulz, Nunes Vais,
Bombelli; la Fototeca si sta affermando
come uno dei più grandi centri internazionali
di documentazione fotografica con 200.000
foto in album e 160.000 immagini su
microfiches provenienti dalle collezioni
Alinari, Anderson, Brogi,Chaufforier, Fio-
rentini e Mannelli e con più di 2.000.000
di immagini dagli Archivi Giraudon
(Francia) e Marburg (Germania). Un Museo
con intensa attività espositiva e di contatti
internazionali nonchè la Casa editrice.
Ma ciò che più preme sottolineare è come
gli Alinari rappresentino quel gusto crea-
tivo di un artigianato che si confonde
nell’arte caratteristico di una città come Fi-
renze che da essa ed in essa trova ispirazione.
Un patrimonio non solo di immagini ’’gior-
nalistiche” di un’epoca, ma documenti di
genialità che, alle soglie del duemila, ci
insegnano l’importanza di certi valori che
troppo spesso sono stati dimenticati.
buon mercato o anche usati risolverebbe
numerosi casi, sopratutto tra i bambini e gli
anziani. La difficoltà di vista è un ostacolo
all’apprendimento, allo sviluppo mentale ed
inserimento sociale dei bambini che nel 10%
dei casi è affetto da strabismo, miopia,
ipermetropia, mentre negli adulti ne impe-
disce qualsiasi tipo di inserimento nel mondo
del lavoro.
Questa situazione riveste perciò un carattere
di urgenza.
A tale proposito l'Associazione di San
Giovanni di Dio ha raccolto l’appello
dell’Unione Cattolica ciechi di Alsazia
(Francia) per la raccolta di occhiali usati di
qualsiasi tipo ma in buono stato a favore dei
paesi in via di sviluppo. Ad Hirsingue
(Francia Alto Reno Alsazia) un gruppo di
volontari smista gli occhiali raccolti e dopo
una corretta valutazione delle diotrie si
occupa di spedirli nei vari dispensari of-
talmologici. Dal 1985 ad oggi più di 300.000
paia di occhiali sono stati inviati nei paesi del
terzo mondo.
Quindi quel vecchio paio di occhiali fuori
moda può dare una speranza e diventare
prezioso per chi, per poche diotrie, non può
partecipare alla vita.
Alessandro Tantussi
Le piante nella medicina
IL TELEFIO
Dr. Sergio Balatri
Il Telefio è stato usato e studiato da
molti autori nel corso dei secoli, l’unico
però che ne ha riassunto e sintetizzato in
maniera perfetta e tutt'ora valida le sue
caratteristiche è il medico Vallombrosa-
no Fulgenzo Vitman che nel suo ”DE
MEDICATIS HERBARUM FACULTA-
TIBUS” del 1770 così ne descrisse le
L'Omeopatia
L’Omeopatia è in grado di sotto-
stare alle prove che le permettono di
accedere al campo delle scienze medi-
che secondo le norme scientifiche at-
tuali. Importanti in questo contesto
sono le basi sperimentali e la loro
verifica nella pratica quotidiana e per
mezzo dei metodi di analisi e di sintesi
più moderni; esempio ne è la nozione di
terreno morboso che è in gran parte
giustificato dalle più recenti scoperte in
genetica ed immuno-biologia.
Sebbene vecchia di quasi due secoli,
possiamo quindi affermare che l’omeo-
patia è sempre attuale e, per capire
questo, è necessario ricordare tre argo-
menti. Primo punto certi danni della
medicina classica che rientrano nel
contesto della patologia iatrogena e le
carenze dei mezzi abituali davanti a
certi disturbi patologici come:la patolo-
gia funzionale (che rappresenta sempre
la maggior parte dei casi di consulto da
parte dei pazienti); la successione a
catena di malattie in apparenza autono-
virtù:
«Ulcera Detergit»..(deterge le ulcere):
la foglia, privata della sua cuticola della
faccia inferiore, posta sopra piaghe,
ulcere, necrosi cutanee, ne dissolve le
parti superficiali portando in superficie
il tessuto di granulazione sottostante.
«Et ad cicatricem perducit»...(e le porta
a cicatrizzazione): di modo che l’epite-
lio proveniente dai margini dell’ulcera,
si può finalmente distendere sul tessuto
di granulazione.
«Tumorum suppurationem promovet»
...(favorisce la flogosi suppurativa):
favorisce cioè la formazione del pus
con maturazione degli ascessi. E’
infatti questa una notevole proprietà,
interessante sia sul piano terapeutico che
su quello speculativo; le foglie sconge-
late oppure finemente suddivise della
pianta fresca, messe sopra una zona
dove il processo infiammatorio sia
appena abbozzato può farlo regredire, se
la sequenza degli eventi non ha ancora
portato alla formazione del pus oppure
può indurre un enorme richiamo di
leucociti provocando la raccolta di pus
in un tempo sinceramente fuori del
normale.
«Et dolores mitigat»...(e calma il dolo-
re): quarta ed ultima interessante virtù
Dr. Maurizio Romani
me (causa di prescrizioni farmaceutiche
diverse a seconda degli specialisti con-
sultati) e che potrebbero essere interpre-
tate come transfert, ad esempio asma,
eczema, enterocolite e reumatismo;
aspetti psicogeni di alcune patologie,
tipo l’ulcera duodenale, da osservare
sotto l’aspetto psicoanalitico a cui lo-
meopatia si presta molto bene. Secon-
da considerazione è ’PRIMUM NON
NOCERE” cosa che nella maggior
parte dei casi si può ottenere in
medicina classica solo con l’astenzione
dalla terapia che viene mal vissuta sia
dal medico che dal paziente. Terzo
aspetto è l’interesse verso lo studio
globale dell’uomo malato.
Da questo nasce l’importanza, direi
la necessità, di mettere in pratica la
complementarietà tra la medicina
classica e l'omeopatia, senza pregiu-
dizi, tenendo presente che quest’ul-
tima si distingue in modo fondamentale
con i suoi principi di base dalla coorte
delle medicine ’’diverse”. Il principio
che messa insieme alle altre, per esem- Lo
pio durante il processo infiammatorio,
che è sempre accompagnato da più o
meno intenso dolore (vedi ascesso den-
tario), fa capire la ragione della sua col-
tivazione pressochè generalizzata in tut-
te le parti del mondo.
(2 - continua)
Abbiamo partecipato a...
Sabato 3 Febbraio nell'Aula Muntoni del
N.O. di San Giovanni di Dio si è tenuto
un applauditissimo incontro con pediatri
e medici di base organizzato dal
Servizio di Radiologia dell'Ospedale ed
in particolare dalla sezione ecografica.
Da alcuni anni la dott. Maria Tramonti
Rocchi ha messo a punto una tecnica
ecografica per la diagnosi di lussazione
congenita dell'anca nei primi mesi di
vita, quando minimi criteri terapeutici
(l'uso del doppio pannolone) sono in
| grado di assicurare la riposizione com-
pleta della testa femorale.
E’ stato detto durante la discussione
che nel N.O. di San Giovanni di Dio,
dopo la messa a punto di questa meto-
dica, nessuna lussazione è più sfuggita
al controllo. Tutto questo ha fatto dire al
prof.Giorgio Bartolozzi che probabilmen-
te questa affezione, che negli anni
passati in mancanza di una sicura e
precoce diagnosi ha dato notevoli e
talvolta’ terribili sofferenze ai bambini,
sta per essere completamente debellata.
Sergio Balatri
di sperimentazione fondamentale del-
l'omeopatia credo si possa esprimere
semplicemente in questo contesto: il
medico che segue questa dottrina si
trova in presenza di un paziente che si
esprime, sotto l’effetto di un agente
aggressore, con segni dovuti alla sua
malattia e segni dovuti alla sua reazione
nei confronti di questa; a questo punto il
medico deve essere buon conoscitore
della materia medica omeopatica dove
sono riportati i sintomi che una determi-
| nata sostanza ha prodotto su un gruppo
| (sette o dieci) di sperimentatori sani.
Sintomi che devono essere sfrondati
| dei segni legati alla particolare suscet-
| tibilità del soggetto. Per far questo si
ricorre alla tecnica dei placebo e del
doppio cieco. (1-continua)
f
L'IDROCOLTURA
riproduce per tallo.
LUCE: prerogativa asso-
luta per tutte le piante
verdi; imparerete quanta è
la luce necessaria espo-
nendo le vostre piante a
quantità di luce decrescen-
te finchè non le vedrete
soffrire (il Filodendro non
vuole luce solare diretta).
ACQUA: verrà descritta
in seguito la maniera di
aggiungere questo elemen-
to al sistema dei vasi.
ARGILLA ESPANSA: è
questo un ritrovato degli
ultimi anni che si trova
ormai un pò dovunque, si
tratta di palline” di argilla
cotta, porose, che si com-
portano come materiale
inerte e incorruttibile.
Saranno il supporto delle
nostre radici le quali invieranno nei
minuscoli pori dell’argilla imbevuti d’ac-
qua le loro più minute propaggini radico-
lari. Il nome commerciale è LECA. Molto
usata in edilizia si trova anche nei buoni
negozi di piante.
RESINE A SCAMBIO IONICO: sono
queste le fornitrici degli elementi minerali,
| potassio, azoto etc..dei quali abbiamo detto
alberi enormi (ecco perchè può essere tenuta | sopra. La spiegazione del funzionamento
nei nostri appartamenti) con una straor- | delle resine è da ricercare nel concetto di
dinaria vitalità e resistenza, si trova ormai | scambio che le resine hanno quale loro
|
a parola, che significa in maniera lette-
L rale coltivazione con l’acqua, viene
usata per intendere la coltura di piante senza
terra.
La storia dell’idrocoltura, detta talvolta col-
tura idroponica, è abbastanza recente e ripo-
sa sulla conoscenza del metabolismo vege-
tale sul quale è necessario soffermarsi un
poco. Le piante, primo anello della nostra
catena di sopravvivenza, vivono SOLA-
MENTE di LUCE e di ARIA ed usano
l’energia della luce e il carbonio presente
nell’aria. Con questi due elementi principali
e l’acqua, costruiscono foreste sottomarine e
sulla superficie della terra, dando a noi la
possibilità dell’alimentazione sia vegetale
che, ovviamente, animale. L’idrocoltura
può far capire tutto questo. Chiunque,
vedendo una pianta crescere in assenza di
terra, capirà chele piante non sono come
i lombrichi (che “mangiano” la terra) ma
usano la terra come supporto delle radici
e riserva di acqua nonchè di minerali
essenziali per il buon funzionamento dei
suoi sistemi enzimatici, cioè delle sue cen-
trali di produzione di energia necessaria alla
crescita. Fatte queste premesse scegliamo
una pianta che più si adatta a questa vita
anche se in teoria TUTTE le piante lo potreb-
bero essere; scegliamo il FILODENDRO,
pianta originaria delle foreste del Sud
America, abituata a vivere all’ombra di
dovunque e sopporta valori di luce abbastan- | caratteristica; esse infatti prendono dall’ac-
za bassi. Appartiene alla famiglia delle Ara- | qua ioni quali il calcio e lo scambiano per
cee (il suo fiore ed anche le sue foglie somi- | esempio con il potassio che è stato preven-
gliano a quelli delle Calle e dei Gigheri) e si | tivamente caricato” sulle resine dal fab-
ron IO sirio
Ennio Guarnieri, I tabernacoli di Firenze
Edizioni Bonechi, L.60.000
Dalla ricerca sistematica delle immagini di devozione che si trovano dentro e fuori
le mura di Firenze _ più di mille _ e dal loro studio, è nato un libro che costituisce
il corpus di tutti i tabernacoli del Comune. Questo libro racconta sette secoli di
storia fiorentina: di pestilenze, di dolori, di preghiere, di grazie e di miracoli che
sono fatti comuni a tutte le città del mondo ma con la differenza che a Firenze la
storia non è raccontata solo dai monumenti, dai palazzi, dalle chiese; questa città
gronda di storia anche nei vicoli, trasuda arte anche dalle casupole, rivela il suo
passato di cultura e di grazia perfino nei tabernacoli, testimoni di fede ma anche
documenti di vicende, di episodi, di avventure a volte drammatiche.
L’opera non vuol essere soltanto un contributo alla storia e all’arte minore, ma una
raccolta che fermi nel tempo la situazione di queste immagini devozionali, nella
speranza che gli organi preposti alla tutela del patrimonio artistico fiorentino
abbiano sempre ben presente la loro esistenza.
Tel. 055/2034651
bricante. La scoperta di questa caratteristica
fu casuale. In alcuni laboratori della Bayer,
nei quali si trattavano resine a scambio
ionico, in una discarica di queste ormai
dichiarate inservibili perchè ’cariche’’ di inutili
ioni, ci si accorse che le piante crescevano
rigogliose. Da qui lo studio del fenomeno e
l'applicazione all’idrocoltura. La ditta Bayer
detiene il monopolio del prodotto e lo vende
sotto il nome di LEWATIT che si trova con
qualche difficoltà, ma negli ambienti specia-
lizzati è di facile reperimento. Si presenta
sotto forma di minutissime sferette arancio-
ni che vengono aggiunte al vaso contenente
acqua. (/-continua)
Sergio Balatri
Le nostre amiche piante
La mela di
L a frutta e la verdura sono inquinate
dagli anticrittogamici!”
Questa è una di quelle affermazioni ri-
correnti che, insieme a quelle sugli ec-
cessi del traffico stradale, alle lungaggi-
ni della burocrazia italiana e altre simi-
li, difficilmente si possono contestare.
Anzi, per il consenso generale che ri-
scuote fa parte anch'essa ormai di
quella riserva di argomenti sicuri a cui
ricorrere nelle conversazioni di superfi-
cie atte a trarre da imbarazzanti silenzi
le persone che non si conoscono quando
sono riunite, un pò come gli inglesi
fanno quando parlano del tempo. Io non
so bene o meglio non voglio addentrarmi
Biancaneve
Roberto Ferrari
`
colture è una delle più severe per la
quantità e la completezza della docu-
mentazione tossicologica richiesta.
Sicuramente quando un prodotto viene
licenziato dalla apposita commissione
operante al Ministero della Sanità, se
usato nei termini prescritti dall'etichetta
che ne accompagna ogni confezione,
non è tossico per l’uomo. Qualche
dubbio, caso mai, si può avanzare
circa il suo impatto ambientale. La
soluzione a questo punto va ricercata
nello stabilire dei parametri atti a misu-
rare l’influenza che un nuovo principio
chimico può esercitare nell'ambiente,
ma non è facile. Si pensi solamente al-
in questioni che non mi competono, ma
per la frutta e la verdura sono in grado di
fornire alcune notizie a chiarimento.
Innanzi tutto parlerei di antiparassitari o
fitofarmaci di cui gli anticrittogamici
sono una parte utile a combattere le
crittogame che, gli addetti ai lavori
identificano quasi esclusivamente nei
funghi parassiti. Per quanto riguarda
”l’inquinante” è utile precisare che i
prodotti dell’agricoltura possono conte-
nere antiparassitari, ma la loro presenza
deve essere minima ed è stabilita dalla
legge inuna misura tale da non portare
nocumento alla salute del consumato-
re. Qui è il nocciolo del problema sul
quale tornerò più innanzi. La legge che
consente alle case produttrici di
registrare i fitofarmaci da distribuire alle
l’importanza della microflora e micro-
fauna nei processi di sintesi e degrada-
zione della sostanza organica, a quella
degli insetti negli equlibri biologici del-
le foreste e ancora al ruolo degli impol-
linatori selvatici, a prescindere dall’a-
pe. Ma tornando a quanto lasciato sopra
in sospeso, è utile ricordare che tutto
quello che noi mangiamo proviene
dall’agricoltura e che l'agricoltore è
costretto, se vuole stare nel mercato, a
utilizzare per la produzione dei mezzi
che reputo indispensabili. Fra questi
sicuramente ci sono gli antiparassitari
che sono: diserbanti, insetticidi, acari-
cidi, nematocidi, rodenticidi, limacidi,
atti cioè a combattere le male” erbe,
gli insetti, i ragnetti, i piccoli vermi, i
topi, le lumache. Considerando che
durante il ciclo produttivo c’è la neces- È,
sità di usare più principi attivi e per più
volte, si potrebbe malignamente con-
cludere che la mela della favola di
Biancaneve, se confrontata con quella
del mercato, sarebbe la più indicata per
l’alimentazione della prima infanzia. Nel
passato forse, ma oggi le cose vanno
in un altro verso. Gli antiparassitari
vengono usati solamente quando vi è
l’effettiva necessità che viene determi-
nata, ad esempio, dalla lettura dei dati
meterologici o da quelli sul numero degli
insetti catturati nelle trappole di vario
tipo.
Tutto bene allora? Molto meglio, direi.
Ma le mele oggi si possono mangiare
con la buccia? Alcune sì, ma è molto
meglio senza.
Il Dr. Roberto Ferrari è il Direttore della se-
zione operativa centrale di difesa dell'Istitu-
to Sperimentale per la zoologia agraria
Il Coro “Simone Vespucci”
Una voce del nostro Coro si è
spenta.
Anna Maria Rentini ha lasciato in
tutti noi il ricordo di amicizia nata
con la comune passione per il canto
e che si era arricchita per l’entusia-
smo e la coerenza della sua
personalità.
ISTITUTO
SAN FRANCESCO
DI SALES
(il Conventino)
Scuola Materna e Elementare
Scuola media
legalmente riconosciuta
Viale L. Ariosto 13, Firenze
Telefono 22.41.90 Autobus 3 / 6 / 15 / 13
ASSOCIAZIONE |
SAN GIOVANNI DI DIO |
Fondata l'8 Marzo 1985 |
|
|
Lo:servente SiG errai ei A
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio.
Versa contestualmente L. ............................
da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L. 20.000
tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in
busta chiusa oppure versamento sul c/c postale N. 10340503
intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella postale 521 Firenze.
COSIO cicale
NOTE RARI IE ANSIA RN
VE Leone CA De sus
CI scri DEIOV, in
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de’ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze
CASSA
DI RISPARMIO
DI FIRENZE
170 Dipendenze
Uffici di Rappresentanza a Francoforte
sul Meno, Londra, New York e Parigi
y
Antico
Setificio
Fiorentino
BOUTIQUE
Via della na Nuova, 97/r
Tel. 28.27. 087
<>
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani)
Tel. (055) 21.58.98
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 20r - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De' Vecchietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
í
diS. GIOVI
pm
pe NOEN
PRODOTTO DI FAMA SECOLARE
PREPARATO A BASE DI ERBE AROMATICHE
DIGESTIVE E STIMOLANTI L'APPETITO
SECONDO LA FORMULA DEI FRATI DI $. GIOVANNI DI DIO
Rifiutate il prodollo che non porta il marchio "Fale bene fratelli „
La Farmacia dell'Ospedale di S. Giovanni di Dio non ha succursali
'rodolto e imbottigliato dalla Bano S.p.A. - Asti - Lic. Utit. 504 AT
„~ CAP. MEDIA IL 1- ALCOOL 16,50% - ZUCCHERO 14%
Spedizione in abbonamento
postale gruppo 1V/70%
O La Sporta $F
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985
Casella Postale 521, 50100 Firenze
uale L 4 2E l
PL veg tin
Varo "A,
SERENISSIMO GRAN DUCA
| Padri della Congregatione de’ Beato Giovanni de Dio Humilissimi servi di V.A.S. con
reverentia l’expongono come 12 giorni sono incirca ricorsano a V.A.S. supplicandola che
concedessi loro il luogo detto la Misericordia per hereggere un'Spedale per medicare
l'infermi, secondo il loro istituto et havendogne (ne) V.A. loro concesso, et trovando detti
exponenti detto luogo essere infetto, humidissimo et assai difficile a as(set)tarlo con assai
spesa, né havendone preso il possesso per le dette difficultà, genuflessi ricorrano a piè di
V.A. supplicandola che vogli restar contenta conceder loro lospedale di Borgo'Ognisan-
ti, il quale è più a proposito et di meno spesa assettare.
Che di tal gratia ne terranno obligo con quella pregandone nostro CANNA per ogni
sua felicità.
Fn: al Bigallo che gl'accomodi.
N. 7
Piero Usimbardi 4 febr. 87/88
A.S.F. Capitani del Bigallo, filza n. 157 - Suppliche del 1587/88 doc. n. 7.
Anno 11 Nr.6 Giugno 1990
2
EDITORIALE
La città nel
pallone
a memoria va alle
L gloriose imprese del
"fiorentinaccio"
Bartali e a Coppi,
suo eterno amico e rivale. A
quel periodo di incertezze
politiche e di scelte a furor di
popolo che avrebbero carat-
terizzato gli anni a venire.
Non che le gesta pedalatorie
dei due campioni avessero
nulla a che fare con la politi-
ca, ma servirono da valvola
di sfogo peri ribollimenti che
sempre precedono una nuova
epoca. Questa nuova epoca è
iniziata, ma l'abitudine di
usare lo spettacolo sportivo
come un sedativo è rimasta.
Questa volta tocca al pallone,
alle "azioni" di undici mutan-
de miliardarie a nascondere
pregi e sopratutto difetti di
questa nostra Italietta che, tra
qualche medaglia d'oro olim-
pica (mal ricompensata e spes-
so anche dimenticata) e qual-
che vittoria nei campionati
del mondo di calcio (troppo
pagata e troppo discussa), va
avanti come in un giallo di
Agatha Christie ma senza
mai scoprire il colpevole.
Firenze ospita i Mondiali di
calcio ma in un momento nel
quale la città è salita agli
onori delle cronache anche
per meno piacevoli argomen-
ti. Tacciati di razzismo,
violenza, stupidità, opportu-
nismo, ingordigia, sembrava
di scendere nei gironi inferna-
li di Dante. Ma ciò che ha
colpito più a fondo è l'esser
definiti una città senza testa:
è, purtroppo, vero. Per anni ci
siamo infognati in intermina-
bili discussioni (o dispetti) su
galattici progetti ancora ades-
so da definire, dimenticando-
ci la miriade di piccoli pro-
blemi che avevano più ur-
genza per la città e che ora
come piccole mine vaganti
rischiano di esplodere. Di-
vertiamoci adesso con il
pallone e poi tutti al mare. Ma
ricordiamoci che siamo solo
dei "rimandati a Settembre" e
che questa volta Firenze non
può dare appelli. Riusciremo
solo scordando le inutili riva-
lità e con una generosa dose
di buon senso e volontà ma
soprattutto con un grande
amore per questa Firenze che
ci ha dato tanto e alla quale
possiamo dare ancora tanto.
Alessandro Tantussi
FIRENZE
ue splendide piazze di Firenze, Piazza
La Festa dell'8 MARZO
di Cestello e Piazza Ognissanti, hanno
D accolto Domenica 11 Marzo i festeg-
giamenti per la ricorrenza di San Giovanni di
Dio. Anche quest'anno promotrice di questa
iniziativa è stata l'Associazione di San Giovan-
ni di Dio di Firenze che ormai da quattro
anni puntualmente offre ai concittadini un'occa-
sione per ritrovarsi e passare una giornata
diversa all'insegna dell'allegria. Ospiti fissi e
animatori della manifestazione sono stati i
Vigili del Fuoco che nel Santo sentono il loro
protettore, ricordando quanto accadde nel
1549 a Granata in Spagna: l'Ospedale che dava
ricovero ai malati poveri prese fuoco e nel
grande rogo che rapidamente lo avvolse Gio-
vanni di Dio più volte. entrò ed uscì, salvando
gli infermi con le loro povere cose e senza esser
mai lambito dalle fiamme.
E' stato perciò con particolare impegno che i
Vigili del Fuoco hanno organizzato nella
Piazza di Cestello e sulla Pescaia di Santa Rosa
una serie di emozionanti esibizioni di salvatag-
gio in condizioni estreme di persone e di cose
compreso il recupero di un'auto nelle acque
dell'Arno. Il pubblico, nel quale tantissimi bam-
bini, ha applaudito con calore la professionalità
e la determinazione di questi uomini in un
lavoro così fuori dal comune.
La giornata proseguiva nella piazza di Ognis-
santi dove alle 12 nella stessa Chiesa di Ognis-
santi veniva celebrata la Messa di S . Umberto
di Carl Stiegler, per fanfara di corni, eseguita
Il pranzo dei Vigili del Fuoco in piazza Ognissanti per
la ricorrenza di San Giovanni di Dio, l'8 Marzo 1990.
SOMMARIO
Pag.2
La festa dell'8 Marzo
Pag. 3
La Posta
Volontariato
Associazione: Ospiti d'eccezione
Pag. 4
Handicap: soli tra la gente
Pag. 5
Abbiamo partecipato a...
Salute: l'Omeopatia
L'A.N.F.F.A.S. Chiude!
Pag. 6
Le nostre amiche piante
Abbiamo letto
Pag. 7
La Farmacia di Santa Maria Novella
Piccoli annunci
@ LaSporta Lo
Direttore responsabile:Amadore Agostini
Redazione:Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Angelo Erbacci - Fotocom-
posizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze - Stampa: Tipogra-
fia Tiposervice v. Furini, Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
dai cornisti dell'Orchestra del Maggio Musicale
Fiorentino diretti dal maestro Enrico Caproni.
Durante la Messa Fra' Cristoforo Danelut,
Priore della provincia Lombardo Veneta, che
con Fra'Innocenzo Fornaciari oh e Fra'Giam-
pietro Luzzato oh hanno voluto essere presen-
ti a questa ricorrenza, ha avuto parole di elogio
per l'Associazione e di augurio per il suo futuro
operato, esprimendo voti per un pronto ritorno
dei frati di San Giovanni di Dio in Firenze.
Alle 13, ancora nella piazza di Ognissanti, veniva
offerto dai Vigili del Fuoco, che per l'occasione
si erano organizzati con cucine e mensa mobili,
un pranzo con un menù tipico di Firenze, nel
quale spiccava un'eccellente "ribollita". Anche
in questa occasione la pertecipazione è stata un
successo e ha chiuso in allegria una giornata che
per l'Associazione e per i fiorentini rappresenta
un'appuntamento da non perdere.
AL.TAN.
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato Or-
ganizzativo si riunisce presso la sede
dell'Associazione in Borgo Ognissanti
42. Il = dell'Associazione è 21.88.39
la posta
La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate
proporre un argomento di dibattito o sapere l'opinione dell'Associazio-
ne su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od
altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE S. GIOVANNI di DIO " LA SPORTA"
Casella Postale 521, 50100 Firenze
orgo anche a nome dei Confratelli
P della Provincia Lombardo Veneta di
S.Ambrogio di Milano, dell'Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Dio detto
Fatebenefratelli, il cordiale saluto ed il vivo
grazie a tutti i presenti che hanno voluto
onorarci e manifestare la loro amicizia parteci-
pando alla Celebrazione della festa del nostro
l'Associazione,
Santo Fondatore che a lui
a e -
p
ony
` 8 Marzo 1990, San Giovanni di Dio.
Da sinistra: Fra'Innocenzo Fornaciari O.H., Fra' Daniele Monteleone O.H.,
P.Ugolino Vagnozzi F.M., Fra' Giampietro Luzzato O.H., P.Bartolomeo Cola-
donato O.H., Fra’ Cristoforo Danelut O.H. Priore Provinciale della Lombardo
Veneta e P. Vittorio Battaglioli F.M.
intitolata, ha voluto organizzare con tanto
ammirevole e laborioso impegno. Questa Ce-
lebrazione Eucaristica così pregna di cordialità
e solennità è chiaro segno di comunanza di
sentire e di intenti tra religiosi e laici nel
rievocare un passato di umana solidarietà
nell'assistenza ai malati ed ai bisognosi in
questa storica magnifica città e nel porre le
premesse che anche in futuro ad esso si ispiri.
Sono quindi orgoglioso e commosso nel con-
statare come l'esempio di vita e di apostolato di
San Giovanni di Dio venga richiamato non
soltanto da chi ne ha fatto professione di fede,
ma da quanti condividono concretamente l'im-
pegno e la volontà di rimediare alle sofferenze
di coloro che sono destinatari della nostra
missione ospedaliera. E' per noi motivo di
intimo compiacimento e spirituale stimolo il
constatare così largamente e convintamente
condiviso il fine che l'Associazione si
prefigge cioè di rivedere i Fatebenefratelli
nuovamente presenti ed attivi nell'area fioren-
tina. Confidiamo nell'aiuto della Divina Prov-
videnza per superare gli ostacoli che attualmen-
te appaiono insormontabili a realizzare con-
cretamente quello che è anche nostra devota
aspirazione. Noi tutti Fatebenefratelli siamo
sensibili alle ammirevoli iniziative ed al frater-
no operare dell'Associazione, non ultima la
pubblicazione del periodico "La Sporta" e la
espressiva presenza nella recente gratificante
occasione della Canonizzazione in Roma del
nostro Confratello «Fra Riccardo Dottor
Pampuri», quali pubblici inviti alla cristiana
solidarietà. Concludo con il più sentito
grazie ed il convinto auspicio dei
migliori risultati per l'operare del-
l'Associazione.
Il Priore Provinciale
Fra' Cristoforo Danelut
\ x. Siamo profondamente grati a Fra'-
Cristoforo Danelut per le parole di
fiducia e incoraggiamento espresse
nella Sua lettera. Ci uniamo alla
Sua speranza di un pronto ritorno
dei Fatebenefratelli nella nostra cit-
tà.
Ora più che mai ci sembra essenziale
che comunità di interessi, di idee e di
progetti e sopratutto di volontà di
realizzarli convergano sulla nostra
città, che nella Chiesa e nell'Ospeda-
le di San Giovanni di Dio ha parte del
suo cuore.
ASSOCIAZIONE
l'attività del
Volontariato dell'Associazione. Il gruppo Dona-
rosegue con interesse
VOLONTARIATO
tori Sangue ha un coordinatore responsabile nel
socio signor Lorenzo Recchia (NN,
al quale si può rivolgere chiunque si accosti per la prima
volta alla donazione o desideri farlo tramite la nostra Asso-
ciazione. In tale iniziativa siamo appoggiati al Centro Trasfu-
sionale del Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio che sta
accogliendo con la massima disponibilità questa nostra
nuova attività. Il fabbisogno di sangue e plasma è costante
e per questo la donazione rappresenta, più che un gesto oc-
casionale, la possibilità di non perdere quello che è stato
costruito fino ad ora in questo campo.
Il gruppo Volontari Assistenza Ospedaliera e Domiciliare
sta approntando gli ultimi preparativi organizzativi e di
regolamento che ci permetteranno di iniziare questa impor-
tante attività dopo la pausa estiva. Anche in questo caso chi
desidera partecipare e dare un aiuto concreto a chi ha
bisogno si può rivolgere al signor Lorenzo Recchia o
presso la sede dell'Associazione personalmente o telefo-
nando al 21.88.39 ogni Martedì dalle ore 21 in poi.
(AL. TAN.
LOR. RE.)
ASSOCIAZIONE
ALESSANDRO TANTUSSI
OSPITI D'ECCEZIONE
a chiesa dell'Ospe-
L dale di Borgognissan-
ti e la convenzione,
che ne regola il mantenimen-
to e la cura, tra il Comune di
Firenze e l'Ordine Ospedalie-
ro dei Fatebenefratelli è stato
argomento di dibattito nella
sede della nostra Associazio-
ne dove erano presenti molti
soci e amici della San Gio-
vanni di Dio. Sono interve-
nuti, a riprova dell'importan-
za della questione e della sua
urgenza di risoluzione, i
Consiglieri Comunali Fioret-
ta Mazzei e Marcello Masotti
eletti nelle liste D.C., Gian-
nozzo Pucci neoeletto nelle
liste Verdi, Marcello Trabal-
zini membro del comitato di
gestione della U.S.L. 10/A,
Fra'Bartolomeo Coladonato
della Provincia Romana dei
Fatebenefratelli. Il Dr. Ser-
gio Balatri, segretario della
nostra Associazione, ha ri-
cordato quanta importanza
abbia non solo per il centro
storico, ma per l'intera città il
recupero dell'Ospedale e del-
la sua Chiesa e il valore sto-
rico ma sopratutto di cultura
medica e umanità racchiuso
in quelle mura. Consensi ma
incertezze burocratiche sono
state espresse dagli interve-
nuti. Promesse che queste
difficoltà saranno superate sono
state accolte con soddisfazio-
ne dai presenti, che, ancora
una volta, si affidano a coloro
che possono realizzare questa
operazione. Da anni l'Asso-
ciazione si batte non solo per
la riapertura dell'Ospedale
sopratutto in una delle sue
strutture fondamentali: il Pron-
to Soccorso,ma anche per il
recupero del patrimonio arti-
stico della Chiesa. In questa
lunga e sofferta lotta i consen-
si alle sue iniziative si sono
sempre più allargati, tanto da
poter oggi contare più di mille
soci. Siamo certi che non sa-
ranno le solite pastoie buro-
cratiche e politiche ad impe-
dire di restituire alla città quei
luoghi che per secoli hanno
accolto e curato tanti fiorenti-
ni.
FIRENZE
HANDICAP:
soli tra la gente
ALESSANDRO TANTUSSI
l maggiore ostacolo che un portatore di handicap deve superare è l'isolamen-
to che la sua stessa diversità gli procura. Isolamento che spesso si estende alla
I famiglia che, nel logorio quotidiano di un'assistenza necessariamente assi-
dua, perde contatto con una vita "normale". Chi è colpito da un handicap solo
fisico, pur conservando integre le capacità intellettuali, viene isolato perchè tec-
nicamente incapace di muoversi autonomamente; chi invece ha avuto " in sorte" un
invalidità psichica viene emarginato perchè non in grado di corrispondere con una
società che non ha in lui più alcuna possibilità di profitto.
In questa situazione di isolamento psicologico, sebbene notevoli progressi siano stati
compiuti in campo scientifico per la ricerca delle cause e delle terapie più idonee per
il recupero e la cura di queste condizioni, poco è stato fatto per l'inserimento
sociale degli handicappati e sopratutto per aiutare le loro famiglie. Riveste perciò
notevole importanza l'attività svolta da due Associazioni, l'A.N.I.R.E. e l'AN.F.F.A.S.,
che già da alcuni anni si stanno occupando seriamente di questo problema nella
nostra città.
L'A.N.I.R.E (Associazione Nazionale
Italiana Rieducazione Equestre ed equi-
tazione ricreativa per handicappati) si oc-
cupa di riabilitare l'handicappato con
"l'ippoterapia". Questa tecnica che ha |
precedenti antichissimi e che oggi,
scientificamente provata, è usata in venti-
tre paesi del mondo si avvale delle doti
fisiche del cavallo quali il ritmo ( 60 mo-
vimenti al minuto), il movimento sinu-
soidale, la possibilità di avere un passo
più o meno accellerato per indurre nel-
l'handicappato, opportunamente seguito,
reazioni neuro-motorie e neuro-psicolo-
giche quali il coordinamento posturale,
il senso dell'equilibrio e del raddrizza-
i
mento, la tonicità dei movimenti,
aumento dell'attenzione e migliore
capacità di orientamento e organizza-
zione spaziale. In pratica la "Rieducazio-
ne Equestre" è consigliabile negli esiti di
J
paralisi centrale e periferica, negli spa-
stici, nei portatori di sclerosi a placche,
negli esiti di traumi, nei cardiopatici, nei
soggetti affetti da disturbi psicomotori,
psicotici e in molte altre patologie neuro-
motorie e neuropsichiatriche. Non si
può considerarla una terapia risolutiva
ma certamente un valido compendio ad
altre terapie in corso e, ciò preme sot-
tolineare, dà la possibilità all'handicap-
pato di uscire dal labirinto di incomunica-
bilità con la propria famiglia e con il resto
della società. Anzi i migliori risultati sono
stati ottenuti in questo campo, dove nel
rapporto tra uomo e cavallo si sono svi-
luppate nei pazienti insospettate capacità
di determinazione, coraggio e controllo
emotivo sbloccando quel meccanismo di
auto-etero emarginazione dovuto alla
personale disistima e all'atteggiamento
iperprotettivo delle famiglie.
Attualmente la sede A.N.I.R.E di Firen-
ze è presso il Centro Ippico Toscano in
Via dei Vespucci e il Presidente Signora
Franca Franchini è coadiuvata da medici,
fisioterapisti e sopratutto da volontari
che hanno un ruolo importante in
qualità di accompagnatori del cavallo
durante la terapia e di rieducatori dell'-
handicappato nelle varie fasi riabilitative.
Negli ultimi tempi le richieste di parteci-
pare a questi corsi sono aumentate note-
volmente e solo la mancanza di volon-
tari impedisce un maggiore impiego di
queste strutture. Chi desidera aderire in
qualità di volontario o desidera maggio-
ri informazioni può rivolgersi diretta-
mente presso il Centro Ippico Toscano
(Tel.37.26.31) e alla Signora Giovanna
Secci Tori (Tel. 73.09.010) e Silvia
Barducci (Tel. 24.80.637).
,
L'A.N.F.F.A.S. ( Associazione Naziona-
le Famiglie di Fanciulli e Adulti Subnor-
mali) è sorta per iniziativa di genitori
di handicappati psichici con lo scopo di
promuovere la tutela dei diritti civili
delle persone mentalmente handicappate,
altrimenti destinate alla totale emargina-
zione. In questo contesto è indiscutibile
l'aiuto che questa Associazione riesce a
dare alle famiglie per sollevarle dal grave
peso di un'assistenza che nel passare degli
anni diventa ogni giorno più gravosa ed
appesantita dall'incertezza di un futuro
che la vecchiaia rende sempre più inva-
lidante. Attualmente la sede di Firenze
gestisce un Centro Occupazionale in Via
Bolognese dove sono accolti circa 100
handicappati psichici adulti affetti da
cerebropatie di varia natura comportan-
ti un'insufficienza mentale di livello
medio, grave e gravissimo. La maggior
parte è affetta da mongolismo (o sindrome
di Down), mentre altri portano esiti da
lesioni cerebrali infantili, malattie disme-
taboliche di varia natura ed encefalopa-
tie. Molti sono affetti da disturbi nella
comunicazione verbale o presentano deficit
motori e crisi comiziali. Spesso al deficit
primario si sovrappongono aspetti psico-
tici. In questa sede i pazienti si dedicano
i
ad attività manuali con lavori artigianali nei
vari laboratori di ceramica, tessitura e fale-
gnameria; seguono corsi educativi nella scuola
elementare speciale e nel doposcuola comuna-
le; praticano attività
L'A.N.F.F.A.S. gestisce anche una Comu-
nità Familiare in grado di ospitare 8 pazienti
che, per mancanza di genitori o parenti e im-
possibilità di ricovero ospedaliero non hanno
una casa che li possa ricevere; oltre a questo
coordina un servizio di assistenza domiciliare,
soggiorni estivi marini e montani, un servizio
giornaliero di accompagnamento con pulmini.
Nei programmi dell'Associazione vi è la ricerca
di strutture e di adeguati finanziamenti per poter
aprire nuove comunità familiari e centri di for-
mazione professionale e di avviamento al lavo-
ro in modo tale da poter offrire agli handicappa-
ti che hanno lasciato le strutture scolastiche una
possibilità di inserimento e non la solitudine
dell'emarginazione.
Queste due Associazioni ci danno un esempio di
come la volontà di uscire dalla diffidenza per
il "diverso" e il desiderio di aiutare un esse- |
re umano indifeso possa raggiungere traguar-
di importanti.
Alle soglie del duemila un handicappato non |
può essere considerato un E.T., qualcosa da di-
scriminare o ancora peggio da nascondere, e
se qualche volta ci stupiamo delle facoltà degli
handicappati è solo perchè non ci siamo
ancora stupiti della nostra ottusità.
ginnico ricreative. |
| SALUTE
Abbiamo partecipato a...
M
artedì 10 Aprile nell'Aula Muntoni del
N.O. di San Giovanni di Dio abbiamo
lattie della prostata. Dopo l'introduzione del
presidente della Usl 10/C Giuliano Tarducci, il
Prof. Salvatore Lai, Primario del reparto Uro-
logico, ha illustrato le caratteristiche, le indica-
zioni e i programmi delle applicazioni della
cosidetta "ipertermia nella patologia prosta-
tica". L'apparaecchio è un minuscolo produt-
tore di microonde che, per quelle frquenze
riescono a produrre calore a distanze precise (si
pensi alle ormai note prprietà del diffuso forno
domestico); è stato dimostrato che il surriscal-
| damento dei tessuti prostatici (40-45C) per 50
minuti può provocare vari fenomeni che
possono interessare, in maniera conveniente,
sia la microcircolazione prostatica che la pro-
| duzione di cellule. Tutto questo può portare a
| un miglioramento di situazioni infiammatorie
| (prostatiti) e anche tumorali. I nostri risultati
| verranno analizzati fra alcuni mesi e verranno
quindi confrontati con i dati a disposizione di
altri centri nazionali e internazionali nei quali
questa pratica terapeutica è già da qualche tempo
in atto.
Sergio Balatri
L'A.N.F.F.A.S. CHIUDE!
Mentre stiamo pubblicando questo
numero della Sporta l'A.N.F.F.A.S.
rischia di chiudere. E' quanto ha pre-
annunziato, in una conferenza stam-
pa, alla quale era presente anche la
nostra Associazione, il presidente
Vittorio D'Oriano. Decisione difficile
ma inevitabile e dovuta esclusiva-
mente ad una situazione di credito
verso le varie U.S.L. di qualche centi-
naia di milioni, un miliardo e 250
milioni per l'esattezza, con un debito
passivo nelle banche di duecento
milioni. Questa situazione parados-
sale che non riveste carattere di spo-
radicità ma anzi rappresenta la regola
da alcuni anni, ha costretto il Consi-
glio dell'A.N.F.F.A.S a prendere questa
iniziativa. Entro il 30 Giugno, se la si-
tuazione non sarà risolta, circa 100
handicappati torneranno nelle fami-
glie, privandoli dell'assistenza di 80
operatori che ha così ben lavorato in
questi anni. Siamo certi che l'interven-
to del Sindaco e dell'Assessore alla
Sanità potrà risolvere la questione con
un provvedimento “straordinario”, ma
è sconfortante constatare che nella no-
stra città solamente sollevando un
polverone presso l'opinione pubblica
si risolvono “annosi” problemi che inve-
ce dovrebbero avere carattere di priori-
tà. E qualche volta neppure questo è
sufficiente.
(AL.TAN.)
assistito alla presentazione di un pro- | D
mettente strumento per il trattamento delle ma- |
Lo |
SALUTE
L'Omeopatia
a quanto visto se ne
deduce che il privi-
legio di base del-
l'Omeopatia è la si-
| militudine e che una terapia
reattiva, globale e individua-
lizzata che non da origine a
nessuna tossicità grazie alla
posologia. Il nucleo dell'omeo-
patia è il rimedio collegato al
paziente mentre nella medici-
naclassicailrimedioeil malato
sono estranei, collegati tra loro
solo attraverso la malattia; il
farmaco svolge la sua azio-
ne in maniera "farmacodina-
mica" con una soglia tossica
compresa tra la zona tossica
e la zona di sicurezza all'al-
tezza della quale si trova la
sua azione antagonista e al di
sotto della quale c'è solo non-
azione. Da qui il risultato che
la dose al di sotto della soglia
di azione e a maggior ragione
infinitesimale è un non senso;
solo una posologia quantita-
tiva risulta efficacie, ma esi-
ste quasi sempre la possibi-
lità di effetti indesiderati da
combattere. Questo non sen-
so posologico è stata la fon-
te più costante dell'incom-
prensione e dell'ostilità della
medicina classica nei con-
fronti dell'omeopatia. Come
ho affermato prima il nucleo
di quest'ultima è il rimedio
collegato al paziente nel modo
e nei termini prima enuncia-
ti, da qui si capisce che la sua
zona di azione è obligatoria-
mente al di sotto della zona
tossica della sostanza; viene
utilizzata in dose infinitesi-
male sempre.Quindi siamo
di fronte ad una posologia
qualitativa che risulta effica-
ce, senza effetti indesiderati
ma con la possibilità di effetti
reattivi da dominare. Questo
meccanismo di azione ci
permette di trattare qualsiasi
tipo di patologia anche la più
delicata, come durante le gra-
vidanze senza pericoli per il
feto e la madre. Quindi medi-
cina classica e Omeopatia pos-
sono coesistere l'uno apprez-
zando il valore dell'altro con
una sola finalità, la salute del
paziente. (Fine)
Maurizio Romani
\
LE NOSTRE AMICHE PIANTE
L'Idrocoltura
escritte le caratteristiche fonda-
mentali della coltura in acqua,
dobbiamo ora cercare il conteni-
tore migliore per tenere in casa le nostre
piante. Nei negozi più specializzati si pos-
sono trovare i contenitori più razionali,
versatili ed anche belli che soddisferan-
no le nostre esigenze di spazio e di am-
biente. Devo però suggerire anche un tipo
di contenitore che ha resistito alle mie
prove per più di due anni e assolutamente
economico essendo il suo prezzo nullo. Si
tratta del riutilizzo delle bottiglie di pla-
stica per acqua minerale che normal-
mente abbiamo sempre difficoltà a
smaltire. Opportunamente ritagliate,
capovolte, inserite l'una nell'altra e dre-
nate si sono dimostrate ottimi contenito-
ri per piantine in idrocoltura; ho detto
piantine perchè sono adatte per iniziare a
far crescere i talli e, non essendoci nessu-
na spesa, si potrà sperimentare a volontà
il metodo di coltura. Una volta messo a
dimora il tallo, si mette un cucchiaio di
resine nel fondo della bottiglia e si con-
trolla il livello dell'acqua che sarà visibi-
le sul collo della bottiglia capovolta. Si
possono usare anche semi vari e bulbi.
Dopo qualche tempo le radici tendono a
convergere nella zona del collo, si posso-
no a questo punto tagliare senza paura di
danneggiare la pianta che ne farà di
nuove oppure cambiare il contenitore che
però dovrà essere di quelli in commercio.
Alcune parole a proposito della quantità
d'acqua necessaria nel controvaso. Se
l'acqua non è inquinata da batteri che la
argilla
espansa
_—_—
vaso di
coltura
griglia ——>
nutrimento —
fanno imputridire e quindi uccidono le
radici (si imparerà pian piano attraverso
l'odore dell'acqua e la sua limpidezza), se
ne può lasciare a volontà; nel caso ci si
dimentichi di aggiungerla e la pianta ri-
manesse a secco rimangono sempre le
palline di argilla alle quali sono adese le
più minute radicole della pianta che per
qualche giorno riescono a trattenere
l'acqua dopo di che anche le nostre
idrocolture soccomberanno. E' più facile
però che una piantina muoia per troppa
acqua (inquinamento batterico) che per
troppo poca.
A questo punto non vi resta che iniziare a
mettere qualche tallo o qualche seme nei
vostri contenitori ed aspettare con pazien-
za. (2- continua)
Sergio Balatri
Eos, ]
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario |
e la scheda quì riprodotta in busta chiusa oppure versamento sul c/c postale N.
10340508 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella postale 521 Firenze.
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
|
|
|
|
|
| via
|
|
|
|
Lö Servente siga nato a
lassi di professione: arri residentera.. iena |
a aiar (CL RR RR = RIA |
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. |
Versa contestualmente L. .................... da trattenersi quale quota associativa per il primo anno. |
Firmaleggibile l
|
Firenze lì, ....
L
ag e a e E
| ABBIAMO LETO
Mara Visonà, Carlo Marcellini. Accade-
mico "Spiantato" nella cultura fiorentina
tardo barocca.
Pacini Editore, 1990. L.38.000
| a personalità artistica dello scul-
| L tore Carlo Marcellini (1644c.-
=~~ _ 1713)si formò in quel vivaio di
| artisti che fu l'Accademia istituita a
Roma dal granduca Cosimo III dei Medi-
ci, che anche in questa occasione si
mostra sagace nell'orientare le tendenze
dell'ambiente artistico fiorentino. Non è
intenzione dell'autrice mettere il Marcel-
lini sullo stesso piano dei maggiori artisti
del suo tempo nè dei suoi stessi compagni
dell'Accademia, benchè, bisogna ricono-
scerlo, le sue opere, sopratutto quelle
realizzate in stucco, presentano esiti
originali nell'invenzione e nel trattamen-
to del modellato, rivelando la loro
discendenza sia dalla tradizione fiorenti-
na sia salla sfera cortonesca e post-
berniniana. Il libro documenta le opere
note; ciascuna è illustrata, così come i
disegni a lui riconosciuti.
Il Marcellini praticò anche l'architettura,
campo nel quale ebbe come stimatore il
gran principe Ferdinando riguardo al pro-
getto della chiesa e dell'Ospedale di San
Giovanni di Dio. A questa istituzione lo
scultore fu assai legato, tanto da fornire
gratuitamente la propria opera. La sua
ultima volontà, testimoniata da un sonet-
to, fu di essere sepolto nella chiesa, come
avvenne nel 1713, dopo essere stato
accolto, malato, nell'Ospedale.
- mi
- CARLO MARCELLINI
If Accademico*Spiantato» nella |
cultura fiorentina tardo barooca
FIRENZE
ssenze, pomate, spiriti, balsami,
E acque, liquori ed tante altre stra-
ordinarie preparazioni è quanto
si creanell'Officina Profumo Far-
maceutica di S.M.Novella di Firenze.
Unica e forse la più antica nel suo
genere, è conosciuta in tutto il mondo
per l'originalità di questi prodotti anco-
ra oggi composti con i medesimi ingre-
dienti e le stesse ricette di un tempo. Nel
1600, per disposizione di Ferdinando II
dei Medici, la Farmacia fu aperta al
pubblico per la prima volta, ma già da
molti anni vi si facevano esperimenti di
alchimia e chimica per la preparazione di
balsami, creme e profumi per la corte
granducale che apprezzò a tal punto la
qualità di questi prodotti che lo stesso
Granduca donò il suo stemma agli abili
frati. E sono stati proprio i frati del
Convento di S.M.Novella gli artefici del
successo della Farmacia. Già nel 1200 il
Convento occupava una superficie enor-
Officina Profumo-Farmaceutica di
Santa Maria Novella.
Sala di vendita
me che da Piazza S.M.Novella si estende-
va lungo l'attuale Via della Scala fino ai
Viali e circondava da Via Valfonda tutta
l'area occupata oggi dalla Stazione. Una
superficie che comprendeva giardini e
orti e ospitava negli edifici, oltre al Con-
vento, una scuola teologica, gli appar-
tamenti papali, la farmacia e l'inferme-
ria. In quest'ultima venivano curati i monaci
malati con i medicamenti preparati
nella Farmacia e che venivano
distribuiti, come opere di carità, ai poveri
bisognosi. L'odierna sala di vendita ha
invece un origine diversa. Nata come
Cappella gentilizia della famiglia Ac-
ciaiuoli, fu da questi donata al Covento
dopo la costruzione della Certosa del
Galluzzo e annessa ai locali della Farma-
cia interna.
Gli attuali proprietari, Riccardo Stefani
Bernardini con le sorelle Diana e Fiam-
metta Stefani, hanno mantenuto inaltera-
ta l'eredità di segreti, ingredienti e dosi
delle antiche ricette che, in qualche caso,
vengono ancora prodotte con antichissi-
mi macchinari perfettamente funzionan-
ti. Di buon grado il dottor Bernardini si
presta alla visita dell'antica sala di ven-
dita trasformata oggi in museo dell'arte
farmaceutica, ma ancor più a raccontare
la storia di prodotti dai nomi alquanto
singolari come l'"Aceto dei Sette Ladri",
"l'Acqua de Regina" e la "Colonia della
Marescialla". E' durante la manzoniana
peste del 1628 che sette briganti, per
evitare il contagio, usavano uno speciale
aceto del quale ognuno conosceva un solo
ingrediente: i frati con astuzia appresero
la misteriosa formula e la usarono nella
loro farmacia. L'Acqua de Regina fu in-
ventata dal profumiere Giovanni Maria
Feminis per Caterina dei Medici che,
eletta regina, la portò in Francia mentre
il mastro profumiere, trasferitosi nella
città di Colonia, iniziò in proprio la
produzione dell'Acqua di... Colonia. La
Colonia della Marescialla si deve invece
all'inventiva della contessa D'Aumont,
moglie di un maresciallo di Francia, che
Officina
Profumo-
Farmaceutica di
Santa Maria
Novella.
è Antica spezieria
dilettandosi con l'alchimia fu bruciata
come strega nel 1575, non prima che
i frati del Tribunale dell'Inquisizione
riuscissero a strapparle il segreto della
formula. Si potrebbe continuare a lungo
perchè ogni prodotto ha una sua piccola
curiosa storia, ma la più interessante ed
incredibile è dei nostri giorni. La Farma-
cia ha corso il rischio di chiudere i
battenti dopo secoli di attività perchè il
Comune di Firenze, proprietario dei loca-
li, ha chiesto una cifra esosa per l'affitto.
Fortunatamente la caparbietà dei titolari,
il peso di una fama consolidata e una
buona dose di buon senso hanno avuto la
meglio su una iniziativa che avrebbe pri-
vato Firenze non solo di una delle sue
memorie storiche, ma anche di un'attività
che ha reso la nostra città famosa e apprez-
zata.
PICCOLI ANNUNCI
Auguri
a
Tosca e Otello Balatri
per il loro
50° anniversario
di matrimonio
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de’ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze
Antico
Setificio
Fiorentino
BOUTIQUE
Via della e Nuova, 97/r
Tel. 28.27.0
CASSA
DI RISPARMIO
DI FIRENZE
170 Dipendenze
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 29r - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De’ Ve chietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
Uffici di Rappresentanza a Francoforte
sul Meno, Londra, New York e Parigi
secondo la formula dei Prati
“Fate bene fratelli”
di S.Giovanni di Dio in Firenze
5 nze
Y CONFEZIONI PER ANNIVERSARI, RICORRENZE, MATRIMONI
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani)
Tel. (055) 21.58.98
) La Sporta
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89
Casella Postale 521 - 50100 Firenze
Zð
G e ai eStatuae marmoreae quam Gi onditor "yi Opiimo
nf (ate ano Semplo idem Ord lo posuitanno S alutis XDCCXLY.
Spedizione in abbonamento
postale gruppo 1V/70%
iu
Q
ON
ON
=
È
A
RE
Lund
L
N
Anno 11 Nr. 7-8
p: j
Q
N
LA COPERTINA
La copertina è tratta da una
incisione sull'opera scultorea in
marmo eseguita da Filippo della
Valle nel 1745 e collocata nella
Basilica di San Pietro con le sta-
tue dei Fondatori degli Ordini.
F
ilippo della Valle (1689 -
1768) fù uno degli scultori
che dominarono nel pieno
settecento romano.
Di nascita fiorentina, era nipote e
allievo di Giovanni Battista Foggini,
fino al 1725, quando lo scultore di
corte morì. Il giovane fiorentino prese
allora la strada di Roma dove risiedè
stabilmente. Si mise alla scuola del
Rusconi fino al 1728. Fra il 1732 e il
1733 partecipò alla decorazione della
cappella Corsini in San Giovanni in
Laterano con la figura della “Tempe-
ranza”, una delle più elette statue del
secolo. Della fine del quarto decennio
sono le figure bellissime della tomba
di Thomas Dereham nella cappella del
Collegio Inglese. Nel 1745 il Della
Valle collocò nella Basilica Vaticana
il “San Giovanni di Dio” eseguita su
disegno di Pietro Bianchi, un pittore
che più volte fornì disegni a scultori;
la grande scultura fa parte della serie
delle immagini di santi e sante fonda-
tori di Ordini religiosi poste nelle nic-
chie della navata e nel presbiterio
della Basilica. In San Pietro il Della
Valle scolpì la statua del monumento
funebre di Innocenzo XII, dove il ri-
tratto del Papa è affiancato dalla
“Giustizia” e dalla “Carità”. Nel 1750
terminava il rilievo con I" Annuncia-
zione” nella crociera di Sant'Ignazio.
A Roma gran parte dell'attività degli
scultori erarivolta alla fattura di statue
classiche e di opere che imitavano
l'antico, attività cui non si sottrasse il
Della Valle venendo incontro alle
richieste dei viaggiatori inglesi che
sempre di più si rivolgevano agli
scultori fiorentini e romani. Nel 1754
sempre per San Pietro, fornì la “Santa
Teresa” per la serie dei fondatori degli
Ordini. Tra il 1759 e il 1762 partecipò
alla decorazione della Fontana di
Trevi con le figure marmoree della
“Abbondanza” e della “Salubrità”,
collocate nelle nicchie inferiori. Con
queste opere della ultima fase della
sua vita, siamo oltre la metà del seco-
lo, affiorano le prime avvisaglie del
rinnovarsi del gusto che, lasciate da
parte le raffinatezze rococò, di cui il
Della Valle fu uno degli esponenti più
eletti, è orientato verso il classicismo,
che diverrà sempre più rigidamente
archeologico nel superamento del
classicismo tardo barocco, che era
pure a fondamento dello stile dello
scultore fiorentino.
La redazione
La foto è stata scattata durante la
cerimonia di beatificazione di Niccolò
Stenone nella Basilica di San Pietro. E
visibile alcentro lo stendardo dell'Asso-
ciazione.
EDITORIALE
| x | 1silenzioso colloquio che ogni giorno
I stabiliamo con gli oggetti che ci cir-
condano, affonda le sue radici in un de-
siderio, necessario quanto instabile, di protezio-
ne o meglio di sicurezza in qualcosa che non
cambia e alla quale possiamo affidare i nostri
sentimenti. Ma in una società dove il progresso
tecnologico è in continua evoluzione e spesso
raggiunge traguardi inpensabili, un oggetto
diventa superato, e perciò inutile, nel momento
stesso che lo adoperiamo e gli affidiamo una
parte di noi. Un vestito, un auto, la tazza per la
colazione, la poltrona comoda, una penna od
altro, acquistano un valore personale solo in
funzione del ricordo che vi è agganciato. In un
interessante articolo su il rapporto tra ambiente
e psiche, Simona Argentieri sostiene che," inva-
denti" e inquietanti", gli oggetti sono anche
causa di nevrosi o che perlomeno siamo noi ad
usarli in modo nevrotico proprio perchè prodotti
di una società nevrotica. Non so se questo sia del
tutto vero, ma una parte di verità c'è. E risiede
nel nostro comportamento verso tutto ciò che ci
circonda. Estranei, scettici, spesso coattati, sempre
diffidenti abbiamo sublimizzato l'indifferenza
come regola di sopravvivenza. Chiunque non
sia del nostro stesso partito, sodalizio, lavoro,
condominio o famiglia non ha diritto alla nostra
umanità. Anche coloro che hanno scelto di non
vivere secondo questi schemi patiscono delle
conseguenze di chi, sfruttando il "lato oscuro"
che è in tutti noi, mantiene questo tipo di socie-
tà. Viviamo stipati in palazzi alveari, stipati
trascorriamo le vacanze in spiagge superaffolla-
te, stipati lavoriamo in megacomplessi, senza
che qualcuno abbia pensato a dare una persona-
lità, un significato, un'emotività alle cose dove
viviamo, lavoriamo o divertiamo. Tutto in nome
di un falso efficientismo che nasconde invece
impreparazione e approssimazione, trascuran-
SOMMARIO
Editoriale
Associazione San Giovanni di Dio ...
La posta
Assemblea Generale .
Il telefono amico
Donare sangue, donare se stessi .....
Gruppo Donatori Sangue...
La plasmaferesi...............
L'Albergo Nazionale
Sesto convegno A.N.C.R.0.........
Medici contro l'“epidemia nucleare”
Florentia Mater ...........-.-crrrirania p.
Borgognissanti.......
Vermouth alla noce vomica
Un giocattolo per la storia ..
Quanti farmacisti ha il Papa?
0 0 DONNODDOUICALAWWJYN
Un errore da riparare............ p.12
Abbiamo letto .......... p.13
Ultim'ora ..... p.13
G.R.T. Roberto Soana ........................ p.14
«& LaSporta È,
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Roberto Della Lena, Angelo Erbacci, Lorenzo Recchia, Maurizio
Romani - Fotocomposizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze -
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
do e perciò distruggendo ciò che ha una storia,
un significato, solo per il fatto che è vecchio e
quindi inutile. Uomini o oggetti che siano.
Dice ancora Simona Argentieri «L'affezione
alle cose si basa sulla loro storia, sui significati
simbolici che riescono ad evocare; rappresenta-
no i legami con gli altri e con noi stessi nello
| spazio e nel tempo. Gli oggetti moderni, invece
invecchiano presto e male; se il segno dell'usu-
ra è pieno di fascino sul legno, è invece orri-
bile sulla plastica. Precari e deperibili, non ci
| consentono di raccogliere un'eredità dal passato
remoto e non alimentano la speranza (già così
flebile) di lasciarli in dono, a nostra memoria,
alle generazioni future.»
| Alessandro Tantussi
| Ogni martedì alle ore 21 il Comitato
| Organizzativo si riunisce presso la sede
| dell'Associazione in Borgo Ognissanti |.
| 42. Il ® dell'Associazione è 21.88.39
ASSOCIAZIONE
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
FIRENZE
MarcHese EmiLio Pucci DI BARSENTO
PRESIDENTE
Sic. FRANCESCO BATAZZI
VICE PRESIDENTE
DoTT. SERGIO BALATRI DoTT.SsA ANNA MARIA MONTANARI
TESORIERE SEGRETARIO
Dorr. PAoLO CHeccucci LISI
PROVVEDITORE
COMITATO ORGANIZZATIVO
Direttore: Sergio Balatri
Consiglieri:
Anna Maria Montanari, Francesco Batazzi, Mauro Batisti,
Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Alfredo Natali,
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Alessandro Tantussi.
SEZIONE OSPEDALIERA
Medici:
Anna Maria Montanari, Sergio Balatri,
GRUPPO ASSISTENZA MALATI Paolo oara Lisi, GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA
“GIOVANNI BONELLI” Andrea Creal ' “ROBERTO SOANA”
Amministrativi:
Sezione Ospedaliera Piero Berni, Massimo Eva Medici:
Sezione Domiciliare Anna Maria Montanari, Sergio Balatri,
Responsabile: Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Lorenzo Recchia Maurizio Romani.
GRUPPO DONATORI SANGUE | CENTRO RICERCA BIBLIOGRAFICA
“ENNIO MunTONI”
Responsabile:
Lorenzo Recchia Responsabile:
Sergio Balatri
Coro “Simone VESPUCCI” | COMITATO STORICO ARTISTICO
Responsabili: Responsabili:
Massimo Eva, Lorenzo Recchia Mina Gregori - Storico dell'Arte
Lucia Sandri - Storico dell'Arte
Mara Visonà - Storico dell'Arte
Giuseppe De Juliis - Storico dell'Arte
Sergio Ardinghi - Architetto
| NOTIZIARIO “LA SPORTA” |
Direttoreresp.: f Enrico Coturri - Medico, Storico della
Amadore Agostini medicina
Redazione: Sergio Balatri - Medico
Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
3
La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argoineto di dibattito
la posta
tim. Redazione della Sporta
Mi rivolgo a Voi per una inizia-
tiva che mi sta particolarmente a
cuore, sopratutto dal momento in cui ho
avuto la possibilità di leggere il Vostro
Notiziario LA SPORTA che mi è stato
inviato dal Padre Provinciale di Brno in
Moravia Cecoslovacchia. La mia vita è
profondamente legata a questo Ordine Ospe-
daliero, perchè mio fratello era uno dei
Fatebenefratelli condannato a molti anni
di lavori forzati durante il regime terrori-
stico del comunismo, ormai morto l'anno
passato.
Come pensionato dal 1983 ed essendo
cambiata la situazione politica, potrò fi-
nalmente essere di aiuto perl'Ordine. Quasi
tutti i Confratelli sopravvissuti a quel
periodo diabolico vivono principalmente
in Moravia e sono tutti di età molta avan-
S
ASSOCIAZIONE
o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od
altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE S.GIOVANNI di DIO “LA SPORTA”
Casella Postale 521, 50100 Firenze
zata: 5 hanno oltre 73 anni ed altri 7 più di
65 anni. Tutti sperano e lavorano per il
rifiorire dell'Ordine, costituendo un novi-
ziato a Letovice.
Ma per un altro motivo vi ho scritto: qui da
noi esistono già diversi gruppi di medici
e assistenti degli Ospedali pubblici che
vorrebbero fondare una istituzione simile
alla vostra Associazione di San Giovanni
di Dio. La loro situazione è un pò diversa
perchè non possono appoggiarsi come voi
ad un vigoroso Ordine O.H. Tuttavia vor-
rebbero lavorare nei propositi e sotto la
guida di San Giovanni di Dio. A tale scopo
Vi prego di far:ni saper di più sulla vostra
associazione laicale, per poterli informare
ed iniziare una corrispondenza reciproca.
Per Corpus Ad Animam, In Cristo.
Jan Urbik
ASSEMBLEA GENERALE
«Associazione San Giovanni di Dio»
| ercoledì 5 Dicembre si è tenuta
|
M nei locali della sede l'annuale
~= Assemblea Generale dell'Asso-
ciazione San Giovanni di Dio. Il Dr.Sergio
Balatri ha aperto ufficialmente l'assem-
blea portando i saluti del Presidente,
Marchese Emilio Pucci, ed ha poi riassun-
to il lavoro dell'Associazione nel 1990.
L'impegno maggiore è stato l'organizza-
zione della grande Festa dell'8 Marzo, che
ha visto la partecipazione in grande stile
del Corpo dei Vigili del Fuoco con una
spettacolare esibizione in Piazza di Ce-
stello e un pranzo allestito nella splendida
Piazza di Ognissanti. Il prossimo anno, ha
aggiunto il Dr.Balatri, l'Associazione ha
in animo di preparare una festa ancora più
interessante e completa. Saranno natural-
mente presenti i Vigili del Fuoco, ormai
più che affezionati alla nostra Associazio-
ne, ma sopratutto verranno allestite mo-
stre di alimenti, piante e libri. A tale
proposito sono stati presi contatti con il
Premio Bancarella che, come è noto, è
rappresentato da una statuetta raffiguran-
te San Giovanni di Dio. Ha poi ricordato
come la Sporta abbia raddoppiato il nu-
mero delle pagine e come stia prendendo
l'avvio l'attività del gruppo assistenza e al
quale è stato dato il nome "Giovanni
Bonelli" in onore del frate fiorentino che
nel 1587 fondò l'ospedale di Borgognis-
santi e successivamente quello di Parigi
della Charitè. Sempre a proposito dei Vigili
del Fuoco, il Dr Balatri ha citato il ringra-
ziamento del Ministero degli Interni per il
computer che l'Associazione ha donato al
Corpo dei Vigili del Fuoco di Firenze-
Ovest e che si è rivelato strumento impor-
tante per arrivare sui luoghi di soccorso
forniti di tutti i dati tecnici adeguati. Il Dr.
Balatri ha poi ricordato il valore storico e
artistico delle opere d'arte all'interno del-
l'Ospedale e della Chiesa e come l'Asso-
ciazione si faccia carico, ad univoco inte-
resse, della loro cura. Un incontro con il
Vicesindaco Conti fa ben sperare che"
anche ufficialmente" sia dato all'Associa-
zione l'incarico della custodia di queste
opere.
Queste parole ci riempiono di orgoglio e
di ammirazione verso chi, per così lungo
tempo, ha saputo mantenere la fede e la
speranza. E siamo lieti di sapere che
nonostante i disagi, le privazioni e il dolo-
re per la perdita dei propri cari, isolati e
emarginati, la certezza di un futuro mi-
gliore ha rasserenato il lavoro di chi si è
dedicato alla cura dei malati. Siamo ben
felici di collaborare con gli amici ceco-
slovacchi alla creazione di un'associazio-
ne che ha per scopo l'assistenza ai malati
e il rispetto della loro sofferenza. Non
esistono muri nè ideologie che possono
dividere coloro che lottano per questo
| scopo.
La Redazione
Ha preso poi la parola il tesoriere France-
sco Batazzi che ha illustrato il bilancio
dell'Associazione; anche per questo anno
è stato confortante sebbene le spese siano
| state maggiori per l'aumentate iniziative
dell'Associazione, e ha rivolto un ringra-
ziamento all'O.H di San Giovanni di Dio
provincia Lombardo-Veneta che spesso ci
ha sostenuto e non solo a parole. Il redat-
tore della "Sporta" Alessandro Tantussi
ha sottolineato l'importanza del nostro
| giornale, che ci permette di fare arrivare la
voce delle nostre idee non soli ai soci di
Firenze ma anche a quelli sparsi in tutto il
mondo. L'attività di assistenza è stata illu-
strata dal responsabile Lorenzo Recchia,
che ha riassunto i risultati raggiunti dal
Gruppo Donatori Sangue, che ha già ini-
ziato le donazioni presso il Centro Trasfu-
sionale, del Gruppo Assistenza Domici-
liare e Ospedaliera che proprio in questi
giorni ha ricevuto il nulla osta della U.S.L.
| ad operare presso il Nuovo Ospedale San
Giovanni di Dio.
Con l'approvazione per acclamazione del
| Consiglio Direttivo, il Dr. Balatri ha chiu-
| so i lavori dell'Assemblea con l'augurio e
la promessa che il 1991 sia per l'Associa-
| zione ancora più ricco di concrete inizia-
tive.
FIRENZE
IL TELEFONO AMICO
re Sapevo da tempo che a Firenze
i D esisteva una sorta di pronto soc-
== corso telefonico; ne aveva parla-
to più volte la stampa e, in ambienti sani-
tari, la notizia era più volte rimbalzata,
talora suscitando interesse e curiosità;
purtuttavia le mie nozioni su "voce ami-
ca", questo il nome dell'associazione, erano
piuttosto confuse, e probabilmente lo sa-
rebbero rimaste per molto, forse per sem-
pre, se non avessi incontrato L, per "col-
pa" di un congresso sul volontariato. Fu
così che trovai spiegazioni sui volontari
telefonisti e sulla loro utenza abituale, o se
si preferisce sugli anonimi turnisti (cosìsi
chiamano coloro che avvicendano alla
cornetta di V.A. per intrattenere e distrar-
re da ossessive sofferenze e paure), e sul-
l'altrettanto anonima cinquantina di gior-
nalieri interlocutori. L. mi spiegò che gli
"appellanti" manifestano varie difficoltà
di rapporto: problemi familiari, lavorati-
vi, sentimentali, economici e così via; L.
inoltre mi sottolineò come l'operatore più
che animare una discussione, promuovere
un "tete a tete dialettico", su un tema, offra
essenzialmente la propria disponibilità al-
l'ascolto, fornendo consigli solo se richie-
sti.
Un "giro" assai vasto: circa dodicimila-
cinquecento volte all'anno, altrettanti
anonimi appellanti, desiderosi di comuni-
care hanno la possibilità di trovare un
interlocutore. Il "desideroso" di cui sopra
è indifferentemente di sesso maschile o
femminile, appartiene a qualsiasi classe
sociale così come il suo livello culturale è
assai variegato. Il primun movens a spin-
gerlo a comporre il numero di V.A. è la
solitudine nelle sue varie espressioni; non
necessariamente chi compone il numero
di V.A. è detentore di gravi sventure,
raramente è un aspirante suicida, molte
volte ha problematiche del quotidiano più
tipico, quasi sempre ha necessità di comu-
nicare, esigenza questa primaria, di fatto
messa in crisi da città sempre più caotiche
e da stili di vita in cui il rapporto interper-
sonale è andato via via impoverendosi.
Più difficile invece tracciare l'identikit del
turnista, anche per motivi di riservatezza
dell'associazione. Si tratta di persone che
svolgono una propria attività, e di sicuro si
tratta di persone con grande senso di al-
truismo, disponibili a lavorare per molte
ore gratuitamente, anche nei giorni festivi
e durante le ore notturne. Si diventa turni-
sti dopo selezione attitudinale e corso
formativo svolti a cura dell'associazione,
durante i quali, di solito, gli aspiranti
vengono più che dimezzati. Come si vede
un iter assai duro che promuove solo sog-
getti che mostrino capacità e disposizione
insieme, molto verosimilmente non es-
sendo sufficienti solo una delle doti in
carenza o assenza dell'altra.
Comunque al momento in Firenze opera-
no una cinquantina di volontari per un
volume annuo, come detto prima, di oltre
10.000 telefonate; va detto comunque che
le richieste di aiuto sono moltissime e che
l'attuale staff non riesce a coprire tutte le
24 ore.
Un pò di storia. Il telefono amico fiorenti-
no non è più giovanissimo: ha già compiu-
to 25 anni, essendo nato, da prima nel-
l'ambito del "centro incontri e collabora-
zioni", nel 1963; due signore fiorentine,
Tina Muzzi e Donatella Tassinari, furono
le effettive prime animatrici, e se voglia-
TELEFONO
VOCE AMICA
055/2478666
mo "importatrici" di questa forma di soc-
corso già presente in molti paesi stranieri.
Il primo presidente di voce amica fu Roberto
Assagioli, noto psichiatra fiorentino e padre
della "Psicosintesi" (nel 1988, si è svolto a
Firenze un importante Congresso nel
centenario della sua nascita). Nel 1964
voce amica era piuttosto una "casa ami-
ca", difatti, in un piccolo appartamento in
zona Piazza Vittoria, oltre al telefono,
poteva squillare anche il campanello,
facendo sì che questi operatori di buona
volontà (la stampa parlò di samaritani
fiorentini) potessero aprire la porta a per-
sone in difficoltà.
Con il tempo sono cambiati i presidenti, le
sedi, i turnisti; le abitudini sono rimaste
sostanzialmente immutate, tranne il pas-
saggio alla "clandestinità" cioè all'anoni-
mato assoluto, scelta questa, verosimil-
mente ineluttabile.
Oggi V.A. continua il suo servizio, mi
dice L., non senza difficoltà, non ultima e
PA
non sola quella della sede, che dovrà esse-
re abbandonata e questa volta non per
motivi di riservatezza, ma per situazioni
contingenti, dato che i proprietari dell'im-
mobile in cui opera l'associazione hanno
bisogno di rientrare in possesso dei locali.
Questo destino è del resto comune a diver-
se associazioni di volontariato, che opera-
no nella realtà fiorentina, di ciò si sono
occupati a più riprese sia la stampa sia gli
amministratori politici, e tale problema è
tuttora oggetto di dibattito sociale.
Ma ritorniamo ancora a V.A.. Sfogliando
una pubblicazione del 1984 dal titolo "venti
anni di voce amica a Firenze" (1964-
1984) si evince una realtà variegata: dalla
telefonata interurbana di un milanese da
Guinness dei primati, durata sei ore e, evi-
dentemente, costata diverse lire, seguita
nei successivi, dall'incontro tra questo
interlocutore e gli operatori di V.A. (sia-
mo ancora in era pre-anonima), al contat-
to drammatico con gli aspiranti suicidi
(per fortuna, come detto prima, rari), alla
testimonianza di vari turnisti e anche di
dirigenti del servizio; non mancano ac-
cenni alla già ricordata, ricorrente ricerca
di una nuova sede e ai problemi della
formazione del rinnovamento dei quadri
del personale volontario.
Il "personaggio" che fa da padrone, il
grande protagonista delle giornate, e spes-
so delle nottate, che legano ai due capi del
telefono due "sconosciuti", ma in qualche
modo "complici" appare essere la solitudine.
Una solitudine che indossa vari abiti, ta-
lora quelli dell'incomunicabilità, altre volte
quelli, più drammatici, dell'emarginazio-
ne.
In questa esperienza Firenze non è sola;
esiste una federazione italiana che riuni-
sce ben ventisette centri di ascolto di al-
trettante cittàitaliane; verifiche di rappor-
to, puntualizzazioni, aggiornamento e
confronto sono assicurati di iniziative
congressuali a livello regionale e naziona-
le, e da una rivista quadrimestrale. Esiste
inoltre un livello ancora più alto, rappre-
sentato dalla Federazione Internaziona-
le dei Centri "Telefono Amico". Come
si vede dunque, una struttura imponente, a
cui danno il loro contributo un gran nume-
ro di volontari che ogni giorno offrono la
propria disponibilità, ad ogni trillo del
telefono, con il loro infaticabile e paziente:
"Pronto, qui voce amica..."
Roberto Della Lena
Il Dr. Roberto Della Lena è il Direttore
Responsabile della rivista Etruria Medica
ed ematologo presso l'Ospedale
O.Basilesky.
|
h-
_ N
SALUTE
Donare sangue
donare se stessi
uando, all'inizio di questo seco-
lo, lo scienziato austriaco Karl
Q Landsteiner scoprì che il sangue
non è identico in tutti gli esseri umani, fu
risolto uno dei più angoscianti e secolari
problemi medici e abbattuto l'unico osta-
colo alla trasfusione di questo prezioso
liquido da uomo ad uomo. La scoperta dei
gruppi sanguigni meritò a Landsteiner il
premio Nobel per la medicina nel 1930.
Senza falsa retorica, la possibilità di tra-
sfondere la vita tra soggetti della stessa
specie aprì nuove possibilità e insperati
orizzonti nella risoluzione di malattie fino
ad allora mortali nel campo medico e
soprattutto in quello chirurgico. Negli anni
successivi le ricerche in questo senso si
sono raffinate e hanno contribuito a ren-
dere ancor più indispensabile e di uso
quotidiano questo tessuto, tanto da far
aumentare in modo notevole la richiesta a
fronte di un'offerta non sempre sufficien-
te. Si poneva perciò un nuovo obbiettivo
da raggiungere : la possibilità di reperire
nuovo sangue da un numero sempre
maggiore di donatori e la loro organizza-
zione in centri dove la donazione non
ASSOCIAZIONE
GRUPPO
6
fosse solo un fatto occasionale, ma rap-
presentasse anche una " banca" dove poter
depositare e conservare il sangue donato
per i momenti di maggior richiesta.
"Banche" di sangue sono state organizza-
te nei maggiori Ospedali e sono nati Cen-
tri di prelievo presso molte Associazioni
Volontaristiche. A tutt'oggi esiste anche
un Centro Riferimento Attività Emotra-
sfusionale (C.R.E.) che a livello regiona-
le coordina la disponibilità di sangue sul
territorio e ne permette un rapido inter-
scambio. Anche se in molti Centri, come
nel Nuovo Ospedale S.Giovanni di Dio, si
è raggiunto l'autosufficienza , questo non
significa che non ci sia più bisogno di san-
gue. Ora più di prima la presenza costante
di donatori permette la tranquillità opera-
tiva dei medici e dei chirurghi.
DONATORI
| We | d un anno dalla istituzione del
A Gruppo Donatori Sangue, la no-
l J stra Associazione conta già un
decina di iscritti che hanno fatto una pri-
ma donazione presso il Centro Trasfusio-
nale del N.O. San Giovanni di Dio.
Per il momento è un piccolo contributo,
ma il nostro impegno è quello di aumenta-
re questo numero in brevissimo tempo
anche grazie all'opera di sensibilizzazio-
ne degli altri iscritti. Donare sangue è
facile e non richiede un sacrificio nè fisico
nè tantomeno di tempo. Donare material-
mente una parte di se stessi rappresenta in
questo caso l'offerta più preziosa che un
uomo fà ad un altro uomo.
È a questo proposito che un particolare
ringraziamento viene rivolto al Prof. Paoletti
e ai suoi collaboratori del Centro Trasfu-
6
SANGUE
sionale che, con la loro simpatia e cordia-
lità, ci hanno seguito ed aiutati fin dall'ini-
zio.
Un ringraziamento anche ai donatori dei
quali pubblichiamo i nomi, non certamen-
te per pubblicità, ma come doveroso
omaggio al loro altruismo.
Lucia Cassettari Bernacchioni, Federigo
Bernacchioni, Paolo Checcucci Lisi, Guido
Del Re, Beatrice Frontani, Nevio Nardi,
Stefano Nascioli, Gianni Osticioli, Loren-
zo Recchia.
Per qualsiasi informazione o chiarimento
rivolgersi a Lorenzo Recchia al 652.106 o
alla nostra Associazione tutti i Martedì
dalle ore 21 in poi al 21.88.39.
Lorenzo Recchia
(A.T.)
Donare sangue è facile e a parte abbiamo
inserito un piccolo"decalogo" per chi si
avvicina per la prima volta alla donazio-
ne. In genere un'ora è sufficiente tra atte-
sa, visita, esami sierologici ed ematologi-
ci di idoneità e trasfusione. La legge pre-
scrive che le donne possono donare circa
5 ml pro Kg di peso, mentre gli uomini
circa 6 ml pro Kg di peso. Tradotto in
pratica significa una donazione per le donne
di circa 250 gr di sangue, mentre per gli
uomini circa 450 gr. Una quantità irrisoria
rispetto al beneficio che può ricevere chi
ne ha improcastinabile bisogno.
Tutto bene allora. E invece no. La facilità
di una donazione non deve essere confusa
con la superficialità dell'atto che invece
richiede consapevolezza di donare e sicu-
rezza non solo della propria integrità fisi-
ca ma anche del proprio regime di vita. E'
a questo fine che vengono effettuati i
controlli clinici e anche un colloquio con
il donatore che in quella occasione deve
essere ragionevolmente sincero sulle pro-
prie abitudini di vita. In poche parole il
sangue donato deve essere DOC, il che
rende ancor più prezioso e importante un
gesto che in cambio di pochi grammi e di
pochi minuti spesi permette a chi lo riceve
di continuare a lottare per la propria vita.
Alessandro Tantussi
DECALOGO
1) DalLunedì al Sabato compreso, tra le 8
e le 10 presso il Centro Trasfusionale
del Nuovo Ospedale S.Giovanni di Dio.
Presentarsi a digiuno (è ammesso un
caffè o un tè senza latte nè zucchero).
3
Non presentarsi durante periodi di al-
lergia o di assunzione di farmaci e non
prima di sei mesi dal rientro da un
paesetropicale.
Nella sala di attesa il donatore viene re-
gistrato.
s
5) Dopo pochi minuti viene effettuato il
prelievo di alcune gocce di sangue. La
misurazione della pressione arteriosa
e del peso.
Se tutto è in ordine ammissione alla
visita medica.
DD
x
N
<
Prelievo del sangue.
œ
=
Dopo il prelievo ci si può ristorare nel
bar antistante al centro dove è prevista
una colazione per il donatore.
Si riprende la vita quotidiana e già dopo
tre mesi si può nuovamente donare
sangue.
10)11 lavoratore dipendente, per donare il
sangue; può usufruire di una giornata di
permesso retribuita.
SALUTE
La Plasmaferesi:
“Una moderna forma di donazione”
l Prof. Paoletti è Primario presso il
I Centro Trasfusionale del Nuovo Ospe-
dale S.Giovanni di Dio, dove oltre alla
normale attività di raccolta di sangue intero è
stato coordinato un modo nuovo di donare il
sangue: la plasmaferesi.
- Professore, che cosa è la plasmaferesi ?
- È una tecnica di trasfusione che permette di
prendere al donatore il plasma cioè solamente
la parte liquida del sangue, rendendogli nello
stesso tempo la parte cellulare: globuli rossi,
globuli bianchi e piastrine. Una donazione di
500 gr di solo plasma priva l'organismo di circa
450 gr di acqua e di 40 gr fra albumina, globu-
line ed altre proteine essenziali per la coagula-
zione e le difese immunitarie.
- Quindi una grossa perdita per l'organismo del
donatore ?
- No, al contrario. La perdita viene compensata
nel giro di poche ore e certamente è meno
impegnativo che donare sangue intero.
- Allora perchè date così tanta importanza al
plasma e alla plasmaferesi ?
- Innanzi tutto lo scopo è ottenere da individui
sani consistenti quantità di sostanze indispensa-
bili per valore biologico e terapeutico; basta
pensare alle Immunoglobuline per la sieropro-
filassi nelle malattie infettive e ai vitali fattori
di coagulazione nella cura delle malattie emo-
filiche ed emorragiche. In secondo luogo, l'Ita-
lia spende più di 200 miliardi l'anno per impor-
tare plasma e plasmaderivati in quanto è auto-
sufficiente solo per un 10 % del fabbisogno
nazionale rendendoci schiavi non solo econo-
micamente, ma anche moralmente. Ultimo scopo,
ma non meno importante, è garantire a chi ne ha
bisogno la presenza costante di plasma senza
rischio di blocchi di forniture dall'estero e al
rischio di malattie infettive sconosciute e non
ancora presenti in Italia come già in passato per
l'AIDS.
- Chi dona sangue può allora donare anche il
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
FIRENZE
Buon Natale
Il Presidente
Il Comitato organizzativo
plasma.
| - Sicuramente. Anzi, chi fino adesso non era
idoneo per la donazione di sangue intero per
condizioni ematologiche, come ad esempio la
microcitemia, può essere idoneo ad una dona-
zione di solo plasma. Rispetto alla donazione di
sangue c'è la restrizione di età che deve essere
compresa tra i 21 e i 55 anni, un'igiene alimen-
tare adeguata senza abuso di sostanze alcoliche
e un più esteso "check-up" che ha il vantaggio di
assicurare al donatore un controllo periodico
| della sua salute.
- Quanto tempo richiede una plasmaferesi e in
parole semplici come si attua ?
- Per ottenere 500 ml di plasma si impegano
macchine modernissime che per centrifugazio-
ne o per filtrazione separano il plasma dalla
parte cellulare che viene reinfuso allo stesso do-
natore. Si impiega un solo ago che, come tutto
il Kit è sterile e monouso e tutto il procedimen-
to non richiede più di 30 minuti. E dopo 14
giorni si può già fare un'altra donazione.
- Un'ultima domanda. Dove si può fare una pla-
smaferesi ?
- A Firenze sono stati allestiti degli appositi
Centri per la plasmaferesi presso i Servizi Tra-
sfusionali delle U.S.L 10/C, 10/H, 10/D e cioè
presso gli Ospedali Nuovo S.Giovanni di Dio,
S.Maria Annunziata e Careggi. In queste sedi
medici e tecnici sono a disposizione per chiari-
menti, dimostrazioni e programmazione del-
l'attività.
- Allora un Volontario a chi deve rivolgersi ?
- Alle proprie Associazioni che lo inserirà negli
elenchi da trasmettere al Centro Trasfusioni. So
che l'Associazione di San Giovanni di Dio ha un
gruppo di donatori che già sta lavorando in
questo senso. Qualsiasi contributo, piccolo o
grande che sia, ci farà fare un grande passo
verso l'autosufficienza e quindi non può che
essere benvenuto.
Alessandro Tantussi
4p,
er Felice anno
Nuovo
40,
Potrebbe essere
una buona idea
P sformare l'Albergo
Nazionale in albergo
per anziani del quartiere..."
Parlando con la gente mi sono
sentito spesso dire questa fra-
se, ci ho pensato anch'io che
conosco come cittadino e come
medico molte delle necessità
del quartiere e mi sono venuti
subito alla memoria i vecchi
che vivono soli in condizioni
penose e talvolta pericolose (i
Vigili del Fuoco spesso devo-
no accorrere per aprire porte o
passare dalle finestre di appar-
tamenti in cui vivono persone
anziane che non rispondono
più al campanello), farebbe
piacere pensare di essere in
una città così evoluta che pen-
sa anche alla vecchiaia dei
cittadini cercando di mantene-
re il loro ambiente e stile di
vita fintanto che è possibile.
Viene fatto di pensare che
quell'Albergo di Piazza Santa
Maria Novella potrebbe ospi-
tare proprio questi vecchi dan-
do loro la possibilità di un ulti-
mo periodo anche migliore di
quello trascorso. La Piazza,
anche se attualmente malridot-
ta da non controllate presenze
è pur sempre una delle più belle
di Firenze e per coloro che
hanno sempre vissuto in que-
sta zona potrebbe essere vera-
mente il rifugio ideale in cui
trascorrere serenamente gli
ultimi anni dell'esistenza che
ricordiamolo potrebbero esse-
re anche i più importanti.
Sergio Balatri
FIRENZE
otrebbe essere anche
una buona idea tra-
ABBIAMO PARTECIPATO
SESTO CONVEGNO
A.N.C.R.O.
Per una pastorale del 2000
Collevalenza
8-12 ottobre 1990
A
I] convegno hanno
lgs)
partecipato 370 fra
cappellani, religiosi,
sacerdoti diocesani,
suore e laici.
Presenti S.Ecc. Mons. Luca
Brandolini Vescovo di Roma
responsabile degli Ospedali
romani; il prof. Trabucchi con
la sua conferenza "Scienza e
Fede, un'alleanza terapeutica?"
e il prof. Antonino Zichichi
con la sua conferenza "La
scienza e la spiritualità del-
l'uomo", ci hanno confermati
sulla certezza del nostro lavoro.
Abbiamo chiuso il convegno
giovedì pomeriggio con una
solenne concelebrazione nel
duomo di Orvieto, ricorrendo
il centenario del miracolo
Eucaristico del quale si con-
serva il corporale macchiato
di sangue.
Ha preseduta la concelebra-
zione Mons. Luca Bradolini
che da esperto liturgista ha
inquadrato la presenza dei
cappellani ospedalieri nella
realtà Eucaristica.
All'organo P. Mario Rho,
minore, animatore dei canti P.
Giovanni Maria Rossi M.L..
L'incantevole Cattedrale, con
l'ultimo sole, salutava in una
stretta commossa, tutti i con-
vegnisti per l'anno venturo.
Don Dino Rotelli
Cappellano del Nuovo Ospedale di
San Giovanni di Dio
L'ANCRO è un'Associazione nazionale
di Cappellani e religiosi ospedalieri che
si propongono di lavorare insieme nel
mondo della salute: "Insieme per servi-
re".
Vi fanno parte i Fatebenefratelli, iCam-
milliani, i Frati Minori, i Frati Cappuccini,
e diversi sacerdoti del Clero Diocesano.
In tutto 800 persone.
Opera in moltissimi Ospedali di tutte le
dimensioni senza togliere ai relativi
Ordini la propria autonomia di azione.
ABBIAMO PARTECIPATO
MEDICI CONTRO L'«“EPIDEMIA NUCLEARE”
ei giorni 13 e 14 ottobre scorsi si è svol-
N to a Prato, nel trecentesco Palazzo
Pretorio, sede del Comune, il Meeting
Mediterraneo e Mediorientale della As-
sociazione Internazionale di Medici per la Pre-
venzione della Guerra Nucleare (IPPNW), pre-
mio Nobel per la Pace nel 1985. A questo
incontro hanno partecipato i medici responsabi-
li delle sezioni nazionali IPPNW di Algeria,
Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Israele, Ita-
lia, Palestina e Spagna.
La cerimonia inaugurale è stata aperta in manie-
ra solenne dalle chiarine del comune, seguite da
un articolato saluto del Sindaco di Prato Marti-
ni, che ha ricordato sì gli importanti cambia-
menti dell'Est Europeo ed il conseguente allen-
vita umana, ha augurato un ritorno al culto dei
| valori ed all'ascolto della voce della propria
coscienza.
Successivamente hanno preso la parola vari
medici delle diverse nazionalità e dagli inter-
| venti traspariva in tutti l'impegno ad operare per
| la salvaguardia della salute e della vita di tutti.
La suggestiva diretta telefonica da Boston del
Prof. Lown, impossibilitato a partecipare perso-
nalmente, ha chiuso il congresso.
| Dopo due giorni di lavori a porte chiuse, i
medici partecipanti hanno redatto un documen-
to definito "Dichiarazione di Prato" che è stato
divulgato in maniera solenne a Roma, il 15
ottobre, durante una cerimonia all'Accademia
Nazionale dei Lincei.
come "epidemia nucleare".
favore della pace.
IPPNW
La sigla deriva da International Physicians for the Prevention of Nuclear War.
Il principale promotore della nascita di questa associazione è stato un cardiologo americano, il
professor Bernard Lown, che è titolare di cattedra alla prestigiosa università di Harvard.
Lown, intorno agli anni 60, in piena guerra fredda, maturò la convinzione che nessun medico poteva
rimanere indifferente di fronte alla crescente minaccia di conflitto nucleare, e l'impegno professionale non
poteva riguardare solo lo studio dei possibili interventi sanitari successivi ad una eventuale catastrofe
nucleare, anche perchè qualsiasi intervento medico sarebbe perfettamente inutile nei sopravvissuti colpiti
da radiazioni. Da qui l'idea della prevenzione come unica arma per combattere quella che Lown indicò
Dopo un ventennio dedicato allo studio di tutte le vie da poter percorrere affichè la classe medica si
facesse promotrice di una valida azione preventiva sui Governi e sull'opinione pubblica, nel dicembre del
1980, Lown insieme ad altri medici americani e sovietici, ha fondato a Ginevra la IPPNW. Attualmente
l'Associazione conta circa 200.000 medici iscritti nelle sezioni di una sessantina di paesi.
Il professor Bernard Lown e il sovietico professor Yevgeny Chazov, sono stati insigniti, in rappresen-
tanza di tutta la IPPNW, del premio Nobel per la pace nel 1985, in riconoscimento dell'opera svolta in
La sezione italiana si chiama AIMPGN (Associazione Italiana Medici per la Prevenzione della Guerra
Nucleare) e la segreteria nazionale ha la sede a Prato nei locali messi a disposizione dal Comune. Il
presidente della sezione italiana è il professor Daniel Bovet, premio Nobel per la Medicina, vicepresiden-
te il prof. Alberto Malliani e segretario il prof. Gian Antonio Danieli.
tamento delle tensioni tra i due blocchi, ma ha
assunti anche toni preoccupanti per la seria crisi
del Golfo Persico che richiama ancora di più
alla pace e soprattutto ad un'opera di prevenzio-
ne della Guerra, che sicuramente sfocerebbe nel
dramma nucleare. Martini ha anche formulato
la speranza che il Mediterraneo diventi un vero
e proprio "mare di pace".
Il saluto della Regione Toscana è stato portato
dal vicepresidente della Giunta, Alberto Ma-
gnolfi, che ha parlato di "nuovo Rinascimento"
all'insegna della pace e di uno sviluppo di tutti i
popoli.
Appassionato ed autorevole è stato l'intervento
del Vescovo di Prato. Mons. Pietro Fiordelli,
portavoce della comunità cattolica.
Egli ha definito la parola pace "sacra e benedet-
ta" ed ha ricordato che ogni uomo "se non è
deformato da passioni ed egoismi, per sua natu-
ra è un essere assetato di pace". Il Vescovo,
nell'associare pace e fraternità universale, pace
e giustizia, pace e libertà, pace e rispetto della
Nel primo articolo si recita: "E' dovere dei
medici proteggere la salute, prevenire le malat-
tie, preservare la vita e lottare contro la morte.
Di conseguenza i medici ritengono loro dovere
sociale prevenire la guerra e chiedere giustizia,
rispetto della dignità umana e dei diritti umani
in ogni paese. E' obbligo morale dei medici
promuovere la cooperazione e la solidarietà fra
le persone e le nazioni, essendo convinti dell'e-
quità dei diritti di tutti gli esseri umani".
Una copia del documento è stata consegnata a
varie ambasciate, in particolare a quelle delle
nazioni direttamente coinvolte nella crisi del
golfo.
L'Associazione San Giovanni di Dio, sempre
sensibile a tutte le iniziative volte a tutelare
l'uomo nella sua interezza, secondo l'insegna-
mento del Santo, ha seguito con interesse questo
importante incontro organizzato nella vicina
Prato e condivide l'impegno in favore della
pace.
Mauro Batisti
FIRENZE
FLORENTIA MATER
on solo per recuperare un passato di
cultura dimenticata ma anche per re-
N stituire ai fiorentini la memoria di tra-
dizioni che hanno caratterizzato nei secoli la
vita di Firenze, si è costituita, nel 1988, l'acca-
demia culturale "Florentia Mater". Sebbene
giovane ha già al suo attivo numerose ed origi-
nali iniziative. Tra queste la celebrazione di una
Messa Medicea in San Lorenzo nella ricorrenza
dei santi Cosma e Damiano, martiri di Diocle-
ziano, che Casa Medici aveva eletti come pro-
tettori della loro famiglia. Ogni anno a Settem-
bre, nel giorno della nascita del primogenito
26 Settembre - “Messa Medicea” in onore dei santi
Cosma e Damiano organizzata dall'Associazione
Florentia Mater (Foto Press Photo).
Cosimo, che da uno dei due santi prese il nome,
veniva celebrato questo rito al quale partecipa-
va tutto il popolo in festa. Nell'ottica di un
recupero di troppo spesso dimenticati ma non
scomparsi valori culturali l'Accademia organiz-
za anche mostre e convegni di studio, anche in
collaborazione con Enti e Istituzioni scientifi-
che. Nel primo centenario della morte di Carlo
Lorenzini, il Collodi, Florentia Mater si è fatta
promotrice di un convegno dove è stato discusso
« l'universo pedagogico e psicologico del "bab-
bo di Pinocchio"» e che ha portato alla luce
aspetti inconsueti di questo burattino che conti-
nua ancora oggi ad essere tanto amato dai bambini.
Ma l'iniziativa più importante e di più ampio
respiro che attualmente impegna l'Ac-
cademia è la commemorazione di Lui-
gi Cherubini. Come lo stesso presiden-
te dell'Accademia, Roberto Mascagni,
mi spiega, questa iniziativa vuol ricor-
dare non solo un grande musicista ma
anche uno dei più rappresentativi fra i
nostri concittadini. Annualmente verrà
tenuto un convegno, al quale si affian-
cheranno conferenze e sopratutto con-
certi come quello organizzato nell'anti-
ca sede dell'Oratorio del Ceppo, in via
Chi desidera partecipare al lavoro del-
l'Accademia Florentia Mater, può scri-
vere alla casella postale 347, 50100
Firenze e sarà sicuro di trovare un'As-
sociazione dove i fatti contano più di
mille parole. In questo senso, l'ultima
iniziativa che la Florentia Mater sta
progettando è l'impegno a trovare fondi
per finanziare il restauro di opere d'ar-
te e poter così restituire, nella sua
integro ed eterno valore, tanti pezzi di
Firenze ai Fiorentini.
Pandolfini.
FIRENZE
BORGOGNISSANTI
ochi sanno che il giovane Mozart quat-
| P | tordicenne allorché con il padre Leo-
=~~ poldo, durante un viaggio in Italia, si
fermò a Firenze per una serie di concerti alla
Corte dei Lorena ha pernottato per alcuni giorni
| all'Albergo dell'Aquila Nera in Borgognissanti.
Tale Albergo fu individuato dal dott. Pietro
Aranguren nell'attuale albergo Goldoni al nu-
| mero civico 8.
| Tutte queste notizie e le illustrazioni sono state
| estratte dal libro «Mozart in Italia» Ed. Ricordi.
L'Associazione avrebbe avuto in animo di sco-
prire una lapide in occasione dell'anniversario
| della morte del musicista il 5 dicembre di que-
st'anno, ma ricorrendo l'anno prossimo il secon-
do centenario della morte, si ripropone di orga-
nizzare fin d'ora la formazione di un Comitato
3945 CONVENTO D'OGNISSANTI
3423 PALAZZO GUARATESI
4002 OSPEDALE DI SAN GIOVANNI D'IDDIO
4006 PALAZZO CON LA TERRAZZA ALLA ROVESCIA
X 4008 ALBERGO DELL'AQUILA NERA
4009 TEATRO DEI SOLLECITI
4010 PALAZZO FOSSOMBRONI
Alessandro Tantussi
MOZART
in Italia |
I VIAGGI E LE LETTERE
a cura di
G. Barblan e di A. Della Corte
RICORDI
che si occupi di questa impor-
tante iniziativa.
a
a
>
3
FIRENZE
UN GIOCATTOLO PER LA STORIA
{N | vero, c'è proprio una locomotiva
È in piazza Strozzi. E' a grandezza
== naturale e ti invita ad entrare alla
2° mostra del giocattolo d'epoca che ha
aperto i battenti il 18 Novembre scorso e
lo resterà fino al 6 Gennaio. Patrocinata
dal Comune di Firenze e promossa dalla
Biennale Internazionale dell'Antiquaria-
to, rappresenta una occasione più unica
che rara ( la 1* edizione fu nel 1988) per
assaporare il mondo affascinante e illuso-
rio dei giocattoli. Intere generazioni han-
no passato le ore più belle della loro
gioventù in compagnia di un qualsiasi
oggetto che potesse eccitare la fantasia e
FIRENZE
VERMOUTH
ALLA
Noce Vomica
l nostro Vermouth si rinnova.
La bottiglia trasparente e soprat-
tutto la nuova etichetta che raffi-
gura l'ingresso dell'Ospedale di San Gio-
vanni di Dio in Borgognissanti, sono le
novità più importanti.
Siamo certi che tutti i nostri soci continue-
ranno ad apprezzare questo amaro prepa-
rato ancora con erbe aromatiche e secon-
do la formula dei Frati “Fatebenefratelli”.
IO
I
spesso queste fantasie hanno preso la for-
ma di soldatini di carta o di piombo, di
bambole fatte di cenci, di improvvisati
carretti tutto legno e chiodi. Ma per chi
poteva avere qualche lira da spendere
ecco pronti giocattoli di latta colorata,
porcellana, biscuit, che non hanno niente
da invidiare a quelli plastificati dei nostri
giorni e rappresentano anche un album
della storia del costume e della vita di
un'epoca. Articolata per settori, la mostra
si stende piuttosto vasta ,sui tre piani di
Palazzo Strozzi. Si inizia con le bambole,
alcune delle quali datano 1878 e sono
costruite nei più svariati materiali, e con i
soldatini di carta che ad un soldo al foglio
rappresentavano interi reggimenti di ca-
valleria e di guardie imperiali. Si prose-
gue un pò trasognati, via via che si scopro-
no le scatole di montaggio del meccano
con accanto i modellini realizzati e perfet-
tamente funzionanti, che hanno spinto più
di un genitore a sognare il figlioingegnere.E
poi i trenini di tutte le epoce con la rico-
struzione di una stazione ferroviaria, con
tanto di scambi e treni in arrivo e partenza;
e gli aeromodelli di perfetta riproduzione,
da quelli con la carica a molla fino ai tele-
comandati; ed ancora modellini di navi a
vela e a vapore. Ma la mostra non si limita
a questi esempi d'epoca. Accanto ad ogni
settore sono esposte anche le più recenti
scoperte dell'uomo che ridotte in scala
sono poco più che giocattoli. Aerei super-
sonici con la tuta (vera questa) dei piloti
militari e navi da guerra, copia di quelle
che attualmente solcano il mare, fanno
compagnia ad alianti, aquiloni e alla famosa
Ferrari F40. A chiusura della mostra, un
omaggio al famoso Tex Willer, giocatto-
lo in carta patinata, con i personaggi a
grandezza naturale e perfino la ricostru-
zione di una miniera abbandonata. Ma
non sono stati dimenticati quei bambini
che di giocattoli non possono godere: un
grande orcio pro UNICEF è nell'atrio di
Palazzo Strozzi ed aspetta di essere riem-
pito da tutti noi.
Visitare questa mostra del giocattolo rap-
presenta quindi non solo un'occasione di
divertimento o di cultura, ma anche una
scusa per rivivere con i nostri bambini gli
anni più spensierati della nostra vita.
Alessandro Tantussi
CITÀ DEL VATICANO
QUANTI FARMACISTI HA IL PAPA?
I primati e la vita quotidiana dell'unica
farmacia della Città del Vaticano, lo
Stato più piccolo del mondo. In testa
alle vendite, i farmaci che non sono
autorizzati in Italia e, sorprendentemen-
te, i tranquillanti.
Il nostro incontro con il farmacista au-
straliano che la dirige da trentatrè anni
l'unica farmacia dello Stato più
piccolo del mondo, appena 0,44
chilometri quadrati e mille abi-
tanti con piena cittadinanza: la
Repubblica di San Marino, con i suoi
60,57 chilometri quadrati e 25 mila abi-
tanti, al confronto è un gigante geografi-
co, ma quando si parla della Città del
Vaticano e di chi vi abita le quantificazio-
ni sono improponibili. Ricordiamo tutti
infatti le storiche e becere parole di Stalin
che a Yalta , sentendo parlare della grande
influenzaesercitata dal Vaticano nelmondo,
domandò con sarcasmo: "Ma quante divi-
sioni ha il Papa?".
Sia come sia, sempre geograficamente
parlando, la Città del Vaticano ha dimen-
sioni lillipuziane e basterebbe questo per
conferire alla sua unica farmacia una sin-
golarissima particolarità. Ne ha anche
un'altra però: è infatti l'unica farmacia al
mondo alla quale si può accedere soltanto
se si ha una ricetta medica e una speciale
autorizzazione che viene rilasciata a vista
in un posto di gendarmeria previa esibi-
zione, sia della ricetta, sia di un documen-
to d'identità.
Il filtro è severissimo per chi viene dall'e-
stero della Città del Vaticano, un migliaio
di persone circa, e un po' meno rigoroso
per i residenti e per i 1500 dipendenti degli
uffici pontifici e i loro familiari, ottomila
o poco più.
La farmacia è convenzionata con il servi-
zio sanitario del Vaticano che assiste i
residenti e i dipendenti: tutti pagano i
ticket, comprese le guardie svizzere, ma
l'importo è molto contenuto, anche perché
gli assistiti sono tenuti a versare un contri-
buto mensile allo stesso Servizio sanita-
rio, istituito nel 1953, Pio XII felicemente
regnante.
Fondata nel 1874 e affidata inizialmente a
un farmacista e a un infermiere dell'Ordi-
ne di San Giovanni di Dio, sorto nel 1584
con compiti di assistenza sanitaria, la far-
macia ha avuto tre sedi diverse. Quella at-
tuale, inaugurata nel 1929, l'anno dei patti
lateranensi, è in un edificio dove hanno
sede anche un ambulatorio e un pronto
soccorso.
Una storia ultrasecolare dunque, ma di cui
all'interno della farmacia non si ha trac-
cia: entrati passando attraverso porte elet-
troniche si arriva in un ambiente ultramo-
derno e ultrafunzionale, con pareti, arredi,
accessori, banchi e scaffali rigorosamente
bianchi.
E
Vi lavorano dodici farmacisti, di cui
nove religiosi e tre laici. Il direttore,
Fabian Hynes, nato a Sidney (Au-
stralia), dove si è laureato in farma-
cia, è arrivato a Roma nel 1956 per
dirigere il servizio farmaceutico del-
l'Ospedale Fatebenefratelli all'Isola
Tibarina, ma dopo quattro mesi è
approdato come direttore nella far-
macia vaticana. Lo è da trentatrè
anni, un terzo di tutta la storia di
questa farmacia.
E' lui a spiegarci che la farmacia
trae i maggiori proventi dalle forni-
ture agli ospedali italiani e dalle
vendite di farmaci stranieri non ancora
autorizzati in Italia (e alcuni magari
non lo saranno mai), importati dal
Vaticano nella sua qualità di Stato
indipendente. Per l'importazione di
farmaci esiste un'apposita commis-
sione composta di medici che valu-
tano i requisiti di tutti i medicinali in
commercio nel mondo.
"Quando esce un farmaco nuovo di
una certa importanza", ci dice il dotto
Hynes, "noi cerchiamo di averlo subito. In
passato siano stati i primi a vendere gli an-
tibiotici orali appena usciti. Oggi siamo
sempre i primi a vendere tutti i tipi di an-
tibiotici. Tra i medicinali più interessanti
abbiamo da tempo il Mevacor in compres-
se a base di lovastatina, da poco registrato
anche in Italia. Vendiamo poi, da sempre,
medicinali, anche per patologie poco
conosciute, che per vari motivi non sono
mai stati messi in commercio in Italia.
Abbiamo sempre avuto farmaci per il
diabete insipido, siamo stati i primi ad
averli e soltanto per alcuni di essi è stata
poi autorizzata la vendita nelle farmacie
italiane. Abbiamo anche diversi vaccini
| per morbillo, rosolia e parotite insieme e
un vaccino specifico per la parotite. Sia
chiaro però che questi nostri primati ci
gratificano come farmacisti e non come
| operatori commerciali".
I farmacisti vaticani sono anche operato-
ri? Il dottor Hynes minimizza: "Vendia-
mo anche qualcosa di nostra produzione,
per esempio colluttori e prodotti antifor-
fora, niente di straordinario però".
Un ricordo personale. "Qualche anno fa è
venuto qui un giovanotto che cercava di
me. Da bambino aveva avuto una grave
malattia e io avevo venduto a suo padre
l'antibiotico al quale doveva la vita.
Dopo tanto tempo, saputo il mio nome, ha
voluto venire a Roma da Firenze per rin-
graziarmi. Mi ha reso felice".
I prezzi dei medicinali che vendete voi
sono inferiori a quelli praticati dalle far-
macie italiane?
"Gli sconti che possiamo praticare sui
prodotti italiani", ci spiega il dottor Hy-
| nes, "sono minimi, inferiori all'ammonta-
re dell'Iva dalla quale sono esenti i farma-
ci venduti da noi. E l'unico privilegio che
abbiamo rispetto alle farmacie italiane e
ne beneficiano soprattutto gli utenti. Sui
prodotti non italiani invece non possiamo
| praticare sconti".
Quali sono i farmaci che vendete di più?
"Soprattutto i vaccini, ma sono anche molto
richiesti i tranquillanti, oltre ai farmaci
non registrati in Italia, ovviamente. Co-
munque sia non siamo in concorrenza con
le farmacie italiane: molti dei nostri pro-
dotti in Italia non sono autorizzati. Con le
farmacie romane, anche con quelle più
vicine, abbiamo ottimi rapporti".
Per gentile concessione di
Panorama Farmaceutico.
PICCOLI ANNUNCI
Nuovo Ospedale
di San Giovanni di Dio
Via di Torre Galli 3 - FIRENZE
Agli studenti di Medicina
dell'Università di Firenze:
IV V e VI corso di laurea:
Le due divisioni di Chirurgia
Generale e Pronto Soccorso
accettano un numero di
cinque studenti
frequentatori ciascuna
Per informazioni rivolgersi al
Dott. Sergio Balatri Tel. 71921
\
ASSOCIAZIONE
l nostro animo e soprattutto il
I mio sono sempre turbati dal
pensiero della chiusura del
Pronto Soccorso di San Giovanni di
Dio e dell'Ospedale di Borgognissanti
avvenuta ormai otto anni fa, ma sempre
viva nel ricordo di quanti ancora conti-
nuano a vivere in questo quartiere.
Tutti sicuramente in cuor loro sperano che
presto si ritorni a parlare dell'Ospedale e
se ne riapra il Pronto Soccorso.
L'Associazione che da questo ospedale
prende ancora nome e vita, non solo lo
spera, ma ne ha anche una chiara cer-
tezza proveniente direttamente da quei
simboli posti a guardia dell'ingres-
so: mi riferisco alle statue della Fede
Carità e Speranza che per chi entra
ancora in Ospedale ricordano l'attuali-
tà del messaggio cristiano che da secoli ha
sempre guidato le Opere di San Giovanni
di Dio.
Sergio Balatri
SETTEMBRE 1982 -1990
OTTO ANNI DI CHIUSURA
DEL PRONTO SOCCORSO
DELL'OSPEDALE
SAN GIOVANNI DI DIO
BORGOGNISSANTI
UN ERRORE
DA RIPARARE!
ABBIAMO LETTO
inchiuso, schivo della pubblicità, fu
R innanzi tutto un uomo di influenza, che
7. disprezzava il denaro e l’infeudamen-
to al potere economico e politico. Moralista
quanto giornalista, Hubert Beuve-Méry, che
firmava i suoi editoriali Sirius”, attingeva le
sue informazioni nei monaci del Medioevo e in
Peguy. Coltivava gelosamente la sua indipen-
denza e, per meglio premunirsi, rifiutò a lungo
le cene in città, sfuggendo a ricevimenti e cock-
tails. Ma chi conosce la storia del fondatore del
giornale Le Monde? Per la prima volta, questa
biografia ricostruisce le battaglie di un grande
direttore di quotidiano, vilipeso dall’estrema
sinistra durante la liberazione, per il suo suppo-
sto petainismo, e dall’estrema destra, durante la
guerra fredda, per il suo presunto cripto-comu-
nismo.
Chi era dunque? Nato povero, quasi miserabile,
salvato dalla chiesa cattolica, egli fu, avanti
guerra, il corrispondente del “Temps” in Europa
centrale. Durante dieci anni, denunciò la minac-
cia del nazional-socialismo. Fu uno dei rari
intellettuali a gridare ”no” agli accordi di Monaco
che abbandonavano Praga a Berlino, l'Europa
al dilagante nazismo. Poi arrivò Le Monde,
l’occasione, alla richiesta del generale De Gaul-
le, di creare un giornale pulito, vero, in rottura
con la stampa “marcia” di ante guerra.
Ritratto di un uomo e storia di una esigenza,
questo libro fa rivivere anche la stampa di tutta
un’epoca con i suoi scontri, i suoi impegni
talvolta con i suoi smarrimenti, con le figure di
un Camus, di un Brisson, di un Lazareff, di un
Mauriac, racconta la formidabile avventura di
un ‘anticonformista’ che riuscì a fare del suo
giornale il breviario della classe politica e dei
quadri di un’epoca in cui la stampa soppiantava
la televisione.
R
ASSOCIAZIONE
'
ULTIM'ORA
a nostra Associazio-
L ne ha ricevuto dalla
Presidenza della
U.S.L. 10/C il nulla osta per
l'attività di assistenza ospeda-
liera. Da molto tempo stava-
mo aspettando questa notizia
che da la possibilità al Gruppo
Assistenza "Giovanni Bonel-
li" di iniziare finalmente ad
operare nello spirito che ani-
ma tutta la nostra Associazio-
ne: la carità. Cercheremo di
portare anche fede e speranza
in aiuto a chi soffre, a chi nel
dolore della malattia lotta in
solitudine. Chiunque deside-
ra operare in tal senso o sem-
plicemente vuole dare un per-
sonale impegno di fraternità e
solidarietà nell'assistenza, può
rivolgersi al Sign. Lorenzo Rec-
chia, responsabile del Gruppo
Assistenza "Giovanni Bonel-
li", telefonando al 65.21.06 , o
presso la sede dell'Associa-
zione, il Martedì dopo le ore
21, al 21.88.39.
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in
busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N.10340503 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella Postale 521 Firenze
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
Carissimi Soci
è iniziato il rinnovo della quota as-
sociativa per l'anno 1991 che costa
L. 20.000.
| Chi ancora non l'avesse fatto, può
Lo SOVEN SI ro citta aa rea DIO A aa 3 . .
i , | | usufruire del bollettino di conto corren-
jl aossen diprotes Ne aesan SEME A c.ca
| te postale allegato a questo numero
| della Sporta specificando nella
casuale “TESSERA 1991”.
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio.
<
D
le]
d
Ho)
=
D,
Versa contestualmente L. ........................ da trattenersi quale quota associativa per i Ringraziamo situata
alia Firmaleggibile | sostenuto e vorrà continuare a soste-
| nerci per il futuro, assicurando, Co-
| munque, il nostro impegno e la nostra
Frenzel elann a | presenza,
(4
ASSOCIAZIONE
| a tempo abbiamo pensato di oc-
D cuparci in maniera sistematica
della Medicina Alternativa, sia
perchè alcuni di noi ,come il dott. Balatri
eil dott. Romani rispettivamente nelcampo
fitoterapeutico ed omeopatico (La Sporta
N.5-6), da tempo praticano con successo
terapie di questo tipo, sia perchè ci sono
sembrati interessanti alcuni presupposti
che governano l'argomento se non altro
sul piano speculativo.
Il ponderoso ed esauriente Index Medicus
ha da alcuni anni aperto una voce, "Alter-
native Medicine", nella quale si possono
gi trovare numerose notizie, per non par-
lare, sempre secondo l'Index, delle varie
“ROBERTO SOANA”
medicine orientali.
Durante gli ultimi anni, in misura sempre
crescente le caratteristiche dei nostri si-
| stemi sanitari sono state oggetto di inte-
resse e di preoccupazioni, con il risultato
che alcune barriere interposte tra medici-
na "convenzionale" e "alternativa"hanno
cominciato a crollare.
| Se si volesse definire la differenza fra le
due sfere, probabilmente sarebbe ancora
valida l'affermazione che la medicina
convenzionale ha di mira l'uomo inteso
quale un sistema di leve, reazioni chimi-
che, condotti e pompe, laddove le terapie
naturali, pur accettando e comprendendo
questi meccanismi, prendono in conside-
Gruppo RICERCA TERAPEUTICA “ROBERTO SOANA”
UNA TERAPIA ALTERNATIVA
ALL'INTERVENTO CHIRURGICO DELL'ERNIA ADDOMINALE
ra le patologie che più spesso
| F portano i pazienti sotto i ferri del
~=~~ chirurgo, ci sono sicuramente le
ernie addominali.
Certo oggi, di fronte all'evoluzione im-
pressionante della chirurgia e della tecno-
logia ad essa collegata, il parlare di una
operazione di ernia inguinale può, in pri-
ma battuta, strappare un sorriso. Ma non
sorride colui che all'intervento chirurgico,
anche se spesso banale, ci è sottoposto.
Esiste invece, almeno per queste patolo-
gie, una possibilità di evitare l'intervento
con tutti i vantaggi che ne conseguono so-
prattutto per certi tipi di pazienti.
Questa via alternativa si chiama sclerote-
rapia.
Per saperne di più abbiamo incontrato nel
Giugno scorso un chirurgo romano, il
dottor Piergiorgio Andreassi, che seguen-
do le orme del padre e maestro Luigi,
ormai da molti anni tratta tantissimi pa-
zienti portatori di ernie addiminali. Pos-
siamo dire che questa tecnica non è recen-
te; infatti i primi tentativi di ridurre in
maniera permanente un'ernia con soluzio-
ni infiammatorie iniettate localmente risale
al 1835. La tecnica, illustrataci dal dottor
Andreassi, consiste nel praticare durante
14
| alcune sedute ambulatoriali, un numero
| variabile di iniezioni di soluzione sclero-
sante direttamente nella sede dell'ernia.
| La sostanza iniettata provoca una reazio-
ne infiammatoria locale e la sclerosi resi-
| dua dei tessuti iniettati crea un vero e
proprio "tappo" sulla porta erniaria.
Alla base del successo di questa incruenta
metodica sta un'accurata visita medica
iniziale, che permette di valutare le di-
mensioni e le caratteristiche dell'ernia.
Dopo ogni seduta ambulatoriale il pazien-
te può tranquillamente tornare alle pro-
prie attività, con il solo accorgimento di
portare per alcuni mesi un cinto.
Questa metodica può inoltre essere consi-
derata "fisiologica", poichè rispetta l'ana-
tomia della regione e soprattutto non sov-
verte i rapporti fra i vari piani muscolari.
Il soggetto anziano, a causa di una minore
tolleranza ad un eventuale intervento chi-
rurgico, è il candidato ideale alla sclerote-
| rapia dell'ernia ed il dottor Andreassi
| annovera nell'ampia casistica (5600 pa-
| zienti trattati) un arzillo vecchietto di 101
| anni.
| Mauro Batisti
| Sergio Balatri
GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA
| razione l'uomo nella sua totalità, l'uomo
in quanto dotato di un corpo ma anche di
una mente e di uno spirito...
Cosi'scrive Alec Forbes Presidente del
comitato editoriale nella prefazione del
suo libro: "A Visual Encyclopedia of
Unconventional Medicine"( pubblicato col
titolo "Medicina Alternativa" Gruppo Edi-
toriale FABBRI Milano).
Il libro ci è sembrato un buon punto di
partenza per l'ulteriore sviluppo degli studi
e delle osservazioni che verrannno fatte in
questa sede e pensiamo opportuno ripren-
dere dall'indice tutta la serie delle possibi-
lita diagnostico- terapeutiche che potran-
no successivamente essere ricordate.
SISTEMI GENERALI
Medicina orientale
Medicina Ayurvedica
Omeopatia
Medicina antroposofica
è
METODI DIAGNOSTICI
Diagnosi orientale
Iridologia
Diagnosi linguale
Chinesiologia applicata
L'aura
Fotografia Kirlian
Bioritmi
LT RR
FISIOTERAPIE
Terapie meridianiche
Agopuntura
Riflessologia
Shiatsu
Moxibustione
SS
Manipolazione e rieducazione muscolare
Osteopatia
Chiropratica
Respiro-Dinamogenics
Zilgrei
Impattoterapia
Rolfing
Terapia manipolatoria
Touch of health
Spazzolatura cutanea
Il metodo Bates di allenamento
alla vista
SER RR RR
SSSSS
SOSSE O SSO NSS NAS{SQSS
SSS
NRE O O SSS
LSS
Calore
Sauna
Coperta calda
Raggi infrarossi
Calore radiante
Bagni di paraffina
Aria e luce
Respirazione
Bagno di sole
Luce
Radiazione ultravioletta
Ventose e coppette
Elettroterapia
Galvanismo
Faradizzazione
Corrente sinusoidale (corrente
alternata a bassa frequenza)
Terapia interferenziale
Correnti alternate ad alta fre-
quenza
Diatermia e terapia a microonde
Ultrasuonoterapia
Elettroterapia ad alta frequenza
pulsante
Endocrinoterapia endogena
Contatti minerali
Gemme
Cuproterapia
Argilla e fanghi
IDRO E BALNEOTERAPIA
Esterna
Bagni caldi
Bagni freddi
Bagni caldi e freddi alternati
Bagni a temperatura crescente e
decrescente
Bagni neutri
Idromassaggio
Semicupio
Bagni di sudore
Docce
Vapore
Impacchi, compresse e fomenta-
zioni
Interna
Irrigazione del colon
Clistere
Idroterapia con acque minerali
FITOTERAPIE
Medicina erboristica o fitoterapia
Vita Florum
NAS
FERRER
è a a a sS
AN
Exultation of Flowers
Rimedi floreali
Rimedi floreali de! dott. Bach
Aromaterapia
ALIMENTAZIONE
Diete come stile di vita
Alimenti completi
Vegetarianismo
Veganismo
Macrobiotica
Il Sistema Bircher-Benner
Crudismo
Igiene naturale
La dieta Hay
Diete supplementari
Terapia di integrazione alimenta-
re
Dieta iperproteica
Fibre grezze
Diete ipervitaminiche
Succhi di frutta e verdura
Additivi minerali
Rimedi biochimici
Medicina ortomolecolare
Diete ridotte
Diete dissociate
Digiuno
ONDE, RADIAZIONI E VIBRAZIONI
<A
Cimatica
Medicina psionica
Radionica
Fotografia radionica
Spirali oscillatorie di Lakohovky
Orgonoterapia
Energia della piramide
TERAPIE MENTALI E SPIRITUALI
> Re paaa S YSSA
Fluidologia
Guarigione metafisica
Chirurgia psichica
Cibernetica umana
Psicosintesi
Autosuggestione
Ipnosi
Training autogeno
Psicologia neurofisiologica
Biofeedback
Meditazione
Arica
Somatografia
Bioenergetica
Psicologia biodinamica
Terapia di liberazione psicomu-
scolare
40,
Psicodramma
Gestalt
Consulenza reciproca
Incontro
Training di sensibilizzazione
Illuminazione intensiva
Analisi transazionale
Cromoterapia
Meloterapia
SIR RS
ESERCIZI DI AUTOTERAPIA
Yoga
La tecnica Alexander
Coreoterapia
Euritmia curativa
Sport come terapia
T'ai Chi Ch'uan.
SER
Come si vede la medicina Alternativa è
molto variegata e talvolta di difficile repe-
rimento e poi di ancor più difficile inter-
pretazione.
Ci siamo proposti comunque di cercare di
| arrivare più in profondità possibile cer-
| cando via via di chiarire con la massima
disponibilità mentale i più svariati mecca-
nismi e le eventuali incongruenze alla
luce del metodo scientifico e dell'indagi-
ne spirituale.
Seguiranno ovviamente articoli e spiega-
| zioni alle domande che potranno essere
rivolte per posta all'indirizzo del notizia-
rio, oppure telefonicamente il martedi di
ogni settimana al numero 21.88.39 dalle
21,30 alle 22.
Sergio Balatri
Maurizio Romani
Alessandro Tantussi
| Alcuni argomenti di Biofisica sono stati motivo di
unincontro con il Dott. Wolfang Ludwig (a sinistra
| nella foto) a Venezia in settembre e del quale
verrà reso più ampio spazio nel prossimo nume-
È 1$
sa SA
FARMACIA
SODINI
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE
Via de’ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze
CASSA
DI RISPARMIO
DI FIRENZE
170 Dipendenze
Uffici di Rappresentanza a Francoforte
sul Meno, Londra, New York e Parigi
Antico
Setificio
Fiorentino
BOUTIQUE i
Via della Vigna Nuova, 97/r
Tel. 28.27.00 |
preparato a base di erbe aromatiche Consegr
iipasi è ibbmisli Pape di wut
CONFEZIONI PER ANNIVERSARI, RICORRENZE, MATRIMONI
PELLICCERIE
Via Brunelleschi, 18 - 29r - Tel. 29.23.62
Laboratorio: via De' Ve chietti, 1 - Tel. 21.39.57
50123 FIRENZE
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani)
Tel. (055) 21.58.98
Spedizione in abbonamento
postale gruppo 1V/70%
) La Sport Fo
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l'8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89
Casella Postale 521 - 50100 Firenze
LA COPERTINA
a Chiesa di San Gio-
L | vanni di Dio, quì fo-
(H | tografata da Ugo
Scaletti nel marzo
1982, è rimasta nei secoli la
zona dell'Ospedale che ha con-
servato quasi completamente
l'aspetto che aveva all'epoca
della presenza dei frati dell'Or-
dine Ospedaliero di San Gio-
yanni di Dio.
E qui che per trecento anni i |
Fatebenefratelli di Firenze
hanno pronunciato le loro Pro-
fessioni ed hanno avuto i loro
funerali, ed è qui che l'8 marzo
1985 è stata fondata la nostra
Associazione.
A proposito della nostra Chie-
sa, leggendo le “Note Istoriche
delle Chiese di Firenze”, (Le-
zione III pag. 25 e segg. Lezio-
ne IV pag. 35 e segg.) del Richa,
la si può ancora visitare con-
frontandone gli angoli e le
opere presenti.
Dal lontano giugno 1982,
quando l'Ospedale fu in gran-
de fretta evacuato ed abbando-
nato come un'auto ormai
inservibile, un gruppetto di
ostinati a non far dimenticare |
sei secoli di vita ospedaliera
della nostra città, si adopera a
salvare questo immenso patri- |
monio Storico-Artistico.
Punto di partenza non poteva
che essere la Chiesa, che nella
storia dell'Ospedale rappre-
senta anche il suo nucleo pri-
mitivo.
All'opera dunque e chi ci vuole
bene ci segua!
Sergio Balatri
EDITORIALE
Il Re nudo
“Ma scusi, perchè si scandalizza ? “mi rispose un
signore che con fare epicureo mi stava osservan-
do mentre mi lamentavo di non poter uscire con
l’auto che era bloccata da un’altra macchina,
naturalmente ben chiusa a chiave e con il
bloccasterzo.” Non ha ancora capito che tutti
fanno quello che fa più comodo e con comodo?”.
Episodio di vita quotidiana piuttosto consueto e
in fondo banale, ma che mi ha colpito perchè ero
rimasto lì come un rimbambito che non ha ancora
impararato una delle regole fondamentali del
“manuale di sopravvivenza della vita moderna”.
Intendiamoci, anch’io sono nella categoria dei
“chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ma
mi ha dato fastidio essere criticato solo per il fatto
di essermi “scandalizzato”.
Una buona dose di distacco è certamente neces-
saria per vivere, non fosse altro che per dare una
valutazione oggettiva delle circostanze, ma non
credo che un totale cinismo possa giustificare la
nostra totale insensibilità a ciò che ci circonda; in
questo modo cinismo è solo sinonimo di indif-
ferenza e di disprezzo.
Scandalizzarsi è turbarsi di qualcosa che da un
cattivo esempio, che ci offende perchè in quel
momento danneggia non solo noi stessi ma anche
gli altri. Vuol dire pensare, in modo positivo e
costruttivo che c’è un’alternativa a ciò che in quel
momento ci ha scandalizzato. E uno stato d’ani-
mo importante perchè l’offesa è anche alla nostra
libertà di pensare e di agire, insomma alla libertà
di vivere come esseri umani civili e non in una
giungla dove imbecilli e furbacchioni hanno il
sopravvento.
Spesso siamo impotenti alle offese di coloro che
sono più importanti o autorevoli di noi e così ci
accontentiamo dicendo che non si può far niente.
Anzi, questa è la scusa per fare anche noi il nostro
comodo.
In una bella favola di Andersen si racconta di un
y
| SOMMARIO
Editoriale sassaresi p. 2
MRE NUGO siisiinironrinniasoneraseniivasdauaynien nai p. 2
Associazione San Giovanni di Dio ....p. 3
Il premio San Giovanni di Dio ............ p.4,
Comitato Storico Artistico.................. p. 5 |
Luigi del Buono io fui... ...................... p. 6
Il Chiostro di Ognissanti restituito ....p. 7
Il coro dell'Associazione .................... p. 8
Aula Muntoni del Nuovo Ospedale ....p. 9
Galano 1.-parati npirisrimersesisissi
La Posta.
Provando e riprovando...
Abbiamo:letto:.. .......arrinin
L'Associazione nella donazione ........ p.13
Sistema informativo VV.FF................. p. 13
Compro, Baratto e vendo ................... p.14
2 MAFZO:1991..crriiiiiiriciei p. 15
Sul'Tevere... mia p.15
@ LaSporta È,
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Roberto Della Lena, Paolo Emilio Poesio, Angelo Erbacci, Lorenzo
Recchia, Maurizio Romani - Fotocomposizione: Menabò v.
F.Granacci , 5 Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini,
Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
®
Re che era così temuto che la sua corte non aveva
mai il coraggio di dirgli la verità. Un giorno dei
mercanti di stoffe, che conoscevano la mania del
Re per i bei vestiti, decisero di raggiralo facendo
finta di cucirgli un vestito che in realtà non
esisteva. Il Re, vanesio ed inebriato di parole dai
mercanti e dai suoi ciambellani, uscì per farsi
rimirare dal suo popolo. Nessuno aveva il coraggio
di dirgli la verità e tutti lo stavano lodando
quando un bimbo, ingenuo quanto sincero, esplose
in un fragoroso: “Ma il Re è nudo !”.
Se non ci scandaliziamo più vuol dire che siamo
diventati tutti dei miseri “ciambellani” e che i
nostri “Re”, già di per se gonfi di potere e attornati
da “burocrati-mercanti”, hanno perso ogni rite-
gno di vergognarsi dei propri scandali e in maggior
misura la possibilità di gestire la cosa pubblica
per il “bene” pubblico.
Scandaliziamoci per un Re nudo ma ancor di più
del nostro silenzio.
ASSOCIATO ALL'UNIONE
ITALIANA STAMPA PERIODICA
Alessandro Tantussi
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato
Organizzativo si riunisce presso la sede
dell’Associazione in Borgo Ognissanti
42. Il dell'Associazione è 21.88.39
ASSOCIAZIONE
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
FIRENZE
MarcHEsE EmiLio Pucci DI BARSENTO
PRESIDENTE
Sig. FRANCESCO BATAZZI
VICE PRESIDENTE
Dott. SERGIO BALATRI DoTT.ssA ANNA MARIA MONTANARI
TESORIERE SEGRETARIO
Dott. PAoLo CHeccuccI LISI
PROVVEDITORE
COMITATO ORGANIZZATIVO |
Direttore: Sergio Balatri
Consiglieri:
Anna Maria Montanari, Francesco Batazzi, Mauro Batisti,
Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re, Alfredo Natali,
Lorenzo Recchia, Maurizio Romani, Alessandro Tantussi.
SEZIONE OSPEDALIERA
Medici:
Anna Maria Montanari, Sergio Balatri,
Paolo Checcucci Lisi.
GRUPPO ASSISTENZA MALATI GRUPPO RICERCA TERAPEUTICA
a n Tecnici:
GIOVANNI BONELLI Andrea: Gicafi “ROBERTO SOANA”
Amministrativi:
Sezione Ospedaliera Piero Berni, Massimo Eva Medici:
Sezione Domiciliare Anna Maria Montanari, Sergio Balatri,
Responsabile: Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Lorenzo Recchia Maurizio Romani.
GRUPPO DONATORI SANGUE CENTRO RICERCA BIBLIOGRAFICA
“ENNIO MuNTONI”
Responsabile:
Lorenzo Recchia Responsabile:
Sergio Balatri
Coro ‘Simone VESPUCCI” | COMITATO STORICO ARTISTICO |
Responsabili: Responsabili:
Massimo Eva, Lorenzo Recchia Mina Gregori - Storico dell'Arte
Lucia Sandri - Storico dell'Arte
N “Ta SPORTA” Mara Visonà - Storico dell'Arte
OTIZIARIO A: Giuseppe De Juliis - Storico dell'Arte
Sergio Ardinghi - Architetto
Direttoreresp.: | Enrico Coturri - Medico, Storico della
Amadore Agostini medicina
Redazione:
; À . Sergio Balatri - Medico
Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
3
ASSOCIAZIONE
“Ir, PREMIO SAN GIOVANNI DI Dio”
[a~ | opoil Battista e dopo l’ Apostolo,
D il nome di Giovanni divenne ca-
œ" | rissimo ai primi cristiani,
mentenne nei secoli questo suo
prestigio, e sono almeno una trentina i
Santi venerati con questo nome. C’è perfi-
no un San Giovanni I°; un papa toscano
(forse senese) del VI secolo, che iniziò la |
lunga serie dei pontefici che vollero chia-
marsi Giovanni. Allorché Firenze ripudiò
il paganesimo e relegò la presunta statua
del Dio Marte a capo del Ponte Vecchio,
trasformando il tempio che aveva dedicato
al signore della guerra in una chiesa cri-
stiana, volle intitolarla a San Giovanni
Battista, che fu da quel momento il patrono
della città, e comparve perfino in effige nel
celebre fiorino d’oro (il dollaro del medio-
evo) a garanzia della buona lega. (Non a
caso i fiorentini dicevano, e dicono, “San |
Giovanni non vuole inganni”).
Ma la città dell’ Arno ha tramandato anche
il nome di un altro Giovanni, nato in Por-
togallo e divenuto Santo in terra di Spagna,
cui intitolò in epoca rinascimentale un
ospedale appartenente alla più antica storia
cittadina perché fondato in Borgo Ognis-
santi dal setaiolo Simone Vespucci (ante-
nato del più famoso e intraprendente
Amerigo che dette nome a un continente) e
chiamato, nel 1382 Ospedale di S.Maria
dell’Umiltà in sintonia con l’operosa pre-
4
senza nella zona dei frati Umiliati. Il vec-
chio spedale trecentesco divenne Ospedale
di San Giovanni Di Dio (e conservò il
nome nei secoli) quando il granduca
Ferdinando I° dei Medici volle affidarne la
gestione agli Ospedalieri della congrega-
zione di San Giovanni di Dio, detti
popolarmente “frati della sporta”.
Difficilmente nei libri che raccontano le
vicende delle istituzioni fiorentine si trova
qualche riferimento al perché del battesi-
mo -abbastanza insolito- di un ospedale
fiorentino con il nome di un Santo porto-
ghese, e sono davvero pochi i fiorentini che
conoscono la storia di questo Santo fore-
stiero. Pertanto si può dire che il merito di
averla rievocata spetta ai librai di Firenze
(all’Associazione Librai Italiani di Firen-
ze) al Sindacato Libri della Confcom-
mercio, all’ Associazione San Giovanni di
Dio, che, con il patrocinio del quotidiano
“La Nazione”, hanno intitolato al Santo
portoghese un premio letterario da asse-
gnarsi annualmente all’autore di un volu-
me su Firenze e la Toscana che risulti il più
venduto nelle librerie cittadine in un deter-
minato periodo di tempo.
Naturalmente ci si domanda perché mai un
premio dato dai librai debba essere intito-
lato ad un Santo il cui nome è legato a
quello di un antico ospedale. E la risposta
va trovata in una particolare attività svolta
COMITATO ORGANIZZATIVO
da San Giovanni di Dio in un particolare
momento della sua vita alquanto movi-
mentata.
Prima di essere innalzato all’onore degli
altari, Giovanni aveva svolto molte e di-
verse attività, e si era rivelato un uomo
intraprendente, avventuroso, pieno d’ini-
ziative. Nato nel 1495 in un paese agricolo
del Portogallo, aveva fatto da giovane il
pastore, il contadino, poi era stato in Afri-
ca, si era arruolato nelle armate di Carlo V,
aveva soggiornato a Gibilterra, e quindi si
era definitivamente stabilito nella città di
Granada, dove era divenuto venditore am-
bulante di libri, di stampe, di immagini
sacre, non diversamente dai nostri celebri
Consegna del premio let-
terario San Giovanni di
Dio.
Nella foto accanto da sini-
stra: Valerio Zani, Ugo
Poggi, Luigi Giacumbo,
Giorgio Batini, Marcello
Vannucci e Francesco
Batazzi.
“pontremolesi” (in realtà girovaghi di
Mulazzo e Montereggio che andavano in
giro per città e paesi con la gerla piena di
libri, attuando la cosiddetta vendita “porta
a porta”).
Colpito dalle parole di un predicatore, Gio-
vanni aveva scelto di servire il Signore, e
fattosi povero -essendosi cioè disfatto dei
beni che aveva- si era completamente dedi-
cato alle opere di carità. Come era capitato
a Francesco, e ad altri Santi, da prima fu
preso per pazzo. Tanto che fu ricoverato
nel locale ospedale, dove Giovanni appro-
fittò della situazione per fare ancora del
bene, assistendo cioè i malati, di cui conob-
be da vicino i molti bisogni e le molte
sofferenze. Per miglio-
rare l’ospedale e per dare
un maggiore aiuto ai de-
genti, specialmente
quelli poveri, Giovanni
andò questuando per le
vie di Granada rivol-
gendosi ai passanti con
la frase “fate bene fra-
telli!” che in breve di-
venne celebre, e che fu
presa per motto da una
congregazione religiosa
che si formò spontanea-
mente intorno al bene-
merito personaggio.
Dopo la morte di Gio-
vanni, avvenuta nel
1550, i religiosi della
Congregazione si spar-
sero per l'Europa fon-
dando ospedali un po’
dovunque, anche a Fi-
renze dove il Granduca
Ferdinando I, come ab-
biamo già accennato,
decise di affidarlo ai
benemeriti seguaci dai
quali in poi l’ospedale
prese il nome.
Ospedaliero, il beneme-
rito portoghese, ma an-
che ex libraio ambulante. Ecco perché i
librai fiorentini hanno intitolato a lui -al
loro precursore- il premio letterario che
hanno pensato di istituire per dare un rico-
noscimento, ogni anno, al volume che ab-
bia avuto una maggiore vendita, e che cioè
abbia riscosso il maggiore favore dei letto-
ri.
Nella sua prima edizione il premio San
Giovanni di Dio ha visto vincitore un po-
polare giornalista fiorentino, Giorgio
Batini, già capocronista e inviato de “La
Nazione”, attuale condirettore del mensile
“Toscana Qui”, che ha scritto diversi libri
su Firenze e la Toscana, e che quest’ anno
ha pubblicato il volume Firenze pochi lo
sanno (una raccolta di curiosità fiorentine)
che ha incontrato un lusinghiero successo
e che è risultato il più venduto nel periodo
di marzo stabilito dagli organizzatori.
Lo scrittore è stato festeggiato la sera del
tre aprile scorso nella villa “Il Trebbiolo”
(signorilmente gestita da Carla Rossi,
un’amica degli scrittori e dei lettori fioren-
tini, fino a poco tempo fa “deus ex machina”
della Libreria Seeber) dove si erano riuniti
personaggi politici e imprenditoriali, edi-
tori, librai, membri dell’ Associazione San
Giovanni di Dio con il fondatore dottor
Balatri, appartenenti alla Confcommercio,
amministratori e giornalisti de “La Nazio-
ne”, personaggi del mondo della cultura.
E’ stato calorosamente festeggiato anche
lo scrittore Marcello Vannucci, che ha avu-
to un riconoscimento speciale per il suo
recente volume “Storia di Firenze in foto-
grafia, dal 1870 al 1990”.
Hanno rivolto parole di benvenuto agli
ospiti Valerio Zani, presidente dell’ Asso-
ciazione Librai, il libraio Francesco Batazzi,
vice presidente dell’ Associazione San
Giovanni di Dio, il vice presidente della
Na foto sopra, da sinistra: Mario Soares, il Governatore del
distretto del Rotary Club, Giuliano Mugnai, la Sig.ra Soares.
Confcommercio Ugo Poggi, il dottor Luigi
Giacumbo direttore amministrativo de “La
Nazione”, i quali hanno illustrato le finalità
del premio e il programma per il futuro.
Al vincitore dottor Giorgio Batini è stata
consegnata un’artistica targa in argento
nella quale è raffigurato a rilievo San
Giovanni di Dio con il carretto carico di
libri. Un premio speciale (una targa con il
busto di Lorenzo il Magnifico opera della
bottega orafa di Franco Torrini) è stato
consegnato a Marcello Vannucci, tra gli
applausi e i complimenti degli intervenuti.
Parole di ringraziamento sono state rivolte
da Giorgio Batini e da Marcello Vannucci
agli organizzatori, ai librai fiorentini, agli
intervenuti, con l’augurio che l’iniziativa
del premio di San Giovanni di Dio si con-
solidi sempre più e incontri un sempre
maggiore successo. Il volume Firenze po-
chi lo sanno di Batini e quello sulla Storia
di Firenze nella fotografia di Vannucci sono
stati offerti al presidente del Portogallo
Mario Soares che era in visita a Firenze, di
cui ha ricevuto solennemente la cittadinan-
za onoraria.
La redazione
Ringraziamo il Sig. Alberto Pierini,
antiquario di Borgognissanti, per il
gradito dono del libro “Vita del Beato
Giovanni Grande - religioso professo
dell'Ordine Ospitaliero di San Gio-
vanni di Dio” stampato per G.A.
Bertinelli a Roma nel 1853.
yp
ASSOCIAZIONE
Comitato STORICO ARTISTICO
RECUPERO DELLE MEMORIE
inventario relativo all’ Archivio
dell’Ospedale di San Giovanni di
Dio è ormai prossimo alla sua
pubblicazione.Tale evento, con-
clude la prima fase del riordino dell’ Archi-
L'
| vio del nostro Ospedale iniziato nell’anno
1986-87. In tal modo gli utenti disporranno
di uno strumento indispensabile per l’uti-
lizzazione, ai fini della ricerca, dell’im-
portante fondo archivistico, conservato
presso Palazzo Bastogi, sede dell’ Archivio
Storico del Comune di Firenze.Per la do-
cumentazione successiva al 1890 -termine
cronologico dell’attuale inventario- è pre-
vista una seconda fase di lavoro, necessaria
ad ultimare il completo riordino del mate-
riale documentario giacente ancora in parte
presso la USL 10/C.
Nella foto la dott.sa Sandri, curatrice del riordino
e dell'inventario, appare ritratta nei locali desti-
nati alla conservazione delle memorie del-
l'Ospedale di San Giovanni di Dio.
| | Individuati due films girati dentro l'Ospe-
dale di San Giovanni di Dio Borgo-
gnissanti:
“I miracoli non si ripetono” 1951 Regia di
Ives Allegret con Alida Valli.
“Complesso di colpa” 1973 Regia di Brian
de Palma con C.Robertson e C.Bujold.
Il secondo film è stato proiettato varie
volte in questi ultimi anni sui teleschermi
| di TV private, il primo invece riposa negli
| archivi della Cineteca Nazionale a Roma
in attesa di essere rivisto.
FIRENZE
LUIGI DEL Buono 10 FUI...
<> | uigi Del Buono io fui”: così si
ul legge nella prima riga di una
| grande lapide funeraria collocata
nel Chiostro della chiesa di
Ognissanti, lapide sormontata da una
iscrizione più piccola: “commediografo e
creatore della maschera fiorentina
Stenterello”. Opportuna precisazione, sen-
za la quale probabilmente il visitatore nep-
pure di fermerebbe dinanzi a quel solenne
ricordo marmoreo. “Luigi Del Buono? e
chi era costui?”. Invece, Luigi Del Buono
un posto nella storia del teatro italiano in
generale e di quello toscano in particolare
se lo seppe conquistare e come autore e
come attore. Ma cominciamo dal principio.
Sull’anno di nascita, 1751, i biografi sono
tutti d’accordo: non altrettanto d’accordo
sono invece sul giorno e sul mese in cui il
Del Buono vide la luce in quel di Rifredi,
nella parrocchia di Santo Stefano in Pane
dal possidente Filippo di Giovanni Del
Buono e da Lucrezia di Bartolomeo
Grazzini: 20 aprile o 13 agosto? L’inter-
rogativo non ha una risposta sicura. Sap-
piamo tuttavia che a ventidue anni il gio-
vane Luigi ha una sua bottega di orologiaio
in piazza del Duomo all’Arco dei Pecori
(poi scomparso al tempo del “risanamento”
ottocentesco). Orologiaio, sì, ma che nelle
ore libere frequenta una compagnia di
filodrammatici dando buone prove come
attore e come autore di scenette spiritose e
di allettanti “inviti” ( a quei tempi il teatro
non viveva di sovvenzioni e gli attori si
nutrivano, quando si nutrivano, degli in-
cassi. Di qui la necessità di allettare gli
spettatori con arguti “inviti” che promet-
tevano liete serate e appassionanti spetta-
coli).
Pur senza rinunciare al lavoro di orologiaio
(vi rinuncerà solo anni appresso) il nostro
Luigi entra a far parte di una vera compa-
gnia di attori diretta da Giorgio Frilli. Il suo
ruolo è quello dell’ “ultimo amoroso”.
Recita al Teatro del Cocomero - vale a dire
il Teatro di via del Cocomero (oggi via
Ricasoli) e per essere più esatti il Teatro
degli Accademici Infuocati - in un repertorio
misto di commedie, tragedie e farse, alcune
delle quali con la maschera di Arlecchino.
Non basta: nel 1779 l’orologiaio-attore
assume addirittura la direzione della Com-
pagnia degli Accademici Fiorentini che ha
sede nel Teatro dei Solleciti in
Borgognissanti. E proprio in Borgo-
gnisssanti il Del Buono stabilirà la propria
residenza, al numero 3930 (secondo l’an-
tica numerazione degli immobili) in una
casa difronte a via Melegnano (e che andrà
distrutta quando viene aperta via Maso
Finiguerra). Casa in cui vivrà fino alla
morte.
Il teatro andava occupando sempre più
spazio nella vita di Del Buono. Il quale nel
1782 si decide a vendere la bottega di
orologiaio a un valigiaio di nome Grilli per
6
STRAORDINARIO
AVVISO
PER LA SERÈ DF VENENDO 3e, GENNAJO 1834.
NELL'I E R TEATRO DEI SOLLECITI
POSTO IN BORGOGNISSANTI
A BENEFIZIO
DELLO STENTERELLO
AMATO RICCI
scritturarsi nella Compagnia di Pietro
Andolfati, il che significa uscire anche da
Firenze, girare da una città all’altra. Così
arriva a Napoli, al Teatro dei Fiorentini: e
una sera che non ha parte nello spettacolo
in cartellone, se ne va a veder recitare
Pulcinella. C'è chi dice che da questo in-
contro con la maschera napoletana gli sia
venuto in mente di dotare anche Firenze di
un personaggio-simbolo, un personaggio
che impersonasse lo spirito e l’arguzia dei
fiorentini. Vero o falso che sia, sta di fatto
che in quel torno di tempo il nostro Del
Buono incontra Faustina Zandonati, attri-
| ce anche lei, che diverrà sua moglie e sarà
| anche la sua “croce e delizia” (più croce
che delizia, in verità, anche se le fu sempre
devotamente fedele). Intanto era andata
crescendo la sua fama di autore: nel 1791
dà alle stampe le sue prime commedie
creando anche spassose figure di servi,
come Trastullo e Rusignolo. Ma due anni
appresso, sul palcoscenico del Teatro del
Cocomero (l’attuale Niccolini) fa la sua
comparsa Stenterello nella commedia
Fiorlinda e Ferrante, Principi di Gaeta
con Stenterello buffone di corte.
“Stenterello”. Quale origine del nome? Il
Del Buono era di piccola statura, magro,
“sparuto e di carnagione giallastra” dice
una testimone ineccepibile. Può darsi che
da ragazzo venisse se “stento” e, in
diminutivo, stenterello. Un’origine auto-
biografica? Può darsi. Ma ai fini della
| nostra storia poco importa. Nato quando
ormai le maschere della Commedia d’Arte
era tramontate, Stenterello fu più un “ca-
| rattere” che una vera e propria ,maschera:
ma così fu definito perché contrassegnato
da tratti fissi: parrucca e codino, tricorno
di Paolo Emilio Poesio
lucerna alta, giubba e lunghe falde costel-
lata di fregi ammiccanti (il numero 28, le
corna) e ricamata la scritta Posapiano.
Comico, ma di una comicità pulita, imba-
stita spesso sui giochi di parole, i malintesi,
i bisticci, gli scioglilingua (nei quali il Del
Buono era maestro. Nella Villana di
Lamporecchio, una delle sue commedie
più famosa, ma senza Stenterello, si legge:
Oh, Amore amaro, amare è mera mira e
miri i mari e i muri” e via dicendo).
Aver messo al mondo Stenterello, non volle
dire per il Del Buono trascurare la sua
attività e anche di primattore: con la
Zandonati formò una propria compagnia
con la quale recitò anche alla Scala di
Milano e unitosi ad Antonio Morrocchesi,
il grande attore tragico, interprete dell’al-
fieri, e autore di un prezioso volume di
lezioni sull’arte drammatica, passò dal
Teatro del Cocomero ai teatri di Venezia,
di Pisa, di Spoleto. Ma siamo arrivati ormai
al secolo nuovo: nel 1803, la perdita del
fratello Giovanni, anch’egli attore, fu
probabilmente preludio a una crisi religiosa
che nel 1816 allontanerà quasi
definitivamente il Del Buono dal teatro.
Nel 1821 muore anche la tremenda Faustina,
il sor Luigi vende a un allievo, Lorenzo
Cannelli (che sarà poi uno Stenterello fra i
più noti anche se involgarirà la maschera e
le darà il compito di farsi portavoce dei
malumori popolari) alcune delle sue mi-
gliori commedie. Fa voto di non più recita-
re e nel 1826 si fa scolpire la grande lapide
destinata a coprire la sua sepoltura. E se la
colloca in casa. Il testo è quello che si legge
ancora oggi: “Luigi Del Buono io fui / che
da vivente destinai questo marmo / per
sovrapporsi alla mia fredda salma / presso
quest’ara sacra alla Gran Vergine / In carità
prego chi leggerà di recitare /il De Profundis
e la seguente giaculatoria / in lode della
Nostra Avvocata / Maria Santissima / ché
ciò sarà di sollievo all’anima mia / e di
merito a quel devoto che la suffragherà ///
Sia benedetta / la Santa e Immacolata
Concezione / della Beata Vergine Maria /
Fatto nel 1826”.
DELLA pascnena manent rà;
i STENTERELLO
ga —__- p
amn a TTo
L LUIGEDELBUONO: IO- FUIL
CHE TA VIVENTI-DFSTINALQUESTI MARMO
| PRR-SOPRAPPIRSIALLA MIA FREDIM SALMA 1
PRESSO QURFIARNA SACRA ALLA-UHAN YERGESE,
TI CARFTÀ- PREGO CHI LEGGERA NERECTIARE
i DEPROFUNTIS E LA SEGUENTE -WLACTIATOREA
TALUDE DETTA NUSTRA AVYOUATA _
MABLA SANTISSIMA i
CHÈ- CIÓ- SARAT SOLLEEVOLALL'AINTMA MIA —
ET MERITA GDFL DEVOLO CATE-LA-SUFVRAGHEBA —
STA REDELIFTTA n
LA SANTA KDE: IMMALCLATA CONCEZIONE
È DELLA BBATA VERGINE MARLA
FATTO NEL: 15365
DIVISIONE DELLO SPETTACOLO
QUADRUPLICATO TRATTENIMENTO
DEL TUTTO NUOVO PER QUESTE SCENE
PARTE PRIMA
Una Brillantissima Farsa intitolata
DON TIBURZIO SCORTICHINI
FINTO ARCHITETTO PER DESINARE
Fatica particolare dell’ Primo Attore Sig, Niccola Medoni.
PARTE SECONDA
Scotia ed Arla dell-Opera soria Eufemio di Messina ,,
in Campo al suon di Guerra „ Musica del Sig. Maestro .
Cantata dalla Prima Attrice Sig. Carloua Medoni .
PARTE TERZA
Una Nuovissima Commedia Scritta espressamente per jo Sten»
rerello, e che si intitola
L' ARRIVO DEL GASTIGA MATTI
AL CASTELLO INCANTATO
ovveno
GLI INFELICI AMORI P ERNESTINA E BLIUFIL
STENTEÉERELLO
MARITO GELOSO , SEGRETAMO SENZA SEGRETI, E SUPOSTO
RAPITOR DI DONNE
PARTE QUARTA
Sarà fato dallo Stenterello nel ‘Tempo della seconda ottava fl
VOLO DI PICCIONI, E UCCELLI, CHE AVRANNO AL COLLO
UN ANELLO
D'ORO
ASSOCIAZIONE
COMITATO STORICO ARTISTICO
IL CHIOSTRO
DI OGNISSANTI
RESTITUITO
Dr.ssa Monica Bietti
| — inalmente ottenuta una sede
F prestigiosa in città, i frati minori
| osservanti provenienti dal con-
vento di San Salvatore al Monte,
ebbero modo di manifestare pubblicamen-
te il loro impegno di propulsione del pen-
siero controfirmato. La sede affidata al
convento fu, per intercessione di Cosimo I
dei Medici, nel 1561, quella di San Salva-
tore in Ognissanti, prima degli umiliati; da
quel momento partirono i progetti di re-
stauro del primo chiostro di Ognissanti e la
decorazione del medesimo. L’anno 1600
Jacopo Ligozzi iniziò il ciclo di affreschi
con fatti della vita di San Francesco, sce-
gliendo episodi, derivanti dai testi di
Gioacchino da Fiore e Marco da Lisbona
che paragonavano San Francesco al nuovo
“Elia” e rapportavano la Sua vita con quel-
la di Cristo. La presenza assieme a France-
sco di San Domenico in vari episodi del
ciclo (“Erunt duo Viri” si legge ai lati di
una porta di accesso al chiostro) è signifi-
cativa e si pone in sintonia con il pensiero
dominante di riaffermazione del potere re-
ligioso. Anche il potere politico, grazie alla
stabilità religiosa, poteva approfittare di
una saldezza inusitata a mostrare non solo
all’interno della città, ma più esplicitamen-
te all’esterno negli altri stati italiani e stra-
nieri. Si comprende così l’interesse di
Cosimo I per questo convento francescano.
Jacopo Ligozzi - pittore legato ai
francescani e alla corte medicea - venne
chiamato dunque ad illustrare la vita di San |
Francesco nel chiostro di Ognissanti e pro-
seguì con la sua tecnica preziosa e ricca di
particolari naturalistica per le pareti sud e
ovest. Preparò il disegno anche per la
Non una parole della sua attività teatrale,
come autore e come attore. Nemmeno una
parola perché del teatro, “scuola di
turpitudini”, il sor Luigi non vorrà più
sentir parlare fino a che, ottenuto il consenso
el’assoluzione da un sacerdote, non tornerà,
il 28 gennaio 1829 a indossare gli abiti di
Stenterello per una serata di beneficienza,
al Teatro dei Solleciti in Borgognissanti
(molti anni dopo tramutato in tempio
evangelico). Nello stesso teatro reciterà
per l’ultima volta il 28 febbraio 1829 nel
Padre giudice del proprio figlio omicida..
Ha settantotto anni. Trascorre le sue gior-
nate in casa, contemplando la propria lapide
tombale. La morte lo coglierà alle tre del
sh
pomeriggio del 19 ottobre 1832. Secondo
le sue volontà sarà seppellito nella chiesa
di Ognissanti. L’alluvione del 1844 pense-
rà a distruggere le carte da lui lasciate,
compreso il manoscritto dei suoi Ricordi.
L’alluvione del 1966 esilierà per qualche
tempo la famosa lapide tombale, poi
ricollocata al suo posto. Al Del Buono,
orologiaio di professione, uomo di teatro
per inclinazione sopravvisse a lungo la sua
creatura, Stenterello: che arrivò perfino
(chi lo avrebbe detto al Del Buono) sugli
schermi televisivi e che di tanto in tanto
riappare sui palcoscenici a ricordare il suo
dimenticatissimo creatore.
La foto della pagina precedente ritrae la lapide posta nell'ingresso del chiostro della Chiesa di
Ognissanti.
Cacciata dei diavoli da Arezzo, (I lunetta
parete nord) ma, per motivi a noi ignoti,
non eseguì l’affresco, che fu invece dipinto
da Giovanni da San Giovanni - giusta il
Baldinucci - a partire dal 1616. Ancora
Giovanni eseguì altre quattro lunette sul
lato nord, fino al 1619. Sullo stesso lato del
chiostro operarono Galeazzo Ghidoni e
Filippo Tarchiani (circa nel 1620) mentre
l’ultima grande lunetta angolare del lato
nord e la prima analoga di quello est, furo-
no eseguite di nuovo dal Ligozzi. Il ciclo fu
poi terminato da Nicodemo Ferrucci dal
1624 al 1630.
Questa pagina di pittura controfirmata
fiorentina che tanto affascinò gli artisti di
ogni epoca era sconosciuta ai più, essendo
stata strappata dalle pareti a partire dal
1958. Per motivi conservativi, infatti,
l’allora soprintendente Filippo Rossi, as-
sieme a Ugo Procacci, riuscì ad ottenere i
fondi per compiere il ‘salvataggio’ di que-
sto ciclo di affreschi che fu così ‘strappato’
e restaurato dai maggiori esperti del setto-
re: Dino Dini, Giuseppe Rosi, Alfio del
| Serra, Lionetto Tintori. Dopo l’inondazio-
| ne dell’ Arno del 1966 il chiostro di Ognis-
santi fu ‘restaurato’ - non tenendo conto di
certe caratteristiche morfologiche, né degli
affreschi - e solo nel 1990 la Soprintenden-
za per i Beni Artistici e Storici di Firenze,
grazie al fondamentale contributo della
Cassa di Risparmio di Firenze - che ha
| chiesto di avvalersi dei benefici previsti
dalla Legge 512/82 (benefici che prevedo-
no lo sgravio fiscale per Enti o privati che
devolvano denari in opere di restauro etc.)
- dopo accurati rilevamenti e lavori di ma-
nutenzione al chiostro, ha potuto restituire
alla pubblica vista un ciclo così significati-
vo, magistralmente restaurato da Giovanni
Cabras e dai suoi collaboratori.
I lavori di muratura, che hanno consentito
di far ritrovare alle lunette strappate il filo
dell’intonaco, sono stati eseguiti dal con-
sorzio CER, mentre il complesso montag-
+
Il chiostro di Ognissanti. Nella pagina precedente
una delle lunette restaurate.
ASSOCIAZIONE
Il Coro
gio delle lunette è stato condot-
to dalla Ditta Raggi con il fon-
damentale apporto di Renzo
Roselli e Rino Vaggelli della
Soprintendenza di Firenze. La
Direzione dei Lavori è stata cu-
rata dal funzionario competen-
te per territorio e funzionario
dell’ Ufficio Restauri della So-
printendenza Monica Bietti, as-
sieme a Ettore Spalletti e Ma-
gnolia Scudieri dell’ Ufficio
Restauri. E’ stato nell’ occasio-
ne pubblicato il secondo nume-
ro dei ‘Quaderni di restauro’
contenente informazioni e sag-
gi sia sulle caratteristiche tecni-
Coro AMERIGO VESPUCCI
dell'Associazione
ha un nuovo Direttore
pe | 1 Maestro Maurizio Innocenti,
I studioso di musica, compositore
Mn e concertista d’organo, ha accet-
tato l’incarico della direzione dei nostri
coristi.
La sua presenza ci conforta per il salto di
qualità che da circa un anno stavamo
aspettando, da quando il Maestro Tossuto,
che aveva condiviso la nascita e le prime
emozioni del coro, ci aveva dovuto lasciare
per tornare nella sua natia Roma.
8
La prima rappresentazione si è tenuta nella
Chiesa del Nuovo Ospedale di San Gio-
vanni di Dio durante la SS.Messa per 1°8
marzo scorso, annuale festa del nostro San-
to.
Le congratulazioni e i consensi che i pre-
senti ci hanno rivolto, hanno consolidato la
fiducia nel Maestro Innocenti e spronati ha
seguire con impegno la sua direzione.
L.R.
che dell’operazione sia sugli aspetti
iconografici, storici e stilistici delle opere
(scritti di M. Scudieri, E. Spalletti, M.
Bietti, G. Cabras, Padre F. Batazzi, A.M.
Amonaci, L. Conigliello, B. Santi, S. Me-
loni Trkuljia, A.M. Giusti, Presentati da
Antonio Paolucci). Ma il lavoro non è
terminato. Mancano infatti ancora i vari
Santi dell’ordine che erano dipinti nei
peducci, nei cartigli che spiegavano le scene
ad affresco e l’intera cappella d’accesso al
chiostro eseguita da Ulisse Giocchio o
Ciocchi, per poter comprendere appieno il
messaggio artistico oltreché liturgico del
complesso francescano. Mancano pur-
troppo i fondi per realizzare quanto già
fatto possa contribuire a tale scopo.
ASSOCIAZIONE
| Marzo Ognissanti con P.
$ | Bartolomeo Coladonato O.H.
Priore dell’Ospedale S.Nicolò
degli incurabili a Perugia che ha celebrato
la S.Messa per l’Associazione. Il Com-
plesso di Corni del M° Enrico Caproni ha
nell’occasione, eseguito la Messa di
Sant’ Uberto di Karl Stiegler.
P. Bartolomeo ha avuto parole di
compiacimento per la nostra Associazione
che “già dalla sua fondazione ha ben com-
preso il grande messaggio di carità e di
amore del santo infermiere di Granada
celebrandone così puntualmente ogni anno
e con solennità le lodi, le gesta e le opere”.
Egli ha poi continuato dicendo: “tra i diver-
si obiettivi da raggiungere quali il restauro
delle zone monumentali nonché della chie-
sa stessa e il ritorno dei Fatebenefratelli a
Firenze, l Associazione ha per scopo pri-
mario il pieno recupero dell’antico ospeda-
le ai suoi tradizionali servizi in favore della
cittadinanza”.
Ci siamo salutati con P. Bartolomeo nella
speranza di rivedersi a Perugia per rendere
omaggio alla tomba del Venerabile P.
Soriano primo Generale dell’Ordine che
morì a Perugia nel 1588 e fu seppellito
appunto nel Convento Ospedale di San
Nicolò.
S.B.
ABBIAMO PARTECIPATO A...
8 marzo 1991
AULA MUNTONI DEL NUOVO OSPEDALE
ncontro con i medici dell’ Asso-
ciazione Medici Scandicci per
continuare un colloquio già ini-
I
San Giovanni di Dio” e per fare il punto su
ziato un anno fa negli “Incontri di |
TY
Sin Gaam DO
Nella foto, da sinistra dott, Nicola Picchione, dott. Dino
Castelli, dott. Francesco Giuseppe Romeo, dott. Graziano
Dini.
ASSOCIAZIONE
CALANO I ...PARATI
inalmente! Dopo quasi 10 anni
F abbiamo fatto discendere i parati
5 che addobbavano le pareti della
Chiesa dell’Ospedale di
Borgognissanti.
Non è stata un’im-
presa facile e non è
ancora completa-
mente terminata,
ma finalmente ab-
biamo rivisto i muri
della Chiesa che ci
appare anche un pò
più grande e, so-
prattutto più biso-
gnosa di restauri.
Inizia così il lungo
itinerario che ci
porterà nel prossi-
mo futuro a vedere
gli ambienti monu-
mentali nel loro
primitivo aspetto.
Inizieremo i lavori
capitoli in evoluzione della Medicina e
della Chirurgia. All’epoca si parlò di
Tiroiditi (Russo), dolore addominale Q.I.D.
(Castelli, Del Furia, Ingrassia), addome
acuto da perforazione di ulcera peptica
(Del Furia), nuove prospettive del-
la chirurgia del cancro del retto
(Casetti, Buscema), la rivasco-
larizzazione dell’insufficienza
arteriosa dell’arto inferiore nel
diabetico (Cecchi).
Questa volta si è invece parlato di
problemi organizzativi e purtrop-
po disorganizzativi che impedi-
scono un lavoro tranquillo e sere-
no sopratutto al letto del malato.
Per una serie di motivi, alcuni an-
che gravi, analizzati durante lin-
contro, siamo ancora lontani dalla
serenità, ma vicini al livello mini-
mo di sicurezza.
ASSOCIAZIONE
con la formazione di un Comitato che
vedrà al suo interno anche i componenti del
Comitato Storico Artistico già esistente.
S.B.
Personalmente preferivo gli incontri del-
l’anno scorso che ci facevano apparire più
lontane le preoccupazioni organizzative e
ci facevano sentire più vicini ai nostri ma-
lati dato che la giusta natura della medicina
sta nella comprensione della malattia più
che nelle trame burocratiche nelle quali
siamo oramai tanto invischiati.
S.B.
Alcuni dei Medici presenti tra cui il dott. Piccini
con il microfono.
omenica 2 giugno, in occasione
dell'iniziativa “Conoscere Firen-
ze”, promossa dal Comune di
Firenze, è stata aperta al pubblico
la Chiesa di San Giovanni di Dio annessa
all'Ospedale omonimo in Borgognissanti.
La Chiesa, che fa parte dell'itinerario di
“Porta a Prato”, rappresenta un'occasione
per conoscere una parte di Firenze non solo
dal punto di vista artistico ma sopratutto da
quello storico. In un momento in cui
“decentrare” ha assunto più un valore
privativo che organizzativo urbano, è im-
portante il recupero, attraverso iniziative
di questo genere, della memoria e della
cultura dei nostri edifici presso il grande
pubblico.
La nostra Associazione è particolarmente
sensibile a questo genere di proposte e già
da temposi sta impegnando per un recupero
storico e funzionale di tutto il complesso di
San Giovanni di Dio in Borgognissanti,
Chiesa e Ospedale, che rappresentano una
parte importante della storia di Firenze.
A.T.
9
La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argomento di dibattito
la posta
D
|
a quattro anni riceviamo dalle
isole Filippine, dove è in corso la
riformazione dell’Ordine (i pri-
mi fratelli arrivarono nelle
Filippine nel 1574) questo giornale.
SULLE TRACCIE DEL PASSATO
Dal 16 al 28 febbraio abbiamo avuto ospite
fra Benedetto O’Grady, tra i confratelli di
lingua inglese il più prolifico nel compilare
libri e opuscoli di storia dell'Ordine. Tra le
sue fatiche c'è perfino unatraduzione, edita
a Sidney nel 1989, della piccola storia del-
l'antica Provincia Filippina dei
Fatebenefratelli, uscita a Roma nel 1986.
Ovviamente fra Benedetto ha speso i suoi
o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od
altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta”
Casella Postale 521, 50100 Firenze
Anno IV, n.2
SAINT JOHN OF GOD CENTER
1120 R.llidalgo St,QUIAPO
1001 MANILA FILIPPINE
giorni a Manila nello spulciare la discreta
documentazione finora da noi raccolta in
Quiapo e nel visitare i luoghi delle nostre
antiche presenze nell’isola.
“ra, NEWSLETTER
) FOGLIO D'INFORMAZIONE FBF DALLE FILIPPINE
\
‘GUMAGAWA SIYA NG KABUTIHAN" (Gw. 10:38)
PROPOSTA PER UN
CAMMINO
DI SPERANZA: IL V.A.I.
29 6
“Quando c’è la salute!.. .. la salute
innanzi tutto!”
Quante volte noi stessi ripetiamo queste
frasi che esprimono l'apprezzamento per
quello stato di benessere fisico che tutti
vorremmo sempre possedere!
E quando la salute non c’è più?
In una società efficientista e orgogliosa dei
suoi successi scientifici come la nostra,
l’ammalato è una testimonianza di un limite
che è reale e connesso con la stessa natura
umana. È la prospettiva di uno stato che
tutti, prima o poi, attraversiamo.
Per questo la malattia, come realtà
ineluttabile, viene volutamente ignorata il
più possibile e chi è malato si trova a dover
sopportare, oltre alla sofferenza fisica an-
che la solitudine affettiva e l’ abbandono di
molti che si erano proclamati amici.
Se è anziano si aggiunge la perdite
dell’autosufficienza: pensate a trovarvi,
ciascuno di voi, a dover aspettare di essere
serviti di tutto!
Ma malati non sono solo gli anziani... Per
un padre di famiglia l'angoscia della per-
dita del proprio ruolo lavorativo, le diffi-
coltà economiche... Per una madre l’assen-
za prolungata dai figli, talora intenera età...
Se è un giovane o un bimbo, vedersi co-
stretto in un letto, inattivo per lunghe ore;
lontano dalle cose care... che sofferenza!
Gli ospedali di Bologna, per il prestigio del
quale godono sono poi pieni di gente che
viene da lontano, senza parenti o, quando
qualcuno c’è, questi non sa dove dormire,
dove lavare la biancheria, dove cucinare
qualcosa di “speciale” per il malato.
Noi che ci professiamo cristiani non pos-
siamo ignorare i malati perché il Signore ci
ha dato un preciso mandato evangelico:
Io
“Andate, amate gli infermi” (Luca 9,). Lui
stesso nella sua vita ci ha sempre indicato
la malattia come luogo privilegiato di in-
contro con Dio, di crescita nella fede.
Il V.A.I. (Volontariato Assistenza Infermi)
è nato proprio per proporre, in questo par-
ticolare momento storico, una presenza a
fianco ai malati che sia segno di Chiesa e
dell’amore di Dio per l’uomo sofferente.
Il volontario, con lo stile del buon
Samaritano, si ferma accanto a chi soffre,
facendo quello che può e come può per
essergli fratello, non da solo ma aiutato e
sostenuto da altri come lui che operano
nell’ospedale o nelle parrocchie.
AI Sant’Orsola-Malpighi (2.400 letti) i
volontari sono 200 circa e coprono solo
alcuni reparti; sono presenti in altri ospeda-
li di Bologna e Provincia e in alcune par-
rocchie.
Svolgono nei confronti di queste ultime
una funzione di stimolo, segnalando i ma-
lati che rientrano a domicilio perché lenta-
mente le comunità riscoprano la ricchezza
dei propri malati.
Non hanno una preparazione tecnica par-
ticolare ma cercano di essere “professioni-
sti di umanità”; di età variabile dai 14 agli
85 anni, uomini e donne di condizioni
sociali e culturali diversissime, offrono un
minimo di una/due ore la settimana nei
giorni e nei momenti di loro preferenza.
È una esperienza che fa riscoprire l’uomo,
che aiuta a ritrovare quel barlume d’eterno
che brilla, più o meno chiaramente, in
ciascuno di noi. E il Signore non fa mai
mancare il suo sostegno perché “ogni volta
che avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto
a me” (Matteo 25,9).
È un cammino di speranza per sè e per gli
altri, verso un regno di Dio che è quanto
mai vicino.
Una responsabile
del V.A.I. di Bologna
Marisa B.
Manila, 8 marzo 1991
S.RICARDO PAMPURI CENTER p
Barrio Salaban, AMADEO VA
4119 CAVITE FILIPPINE »
SPIRITO DI SOLIDARIETÀ
Nella struttura tradizionale della società
filippina il nucleo basico, intermedio tra
quello familiare e quello comunale, è rap-
presentato dal “barangay”, che in qualche
modo corrisponde al nostro villaggio se in
zona rurale o al nostro rione se in zona
urbana. L'adozione deltermine “barangay”,
che in epoca preispanica designava un
grosso battello con file di rematori alloggiati
fuori bordo sui bilancieri, intese sottolinea-
re che le famiglie del “barangay” si sentiva-
no strettamente solidali fra di loro, proprio
come quando si viaggia in un'unica barca.
Questo fortissimo senso di solidarietà è
tuttora vivo e si manifesta platealmente
quando una famiglia ha bisogno di sposta-
re la sua palafitta in una zona contigua:
anziché smontarla e rimontarla, tutti gli
uomini validi del “barangay” si uniscono nel
sollevarla di peso e ricollocarla dove occorre.
Questa solidarietà -o “bayanihan” come la
chiamano intagalog- l'ha sperimentata il 20
febbraio anche la nostra Comunità di
Amadeo. L'architetto ci aveva consigliato di
spostare il gazebo in un diverso angolo del
giardino: fra Francesco s'è limitato a rimuo-
vere la terra intorno ai pilastri che lo soste-
nevano e poi in venti l'hanno afferrato di
peso e piazzato dove non avrebbe più
intralciato i lavori del pozzo. Nel nostro
Centro le persone disponibili erano in realtà
solo sei: fra Michele, fra Francesco, i tre
novizi e il contadino. Però appena l’ha
saputo un nostro vicino, ha valutato che ne
occorrevano venti per sollevare il gazebo e
all’ora fissata è tornato con altri 13 volonta-
ri; in tre minuti il trasloco era fatto ed i vicini
so sono accomiati senza voler accettare
nulla, paghi solo d’aver rispettato la tradi-
zione del “bayanihan”.
SOLIDARIETÀ DAL SANTO
Marzo era appena cominciato da pochi
minuti quando nel silenzio della notte un
clacson ha cominciato a strombazzare da-
vanti al cancello del nostro Noviziato di
Amadeo: era un pesante automezzo della
ditta Margo con l'attrezzatura per trivellare
il pozzo e al mattino i tre operai si son messi
subito all’opera, assicurando che entro metà
aprile raggiungeranno i 400 piedi di profon-
dità.
L'acquedotto pubblico, che è alimentato da
un pozzo sito nello stesso nostro Barangay,
assicura infatti solo due ore d’acqua al
giorno. AlImomento, con appena sei persone
nel Noviziato, la situazione non sarebbe
così drammatica, ma la diventerebbe cer-
tamente nel futuro, sicché s’è pensato di
scavare un pozzo che ci consenta di pia-
nificare con più serenità la costruzione di un
Centro di Terapia Occupazionale e di un
adeguato Centro di Formazione per la
Delegazione Filippina.
Per il corrente anno sociale la sezione
AFMAL del Sannio ha scelto di finanziare la
spesa per il pozzo di Amadeo. Con la
consulenza dell’arch. Cancio sono stati
ASSOCIAZIONE
pertanto esaminati alcuni preventivi e opta-
to per quello della ditta Margo, che ha una
esperienza nel settore.
FESTA DI SAN GIOVANNI DI DIO
Quest'anno abbiamo preferito cominciare
la festa fuori casa. Alle 8 del mattino sia la
Comunità di Quiapo che quella di Amadeo
si son ritrovate al completo nella Cappella
dell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio
per ascoltare la S.Messa celebrata dal cap-
pellano dell'Ospedale per i degenti e il
personale. Il nostro fra Ichon ha tenuto
l’omelia, invitando i fedeli ad imitare la
totale dedizione di San Giovanni di Dio,
4e
morto vittima di carità nel tentativo da sal-
vare dalle acque del Genil un giovane che
stava annegando.
Alle 11 c’è stata poi un’altra S.Messa nella
nostra Cappella di Quiapo, cui hanno par-
tecipato i nostri collaboratori, alcuni amici e
le immancabili Suore Ospedaliere, questa
volta accompagnate dalla loro Provinciale.
Ha celebrato p. Janich, che all’omelia ci ha
detto la sua gioia di vivere in quello che ha
definito “Barangay San Juan de Dios”, cioè
questo nostro bucolico angolo di mondo
nella convulsa Manila, certo minuscolo ma
completo e soprattutto affiatato dalla pe-
renne carità del nostro Santo Fondatore.
PROVANDO E RIPROVANDO
L'Istituto e Museo di Storia della Scienza
ove sia il confine, che separa, nel
mondo degli scienziati, il desi-
derio di esaudire una reale ne-
cessità da una semplice curiosità,
non è dato sapere. Si sa invece che il genio
el’empirismo hanno sempre avuto sfogo in
strumenti che comunque usati, per la pace
o per la guerra, hanno da sempre segnato la
storia dell’umanità.
Un esempio ne è l’Istituto e Museo di
Storia della Scienza di Firenze.
Da poco restaurato sia nelle forme
espositive che in quelle architettoniche,con
adeguamento degli impianti, dei servizi e
dei sussidi didattici, offre un campionario
di genialità nelle più svariate discipline
scientifiche. Fondato nel 1927 per iniziati-
va dell’Università di Firenze, il Museo
raccoglie circa 5000 pezzi “originali”, di-
visi in due nuclei fondamentali, quello
mediceo e quello lorenese. Si possono
ammirare strumenti che risalgono fino al
1370 e testimoniano il coraggio di cimen-
tarsi anche in discipline nuove e molto
spesso considerate “alternative”. E nessu-
no come Galileo poteva rappresentare lo
scienziato geniale quanto testardo. Per
questo tutta una sala, la IV, è dedicata alla
documentazione degli strumenti che han-
no caratterizzato la vita dello scienziato
pisano nelle sue dimostrazioni di
astrofisica, geometria e meccanica.
In altre sale strumenti matematici come
astrolabi, orologi solari e notturni, bus-
sole, teodoliti, contenitori portatili con
gli strumenti necessari all’architetto o
all’astronomo, calcolatrici meccaniche
attestano l’importanza e la passione non
solo per le misu- razione pre-
cise quanto sofi-
sticate ma anche
per questa nuova
scienza.
Se oggi possiamo tra-
smettere dati e informa-
zioni alla velocità della luce
è grazie anche agli studi di
D
sperimentazione ottica su prismi e lenti
coni quali è stato possibile definire le leggi
geometriche della trasmissione dei raggi
luminosi. Lo studio dell’ottica ha permesso
anche una delle invenzioni più importanti
per la storia dell’uomo : il microscopio. Si
è così potuto superare il limite naturale
posto dall’occhio umano nella ricerca
medica e biologica, scoprendo lo scono-
sciuto e sconfinato micromondo della na-
tura. Di questa evoluzione scientifica sono
esposti vari apparecchi, dalla semplice len-
te ai raffinati e piacevoli giochi ottici fino
agli stessi microscopi e ai
portentosi telescopi che
ampliarono il campo
dell’astronomia.
Oggi alcune leggi fi-
siche si imparano fin
dalle scuole me-
die e tutti cono-
scono la forza di
gravità o quella
centrifuga, non fos-
se altro perchè la prima
ci tiene attaccati alla terra e la seconda ci
permette di strizzare i panni nella lavatrice.
Gli strumenti che documentano l’esi-
stenza di queste forze risalgono spes-
so a molti secoli indietro e in queste
sale ne sono esposti alcuni di no-
tevole importanza, anche per la
loro spettacolarità quando sono
messi in funzione.
Non sono stati dimenticati gli
apparati e gli strumenti magneti-
ci, elettrostratici, di pneumatica
ed idrostatica a dimostrazione del
crescen- te interesse
per questi
campi tra il
Seicento e il
Settecento.
Se il chirurgo
non era più un
“barbiere” si deve
alla scoperta di nuovi e
raffinati strumenti
di lavoro e ad una
più accurata atti-
vità didattica
con i primi mo-
delli anatomici
in cera.
In altre sale si
può ammirare
l’evoluzione
della farmacia,
della chimica
con tutti i corredi
di alambicchi,
matriac:ci,
cucurbite, che han-
no contribuito a
spe-
m ti
cializzare lo
scienziato in
campi ancora
molto empirici.
Visitare il Museo di Storia della Scienza
significa non solo vedere delle bizzarre
curiosità ma anche percorrere a ritroso
l’evoluzione scientifica dell’uomo e il
cammino di tutta l’umanità nella ricerca
del benessere e della felicità. Significa
comprendere la fatica e i sacrifici di alcuni
per il benessere di tutti e il loro desiderio di
capire i principi della nostra esistenza.
A.T.
II
Franco Ossola
GLI INFORTUNI DOMESTICI
Fd. MEB L. 24.000
a ® Italia non esiste, o quasi, lette-
I ratura sul tema della sicurezza in
ambito domestico, anche se la
percentuale di infortuni tra le
“quattro mura” tocca vertici assai elevati.
Questo lavoro è il primo tentativo editoriale
di aprire un varco sull’argomento. Il piano
di lettura è duplice: da un lato si rivolge a
tutti coloro che hanno la fortuna di abitare
tra quattro mura accoglienti, all’interno
delle quali desiderano garantirsi una certa
sicurezza e incolumità; dall’altro, in modo
più specifico e tecnico, si rivolge a esperti
, preventori, installatori, cioè a tutti quegli
addetti ai lavori che vogliono saperne di
più nel rispetto delle norme vigenti relative
alla prevenzione in ambito domestico.
Obiettivi e scopi primari del libro sono:
- formazione di una coscienza
antinfortunistica in ambito domestico;
- proposte, consigli, semplici progetti per
l’impiantistica e l’edilizia.
Franco Ossola, Architetto, vive a Torino e
si occupa da anni di prevenzione infortuni
ed igiene del lavoro in ambito industriale.
Ha svolto la propria attività presso l’ENPI,
l’ISPEL, ed ora opera presso il settore
Sicurezza ed Igiene del lavoro dell USL 1
di Torino.
Da tempo sta conducendo opera di diffu-
sione e di sensibilizzazione, ad ogni livello,
anche sul problema dell’antinfortunistica
fra le pareti di casa, un aspetto da sempre,
a torto, trascurato, ma la cui considerazio-
ne, visto l’enorme numero di incidenti, non
può più essere rimandata né passata sotto
silenzio.
î
Franco Ossola
| Perla prima volta unlibro |
| Anna Maria Turi
STIGMATE E STIGMATIZZATI
| Ed. Mediterranee L. 25.000
uattrocento portatori di stigmate
testimoniano che le “sacre pia-
| N< | ghe” sono un fenomeno concreto
3 e reale, non sono una malattia, nè
un effetto grossolano dovuto all’azione di
un’idea o di un “complesso di crocifissio-
ne” sul corpo del credente.
Come l’autrice dimostra con un’ampia ri-
cerca storica e con dati statistici e clinici, il
mistero delle stigmate cela il segreto della
trasformazione dell’uomo e soprattutto
quello della sua carne, corruttibile e morta-
le.
Da Francesco D’ Assisi a Gemma Galgani,
da Carlo da Sezze a Teresa Neumenn e a
Padre Pio, la Chiesa si è mostrata sensibile,
ma cauta, perché vede nelle stigmate il
frutto della Grazia, un dono divino, anche
se meritato. E però nel presente censimen-
to si fa largo, tra l’altro, a chi non è stato
ancora sottoposto al giudizio ecclesiastico:
gente sconosciuta, ma che porta i segni
della Passione con fede e senza vana gloria.
Sono anime mistiche che a volte preferi-
scono il convento, quasi in perenne attesa
di una nuova folgorazione; ma anche padri
e madri di famiglia alle prese con i proble-
mi quotidiani.
É una vera e propria “legione di mezzi
guanti”, che vive e lavora tra noi, magari
guidando la macchina, nonostante le cica-
| trici e i sanguinamenti.
Chi avvicina questi martiri è comunque
irradiato da loro, coinvolto -come mostra-
no i miracoli grandi e piccoli- nel meravi-
glioso processo che in loro ha luogo.
Il volume contiene un po’ studio su tutti gli
stigmatizzati della storia famosi ed oscuri,
fino ai nostri giorni (San Giovanni di Dio è
citato a pag. 170).
Mirko D. Grmek
“Histoire du SIDA“
| Coll: Mèdecine et societè Payot '90 F 160.
antica?
Come è iniziata
AIDS; malattia nuova o malattia
| anna maria turi
STIGMATE
E STIGMATIZZATI
i segni del cielo:
storia e attualità
edizioni mediterranee
Un’ampia documentazione fotografica
permette al settore di prendere visione di-
rettamente del fenomeno.
Anna Maria Turi
Dai primi interessi filosofici ai successivi
studi nel campo delle psicologie speciali,
l’Autrice che vive e lavora a Roma, ha
scritto numerosi libri, pubblicati in Italia e
all’estero, fra i quali: “La levitazione, un
fenomeno mistico e parapsicologico” Ed.
Mediterranee Roma 1977; “Ritratto di
medium” Ed. Rusconi Milano 1977;
“Nijisnsky” ECIG Genova 1985;
“Pourquoi la Vierge apparait aujourd’hui”
Felin, Paris 1988.
ed in immunologia.
L’autore racconta l’inizio di questa
pandemia, ne scopre gli antecedenti, spie-
ga le origini del virus, spiega le differenti
strategie di ricerca scientifica e descrive le
peripezie della lotta contro questo flagello.
Due storie si intersecano nel suo racconto,
quella della realtà di un avvenimento epi-
la più terribile
pandemia dei tempi mo-
derni?
Da dove viene il virus che
ne è la causa e perchè una
tale epidemia continua ?
P
| Gli effetti della medicina
| moderna sono sempre be-
nefici ? |
risponde a questi interro-
gativi e fa il punto sulle
ultime scoperte in
virologia, in infettivologia
Midecine ai scobitis Payot
Mirko D. Grmek
Histoire du sida
demico senza precedenti e
quella del progresso delle no-
stre idee in proposito.
Mirko D. Grmek, professore di
Storia della Medicina e delle
Scienze Biologichealla “Ecole
pratique des hautes études “ è
autore di due altre opere, “Le
malattie all’alba della civiliz-
zazione occidentale“ e “La
prima rivoluzione biologica“
nelle Editions Payot.
ABBIAMO LETTO
Paola Giovetti
Teresa Neumann
Fdizioni Paoline L 14.000
—_ | u Teresa Neumann, la stigmatiz-
S zata di Konnersruth (1898-1962),
è stato scritto molto, e per decen-
ni il suo caso infiammò gli animi
di Germania ed è stato al
centro di polemiche vio-
lente.
Per ricordare agli uomi-
ni che lo “straordinario”
non è poi così estraneo
alla condizione umana,
Paola Giovetti ha scelto
di raccontare questa sto-
ria con uno stile avvin-
cente, agile e fresco che
ben si accompagna al
rigore e alla ricerca sto-
rica. Dal 1926 quando
apparvero le stgmate,
Teresa non toccò più nè
cibo nè bevanda fino al
giorno della sua morte
avvenuta nel 1962.
Non per nulla i nazisti le
ritirarono la tessera
annonaria, con l’ironico
pretesto che lei non ave-
va bisogno di mangiare.
Questa donna del popo-
lo- di cui Hitler stesso ebbe sempre una
superstiziosa paura e che ordinò di non
tocare - non fu mai udita lamentarsi, lieta di
offrire le sue sofferenze per la salvezza
degli uomini. Teresa presentò una gamma
vastissima di fenomeni preternaturali di
assoluta eccezionalità e gli eventi straor-
ASSOCIAZIONE
Sistema informativo dei
Vigili del Fuoco
Firenze Ovest
m~~ ome ricorderete, 1'8
C marzo 1989 l'Asso-
$ | ciazione ha fatto dono
-ai Vigili del Fuoco di
un sistema computerizzato per
l'organizzazione degli inter-
venti.
Il sistema, ovviamente, è stato
il meno rispetto al lavoro al
quale si sono sottoposti i Vigili
che durante le notti hanno
immesso migliaia di dati ri-
guardanti le varie notizie che sono neces-
sarie nell'urgenza dei loro variegatissimi
interventi.
dinari, di cui per decenni fu protagonista,
non le impedirono di vivere una vita fami-
liare normale e di essre anche una creatura
come tutte le altre, debolezze incluse.
Paola Giovetti, nata a
Firenze, risiede a Mo-
dena col marito e due
figli: E laureta in lette-
re, e dopo aver inse-
gnato per alcuni anni si
dedica ora a tempo pie-
no all’attività di gior-
nalista, scrittrice e tra-
duttrice. I suoi interessi
sono soprattutto rivolti
ai temi religiosi e di
confine. Ha scritto una decina di libri, tra
cui: ” Qualcuno è tornato”, Armenia 1981
e 1984; “Inchiesta sul Paradiso”, Rizzoli
1986; “I messaggi della speranza” Medi-
terranee 987; “I misteri intorno a noi”,
Rizzoli 988; “I fenomeni del paranormale”,
Edizioni Paoline 1990.
Nella foto il sistema nella
sua collocazione della
Sala Radio.
ASSOCIAZIONE
Gruppo DONATORI SANGUE
. L'Associazione
nella
Donazione
| ome tutti gli anni, il Centro
C | Trasfusionale del Nuovo Ospe-
di dale di San Giovanni di Dio, ciha
inviato la situazione delle dona-
zioni effettuate, con le relative statistiche e
percentuali.
| Già da due anni il nostro Gruppo risulta
| nelle liste delle Associazioni che operano
| nel Centro stesso.
Se pur agli inizi, con tutte le difficoltà, che
ben immaginate, i donatori della Associa-
zione di San Giovanni di Dio, risultano ben
inseriti nelle statistiche del Centro, distin-
guendosi particolarmente nella donazione
del Plasma.
Per questa ultima donazione, 1° Associa-
zione si sta operando perché diventi sem-
pre la più usata per le svariate applicazioni
in cui viene adoperato il Plasma.
Non possiamo far altro che ringraziare i
nostri donatori e fare anche appello ai Soci
che ancora non lo sono di avvicinarsi senza
timore a questo atto cristiano e sociale che
è la donazione del sangue.
Un ringraziamento va anche agli amici del
Centro Trasfusionale, medici ed infermie-
ri, che operano veramente in amicizia e
cordialità.
L’ Associazione ed il Centro Trasfusionale
sono sempre a completa disposizione per
qualsiasi chiarimento.
Grazie e a presto.
Lorenzo Recchia
ULTIM'ORA
| 1 Comitato Organizzativo del-
I |
Provincia Lombardo Veneta, Fra Cristoforo
l'Associazione San Giovanni di
Dio ringrazia il P.Priore della
Danelut, e tutta la Provincia L.V. per la
donazione del sistema operativo compu-
terizzato di ricerca bibliografica medica
operante nella Biblioteca del Nuovo Ospe-
dale.
| Questo nuovo sistema, all’avanguardia nel
suo campo, andrà a sostituire il precedente
che rimarrà a disposizione per altri progetti
informatici nei locali dell’ Associazione in
13
Borgognissanti.
è
N
Ciani
o Ritagliare e spedire a:
& La Sport al SAN GIOVANNI DI DIO
Casella Postale 521 Firenze
COMPRO, BARATTO E VENDO Losana i i ii ei pri a i coni a TOVERIN
Gioii kid a i ii Tani pei a ia rà i fa ea ia vie vana cea ca e TRI Si EI ET da marti VI ai ali dii avaria Lala a ea ba LUL Cali pe
i i i i ui ia i TR A e A e na a ven rà ra ar ai vani gra pu La ves ves ra ent aa ERE LITI TUE TONI CO
SOCIO gsl a NO CIRIE 1% PRICE ROGO FT IE
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario e la scheda quì riprodotta in
busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
| Casella Postale 521 Firenze
=—=cuacocciceo@oasnss> saetta -=
| ASSOCIAZIONE | Carissimi soci,
| SAN GIOVANNI DI DIO Y | è iniziato il KIG della quo-
| Hondaa tS ne 1068 O | | ta associativa per l'anno 1991
| | che costa L. 20.000.
Chi ancora non l'avesse fat-
| LO SCriVonfe Sig. sorsieseirrirsrssessisessrinsissarerisieeerinnsres IR, cio I to, può usufruire del bollettino di
I sserizira merz di professione ........................... residente è snai | conto corrente postale allegato
| HE assenaar sissioni 12 EEE ll Licia fi > questo numero della Sporta
| chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | specificando kr casuale
| Versa contestualmente L. .................................. da trattenersi quale quota asso- | TESSERA 1991”. ia
| ciativa per il primo anno. | l Ringraziando chi fino ad ora
| Firma leggibile | ciha sostenuto e vorra continua-
re a sostenerci per il futuro, assi-
| | curando, comunque, il nostro
| Dil iiasé impegrio è la nostra presenza,
l'occidente =]
ASSOCIAZIONE
2 marzo 1991
— | uranteunacena al distaccamento
| D dei Vigili del Fuoco Firenze-
| Ovest, l’ing. Mauro Marchini,
; Ispettore regionale dei Vigili del
Fuoco ha consegnato al dott. Rodolfo Ca-
panna, Chirurgo ortopedico dell’Ospedale
Rizzoli di Bologna, un pregevole “Accettini
d’argento” per ricordare la sua opera di
medico in favore dei Vigili del Fuoco.
Nella foto, in piedi, l'ing. Marchini mentre mostra
l'accettino ai commensali, alla sua sinistra il dott.
Capanna e il Comandante Provinciale dei Vigili
del Fuoco Ing. Antonio Bedini.
ROMA
SUL TEVERE FEDE E SALUTE NEI SECOLI
di Edoardo e Daniela de Robert
Dal culto di Esculapio a Giovanni di Dio, ecco la storia dell'Ospedale sull'Isola Tiberina
che vide nascere l'Ordine dei Fatebenefratelli
i piedi del Campidoglio, fra le acque
limacciose del Tevere, fattesi qui
turbinose, sta l'Isola Tiberina. La sua
forma allungata la fa sembrare una nave
ormeggiata e infatti un'antica leggenda vuole che
l'isola fosse sorta sui resti di una barca sommersa,
un’altra invece sull’accumulo di mannelli di grano,
la messe del Campo Marzio, gettati nel fiume dal
popolo alla cacciata dei Tarquini.
Oggi se ne conosce la morfologia - un nucleo di
roccia vulcanica coperto da depositi alluvionali - è
il destino ospedaliero dell’isola, rimasto immutato
nei secoli, che stupisce. La sua posizione centrale
e nel contempo isolata rispetto all'abitato ha cer-
tamente contribuito a questa continuità di funzione.
Ciò non di meno resta un esempio unico, altri non
se ne conoscono.
A Roma nel 293 aC scoppia una grave pestilenza.
Non si sa se un morbo contagioso in genere o la
terribile peste, la dira pestis, che a più riprese
imperversò nella città e alla quale fanno cenno
alcune epigrafi funerarie di epoca più tarda.
Certo è che non fu poca cosa se, consultati i Libri
Sibillini, il governo della Repubblica decise di inviare
un'ambasciata a Epidauro, il centro più importante
del culto di Esculapio. Fu armata una triremi che
salpò nel 292 per tornare l’anno successivo, por-
tando un serpente sacro, simbolo del dio guaritore.
Liberato a Campo Marzio il serpente raggiunse a
nuoto l’Isola Tiberina e qui scomparve. Il segno era
chiaro, sull’isola doveva sorgere il tempio al dio
della medicina. E così fu.
Come tutti i santuari di Esculapio anche questo,
oltreché luogo di culto era centro curativo e i malati
accorrevano da ogni parte. Il paziente veniva accolto
dal sacerdote e sottoposto a lavacri e digiuni per
raggiungere la purezza necessaria prima di sacri-
ficare una vittima al dio. Poi entrava nel tempio
A
dove trascorreva la notte disteso sulla pelle del-
l'animale sacrificato. Il sogno che il malato avrebbe
fatto, interpretato dai sacerdoti, serviva a stabilire la
diagnosi e la cura.
Medicina magica dunque, ma dai reperti archeologici
si desume anche una intensa attività chirurgica
nonché la pratica della medicina razionale. Il ma-
lato, una volta guarito, doveva infatti fare incidere la
storia della propria guarigione su una tavola di
marmo che veniva conservata nel tempio. Con le
altre, andava a formare quella che oggi si potrebbe
definire una banca-dati. E tale doveva essere se lo
stesso Ippocrate perfezionava la propria scienza
studiando queste iscrizioni.
La consuetudine di fare incidere la storia della
propria guarigione era dunque in atto anche nel
tempio dell'Isola Tiberina ed è provata dal rinnova-
mento, fra ex voto e lapidi dedicatorie, di numerose
tavole di guarigioni avvenute.
In epoca romana, secondo alcuni studiosi, l'Isola
Tiberina era stata trasformata in una nave di pietra,
a ricordo forse della trireme che aveva portato a
Roma il serpente sacro. Sulla punta orientale del-
l'isola è ancora ben visibile la prua di una triremi e,
in rilievo, il serpente arrotolato intorno a un bastone
tenuto in mano dal dio il cui busto assai rovinato è
riconoscibile. Sono resti databili al primo secolo
avanti Cristo e poichè il Ponte Fabricio è del 62 si
può dedurre che in quegli anni l'isola fu sottoposta
auna sistemazione generale. Il ponte Cestio invece
sul lato opposto non è più quello del 370 dC ma un
rifacimento della fine dell'Ottocento.
La venerazione di Esculapio durò a lungo, sino agli
ultimissimi anni del paganesimo e oltre. Il caduceo,
simbolo dei medici, è tutt'ora l’ultimo tenace ricordo
di quel culto.
In epoca cristiana il ruolo di Esculapio sull'isola fu
assunto da San Bartolomeo. Di lui si narra che
avessero fatto crollare il simulacro di un idolo
guaritore e risanato tutti gli infermi che convertì alla
vera fede. Pare che il fatto fosse avvenuto il
Lycaonia, nell’ Asia Minore, da cui il nome medioe-
vale dell’isola. La fama di questo luogo propizio al
ritrovamento della salute è evidente anche dal fatto
che il puteale marmoreo del XI secolo sul pozzo
dell’Asclepion è profondamente inciso dalle corde
con le quali si tiravano su i secchi di acqua mira-
colosa. Un'altra prova della fama dell'isola Tiberina
nel Medio Evo la si trova a Londra. Un tale, giunto
a Roma durante il Concilio del 1123, cadde malato
e fu portato all'isola in fin di vita, ma sopravvisse.
Tornato nella sua città fondò l'ospedale di San
Bartolomeo tutt'ora noto come Old Bart's.
Il rinascimento dell'Isola Tiberina come centro sa-
lutare è legato però all'arrivo dalla Spagna di due
frati ospedalieri nella metà del 1500, Pedro Soriano
e Sebastiàn Arias, i quali si stabilirono da prima in
un edificio costruito sui resti del tempio di Adriano
in Piazza di Pietra. Installati alcuni letti, raccolsero
i loro primi assistiti, gli emarginati della società,
gente senza mezzi, privata anche della salute del
corpo e della mente. | due squattrinati fratelli erano
seguaci di Juan Cidade ovvero Giovanni di Dio
come l’aveva ribattezzato il suo vescovo, e per
provvedere a tutto, andavano a chiedere l'elemo-
sina: «Fate bene fratelli!» esortavano «a voi stessi,
per amor di Dio! Fate bene fratelli». Furono accolti
con curiosità, e forse con diffidenza all’inizio. Poi
subentrò la simpatia e infine l’affetto. La gente
prese a chiamarli i Fatebenefratelli, ed è questo il
nome che l'Ordine ha poi finito per darsi in Italia.
Pedro Soriano e Sebastiàn Arias come i loro
confratelli camminavano sulle orme di Juan Cidade
nato in Portogallo nel 1495. Juan ebbe un'esistenza
in parte oscura, in parte incolore sino a quando non
sentì il richiamo alla sua vera vocazione che lo
trasformò in un uomo di azione ascoltando Giovanni
d'Avila. Aveva già quarantadue anni e la sua fu una
conversione violenta, disperata: si pensò a una
malattia di mente e venne rinchiuso in manicomio.
(I - continua)
Per gentile concessione di MT Masson Editore.
I$
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
E
bE
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4
(ang. via Cerretani)
Tel. (055) 21.58.98
secondo la formula det Prati
“Fate bene fratelli”
di S.Giovanni di Dio in Firenze
SERMOUTH Nix Vomici
preparato a base di erbe aromatiche Consegne a domicilio }
digestive e stimolanti l'appetito di tutt | prodotti |
CONFEZIONI PER ANNIVERSARI, RICORRENZE, MATRIMONI
I
pi Mg
si: #
Nyy le
FARMACIA 3
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA FELLIGOERIE .
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA dia, Antico
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE alia Setificio
Fiorentino
Via de’ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze BOUTIQUE ai Neison Sri
Tel. 28.27.0
NUOVA CENTRO § PESCA
NUOVA CENTRO PESCA s.r.l.
COMMERCIO INGROSSO PRODOTTI ITTICI
Sede Legale: 50144 FIRENZE
v. F. Veracini, 41 @ (055) © 36.04.39 © 33.23.62
Telefax (055) 362439 - Telex 580522 ALBION I
DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE
REPARTI OPERATIVI:
50127 FIRENZE - Piazza Artom, 12
Centralino .........................5. © (055) 4393.301
Telefak orn A @ (055) 4393.302
SERVIZIO A DOMICILIO
REPARTI OPERATIVI :
Prodotto fresco - Frutti di mare
Affumicato - Conservato
Punto vendita: ......................... T (055) 4393.427
Prodotto Congelato - Surgelato - Precotto
Punto vendita: .......................... © (055) 4393.421
Magazzino e Deposito: ............... (055) 4393.410
Telefax © (055) 4393.411
E LINEA CATERING:
Distribuzione: .......................... @ (055) 4393.422
LA NUOVA PESCA VUOLE
NUOVA CENTRO PESCA:
ESPERIENZA, QUALITA, ASSORTIMENTO.
losene ®
Spedizione in abbonamento
postale gruppo IV/70%
i La Sporta 4f
Notiziario di informazione trimestrale a cura dell'Associazione San Giovanni di Dio |
Fondata l'8 marzo 1985 - Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/3/89
Casella Postale 521 - 50100 Firenze
Anno III Nr. 11 - 12 Settembre - Dicembre 1991
entro un cassetto di un
D mobile di un ufficio am-
3 ministrativo fu trovata nel
1982 una stampa raffigu-
rante San Giovanni di Dio.
Abbiamo pensato di pubblicarla in
copertina perchè, oltre ad esserci pia-
ciuta per l'espressività del santo,
avremmo anche bisogno di notizie ri-
guardo alla sua provenienza dato che ,
nonostante le molteplici ricerche non
siamo per ora venuti a capo di nulla.
Chi potesse fornirci notizie lo faccia
scrivendo all'Associazione San Gio-
vanni di Dio Casella Postale 521 50100
Firenze Italia
THE COVER
In 1882, a print representing Saint
Johon of God was found in a drawer of
a piece of forniture in an office of the
administration.
We have decided to publish it on the
coverpage, not only because of liking
the expressiveness of the saint, but
also because we need information
regarding its origin.
Much research has been done but to
date widout success.
Anyone that can fournish news
concerning this print please write:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella Postale 521 50100
Firenze Italy
PHOTO COUVERTURE
Dansuntiroir d'un bureau administratif
on trouva en 1982 un'estampe
réprésentante Saint Jean de Dieu.
Nous avons pensé de la publier dans la
couverture parce que, outre
à nous plaire pour l'expressivité du
saint, nous aurions besoin de
renseignements sur son origine du
moment que, malgré nos recherches,
pour le moment, nous n'avons à rien
abouti.
Si quelqun pouvait nous fournir des
renseignements écrire à:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella Postale 521 50100 Firenze
Italie
LA PORTADA
Dentro un cajon de un mueble de una
oficina fue encontrada el año 1982 una
estampa de San Juan de Dios.
Hemos, pensado publicarla pertada
porque, ademas, de que nos gusto por
la expresion del santo, tenemos
necesidad de noticias respecto a su
provenincia, dado que, a pesar de
haberlo intendado, no hemos
conseguido nada hasta el momento.
Por ello, rogamos a quien pudiera
darnos alguna noticia, que nos escriba
a la "Associazione San Giovanni di
Dio", Casella Postale 521, 50100 Fi-
renze Italia.
DIE MAGAZINDECKE
Im 1982 wurde ein Druck von San
Giovanni di Dio in einem Kasten einer
Paladini in Croci...era
Compete a queste poche righe raccontare una
realtà, interpretarla e quindi esprimere un'opinione
personale. Pensando a cosa sarebbe stato più
idoneo scrivere in questo numero della Sporta
che esce alla fine dell'anno, ho ripreso in mano
tutto il 1991 in cerca di un fatto di cui valesse la
pena parlare.
E qui è nato il problema. Non ne ho trovato solo
uno, ne ho trovati tanti ed alcuni anche di note-
vole interesse. Imbarazzato nella scelta ma de-
sideroso di dire, anche io, la mia opinione, fosse
anche per un fatterello di marginale importanza,
mi sono accorto invece che sarei caduto nello
stesso errore che rimprovero agli altri. Di parlare
molto e di fare ben poco.
Non sose vi siete accorti che stiamo attraversando
un periodo di grande moralismo, spesso a buon
mercato, e che molti si sentono in dovere non solo
di dire la propria ma di ergersi a paladini di questo
e di quel problema. Abbiamo paladini per la
mafia, per la giustizia nei tribunali, per gli
extracomunitari, per i malati di aids o di tumore,
per l'ecologia e chi più ne ha più ne metta. Tutti
a motteggiare su come si dovrebbe fare o non
fare, o meglio su come gli altri doverebbero fare
o non fare. Tutti in partenza o peggio già partiti
a combattere nelle crociate contro gli infedeli,
lasciando gli altri nelle peste a viversi da soli i
propri guai. E sta diventando un fenomeno dila-
gante, anche perchè questo modo ci fa sentire
meglio senza sprecare troppa fatica. Certamente
sarebbe peggio se di alcuni problemi neppure si
parlasse, ma è altrettanto certo che degli stessi
problemi se ne sta parlando da troppo tempo
senza venire a nessuna conclusione concreta.
Personalmente non credo che debbano esserci
delle priorità quando si affrontano certe carenze
che riguardano le basi del nostro vivere civile,
ma, nello stesso tempo, da una parte bisognerà
pur cominciare.
Durante un programma televisivo di grande po-
polarità fu fatta la seguente domanda:
“Se vi colpisse un tumore, lo vorreste sapere
oppure no?”
AI di la del fatto che l'argomento tumore in un
programma nazional popolare fa salire l'audience
e questo (per alcuni) è la cosa più importante, la
domanda non è così superficiale come può
sembrare. Affronta il dubbio se più spesso non
siamo noi a non volere sapere come stanno le
SOMMARIO
Editoriale .................... a p. 2
Medico dei due mondi ........ «p. 3
La casa di cura San Camillo.. p. 4
| Film: “I miracoli non si ripetono” ...... p. 5
Non fiori ma... opere concrete... .......p. 6
| A Firenze in bicicletta ......................... p. 6
Gradita visita di Mike Sullivan ........... p. 7
AUSITIA!.-..cururinrinionianzia nqneaara Gana sasa Da 7
| II vice sindaco in visita ...... FERA .p. 8
Il Vermout cambia bottiglia ................ p. 8
Quattro conche per Ognissanti ......... p. 9
| Non ci è piaciUta..................n p. 9
| La Cooperativa di Legnaia .... p.10
| La Posta.............. ina ARAA p.11
| Abbiamo letto.. ..p. 12
| L'Associazione E... ................... n p. 13
| Sul Tevere fede e salute nei secoli... .p.15 |
@ LaSporta Lo
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Alessandro Tantussi
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
| scoBatazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
| Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia, Maurizio Romani - Foto-
composizione: Menabò v. F.Granacci , 5 Firenze - Stampa:
Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
(OD) ASSOCIATO ALL'UNIONE
_ ITALIANA STAMPA PERIODICA
cose piuttosto che gli altri a non dircele. Se così
fosse una parte del problema di come mai non si
riesce a levare il così detto ragno dal buco sarebbe
risolto. Se vogliamo far qualcosa, cominciamo a
dire a noi stessi che siamo pigri, indolenti, ego-
isti, cinici, imperturbabili alle nefandezze nostre
e degli altri. Cominciamo a chiedere qualcosa di
più e di meglio a noi stessi invece che agli altri.
Non di quantità ma di qualità di vita.
A. Tantussi
Möbel im VerwaltungsbUro gefunden. Wir möchten den
Druck auf einer Magazindecke veröffentlichen, nicht nur
weil er uns fUrsden
Ausdruck gefallen hat, aber auch weil wir Nachrichten Ùber
seiner Herkunft brauchen (wir haben viele Nachforschungen
gemacht, ohne etwas zu erfahren).
Wer uns Nachrichten darUber versorgen kann, kann an der
| "Associazione San Giovanni di Dio - Casella Postale 521 -
50100 FIRENZE - Italy" schreiben.
A CAPA
Dentro a gaveta dum móvel dum escritório administrativo foi
encontrada em 1982 um impresso que representava Sào Joào
de Deus.
Nos temos julgado conveniente de publicarlo na capa porque,
alem de ter apreciada o poder de expressào da imagem do
Santo, nos precisariamos também de ter notícias respeito à
origem do impresso sendo que, apesar das numerosas
pesquisa,nào temos tido até agora nenhuum resultado.
Quem tenha a possibilidade de nos fornecer umas notícias,
pode facerlo escrivendo para a “ASSOCIAZIONE SAN
GIOVANNI DI DIO”
Casella Postale 521 - 50100 Firenze Italia
S.Balatri
Ogni martedì alle ore 21 il Comitato -
Organizzativo si riunisce presso la sede
dell'Associazione in Borgo Ognissanti
42. Il ® dell'Associazione è 21.88.39
ASSOCIAZIONE
; Non mancava certo di
. coraggio, Filippo
. Mazzei, medico fio-
- rentino, se a poco più
di vent’anni decise di abbando-
nare l’Italia per andare a cercare
fortuna altrove. Lasciò Firenze
diretto a Livorno con la speran-
za di imbarcarsi per Cadice o
Lisbona e raggiungere quindi il
Sudamerica. A Livorno, lavo-
rando come chirurgo, incontrò
aiuti, simpatie e guadagni note-
voli. Poi, affascinato dai rac-
conti sull’Oriente, si lasciò
convincere dall’amico e colle-
ga dottor Salinas a recarsi a
Smirne. Ma il suo spirito irre-
quieto e la voglia di scoprire il
mondo lo allontanarono presto
dalla Turchia.
Nelle Memorie della vita e del-
le peregrinazioni del fiorentino
Filippo Mazzei, un’autobiogra-
fia in due volumi, egli racconta
in modo un po’ arruffato ma
assai completo, il suo girovaga-
re per il mondo e l’incontro con
usi, politiche, consuetudini e
climi diversi. Dai suoi scritti
emerge la duttilità interiore del
personaggio, l’intelligenza e la
capacità di inserirsi a proprio
agio anche nei luoghi e nelle
circostanze più inimmaginabili.
Filippo Mazzei era nato all’alba
del giorno di Natale del 1730 a
Poggio a Caiano, quarto e ulti-
mo figlio di Domenico ed Eli-
sabetta Mazzei, dopo due fratelli
e una sorella, Filippo diviene il
preferito del nonno Giuseppe
che teneva saldamente in mano
le redini delle attività e delle
fortune familiari con l’inten-
zione di renderne beneficiario
Filippo alla maggiore età. Il ragazzo compì
i suoi studi a Prato sotto la guida del mae-
stro Cima, sacerdote dottissimo e bravo.
Successivamente andò a Firenze presso
l'Ospedale di Santa Maria Nuova dove
apprese l’arte della medicina e della chirur-
gia. Nel frattempo la realtà familiare era
cambiata: il nonno non c’era più e l’eredità
cospicua da lui lasciata era stata incamera-
ta con astuzia dal primogenito Jacopo. Il
secondogenito Giuseppe s’era fatto frate,
non per autentica vocazione ma per le
insistenze d’uno zio Priore e del Vescovo
Alamanni. Vittoria, la sorella, si era sposa-
ta. Il padre, Domenico, mancò quasi al-
l’improvviso. La madre, debole e succube
del figlio maggiore, non era in grado di
offrire a Filippo alcun appoggio economi-
co o affettivo. Anche i sogni e gli entusia-
smi legati agli innamoramenti si erano in
breve cambiati in delusioni amare e pro-
fonde.
Medico
dei due mondi
di Paola Innocenti
Alcuni dubbi sulla Fede, ingenuamente
- espressi a un sacerdote, gli avevano procu-
rato un’accusa di eresia, facendogli perde-
re il lavoro in Ospedale. Tutto, insomma,
pareva congiurare contro il giovane Filip-
po che, amareggiato, decise di raggiungere
altri lidi. Era il 1752; Filippo Mazzei non
aveva compiuto neppure 22 anni.
Livorno fu la prima tappa d’un lungo cam-
mino che lo avrebbe reso cittadino del
mondo, testimone e partecipe dei più gran-
di avvenimenti storici del tempo, in Europa
e in America.
A Livorno, scrive Guido Gerosa nel suo
Filippo Mazzei, il fiorentino che fece
l’America, “sistemava con una sorta di
felicità gambe e braccia rotte e la gente
parlava con entusiasmo di quel giovane,
straordinario chirurgo arrivato lì per grazia
del cielo”. Dopo tre anni trascorsi a Livor-
no, nel luglio del 1755, affrontò le peripezie
di un lungo viaggio, di una grave malattia,
arrivando a Smirne. La città lo
affascina. Non gli mancano i
successi professionali né quelli
amorosi. I guadagni sono più
che soddisfacenti ma, il gio-
vane e irrequieto medico, nel
dicembre del 1755 si imbarca
come chirurgo su di una nave
diretta in Inghilterra. Arriva a
Londra, fa amicizie importan-
ti, impara l’inglese alla perfe-
zione e poi decide di partire
per Parigi. In quella città co-
nosce l’abate Galiani, ne di-
viene amico, si appassiona ai
dibattiti letterari. Ma ha no-
stalgia di Firenze e vi ritorno
all’inizio del 1760.
Riabbraccia la madre, ritrova
le antiche difficoltà di rappor-
to con il fratello Jacopo. La
realtà fiorentina gli pare angu-
sta e insopportabile. Le amici-
zie da lui fatte a Londra nei
migliori ambienti, gli accordi
con alcuni commercianti ebrei
e i conseguenti guadagni,
nonché la sempre crescente
notorietà, avevano attirato su
di lui gelosie, invidie, maldi-
cenze e accuse tanto da fargli
rischiare l’Inquisizione e
l’espulsione da Firenze. Filip-
po si difende con impeto e
tenacia dall’imputazione di
avere commerciato in libri
proibiti e la battaglia condotta
per dimostrare la propria in-
nocenza ha, tra l’altro, il risul-
tato che «l’iniquo Tribunale
dell’Inquisizione venne total-
mente abolito in Toscana».
Filippo, frattanto, nominato
ambasciatore di Toscana a
Londra dal Granduca
Leopoldo, torna in Inghilter-
ra; Il gomitolo esistenziale del medico
Mazzei si dipana ora su nuove lunghezze
dove la storia e la politica tengono la ribal-
ta. s
Il neo ambasciatore di Toscana a Londra,
trale altre incombenze aveva ricevuto quella
di procurare al Granduca Leopoldo un ca-
minetto-stufa, recente invenzione di
Beniamino Franklin. Il caso volle che
Franklin fosse a Londra; conosciuto Mazzei
ne divenne amico anche perché Franklin,
appassionato di agricoltura, era incuriosito
dalle molte specie alimentari portate in
Inghilterra dal fiorentino, tra cui legumi di
ogni tipo e un particolare «granturco
cinquantino (che maturava in cinquanta
giorni) e che divenne poi in America il
“Mazzei’s corn».
(I parte -continua)
Per gentile concessione di MT Masson Editore
3
ASSOCIAZIONE
“LA CASA DI CURA SAN CAMILLO
na struttura sanitaria che funzio-
U na da 44 anni e che è andata via
via acquistando un’importanza
sempre maggiore per la popola-
zione della Versilia. Al suo reparto di
fisiochinesiterapia arrivano degenti anche
da località lontane. Problemi del presente e
progetti per il futuro nelle parole di padre
Gianfranco Lovera, superiore della piccola
comunità cammilliana che gestisce l’ope-
ra.
“Questa è una comunità in cui si è molto
affiatati e devo dire che i miei confratelli
mi vogliono veramente bene, assai di più di
quanto io meriti”. Chi fa questa confessio-
ne con aria assolutamente spontanea e sin-
cera è padre Gianfranco Lovera, 43 anni,
nativo di Saluzzo, in provincia di Cuneo,
diventato camilliano insieme col fratello
che ora si trova nella Casa della Fraternità
di Piossasco, presso Torino.
Fisico forte, capelli folti e neri, viso sereno
e pronto al sorriso, padre Gianfranco è da
due anni superiore e direttore
amministrativo della Casa di
cura S.Camillo di Forte dei
Marmi, sul litorale della
Versilia (Lucca). Con lui altri
quattro religiosi qualcuno dei
quali però molto anziano e
con seri problemi di salute.
Una comunità piccola, dun-
que, ma capace di portare
avanti un’opera molto com-
plessa e di grande importanza
per il territorio versiliese.
Sono due gli edifici della San
Camillo. Il più vecchio. che ha
ancora l’ingresso principale e
da sulla Via P.Ignazio da
Carrara, proprio di fronte alla
chiesa parrocchiale di San
Francesco, risale ad una ses-
santina di anni fa, ma è stato
più volte ampliato e modifi-
cato. Oltre alla direzione, agli
uffici amministrativi e ai ser-
vizi generali, ospita la comu-
nità dei Camilliani e anche
una piccola comunità di Figlie
di San Camillo, quattro suore
dedite anch’esse all’assisten-
za dei malati. Nella parte cen-
trale del primo piano, inoltre,
si sta allestendo un reparto di
residenza sanitaria assisten-
ziale: 30 posti letto per anzia-
ni anche non autossufficienti.
“abbiamo avuto un lascito da
Visione aerea con scorcio marino
della Casa di cura San Camillo e
della chiesa parrocchiale San
Francesco
4
A FORTE DEI MARMI”
una signora di Pietrasanta”, dice Padre
Gianfranco, “e avremmo voluto iniziare la
costruzione di un nuovo edificio su un
appezzamento di terreno adiacente alla Casa
di Cura. Non abbiamo potuto, almeno per
il momento, ma il problema degli anziani è
sempre più grave qui in Versilia, e allora
abbiamo pensato di destinare a questo sco-
po una parte del vecchio fabbricato”.
E° l’ennesima ristrutturazione che subisce
la casa. I Camilliani sono arrivati a Forte
dei Marmi nel 1932. La citta’, che aveva
avuto origine nel XVI secolo, ai tempi di
Michelangelo, come pontile d'imbarco per
i marmi provenienti dalle Alpi Apuane e
che nel 1788 era stata munita dal Granduca
di Toscana Leopoldo I, della fortezza da
cui derivò il suo nome, sessant’anni fa era
già un noto centro balneare che richiamava
villeggianti anche dall’estero. La prima
casa di turisti stranieri era stata, sul finire
dell’Ottocento, quella del celebre scultore
e architetto Adolf von Hildebrand. Negli
anni ‘30 avevano qui le loro ville molti
principi, conti, marchesi e grandi signori
dell’epoca: c’erano i Corsi, i Pallavicino, i
Ripa di Meana, i Ginori Venturi,
gli Agnelli, gli Orlando, gli Schatzer, i
Paladini; qui venivano a trascorrere più o
meno lunghi periodi dell’anno numerosi
artisti e intellettuali, come Henry Moore,
Marino Marini, Carlo Carrà, Ottone Rosai,
Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Curzio
Malaparte, Thomas Mann; e qui approda-
vano sovente, con il loro stuolo di amici,
potenti gerarchi fascisti, come Galezzo
Ciano e come Italo Balbo, che ammarava
con il suo idrovolante proprio di fronte alla
“Capannina”, il famosissimo locale not-
turno che era stato aperto
nel 1929 da Achille Franceschi e che sareb-
be diventato il simbolo della vita mondana
dell’intera Versilia.
Mai Camilliani giunti a Forte dei Marmi in
quegli anni “ruggenti” non avevano certo
in programma di prendere parte alla “dolce
Il Dott. Marco Matarazzo Pri-
mario chirurgo al tavolo opera- |
torio aiutato dal Dott.Vincenzo
De Luca in una sala operatoria
della San Camillo.
Tanto il dott. Matarazzo quanto s
ildott. De Luca provengono dal- &
l'Ospedale di San Giovanni di
Dio di Firenze dove erano alcuni
anni fa rispettivamente Aiuto e
Assistente della Il Divisione di
Chirurgia Generale.
vita” della cittadina versiliese. Erano li per
assolvere come sempre la loro missione in
favore dei malati e dei bisognosi. Gli inizi
furono difficili; poi arrivò la guerra a ren-
dere impossibile qualsiasi sviluppo alla
loro opera. Solo nel 1947 poterono aprire
una vera e propria Casa di cura, specializ-
zata in localizzazzioni tubercolari
extrapolmonari quali tbc ossea e intestina-
le. Tale destinazione rimase valida e
pressochè esclusiva fino agli anni ‘70,
quando alle spalle del vecchio edificio fu
inaugurato il nuovo. Questo fabbricato è
decisamente più grande, moderno e fun-
zionale, ma si inserisce comunque armo-
niosamente nel paesaggio circostante, ca-
ratterizzato da una rigogliosa vegetazione.
La nuova sede della San Camillo, è uno
stabile di quattro piani, sulla cui facciata
corrono lunghe balconate; al quarto piano
c’è il reparto di chirurgia , con tre sale
operatorie, pit una di preparazione e una di
rianimazione.
“Le sale operatorie sono state appena ri-
strutturate. abbiamo speso un miliardo, ma
ne è valsa la pena: nella zona non c’è nulla
di meglio per quanto riguarda la modernità
e la funzionalità delle attrezzature”.
“La San Camillo”, dice ancora padre
Gianfranco “ha circa 200 dipendenti. i
medici sono una quarantina. Un discorso a
parte va fatto per la TAC e perla RMN, che
danno lavoro ad una quarantina di persone
ma che abbiamo in società con altri”.
Per questi due servizi così sofisticati si sta
ora preparando una sede nuova, in un pic-
colo stabile ristrutturato situato accanto
alla San Camillo.
“Bisogna sempre guardare avanti”, con-
clude padre Gianfranco ,’non possiamo
fermarci se vogliamo rispondere in modo
adeguato ai bisogni dei malati. Il mio so-
gno? Quello di avere una Casa di cura che
sia veramente utile sul territorio e che svol-
ga sempre meglio la sua funzione a favore
della popolazione. Proprio in quest'ottica
spero di riuscire ad aprire in un prossimo
futuro un reparto di oncologia che diventi
un vero punto di riferimento per i malati di
tumori e che sia in grado di seguirli e
assisterli in tuttele fasi della malattia”.
ENZO CROCETTI in “Missione salute”
Rivista dei camilliani d’Italia IV n.5 set-
tembre/ottobre 1991
LT
er
Il padre superiore
Gianfranco Lovera
ASSOCIAZIONE
FILM:
“| MIRACOLI NON SI RIPETONO”
isto il film “I miracoli non si ri-
V petono”
1951 regia di Ives Allegret con
Alida Valli (La Sporta 9 p.5)
Duranre una visita a Roma ho visto alla
Cineteca Nazionale di Via Tuscolana il
film nella speranza di vedere scene del
nostro ospedale, purtroppo da questo pun-
to di vista è stata una delusione perchè
dell’ospedale di Borgognissanti (che nel
film è diventato un ospedale romano) si
vedono solo due scene girate in Portineria.
(S.B.)
i
| Alida Valli in una scena delfilm. (Foto Locchi)
O
ASSOCIAZIONE
NON FIORI MA... OPERE CONCRETE
ino a dieci anni fa parlare di
F ambiente e della sua salva-
guardia se non suscitava
scandalo per lo meno ti addi-
tava come stravagante o alternativo.
Oggi alle soglie del ’92 dove i proble-
mi di ecologia riguardano tutta la Co-
munità Europea e non solo il nostro
paese, ci accorgiamo, svegliati come la
bella addormentata nel bosco, che sia-
mo rimasti al palo e ci dobbiamo ade-
guare. A dire la verità la sveglia è stata
suonata più volte da tutti coloro che per
anni hanno difeso l’ambiente cercando
di coniugare ecologia e sviluppo per |
una migliore qualità della vita.
Fra le Associazioni che sono nate con
questo scopo e hanno lavorato in que-
sto senso, merita parlare de “IL PIA-
NETA”. Nata nel 1988 conl’obbiettivo
di diffondere la cultura naturalistica e
ambientale si è occupata e tuttora si
preoccupa di trovare soluzioni ai pro-
blemi connessi con la tutela dell’am-
biente, della salute umana, del paesag-
gio, dei beni storici, non solo propo-
nendo suggerimenti alle istituzioni ma
anche intervenendo con denunce e op-
ponendosi a progetti puramente spe-
culativi sia edilizi che urbanistici. In
questi anni ha compiuto interventi per
la rimozione di discariche abusive,
contro esercitazioni a bassa quota di
ASSOCIAZIONE —
A FIRENZE IN BICICLETTA
di Leonardo Mastragostino
Piste ciclabili? Si, ma al posto giu-
sto!
La soluzione o la riduzione di gravi proble-
mi propri delle grandi città, quali l’inqui-
namento atmosferico e l’intenso traffico
veicolare, comporta soluzioni diversifica-
te e coraggiose. Le piste ciclabili costitui-
scono uno strumento indispensabile ed uti-
le se giustamente interpretate nella loro
funzione e realizzazione. Fortemente cri-
ticato (assieme a M.E.E., AICS, ProNatura,
Lega Ambiente, Ass. Verdelabici, WWF,
Lista Verde Palazzo Vecchio) il progetto
fiorentino principalmente per i seguenti
motivi: localizzazione su direttrici ad in-
tenso traffico con conseguente pessima
qualità dell’aria e situazione igienico-sa-
nitaria negativa per i ciclisti, i quali, com-
piendo uno sforzo fisico, aumentano la
frequenza della ventilazione polmonare;
sviluppo del tracciato insufficiente ai col-
legamenti delle zone cittadine e di queste
con la periferia; negatività del cordolo in
6
=
1
cemento in quanto “barriera architettonica”
nei confronti di inabili ed anziani: costi
(2,5 miliardi circa); perdita di parcheggi;
ecc.
Le controproposte prevedono l’istituzione
di strade ciclabili (ove sia consentito il
transito e sosta veicolare ai residenti), par-
ticolarmente sfruttando vicoli e strade mi-
nori, a costituire uno sviluppo cittadino a
“ragnatela” (utilizzabile anche da mezzi di
aerei militari in zone urbane, contro
l’uso inutile di materiali plastici, a favo-
re della protezione di animali rari e del
loro ambiente. Tra le varie iniziative che
la caratterizzano ha creato un premio:
“Il Porcellino d’oro”. Analogo al “Pre-
mio Attila” del WWF, consiste
nell’attribuzione di un porcellino, in
cotto imprunetino verniciato d’oro, alle
azioni più negative nei confronti del-
l’ambiente, del paesaggio, della salute,
etc. Il premio viene inviato all’/agli in-
teressato/i in contemporanea alla comu-
nicazione alla stampa e alla TV, sempre
che non venga provveduto in merito.
Anche se in questi anni ha lavorato
molto, mi spiega il suo presidente
Leonardo Mastragostino, la speranza
non è di fare ancora di più, ma al contra-
rio cessare la propria attività. Questo
vorrebbe dire che le istituzioni funzio-
nano a dovere perriempire quelle caren-
ze di tutela ambientale alle quali attual-
mente fanno fronte le Associazioni come
il Pianeta.
Salvaguardare la natura, dunque, ma
ancora di più tutto l’ambiente dove vi-
viamo, anche dentro la nostra città.
Trovare con l’impegno di tutti soluzioni
il più immediate possibili ai problemi
del “nostro” ambiente, significa miglio-
rare la qualità della vita, anzi della “no-
stra” vita.
A. Tantussi
pubblica emergenza in caso di necessità,
quali ambulanze o altri, spesso gravemente
rallentati dal traffico), con costi ridotti alla
cartellistica, con evidente migliore qualità
dell’aria, senza costituzione di “barriere
architettoniche”. L’evidente vantaggio di
una soluzione del genere consiste nel privi-
legiare seriamente l’uso delle due ruote in
una città che si presta effettivamente (viste
le sue dimensioni ancora a misura d'uomo)
per questo tipo di spostamento.
Ricordiamo inoltre che fino ad alcuni anni
fa, quando il traffico non aveva raggiunto
livelli drammatici, in bicicletta si vedeva-
no anche persone di mezza età od anziane:
oggi perfino un giovane trova difficoltà
nell’intenso e caotico traffico, connesso ai
recenti grandi sviluppi viari unidirezionali
sempre più a misura di auto e non certo di
bicicletta. Favorire la bici comporta lal-
leggerimento del traffico, la diminuzione
del problema -parcheggi- ed il migliora-
mento della qualità dell’aria.
Il risultato purtroppo modesto delle attuali
piste ciclabili lo possiamo osservare tutti:
risultano quasi sempre deserte.
GRADITA VISITA DI MIKE SULLIVAN
lla fine di settembre è venuto da
A Oxford in visita alla città di Fi-
renze Mike Sullivan.
Mike Sullivan è uno dei respon-
sabili del marketing europeo della DIALOG
INFORMATION SERVICE Inc, la grande
banca dati statunitense fornitrice dell’ As-
sociazione San Giovanni di Dio per il col-
legamento OnLine e attualmente anche
OnDisc.
Mancando di spazio in questo numero, non
possiamo purtroppo parlare a lungo della
storia di questa poderosa organizzazione
capace di 1.4T dati nelle sue memorie di
Palo Alto in California.
Ci limiteremo per ora ad un piccolo com-
mentoriguardo all’ultima acquisizione CD
ROM applicato alla Biblioteca E.Muntoni
del N.O.
FANTASTICO! è questo infatti il com-
mento unanime che i medici dell’ospedale
seduti accanto a me proferiscono mentre
provano l’ebrezza della ricerca biblio-
grafica con i CD DIALOG Medline.
I 191 periodici della Biblioteca Muntoni,
recensiti dalla National Library of Ameri-
ca (Medline) sono diventati improvvisa-
ASSOCIAZIONE
n Austria conoscevamo Fra Isfried
| I Schmid.
si L’avevamo conosciuto quando
venne a Firenze nel 1987 con la
preziosa reliquia di San Giovanni di Dio
che non abbandonava mai.
Era tornato a Firenze per stare un pò con
noi dell’ Associazione (La Sporta 4 p.2) e ci
aveva a lungo parlato del suo ospedale,
delle sue ultime fatiche nei paesi dell'Est
dove la provincia Austriaca è impegnata
per il recupero delle case confiscate a suo
tempo da quei governi.
Scorrendo il N° 59 del settembre 1991 del
giornale della provincia austriaca
“GRANATAPFEL” abbiamo appreso del-
la morte di Fra Isfried e diamo di seguito la
traduzione:
“Inmemoria del Rev. Fra Isfried Friederich
Schmid Fatebenefratello, membro del-
l'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro
di Gerusalemme.
Inaspettatamente dopo breve e grave ma-
lattia, assistito dai Santi Sacramenti della
Chiesa, il giorno 15 luglio 1991, a Vienna,
nel suo 76mo anno di vita e nel suo 56mo
mente un libro aperto dal 1984 in poi e
sono raggiungibili in ogni parola dei
“record” così come sono stati costruiti
dall’esercito di indicizzatori della NLA.
Già da cinque anni era in funzione un
sistema On-Line sempre DIALOG con
il quale era possibile ottenere dati
bibliografici in tempo reale, ma il limite
imposto dai costi di accesso e connes-
sione ne limitava l’uso ai soli casi più
urgenti, rari e difficili.
Oggi abbiamo la possibilità di un ag-
giornamento rapido attraverso i 3500
periodici forniti da Medline ed abbiamo
quindi la possibilità di essere in contatto
continuo ed immediato con TUTTO il
mondo della medicina.
Non finiremo mai di ringraziare 1’ Ordi-
ne Ospedaliero di San Giovanni di Dio-
Fatebenefratelli che ci ha offerto nel
1986 la possibilità di accesso a questo
sistema informativo sobbarcandosene
la spesa e che ha oggi provveduto al
completo rinnovamento delle
apparecchiature facendo così fare al
nostro ospedale un gigantesco passo
sulla via della conoscenza.
(S.B.)
anno di professione, è stato chiamato nella
eterna patria.
Fra Isfried era nato il 3 giugno 1915 a Linz
sul Danubio.
Il 21 luglio 1930 entrò nell’Ordine e il 24
giugno 1933 prestò il giuramento sempli-
ce.
Nel periodo tra il 1936 e il 1938 ha lavorò
come neoprofesso a Roma nella Casa
Generalizia. Nel 1939 tuttavia venne ar-
ruolato nell’esercito per il servizio militare
e tornò solo nel luglio 1946 dopo la prigio-
nia americana.
L’8 marzo 1947 Fra Isfried pronunciò i
voti solenni. Dopo aver ottenuto il diploma
di infermiere nel 1948, lavorò nei vari
istituti dell'Ordine in Austria.
Prima della seconda guerra mondiale ed
alcuni anni dopo svolse il servizio di “fra-
tello raccoglitore” in tutta l’Austria con
molto slancio e impegno personale.
Negli anni tra il 1953 ed il 1958
venne chiamato come priore a
Nazareth. In seguito fu priore nei
conventi di Kritzendorf e
Kainbach.Per molti anni fu segreta-
rio delle missioni soprattutto negli
istituti dell’India. Si distinse nella
provincia particolarmente perla sua
competenza nella storia dell’Ordi-
ne e della Chiesa.
Ricordiamolo nella preghiera.
(S.B.)
Nella foto (Vita Ospedaliera XLII N.12
DICEMBRE 1987) mentre porge la pre-
ziosa reliquia di San Giovanni di Dio al
Santo Padre.
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata 1’8 Marzo 1985
‘to
NON AVERE PAURA DI AVER CORAGGIO
PARTECIPA
AL NOSTRO VOLONTARIATO OSPEDALIERO
“FRA GIOVANNI BONELLI”
PER AMARE ED ASSISTERE | MALATI
PER ESSERE VICINI AL PENSIERO E ALLE
OPERE DI SAN GIOVANNI DI DIO
PER AVERE IL CORAGGIO DI ESSERE
TESTIMONI
Telefona 29.45.75 oppure scrivi a:
CASELLA POSTALE 521 Firenze
VOLONTARIATO OSPEDALIERO E DOMICILIARE “FRA GIOVANNI BONELLI"
IL VERMOUT ALLA
NOCE VOMICA
CAMBIA BOTTIGLIA
| È I 1 nostro socio Silvano Alisi mo-
_ stra compiaciuto la nuova botti-
glia del famoso Vermout che si
presenta ora trasparente e reca sul retro il
disegno della Portineria di Borgognissanti.
(Foto SB)
ASSOCIAZIONE
IL VICE SINDACO IN VISITA ALLA CHIESA
DI SAN GIOVANNI DI Dio IN BORGOGNISSANTI
Il Vice Sindaco Gianni
Conti nella Chiesa del-
l'ospedale
(Foto SB)
n anno fa, il 30 novembre una | Tutto questo sembra stia andando per il
mattina, il Vice Sindaco Gianni | verso giusto, due riunioni sono già state
Conti, decise di visitare la Chiesa | fatte nei locali dell’ Assessorato alla Cultu-
di San Giovanni di Dio in Borgognissantie | ra,
scrisse sul libro delle firme la promessa di
fare il possibile perimpedire la dispersione
del patrimonio storico artistico e per istitu-
U|
Un cospicuo stanziamento di fondi pare già
promėsso da un ente del quale ancora non
si conosce il nome.
ire un Museo che raccogliesse materiale I progetti sono in gestazione. )
| della storia di San Giovanni di Dio e dei |
suoi seguaci in Toscana. | |
Una riunione del gruppo di studio nella stanza dell’ Assessorato.
(Foto SB)
ASSOCIAZIONE
QUATTRO CONCHE
PER OGNISSANTI
uattro conche per raccogliere
l’acqua dalle grondaie degli an-
goli del chiostro di Ognissanti
sono state donate da Mario Mariani del-
l'omonima fornace dell’ Impruneta, al con-
vento francescano di Ognissanti all’inizio
di ottobre.
Pubblichiamo volentieri la lettera che il
Superiore Padre Lorenzo Lazzeri ha invia-
to alla nostra Asssociazione per aver reso
posssibile il gradito.dono:
“Cari amici, “...sorella acqua...umile ed
utile...” secondo le parole di San France-
sco, dimentica talvolta della propria utilità,
diventa indocile e dannosa.
Accade ogni tanto anche nel nostro chio-
stro quando la “sorella” si precipita furiosa
e violenta dalle docce d’angolo.
Nelle fauci delle belle quattro conche di cui
ci avete fatto dono, furia e violenza vengo-
no rese inoffensive.
Ci avete beneficato e siete stati gentili.
Lieti di essere oggetto della vostra cortese
premura, noi, frati di Ognissanti, Vi ringra-
ziamo di tutto cuore.”
Ognissanti 8 ottobre 1991.
Q
| (Foto SB) All’ Impruneta la Fornace Mariani.
ABBIAMO PARTECIPATO A
esta della Rificolona organizzata
dal Comitato Nuovo Centro
Rondinella.
Ringraziamo per l’ospitalità i si-
F
gnori:
Renzo Andreoni, Daniele Vannozzi, Franco
Foschi rispettivamente Presidente, Cas-
siere e Segretario del Comitato Nuovo
centro Rondinella nonchè i Consiglieri
G.Paolo Rossi, Silvano Bacocci, Giuseppe
Nencini, Vanessa Redditi e Graziano
Simoncini.
ASSOCIAZIONE
Non CI È PIACIUTA
uella parte del
Q depliant e del
manifesto pub-
blicati dal-
PUSL 10/C per propa-
gandare la Scuola Infer-
mieri.
Non ci è piaciuto l’ac-
costamento infermiere-
meccanico e corpo uma-
no-auto da corsa
avremmo francamento
Per un Lavoro Speciale
preferito il contrario.
(Foto Tarchiani) Il banco dell’Associazione
in via Rondinella.
SCUOLA INFERMIERI PROFESSIONALI
, REGIONE TOSCANA
UNITÀ SANITARIA LOCALE 10/C
FIRENZE
(Nella foto riproduzione di una parte del manifesto)
ASSOCIAZIONE
PENSIONAMENTI
Affettuosamente circondato, Piero Bracci,noto infermiere e ispettore del N.O.San
Giovanni di Dio, festeggia con i colleghi il giorno della pensione.
(Foto SB)
9
ASSOCIAZIONE
LA COOPERATIVA DI LEGNAIA
lienti e ammiratori della crescente
C importanza della cooperativa abbia-
mo chiesto al Presidente Aldo
Quercioli di raccontarci un pò il pas-
sato e il presente della benemerita istituzione.
Alla fine del 1800 operai e contadini cercavano
di affrontare la loro difficile situazione organiz-
zandosi in associazioni, società di mutuo soc-
corso e unioni professionali.
A Legnaia, piccolo borgo di operai e contadini
alla periferia di Firenze, svolgeva il suo
apostolato un francescano, Padre Pancrazio
Landini, nativo della zona e che, nel suo fervore
religioso, riuniva i contadinianche sotto le tetto-
ie dei bindoli (*) per formarli religiosamente e
socialmente. Per iniziativa di Padre Pancrazio e
di un gruppetto di coloni, fu costituita l” Unione
Professionale Cattolica di Legnaia”; dopo qual-
(Foto S.B.)
che anno, nel 1903, alcuni soci di questa unione
costituirono la Cooperativa Agricola, che iniziò
ad operare in due stanze in affitto di fronte alla
chiesa di Legnaia. Successivamente fu costruita
(dov’è tuttora) la sede sociale.
Tra i primi impegni della Cooperativa, oltre alla
vendita di prodotti per l’agricoltura e alimenta-
ri, la lotta per abbreviare le pratiche daziarie e
per l’abolizione del dazio sugli ortaggi, la ri-
chiesta di uno spazio autonomo nel mercato
ortofrutticolo in cui operare senza balzelli, con-
tratti diretti con l’industria di trasformazione
dei prodotti orticoli e impegno a derimere
amichevolmente le controversie tra proprietari
e agricoltori.
Fin dall’inizio la Cooperativa, pur ispirandosi
alla dottrina sociale cristiana, operò professio-
nalmente, rimanendo estranea alle competizio-
ni politiche e riuscì a mantenere , seppure con
difficoltà, una propria linea autonoma anche nel
difficile periodo storico che va dal 1920 al 1944.
Durante le due guerre, notevole fu l’impegno
dei soci rimasti sulla terra (in maggioranza
vecchi, donne e ragazzi) perchè alla popolazio-
ne non mancasse un minimo di alimenti.
Nel dopoguerra la Cooperativa continuò il suo
Io
Il Presidente della Cooperativa Aldo Quercioli.
cammino, seguendo la sua
linea di autonomia, sempre
diretta da agricoltori, venen-
do via via incontro alle esi-
genze che si manifestavano
tra i soci.
Un grosso danno fu subito
nel 1966, quando l’alluvione
distrusse pressochè comple-
tamente il negozio in piazza
Ghiberti.
Negli ultimi anni, sempre —
venendo incontro ai proble-
mi e alle richieste dei soci e,
in genere degli agricoltori, la
Cooperativa ha ulteriormen-
te allargato le sue attività
ampliando i punti vendita di
Legnaia, Novoli e
1 piazza Ghiberti, realizzando il Centro
di Sollicciano, potenziando l’attività
nel mercato ortofrutticolo di Novoli,
sviluppando il settore della
meccanizzazione, realizzando il cen-
tro di produzione piantine orticole e
floricole, formando un gruppo specia-
lizzato in impianti (serre, irrigazione,
impianto frutteti...), potenziando l’as-
sistenza tecnica.
Inoltre, sia per propria iniziativa, sia in
collaborazione con enti pubblici,
conduce varie e interessanti
sperimentazioni alla ricerca di nuove
tecniche colturali, varietà idoneee al-
l’ambiente fiorentino, selezionando e
migliorando anche alcune delle vecchie
varietà presenti nella zona.
Anche oggi le linee portanti della coo-
perativa sono le stesse che nel passato:
- Economicità della gestione: i ricavi
devono coprire i costi.
- Autonomia, nella linea della trtadizione so-
ciale cristiana.
- Disponiobilità costante a venire incontro alle
richieste dei soci.
La cooperativa conta attualmente circa 450 soci
e 80 dipendenti.
(da “Coltivare insieme” Periodico della Coope-
rativa di Legnaia)
(*) Questa famosa parola mi ha dato la possibilità di
ricercarne sia il significato : dal gotico-lombardo
WINDER “ingranaggio”, sia un suo schema di fun-
zionamento ricordando che con questo nome erano
pure indicate le capanne, spesso in mezzo al
campo,sotto cui stavano questi “ordigni” (Romano
Bechi TRA L’ARNO LA GREVE E IL VINGONE
1988 pagg 46 e 59).
Non ho potuto fare a meno di riscrivere la
pagina di Pinocchio in cui :...Quand’ebbe
pianto ben bene, si rasciugò gli occhi e, prepa-
rato un buon lettino di paglia, vi distese sopra
il vecchio Geppetto. Poi domandò al Grillo-
parlante:
- Dimmi Grillino : dove potrei trovare un bic-
chiere di latte per il mio povero babbo?
- Tre campi distante di qui c’è l’ortolano
Giangio, che tiene le mucche. Va’da lui e tro-
verai il latte, che cerchi.
Pinocchio andò di corsa a casa dell’ortolano
Giangio: ma l’ortolano gli disse:
- Quanto ne vuoi del latte ?
- Ne voglio un bicchiere pieno.
- Un bicchiere di latte costa un soldo. Comincia
intanto da darmi il soldo.
- Non ho nemmeno un centesimo -rispose
Pinocchio tutto mortificato e dolente.
- Male burattino mio - replicò l’ortolano. - Se
tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho
nemmeno un dito di latte.
- Pazienza! - disse pinocchio e fece l’atto di
andarsene.
- Aspetta un pò - disse Giangio. - Fra te e me ci
posssiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare
il BINDOLO ? (in corsivo n.t.)
- Che cosa è il Bindolo ?
- Gli è quell’ordigno di legno, che serve a tirar
su l’acqua dalla cisterna, per annaffiare gli
olrtaggi.
- Mi proverò ...
- Dunque, tirami su cento secchie d’acqua e io
ti regalerò in compenso un bicchiere di latte.
- Sta bene.
Giangio condusse il burattino nell’orto e gli
insegnò la maniera di girare il BINDOLO.......
(C.Collodi LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
ill. E.Mazzanti ed F.Paggi Firenze 1883 pag
223-224)
40,
La rubrica della Posta è aperta a tutti, soci e non soci. Se desiderate proporre un argomento di dibattito
la posta
iceviamo da Fra Giuseppe
R Dott.Magliozzi Priore dell’opera
di San Giovanni di Dio a Manila:
“Desidero ringraziarVi del puntuale invio
della rivistaa “La Sporta”, nel cui N.10 ho
avuto la sorpresa di veder riprodotto il
nostro “NEWSLETTER”, e invio a tutti i
migliori auguri per l’attività dell’ Associa-
zione!
Il quadro che vedete riprodotto in questo
biglietto è stato dipinto dall’artista filippino
Rafael del Casal ispirandosi all’affresco
della Madonna del Patrocinio che è nel-
l’ospedale di Borgognissanti a Firenze.
Fraterni saluti a tutti, cordialmente in Cri-
sto.
Fra Giuseppe Magliozzi O.H.
Fra Giuseppe Magliozzi che è medico, era
presente sul balcone della Portineria di
Borgognissanti la mattina dell’8 marzo
1982 durante la celebrazione del 6° Cente-
nario della Fondazione dell’Ospedale
O
o sapere l'opinione dell'Associazione su fatti che interessano la città di Firenze, la sanità, l'assistenza od
altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta”
Casella Postale 521, 50100 Firenze
`~ storia vecchia ormai, che la nostra
E amata e rispettabile società, si stà
deteriorando, ed è storia vecchia an-
che il fatto che nessuno di noi, stà
operando nel modo giusto per arrestare questo
triste e pericoloso regresso. Con queste premes-
se nascono spontanee alcune domande, che ci
coinvolgono interiormente tutti:
Potremo dare ai nostri figli un futuro migliore?
Potremo creare
una società dove la giustizia, l’amore e l’altruismo
siano alla base di ogni nostro concetto, siano
alla base di ogni nostro pensiero? Sono domande
che ognuno di noi ha l'obbligo di porsi, sono
domande alle quali non possiamo più dare delle
risposte vaghe, o trovare delle false giustifica-
zioni dicomodo, specialmente quando citroviamo
di fronte a tragedie che passano volutamente
inosservate come quella che si stà inesorabil-
mente compiendo in Perù, dove centinaia di
migliaia di esseri umani stanno morendo di co-
lera, tra sporcizia, povertà e calcolato disinteresse
da parte degli organi governativi del loro paese e
di tutto il resto del mondo.
Quando parlo di disinteresse totale, non è a
caso, ma è una deduzione logica, visto che sono
mesi che leggo i quotidiani e nessuno scrive
qualcosa al riguardo. Si scrive molto di politica, di
alta finanza, di sport, di cultura, (non so che tipo
di cultura sia la nostra, se riusciamo a rimanere
impassibili di fronte a queste terribili catastrofi)
addirittura sovente si leggono tra le pagine di
questi mezzi di informazione, stupide e spassose
controversie condominiali, ma di questo fatto
che dovrebbe essere trattato in prima pagina
non si trova il più piccolo trafiletto.
Non so come sia possibile non parlare di una
situazione così drastica, se pensiamo che i
colpiti da questa vergognosa epidemia
che in poche ore porta un uomo alla morte, sono
ad oggi circa 350.000 e se pensiamo che si stà
rapidamente diffondendo in gran parte dell’Ame-
rica Latina fino a calcolare che nel tempo di 10
anni i colpiti da questa spietata epidemia saran-
no circa 120.000.000.
Quello che più ci deve colpire, è il fatto che
questo microbo, per i nostri tempi, se curato,
equivale a poco più di un raffreddore.
Credo che alla luce di tutto questo non possiamo
rimanere spettatori di questa tragica farsa, è
arrivato il momento di partecipare, di credere, è
arrivato il momento di dimostrare a noi stessi che
l'uomo è ancora parte integrante del disegno di
Dio.
Un'altra cosa che dobbiamo tenere ben presen-
te, è che quelli che stanno morendo sono uomini
come noi, e che hanno dei sentimenti e dei valori
oltre ad essere fatti di carne ed ossa propio come
noi.
Pier Luigi Bastianacci.
S ignore,
Concedi a noi una coscienza retta,
riempite dalla tua gloria.
Amen
PREGHIERA
quando Ti chiediamo, lo chiediamo a Te,
perchè Tu sei il Bene, il sommo Bene, tutto il Bene.
per misurate con il tuo Bene ogni nostra azione.
Facci sentire che ogni uomo è nostro fratello.
Facci capire che il bene del mondo dipende anche da noi.
Fai che diamo lode al Tuo Nome anche con il nostro corpo,
sano o malato che sia, sempre voluto a tua immagine.
Che noi non sciupiamo mai, nè in noi nè intorno a noi, il dono della creazione.
Che noi aneliamo, liberi dal peccato, alla Resurrezione con tutte le creature,
Ti chiediamo questo, Signore, attraverso San Giovanni di Dio,
che scelse di fare il bene, tutto il bene possibile.
F.B. (o.f.m.)
II
ABBIAMO LETTO
Jean Guitton Grichka Bogdanov Igor
Bogdanog DIEU ET LA SCIENCE
Ed.Grasset & Fasquelle 1991
Scienza?
Di sorpassare il vecchio conflitto
tra il credente - per il quale Dio non è nè
dimostrabile nè calcolabile - e lo scienziato
- per il quale Dio non è neanche un'ipotesi
di lavoro?
Questa tuttavia è la posta di questo libro
che così facendo si autorizza ad un fatto
evidente: oggi la scienza può porre que-
stioni che fino a una data recente , non
appartenevano che alla teologia o alla me-
tafisica.
Da dove viene l’universo? Che cosa è il
reale? Quali sono i rapporti tra la
conoscienza e la materia? Perchè c’è
qualcosa pittosto che il nulla? Così tutto
accade come se l’immaterialità stessa di
una trascendenza divenisse uno degli og-
getti possibili della fisica.
Jean Guitton, Igor e Grichka Bogdanov
hanno così voluto trasformare l’antico
conflitto del credente e dello scienziato in
un dibattito essenziale. Attraverso lo
scambio delle loro argomentazioni e delle
loro domande, si parla in fondo dell’uomo
e del suo posto nell’universo.
bbiamo diritto alla fine del XX°
secolo di pensare insieme Dio e la
Jean Guitton, dell’Accadémie francaise,
allievo di Bergson e ultimo erede del suo
pensiero, è uno dei più eminemti filosofi
cristiani del nostro tempo.
Igor e Grichka Bogdanov sono ambedue
dottoriinastrofisica e fisica teorica, allievi |
di Roland Barthes all’Ecole pratique des |
hautes études.
Mariangela Maraviglia
CHIESA E STORIA IN “ADESSO”
Ed. Dehoniane, Bologna L. 18.000
P mo Mazzolari, una delle figure
più importanti e significative del
cattolicesimo di questo secolo.
Egli infatti, dalla sua parrocchia periferica
e lontana dai centri di potere e decisione -
il borgo di Bozzolo, in diocesi di Cremona
e provincia di Mantova -, intervenne con
partecipazione attiva e con vivacità instan-
cabile nel dibattito ecclesiale, sociale e
politico.
Il suo stile cristiano, sintetizzabile nella
formula “rinnovamento cristiano della
Chiesa e della società”, lo condusse a intra-
prendere battaglie ideali coraggiose e ap-
passionate in nome della fedeltà all'inse-
gnamento di Cristo e alle esigenze di giu-
stizia dell'uomo, in particolare del “pove-
ro”.
Vale dunque la pena di ritornare sulla forte
testimonianza di questo sacerdote, a cui è
stato recentemente dedicato un interessan-
te volume da titolo Chiesa e storia in
“Adesso”.
L'autrice Mariangela Maraviglia ha incen-
trato la sua ricerca su uno dei momenti più
rilevanti dell'esperienza di Mazzolari, la
oco più di cento anni fa, il 13
gennaio 1890, nasceva don Pri-
fondazione e la direzione morale della ri- |
vista “Adesso”, che costituì dal 1949 al
1959, anno della morte del sacerdote,
l'espressione del suo pensiero e del suo
impegno.
(SUI MURI...)
Via Granacci ormai rimosso
(Foto SB)
CITAZIONI
“Vale la pena vivere senza piaceri, per
avere il piacere di morire senza pena”
José Creuset UN AVVENTURIERO
ILLUMINATO (Vita di San Giovanni
di Dio) Ed.Paoline 1960 p.234.
“La mensa è anchela palestra di piccoli
sacrifici che ci aiutano a sopportare
quelli più grandi ed inevitabili”.
Mons.Giancarlo Setti ottobre 1991.
A CURA DI Sercio BaLATRI E Guipo DEL RE
Sulle pagine del quindicinale, come il libro
documenta puntualmente, trovarono spa-
zio tutti i grandi temi del cattolicesimo
degli anni'50, e in particolare la “rivoluzio-
ne cristiana” come modello di vita colletti-
vaispirato al messaggio di Cristo, il rapporto
tra cattolici e comunisti, e il tema della
pace, che divenne uno degli “impegnativi”
fondamentali di Mazzolari e di “Adesso”.
Fu quello il periodo in cui ebbero avvio -
oltre ai fermenti ecclesiali che poi portaro-
no all'evento cruciale del Concilio Vaticano
II- tanti problemi sociali, politici e istitu-
zionali di cui vediamo proprio oggi gli esiti
talvolta eclatanti e catastrofici, come nel
caso del controllo del comunismo o delle
emergenze allarmanti del Sud del mondo.
Il libro di Maraviglia è dunque interessante
anche per questo sguardo storico retrospet-
tivo, ma soprattutto per il confronto con
una figura di prete che attingeva da una
fede salda e profonda la convinzione dei
doveri di giustizia e dei diritti di libertà
della coscienza cristiana, e che lottò con
passione e amore per i suoi ideali, pagando
spesso lo scotto dell'amarezza e della soli-
tudine.
Mazzolari si conferma in questo testo -
assai documentato ma anche scritto con un
| linguaggio disinvolto e accessibile - un
testimone fedele della scelta radicale per
Cristo, perché solo attingendo dalla croce e
dal messaggio evangelico era per lui possi-
bile “risposte adeguate alle ‘grandi que-
stioni umane’, capaci di illuminare ‘il mi-
stero dell'uomo e di ogni cosa’”” (p. 274).
CENA: O
TPO
CLERE 6
IN RICORDO DI ELENA SEGHI
Il 25 novembre di quest’anno, Elena
| Seghi ha terminato la sua esistenza
terrena e le sofferenze per la lunga
malattia.
Elena ha seguito sempre tutte le vicis-
situdini dell’ Associazione, dalla rac-
colta delle firme insieme alcompianto
Sig.Del Monaco, alla fondazione del-
P Associazione e, fino a che ha potu-
to, a tutte le riunioni dei Comitati
| Organizzativi Allargati.
Ricordiamola nella preghiera.
Alla sorella Angela, anch’essa a noi
vicina, le nostre più sentite condo-
| glianze.
PICCOLA POLEMICA
Ore 7,20 del 19 luglio 1991.
O Davanti all’ospedale di Borgo-
gnissanti, ancora chiuso, sosta una
piccola folla di circa 20 persone in attesa
che si apra il cancello della Portineria.
E’ gia un passo avanti, qualche anno fa non
si apriva neanche il cancello.
(Foto SB)
|
OFFERTE PER IL RESTAURO |
|
|
DELLA CHIESA DI
BORGOGNISSANTI
Famiglia Chellini Guido 50.000
Famiglia Chellini Fernando 50.000
Famiglia Dreani Aurelio 50.000]
Roberto e Lia Dini 100.000
Chellini Luca 100.000
Chellini Riccardo 250.000 |
Sig.Palmieri 50.000
Bernacchioni Lucia 50.000)
Istituto Sorelle della Consolata 50.000!
|S.I.M.E.L. (Società Italiana di
| |
Medicina di Laboratorio) 100.000
N.N. 30.000
Don Vasco Bianchini 100.000
Raccolta del Dott. Balatri |
nel N.O.San.Giov. di Dio 600.000
1.730.000
GRADITA VISITA
i passaggio a Fi-
D renze, il Segreta-
rio Generale del-
l’ordine, Fra José Louis
Munozaccompagnato da un
confratello, sono stati ospi-
ti dell’Associazione ed
hanno passato alcune ore
con il Comitato Organiz-
zativo (nella foto)
è.
|
(Foto SB)
ASSOCIAZIONE
IN RICORDO DI Suor GILBERTA D'ALESSANDRI
stanno, due giorni
prima di morire,
suor Gilberta mi ha È
telefonato perchè andassi a
trovarla.
Era sofferente ma serena, mi |
consegnò alcune foto di lei in
sala operatoria. Penso che i
molti che l’hanno conosciuta $
avranno piacere di rivederla
nelle vesti di capo sala del
reparto operatorio dell’ospe-
dale di Borgognissanti dove è
arrivata nel 1957, ripartita nel
1958 e, ritornata nell’ottobre
del 1968, è rimasta fino al 10
gennaio 1982.
Ricordiamola nella preghie-
ra.
| ca | 1 17 luglio di que- mex
|
]
ASSOCIAZIONE
AVVICENDAMENTI | urante una cordiale cerimonia, si
D | sono dati le consegne della II Di-
“== visione di Medicina
Generale del nostro
ospedale, il dott. Gra-
ziano Dini e il prof.
Marco Ricca che si
avvicendano nei
primariati dell’ Ospe-
dale di Camerata e del
N.0. di San Giovanni
di Dio.
Ai due primari i nostri
più sentiti auguri!
_ (Foto SB)
13
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985 O
FIRENZE
Buoy NATALE
€ FELICE ANNO
Nuovo
Il Presidente
Il Comitato organizzativo
ba: J
L'iscrizione all'Associazione si effettua inviando L.20.000 tramite assegno bancario non trasferibile e la scheda quì
sotto riprodotta in busta chiusa oppure con versamento sul c/c postale N. 10340503 intestato a:
Associazione San Giovanni di Dio
Casella Postale 521 Firenze
— |
EAR in EE E e E E A LIL bira a a Daag pa paas “i
| ASSOCIAZIONE | Carissimi soci,
| SAN GIOVANNI DI DIO y O | è iniziato il rinnovo della quo-
l Fondata 1'8 Marzo 1985 | ta associativa per l'anno 1992
| I | che costa L. 20.000.
, | Chi ancora non l'avesse fat-
| Lo scrivente Sig. .........seessseserrerseesssrssrereesserrereessssns NADA ricrea | È ì i :
| di professione ........................... FMESIGGNICIA iii | to, può usufruire del bollettino di
| Via. CAP. el arl | conto corrente postale allegato
| chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | a questo numero della Sporta
| Versa contestualmente L. ................................. da trattenersi quale quota asso- | specificando nella casuale
| ciativa per il primo anno. Dn | “TESSERA 1992”. |
| Firma leggibile | Ringraziando chi fino ad ora
| | ci ha sostenuto e vorrà continua-
| ; 3
Firenze lì, Ssessevesessessacestdssrscessoseesssrescssncs | re a sostenerci per il futuro.
LL Le earn |
ROMA
Sul Tevere fede e salute nei secoli
2° parte
ncatenato e “curato” a frustate come
I si faceva allora, Juan comprese la sua
missione: la cura dei malati. Per que-
sto fondò in assoluta povertà di mezzi
un primo ospedale a Granada. Era il 1539 e se le
condizioni della medicina di allora ci porterebbe-
ro a pensare più a un ospizio che a un ospedale
come lo intendiamo oggi, i fatti sembrano invece
indicare il contrario. Qui, per la prima volta nella
storia della medicina, Giovanni di Dio introdusse
e praticò il trattamento psichiatrico. Per undici
anni si dedicò alla cura dei malati, dei dementi,
degli emarginati. Morì nel 1550, assorto in pre-
ghiera, in ginocchio, un crocifisso stretto al petto.
In effetti, non era espressa intenzione di Giovan-
ni di Dio fondare un Ordine: semplicemente,
lasciò un esempio eroico di vita, un ospedale
carico di debiti e un gruppetto di collaboratori
contagiati dal suo “folle” ardore. Furono questi a
volersi unire con un vincolo più forte e l'Ordine
dei Frati di San Giovanni di Dio ottenne il ricono-
scimento della Chiesa nel 1572.
Favorito dal fatto che l’Italia era in gran parte
sotto la dominazione spagnola, l'Ordine si diffu-
se nella penisola. Nel 1584, utilizzando una
donazione papale, acquistò un convento rimasto
disabitato adiacente la chiesa di San Giovanni
Calibita sull’Isola Tiberina. Non vi sono elementi
per affermare che la scelta fosse stata fatta in
considerazione della tradizione ospitaliera del
luogo, sebbene questo fatto non poteva essere
ignoto all'Ordine. Pare invece che, all’epoca, i
Fatebenefratelli avessero visto analogie tali fra
la vita giovanile del loro Giovanni e questo Gio-
vanni della Costantinopoli protocristiana, da in-
durli a dedicare a questo il nuovo ospedale. In
verità è difficile ritrovare punti di contatto signifi-
cativi fra la spiritualità attiva, sia pur latente, di
Giovanni di Dio e la spiritualità contemplativa del
Calibita. Costui si ritirò prima nel monastero degli
akimiti, gli insonni che pregavano notte e giorno,
e poi si diede a pratiche ascetiche al riparo diuna
kaliba, una rustica capanna. E probabile che
l'Ordine non abbia voluto mutare il nome per non
creare confusione o risentimenti. Sia come sia,
al nuovo ospedale venne dato il nome del Santo
dal Vangelo d’Oro, come fu chiamato Giovanni
Calibita per quel libro santo, dono dei genitori,
che aveva sempre conservato e grazie al quale
fu riconosciuto alla sua morte. Così si chiama
tutt'oggi l'ospedale dell’Isola Tiberina: Ospedale
San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Provate
però a chiedere a un passante sull’isola stessa
dove si trovi il San Giovanni Calibita e vi rispon-
derà che non lo sa. Per tutti questo è da sempre
il Fatebenefratelli.
Il binomio che guida l'operato dei Fatebenefratelli
è lo stesso che muoveva Giovanni di Dio; unire
la carità alla scienza. Si spiega così come ospe-
dali iniziati in città dove l'Ordine non è più presen-
te conservino il loro nome primitivo, come per
esempio l'Ospedale San Giovanni di Dio a Firen-
ze.
Sul piano dell’assistenza ospedaliera e della
farmacopea i Fatebenefratelli hanno dimostrato
sempre scienza, inventiva ed estro. Se talune
innovazioni e invenzioni del passato possono
ancora essere compreso nel loro significato pia-
no - quelle nel campo odontoiatrico, per esem-
pio, o in quello pediatrico, o si pensi all’invenzio-
ne del chinino - altre sono più difficili da cogliere.
Come “un letto per ogni malato”, oppure “nessun
malato sarà dimesso fino a quando non vi sia
l'ordine del medico” che suonano ovvi se non li si
sappia scritti nella Costituzione del 1587. E così
l'istituzione della guardia medica notturna, l'in-
venzione della barella portaferiti, o le cortine
intorno al letto per proteggere la dignità del
paziente. Il cambio delle lenzuola e il rifacimento
dei letti “una volta al giorno e anche quando
bisogna altre volte” non suonano certo rivoluzio-
nari a chi non sappia che un secolo più tardi
all'Hotel Dieu di Parigi le lenzuola venivano cam-
biate tre volte l'anno.
Oggi il San Giovanni Calibita Fatebenefratelli è
una struttura pubblica. Ci si può chiedere quale
possa essere il ruolo di un Ordine ospedaliero in
una società che provvede direttamente alla cura
dei malati. Per i Fatebenefratelli non vi sono
dubbi. Hospitalitas è ancora il quarto voto che
essi pronunciano e che può anche essere inter-
pretato come missione e non mestiere. Questa
stessa società infatti che si assume il compito di
curare il corpo tende però a isolare il malato, il
minorato, l'anziano e, in un certo senso, persino
a rimuovere la morte. Sono questi emarginati i
poveri del nostro tempo. Per i Fatebenefratelli
evidenziare l'aspetto umano nel sistema sanita-
rio è quindi un atto di giustizia più che di carità.
La vocazione ospedaliera dell’isola Tiberina non
si esaurisce con il Fatebenefratelli. Sulla sponda
sinistra dell’isola, quella del ponte Fabricio - il
ponte Quattrocapi per intendersi, che un tempo
si chiamava anche il ponte degli Ebrei perché
univa il ghetto all'isola - dopo la torre dei Caetani,
svoltato langolo a sinistra c’è il cancello d'in-
gresso dell'Ospedale Israelitico.
E l'ospedale “degli unici romani rimasti a Roma”
come si definiscono con orgoglio, e forse non a
torto, i membri della piccola e antichissima co-
munità. L'Ospedale Israelitico e l'annesso Rico-
vero Israeliti Poveri Invalidi furono aperti nel
1887 quando la comunità ottenne in concessio-
ne questo edificio, anch'esso un convento ab-
bandonato. Qui le due istituzioni hanno avuto la
loro sede unica sino al 1970 allorché venne
inaugurata la seconda sede in periferia.
Varcato il cancello, sulla destra c’è l'ascensore
che porta al poliambulatorio. Potendo fare le
scale, però, è meglio salire a piedi. | vecchi
gradini di marmo della scala a chiocciola girono
su un cordolo centrale di recente fattura: è solo
una struttura portante di cemento, ma l’anda-
mento sinuoso col quale si avvita su se stesso ne
fa una scultura a effetto ascensionale; un invito
a salire all’ultimo piano dove è un oratorio oggi
denominato Tempio dei Giovani. Fra queste
mura, a rischio della vita, il Rabbino Panzieri
guidò la resistenza spirituale della comunità per-
seguitata. Il Tempio inoltre rimase attivo non solo
durante gli anni tetri delle leggi antisemite ma - e
si tratta di un caso unico in Europa - anche
durante l'occupazione tedesca.
In quegli stessi giorni alla porta accanto del-
l'Ospedale Fatebenefratelli aveva trovato rifugio
anche la resistenza attiva e un episodio molto
noto dell’epoca dice di una trasmittente clande-
stina identificata, ricercata e mai trovata per il
provvidenziale intervento di Fra’ Maurizio che la
fece a pezzi scaraventando i resti nel fiume
sottostante.
La fratellanza fra i due istituti ospedalieri, alimen-
tata dalla missione comune e cementata dalle
storie parallele degli anni bui, permane tutt'oggi
e l’osmosi di uomini e di mezzi è tutt'ora frequen-
te.
Sull'isola, scienza e fede si sono dunque date la
mano per alleviare i mali dell’uomo chiunque egli
fosse. E la tradizione non sembra doversi arre-
stare. Non qui.
Edoardo e Daniela de Robert
Per gentile concessione di MT Masson Editore
I$
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
secondo la formula dei Prati
“Fate bene fratelli”
di S.Giovanni di Dio in Firenze
ABITI DA SPOSA
e CONFEZIONI
ALTA MODA Consegne a domielliò
di Go di paoli
FIRENZE - Piazza dell’Olio, 4 i CONFEZIONI PER ANNIVERSARI, RICORRENZE, MATRIMONI
(ang. via Cerretani)
Tel. (055) 21.58.98
|
| \ i
FARMACIA | >
SODINI /
ALLOPATIA - OMEOPATIA - FITOTERAPIA ERI ,
PREPARAZIONE OMEOPATICHE - AROMATERAPIA | E A Antico
COSMESI NATURALE - ALIMENTAZIONE NATURALE 50123 FMENZE sSetificio |
Fiorentino |
Via de’ Banchi, 18/20r - Tel. 055/211159 - Firenze n IE Namn, Sb:
\ J e a
NUOVA CENTRO PESCA s.r.l. REPARTI OPERATIVI :
COMMERCIO INGROSSO PRODOTTI ITTICI Pioleta: fresco < Frutti di mare
Affumicato - Conservato
Sede Legale: 50144 FIRENZE Punto vendita: ......................... @ (055) 4393.427
v. F. Veracini, 41 © (055) © 36.04.39 © 33.23.62
d gela - Sureela mOn
Telefax (055) 362439 - Telex 580522 ALBION I Prodotto Congelato - Surgelato - Precotto
Punto vendita: © (055) 4393.421
. De _ Magazzino e Deposito: 2 (055) 4393.410
DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE Telefax T (055) 4393.411
REPARTI OPERATIVI: i
LINEA CATERING:
50127 FIRENZE - Piazza Artom, 12 PE N > 55
FENE slrniana (055) 4393.301 PISETIDUZIONE: seii tireonemieiurirsass 2 (055) 4393.422
IBC, reno MaE © (055) 4393.302 LA NUOVA PESCA VUOLE
NUOVA CENTRO ff PESCA NUOVA CENTRO PESCA:
SERVIZIO A DOMICILIO ESPERIENZA, QUALITA, ASSORTIMENTO,
Notiziario di informazione trimestrale a cura
dell’Associazione San Giovanni di Dio fondata l'8 marzo 1985
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy)
Anno IV Nr. 13 Novembre 1992
©
O
QD
D
Ò
Q
N
=
©
©)
o
LL
[co]
to)
=
(e>)
N
Gi
O
sa
ic
2
È
H
D
©
x
í
L
©
KR
a
=
e
D
©
Go)
(o)
N
lo)
Di
B
Q
To)
S£
5
D
o
D
Ke
w
5
N
®
E
=
e
N
D
D
®
®
Q
E
D
>
õ
Pa
n
2
k
[ea
"©
È
e)
Q
D
v
z
Lo stemma dell’ Ospedale di
San Giovanni di Dio
in Borgognissanti
(mosaico realizzato nel 1924 nel
pavimento della presidenza)
con i simboli della famiglia Vespucci,
dell’Ordine dei Frati di San Giovanni
di Dio detti Fatebenefratelli e di :
Eleonora Salviati, L’IMPEGNO CONTINUA
benefattrice dell’istituzione
1982-1992
A DIECI ANNI DALLA
CHIUSURA DELL'OSPEDALE
LA COPERTINA
r o| arme riportata in
L copertina così si
mn. legge: “Partito:
a) troncato : nel 1° d’ar-
gento, a tre bande merlate
di rosso; nel 2° d’azzurro,
al melograno al naturale
fogliato di verde, sor-
montato da una croce
d’oro e accompagnato in
capo da un carbonchio
d’oro;
b) di rosso, alla sbarra
d’azzurro seminata di
vespe d’oro”.
Cimata della corona
marchionale.
N.B. Questo stemma in
mosaico che si trova sul
pavimento della stanza
della presidenza al I pia-
no dell’ospedale di
Borgognissanti era per
intenzione dei commit-
tenti a ricordare coloro
che, nei secoli, si sono
prodigati a favore del-
l'Ospedale (i Vespucci,
l'Ordine dei frati di San
Giovanni di Dio Fatebe-
nefratelli e donna Laura
Salviati).
Per motivi a noi scono-
sciuti gli stemmi sono stati
riprodotti, nonostante la
superba fattura, in ma-
niera non corretta rispet-
to a quelli in uso alle fa-
miglie e all’Ordine reli-
gioso sopracitati.
Natale Mancioli
di Vallorsina
EDITORIALE
OLTRE LE MALDIVE
[ | uckyèungrossocane bonaccione pro-
L tagonista del romanzo “Il superstite” di
eee. Carlo Cassola. Dopo la catastrofe nu-
cleare dovuta agli egoismi e alle guerre degli
uomini, l’animale è uno tra i pochi che si sono
salvati. Spezzata la catena che lo teneva legato
tutto il giorno, Lucky comincia un viaggio at-
traverso la terra ridotta ormai a un deserto lunare.
Ha perso tutti gli amici, anche le pulci, ma non è
bruciato dalla delusione. Dopo aver incontrato
un gruppo di gatti selvatici, si affeziona a uno di
loro, quello più piccolo, e lo assiste fino alla
morte. Gli animali sopravvissuti stanno morendo
l’uno dopo l’altro e Lucky non sa con chi parlare.
Ma non si dà per vinto e, a forza di guizzi e
nuotate riesce a stabilire un dialogo muto con un
pesce. La forza dei suoi sentimenti sbaraglia
l’indifferenza e trasforma l’egoismo in volontà
di sacrificio. Sarà lui, rozzo e maldestro ma
generoso, a insegnare ai muggini che si possono
salvare dalla murena solo se rimangono in branco.
Alla fine però Lucky, rimasto l’unico superstite,
deciderà di morire perchè non ha senso vivere da
soli: nessuno può esistere senza essere amato
dagli altri.
Anche sulla terra del 1992 capita di trovarsi di
fronte a chi, come Lucky, pur senza disastro
nuclerare ma di fronte all’incalzare della crisi
economica e politica, ha fiutato la solitudine e ha
una disperata voglia di cambiare la sua esistenza.
Oggi dentro a tanti ‘Lucky’ lavora il tarlo del
dubbio. La loro testa “non ha dato via il cervello
peruna Tv”, come dice l’ultima canzone di Dalla,
e si è rimessa in moto cercando di rispondere a
molti interrogativi.
Si chiedono, ad esempio, se non sia ridicolo
atteggiarsi ad avere emozioni senza essere dav-
vero capaci di provarle?
Oppure: non è sbagliato rincorrere un lavoro solo
inbase alla pesantezza della busta paga e, magari,
pretenderlo anche esente da responsabilità?
Non è avvilente dar senso alla vita a colpi di
viaggi simil esotici per ostentare una brillantezza
che l’anima non ha?
Con gli orecchi penzoloni, i tanti Lucky della
terra devono rispondersi un mesto sì abbassando
il muso.
Sì, perchè si sono accorti di aver sbagliato a
barattare la propria dignità con una cuccia calda
ein posizione ‘onorevole’, trascurando chi poteva
riscaldare i loro cuori con l’affetto e rinunciando
alla fantasia e alla voglia di fare.
Ora i molti Lucky hanno buttato via i collari e
provano a cambiare. Con una ritrovata dignità
ricominciano a sognare un mondo con tanti alberi,
meno guerre e più capacità di intendersi e co-
municare.
Lucia Aterini
Editoriale... rca p. 2
La Posta visi 2
| 1982-1992: Dieci anni idii impegno...... p. 3
l lettori scelgono le cascine ............... p. 6
Abbiamoi:letto.. ...;.--uiri p. 6
Attualità medicina .......................en p. 6
Grazie per il vostro lavoro.................. p. 7
| In ricordo di Suor Gemma................... p. 7
|
@ LaSporta È,
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia - Fotocomposizione:
Menabò v. San Gallo 68/r Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice
v. Furini, Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
®
ASSOCIATO ALL'UNIONE
ITALIANA STAMPA PERIODICA
La rubrica della Posta è
aperta a tutti, soci e non soci. |
Se desiderate proporre un ar-
la posta
gomento di dibattito o sapere
l’opinione dell’Associazione su fatti che interessano la città
di Firenze, la sanità, l’assistenza od altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta”
Casella Postale 521, 50100 Firenze
“La Sporta a Manila”
i sono sempre grato dell’invio della
rivista qui a Manila. Nello sfogliare i
vecchi numerie in particolare quello di
ottobre ‘89 mi è venuta l’idea di uti-
lizzare, per la copertina di un libro che sto per
pubblicare su San Giovanni di Dio, il bellissimo
disegno della sporta del santo realizzato dal pit-
tore Ciccone. Vi allego un abbozzo di quella che
potrebbe essere la copertina e non mi pare niente
| male. Ho già inviato anche a Roma alla tipografia
tale abbozzo perchè lo perfezionino, ma a questo
punto ho bisogno della vostra autorizzazione che
credo non mi vorrete negare. Naturalmente nel
libro farò menzione sia del pittore che delle
modalità con cui ho avuto il disegno.
Vi è però un altro problema. Il disegno ha delle
ombreggiature molto tenui, che ne acccrescono il
fascino, ma che andrebbero sicuramente perse se
la tipografia ricavasse il clichè da una copia della
rivista “La Sporta”. Occorrerebbe perciò o ado-
perare lo stesso clichè, che penso a Firenze con-
serviate ancora e che come dimensioni mi an-
drebbe bene, oppure farne eseguire a Firenze o a
Roma un altro direttamente dall’originale.
Grazie fin da ora e un saluto particolare per tutta
P Associazione.
Frà Giuseppe Magliozzi, O. H. - Manila
ASSOCIAZIONE
1982-1992: Dieci anni d'impegno
Nell’autunno del 1982 veniva definitivamente chiuso l'ospedale di San giovanni di Dio in Borgo
Ognissanti. Sfogliando i giornali dell’epoca ecco la cronaca della ‘resistenza’. Un decennale
all’insegna della speranza e della volontà di non arrendersi
{ xy | uccede che le batta-
| S glie vadano perse.
w Succede che le giu-
ste cause non conoscano nel
presente gli esiti positivi che
pure avrebbero meritato. Ma
succede talvolta che una bat-
taglia coraggiosa, per quanto
non immediatamente vitto-
riosa, riesca a porre in profon-
dità i semi del risultato che si
era con passione perseguito.
E, in tempi più lunghi, quei
semi possono ancora dare i
frutti desiderati, magari più
abbondanti e rigogliosi e tali
da dare ragione a chi per quella
causa si era sinceramente bat-
tuto.
La lotta per mantenere in vita
l’ospedale di San Giovanni di
Dio è di questo tenore. Perciò
non si è spenta. Per questo, a
10 anni dalla chiusura del-
l’antica sede dell’ospedale,
P Associazione San Giovanni
di Dio è sempre più intenzio-
nata a proseguire l’ impegno
(anche attraverso questo
giornale) teso a conservare la
memoria della storica istitu-
zione assistenziale fiorentina
e a promuoverne nuove di-
gnitose utilizzazioni che non tradiscano lo
spirito di chi, nei secoli l’ha fondata e fatta
crescere.
Proprio in questi giorni si compiono dieci
anni da quando l’ospedale è stato fatto
sloggiare da Borgo Ognissanti. Dieci anni
amari, ma anche densi di speranza e di
volontà di non arrendersi. Così, vista la
ricorrenza, vale la pena di ripercorrere la
vicenda seguendo gli avvenimenti nei do-
dici mesi che precedettero l’ottobre dell’ 82.
La memoria di quei giorni, oltre che dagli
stessi protagonisti dei fatti, ci viene assicu-
rata da una rassegna stampa copiosa, che si
di Lucia Nencioni
sfoglia con interesse. Si scopre allora quanta
attenzione furono capaci di attirare quegli
intrepidi fiorentini, portatori del vessillo di
San Giovanni di Dio, che novelli David
contro Golia, osarono sfidare politici e
burocrati per difendere un ideale oltre che
un servizio ritenuto utile e valido.
Il 3 ottobre 1982 veniva chiuso il “presidio
sanitario” lasciato a giugno al San Giovan-
ni di Dio e gestito da un manipolo di
personale dell’ospedale, nei mesi burra-
scosi e convulsi del trasferimento alla nuo-
va sede di Torregalli, vicino a Scandicci.
La “medicheria” - creata per mantenere un
minimo di pronto soccorso
alla zona ovest del centro e
all’oltrarno - rappresentava
l’ultimo baluardo della stre-
nua resistenza condotta da una
buona parte dei dipendenti
dell’Ospedale e anche dalla
gente dei quartieri intorno,
intenzionati a salvare il “loro”
San Giovanni di Dio da un
abbandono considerato in-
giusto e ingiustificato. La
resistenza era nata da tempo.
Sopratutto da quando, l’anno
precedente, alcune testate
locali avevano dato voce al
crescente tam-tam
sull’’inagibilità del vecchio
ospedale” di Borgo Ognis-
santi. Il piano regionale che
ne aveva decretato la fine,
doveva andare in porto con
l’utilizzo della struttura di
Torregalli, ormai completata,
e vari giornali scelsero di so-
stenere questa linea.
Su Paese Sera del 17 ottobre
781 si titola: “In ospedale
l’igiene non è una virtù”, ri-
portando una presa di posi-
zione del Consiglio dei dele-
gati che, impazienti di andar-
sene, dicono che le cucine e
gli spogliatoi sono poco puliti. Lo stesso
giorno l'Unità rincara la dose titolando il
servizio con : “Scarafaggi in cucina al San
Giovanni di Dio”, dove si denuncia la
“drammatica e pericolosa situazione igie-
nica” all’interno dell’istituzione sanitaria.
Ma mentre una parte dei dipendenti del-
l'ospedale preme per andarsene il prima
possibile, un’altra preferisce restare, per
motivi d’affezione certo, ma anche perchè
è profondamente convinta che ciò che si sta
persmantellare è una realtà sanitaria di alto
profilo, dotata, almeno in alcuni reparti, di
un’organizzazione di avanguardia, con
3
personale capace e strumentazione ade-
guate. Insomma un nosocomio moderno e
funzionante - gli ultimi adeguamenti e
ristrutturazioni erano stati effettuati tra il
73 e il ’77 sotto la guida di Olindo Dini -
e non un rudere fatiscente da abbandonare
di gran carriera. Ferisce in particolare, i
medici e gli infermieri più affezionati, la
sensazione che nella fretta di traslocare si
annidi un’implicita negazione del loro la-
voro svolto con passione per tutti quegli
anni anche per l’identificazione nella stori-
ca istituzione che compie proprio in quei
giorni seicento anni di vita. “E° anche per
il glorioso passato che dispiace che questo
ospedale venga chiuso - dice il dottor Ser-
gio Balatri, intervistato da La Nazione il 15
gennaio 1982 - E non sono solo io a pensar-
la così; sono tutti mogi, patiscono perchè
sono affezionati: qui hanno visto soffrire,
morire, guarire tanta gente. Tutti qui hanno
radici profonde e grandi che è impossibile
tirarvia. Potranno tagliarle, ma sarà dura”.
La coincidenza del seicentenario accende
la miccia della “resistenza”. Per celebrarlo
si mobilitano in tanti e i giornali fanno eco.
Il 5 marzo La Città esce con un pezzo:
“Alla venerabile età di 600 anni l'ospedale
A sinistra e in bas-
so, foto ricordo dei
dipendenti del-
l'Ospedale prima
della chiusura.
A destra, si im-
bianca l'ospedale
perilseicentenario.
sta morendo”, al quale fa seguito, 1'8 mar-
zo - data scelta per la celebrazione perchè
è la ricorrenza del Santo - un altro articolo,
intitolato “Il glorioso ospedale se ne va.
Era parte della storia fiorentina”. E mentre
i muri di Firenze sono tappezzati da miglia-
ia di manifesti che riportano la foto del
bell’ingresso dell’ospedale, il giornale La
Nazione dà ampio spazio ai festeggiamenti
diventati puntualmente l'occasione per
chiedere che non venga chiuso il San Gio-
vanni di Dio e, sopratutto, il suo pronto
soccorso. Il 9 marzo scrive il quotidiano:
“Un polemico applauso ha salutato la chiu-
sura dell’antico ospedale”, dando risalto a
uno dei principali “cavalli di battaglia” di
chi si oppone alla chiusura: la clausola
testamentaria di Simone Vespucci, il
fondatore, con la quale si stabiliva che
l’ospedale “non debba servire per altro
uso, nè possa essere trasferito, ceduto, ec-
cetera”.
Il 20 marzo si costituisce il “Comitato per
la difesa del testamento di Simone
Vespucci” e il partito di chi vuol mantenere
l’ospedale in Borgo Ognissanti ed evitare
la sua annessione a Santa Maria Nuova si
ingrossa. Vi aderiscono diversi politici (tra
il
Corel S
questi Emilio Pucci , Fioretta Mazzei) e un
numero crescente di cittadini che, soddi-
sfatti del servizio fino al momento offerto
dalla struttura, non vogliono esserne
“scippati”. E mentre “I medici di San Gio-
vanni di Dio insorgono contro l’annessio-
ne” , come scrive La Nazione il 7 aprile, il
presidente dell’ Usl 10/C, Paolo Bongianni,
si affanna a rassicurare che “Non c’è riva-
lità fra i due ospedali” (La Nazione, 9
aprile).
Con il trasferimento ormai imminente del-
le prime divisioni si affronta il problema
della destinazione dell’edificio di Borgo
Ognissanti. “Sarà trasformato in
poliambulatorio”, titola La Nazione il 18
aprile e, fra le altre ipotesi, si parla anche di
residenza assistita per anziani e “day
hospital”.
Intanto a Torregalli il nuovo San Giovanni
di Dio muove i primi incerti passi: “In un
clima da guerra fredda, inaugurato il nuovo
ospedale” scrive La Nazione del primo
maggio. Con uno stile tutto italiano il tra-
sat
sloco dal vecchio al nuovo ospedale si
trascina fra mille schermaglie. Infuria la
polemica dei dipendenti che vogliono an-
dar via da Borgo Ognissanti e il 6 maggio
La Città titola: “Infermieri vicino alla vit-
toria. Torregalli è ancora in ostaggio”. Il 13
maggio ne riparla La Nazione: “ancora
qualche difficoltà per trasferire l’ospeda-
le”, e, due giorni dopo: “Sempre più diffi-
cile l’esodo dell’ospedale”, definito il 27
maggio “a tappe forzate” (La Nazione).
Più ottimista è l’ Unità che, il primo giugno
esce con un servizio intitolato: “In settima-
na completato il trasloco a Torregalli” e
invita la popolazione a rivolgersi, al biso-
gno, al pronto soccorso di S. Maria Nuova,
avvertendo comunque che “al vecchio S.
Giovanni di Dio funzionerà dalle 8 della
mattina alle 20, solo nei giorni feriali, un
presidio ambulatoriale”. Ciò che resta del
glorioso istituto è quindi “un mini-pronto
soccorso in grado di far fronte alle picco-
lissime urgenze ( qualche punto di sutura,
steccatura di dita fratturate, ecc;)” dove
lavorano un medico, un infermiere e un
tecnico di radiologia.
Un epilogo davvero modesto per un luogo
che vanta la prima sala di rianimazione di
Firenze, il primo intervento a cuore aperto,
il primo servizio cardiologico, il primo
ambulatorio di agopuntura. Ma ciò nono-
stante, in linea con la tradizione di efficien-
za della struttura, “la piccola medicheria”
funziona a pieno ritmo. La gente vi si reca
numerosa e in un mese si effettuano 671
prestazioni e 1128 medicazioni. Gli elogi
arrivano dal quotidiano La Città che il 15
luglio titola: “Funziona bene il pronto soc-
corso”.
Quasi a premiare il lavoro dell’ultimo
manipolo sanitario arroccato in Borgo
Ognissanti si profila un nuovo grande futu-
ro per il vecchio ospedale. Il dottor Sergio
Balatri, intervistato da La Nazione il 6
settembre, annuncia: “Parte dell’edificio
sarà ceduto in uso all’Università per sede
del Museo di Storia della Medicina e della
stessa cattedra diretta dal professore Enri-
co Coturri”. Nel piano tratteggiato da Balatri
vi è anche il mantenimento della
medicheria, l’ospitalità per lungo degenti,
il poliambiulatorio, il “day hospital”, e un
‘ reparto per l’emodialisi. La vittoria, o al-
meno una pace dignitosa, sembra lì, a po-
chi passi, per chi si è battuto con passione
a difesa del San Giovanni di Dio, ma gli
eventi precipitano e il sogno del nuovo
grande futuro si infrange.
Il mini pronto soccorso viene chiuso e
l’edificio di Borgo Ognissanti diventa una
sorta di ripostiglio dei materiali di Santa
Maria Nuova. “Non valgono i meriti con-
tro la burocrazia” è il titolo sconsolato che
appare su La Nazione del 2 ottobre. Il 18
novembre lo stesso quotidiano in un artico-
lo intitolato: “Non c’è più medicheria nel
vecchio ex ospedale”, scrive: “Adesso,
dall’altro ieri, anche questo minimo presi-
dio sanitario è stato chiuso. La porta è
sigillata con del cerotto, un cartello avverte
i pazienti di rivolgersi all'ospedale di Santa
Maria Nuova. Del vecchio San Giovanni di
Dio non è rimasto più nulla”.
Sopra, si portano via gli antichi mobili del San
Giovanni di Dio.
In basso, foto di gruppo davanti ai cancelli chiusi
dell'Ospedale.
ASSOCIAZIONE
I lettori scelgono
le Cascine
Il secondo Premio letterario San
Giovanni di Dio è stato vinto dal
volume di Marco Conti e Alfredo
Scanzani dedicato allo storico par-
co fiorentino
l Bene si persegue in tanti modi,
anche attraverso i libri: scriverli,
leggerli, venderli può contribuire
a rendere migliori gli uomini e il
mondo.
Ne era ben convinto San Giovanni di Dio,
che alla sua instancabile opera di assisten-
za aggiunse anche quella di venditore
ambulante di libri, stampe e immagini sa-
cre (e il Santo è protettore dei librai).
Anche per questo è nato il “Premio lettera-
rio San Giovanni di Dio”, di cui si è tenuta
quest’anno la seconda edizione. Il premio
- istituito dai librai fiorentini (Associazio-
ne librai italiani di Firenze), dal Sindacato
librai della Confcommercio e dall’ Asso-
ciazione San Giovanni di Dio, con il patro-
cinio del quotidiano “La Nazione” - è
articolato in tre sezioni: storia di Firenze,
libri fotografici su Firenze e Toscana, libri
d’arte su Firenze e Toscana.
Nel ’92 il Premio per la prima sezione è
stato assegnato a “Le Cascine di Firenze.
Ombre e meraviglie di un parco”, opera di
Marco Conti e Alfredo Scanzani. Il libro, il
primo interamente dedicato al parco delle
Cascine e alla loro storia, è stato il più
ABBIAMO LETTO
Fritjof Capra “Il Tao della fisica” p.380
Adelphi Edizioni L.13.000.
Lo scopo dichiarato del bellissimo libro di
Capra è di dimostrare che esiste una so-
stanziale armonia tra lo spirito della sag-
gezza orientale e le concezioni più recenti
della scienza occidentale. La fisica moderna
va ben al di là della tecnica, “la via - il Tao
- della fisica può essere una via con un
cuore , una via rivolta alla conoscenza
spirituale e alla realizzazione di sè”. Con
uno stile piano ma appassionato, l’autore
spiega al lettore da una parte i concetti, i
paradossi e gli enigmi della teoria della
relatività, della meccanica quantistica e del
mondo submicroscopico; e, dall’altra, gli
fa assaporare il fascino profondo e scon-
certante delle filosofie mistiche orientali.
Giuseppe Longo, “Le Scienze”
Il presidente della Confcommercio, Valentino Giannotti, e il direttore de La Nazione,
Francesco Canè, consegnano la targa del Premio San Giovanni di Dio ad Alfredo
Scanzani, coautore del volume vincente assieme a Marco Conti.
votato sia dai lettori de “La Nazione”, sia
da chi ha espresso la propria preferenza
direttamente nelle librerie. Nelvolume sono
raccolti e raccontati storie, aneddoti, pro-
getti, curiosità, mode, feste, amori speran-
ze e declino della grande area verde, pol-
mone della città, offerto dalla benevolenza
granducale ai fiorentini come ‘pubblico
passeggio’ fin dal 1791.
Una documentazione ricca e interessante
che celebra il parco denunciandone al
tempo stesso il degrado e sollecitandone il
| recupero.
| Per le altre due sezioni del premio vanno
x gli Adelphi x
FRITJOF CAPRA
segnalati i testi che si sono messi in eviden-
za per le preferenze raggiunte. Si tratta di
“Accadde in Toscana” (sezione libri d’ar-
te), di Tommaso Paloscia, edizioni “Il
Bargello” e di “La piccola storia di Firen-
ze” di Giovanni Spadolini, edizioni Le
Monnier.
Per l’anno prossimo potranno concorrere
| al Premio i libri editati dal 1 gennaio al 30
novembre ’92. Chi è interessato a parteci-
pare può rivolgersi alla segreteria del Co-
mitato promotore Premio San Giovanni di
Dio, in via degli Strozzi, 6, a Firenze,
telefono 055 - 23.895.
ATTUALITÀ MEDICINA
Semi di zucca (Cucurbita pepo L.)
nell’ipertrofia della prostata.
Somministrati sotto forma di estratto a 55
pazienti dai 50 agli 80 anni con
sintomatologia da ipertrofia prostatica ini-
ziata negli ultimi tre mesi, hanno dato
risultati oggettivi sull’aumento del flusso
urinario, diminuzione del tempo di
svuotamento vescicale e diminuzione del
volume residuo. Soggettivamente tutti i
pazienti hanno riferito miglioramento.
(British Journal of Urology
1990 66 639-41)
Zucca e zucchini sono originari dell'America tropicale
(Messico,Perù), dove erano coltivati già qualche millennio
a.C. ma, solo dopo la scoperta delle Americhe, giunsero in
Europa. Già i Romani però conoscevano una Cucurbita,
forse si trattava della zucca da vino o cocozza (Lagenaria
siceraria(Molina)Standley).
Da S.Pignatti, Flora d'Italia, vol II, pag 141.
PENSIONAMENTI IN RICORDO DI SUOR GEMMA
serenamente spirata Suor Gem-
| ma Rosaria Poli.
I “vecchi” medici dell’antico
Ospedale di San Giovanni di Dio in
Borgognissanti ricordano Suor Gemma con
infinito rimpianto per quanto Ella ha dato
di sè nei numerosi anni trascorsi nelle corsie
del vecchio ospedale.
E stata un esempio fulgidissimo di una fede
| profonda, che si rivelava dal suo compor-
| tamento sempre disponibile alla collabora-
| zione con medici ed infermieri ed il prodi-
| garsi instancabilmente verso tutti i malati.
Il suo equilibrio, la sua generosità e la
| serenità erano doti che Ella donava con
semplicità ed umiltà, segno di una fede
| vissuta secondo gli insegnamenti del
| Vangelo.
Lascia uno splendido ricordo ed è certo un
esempio da additare alle nuove generazio-
ni, che hanno bisogno di queste immagini
| da cui trarre la forza per operare in un
| mondo così vuoto di spiritualità e di spirito
di sacrificio.
Con questo ricordo auguriamoci di tornare
presto a vedere nei nostri ospedali tante
Suor Gemma camminare a passo svelto
| nelle corsie, in silenzio, ed animate dalla
fede e dalla serenità delle Missionarie.
| Suor Maria Gemma Rosaria Poli naque a
Gagliano di Mugello il 6 gennaio 1922. Il
17 settembre 1942 emise i primi voti e nel
1948 fece la Professione Perpetua.
Compì gli studi nel 1949 conseguendo il
diploma di Infermiera Professionale con
| funzione direttiva. Esercitò la sua missione
| negli ospedali “Morgagni” di Roma dal
1949 al 1956 e “San Giovanni di Dio” di
Firenze dal 1956 al 1976 (qui fu anche
| Superiora nella sua comunità dal 1971 al
1976).
Trasferita poi all’ Ospedale di Montevarchi
| (Arezzo) vi rimase dal 1976 al 1988 ( con
l’incarico di Superiora dal 1979 al 1988).
Fu infine nell’ Ospedale di Camerata Firenze
dal 1988.
| Ricordiamola nella preghiera.
“GRAZIE PER IL VOSTRO LAVORO” D | urante la notte del 18 settembre è
Molti sono stati in questi ultimi tempi i dipendenti che hanno lasciato l’ospedale per
pensione e non tutti possono essere salutati in questo numero del giornale. Ci ripromettiamo
comunque di farlo prossimamente.
I
Ines Ridolfi
Franco Cecchi
Primo Giorni
Ringraziamo Roberto Dini
per le 500.000 lire
offerte a “La Sporta”
Giuseppe Tirinnanzi
Un nuovo modo
di fare Banca
La Cassa di Risparmio di Firenze
per elevare la DARE efficienza pro-
duttiva al livello degli standard
europei e per rendere la qualità dei
suoi servizi rispondente alla più
sofisticata domanda della propria
clientela, si è trasformata in
Società per azioni. La nuova Azien-
da dispone oggi d'una rete di oltre
200 Filiali distribuite capillarmente
sul territorio, che le consentono
di soddisfare ogni esigenza
del mercato con un ventaglio
di servizi e prodotti evoluti.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
- Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89
“La Sporta” n° 14 Dicembre 1992 - Trimestrale - Sped. in abb. postale gr. IV/70%
\
La Sporta 4f.
Notiziario di informazione trimestrale a cura
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata l8 marzo 1985
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy)
+- 4a N Anno IV Nr. 14 Dicembre 1992
Addio a Emilio Pucci
Presidente e fondatore
dell’Associazione San Giovanni di Dio di Firenze
La rubrica della Posta è
a O S t a aperta a tutti, soci e non soci.
Se desiderate proporre un ar-
gomento di dibattito o sapere
l’opinione dell’Associazione su fatti che interessano la città
di Firenze, la sanità, l’assistenza od altro, potete scrivere a:
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO “La Sporta”
Casella Postale 521, 50100 Firenze
“Un grazie all'ospedale
che funziona”
iamo i genitori di una bella bambina di quasi due
S| anni. Si chiama Isabella ed, essendo anche l’uni-
fc ca figlia, è amatissima da noi e dalla nonna. Un
bambino, si sa, porta sempre una gran luce nella
nostra vita.
Potete immaginare quale sia stata la nostra disperazione
quando, nell’agosto scorso, Isabella si è ammalata con sinto-
mi piuttosto gravi: febbre alta, tremore diffuso. Per giorni e
giorni l’abbiamo vista star male senza che i medici riuscissero
a curarla, nè tantomeno, a fare una diagnosi esatta.
Abitiamo a Pistoia e, per questo Isabella è stata prima
ricoverata nell’ospedale locale, ma senza risultato. Poi, dopo
Nella foto di copertina Emilio | una ventina di giorni di peregrinazioni per vari ospedali della
Pucci è ritratto sulla scalinata provincia, abbiamo saputo dell’esistenza di un nuovo reparto
della Portineria dell’ Ospedale di pediatria nel Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio invia
di San Giovanni di Dio in di Torregalli a Firenze (ce lo ha segnalato la nonna, Laura
Borgo Ognissanti, l’otto mar- Biagini, che lo aveva letto sul notiziario del quartiere 4,
zo 1985. perchè lei abita in quella zona). Ci siamo consultati con il
dottor Sergio Balatri che lavora nel pronto soccorso di quel-
l’ospedale e abbiamo deciso di far ricoverare lì nostra figlia.
Ed eccoci finalmente al motivo di questa lettera. Vogliamo
testimoniare la nostra soddisfazione per come Isabella è stata
curata, per l’efficienza che abbiamo incontrato e per luma-
nità con la quale siamo stati accolti. Alla piccola è stata fatta
finalmete una diagnosi: atassia cerebellare come complica-
zione da morbillo. Una malattia per fortuna non gravissima e
che sta lentamente retrocedendo, per cui Isabella sta di nuovo
bene anche se deve sottoporsi ad analisi periodiche.
In tempi in cui da più parti si spara a zero contro il Sistema
sanitario pubblico e in cui si parla di smantellare gran parte di
ciò che che esiste, crediamo giusto dire che non è tutto uno
TESSERAMENTO 1993
| SOMMARIO
La Posta „ssnin p. 2
L’addio al Presidente .....................1». p. 3
La sua Vili aniidae ciana p. 4
Il Melograno.. .sssssssseserenesennnsnnnnsnnnnennnne p. 5
Premio letterario ........................100000»% p. 5
Come siamo e come eravamo............ p. 6
Grazie per il vostro lavoro .................. p. 7
&@ LaSporta 40,
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, France-
sco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci Lisi, Guido Del Re,
Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia - Fotocomposizione:
Menabò v. San Gallo 68/r Firenze - Stampa: Tipografia Tiposervice
v. Furini, Firenze.
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89.
| ® ASSOCIATO ALL'UNIONE
ITALIANA STAMPA PERIODICA
sfascio e che, nella Sanità pubblica c’è anche chi lavora con
passione e professionalità: al Nuovo San Giovanni di Dio
abbiamo trovato buona organizzazione e tanta, tanta disponi-
bilità umana. Una merce ormai rara che in venti giorni di
ricovero abbiamo avuto modo di apprezzare.
Vorremmo quindi ringraziare in particolare il responsabile
del reparto, professor Luigi Duvina, il suo aiuto, dottor
Sebastiano Tofani e la signora Pierina Conti, caposala, nonchè
la signora Barbara e tutto il personale.
Giovanna e Alfredo Lovisi - Pistoia
Tanti soci vecchi e nuovi per far vivere l'Associazione
arissimi soci, sono ormai dieci anni che 1’ Ospedale di San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti a Firenze, è stato chiuso, ma il nostro impegno
C non si è esaurito e, anzi riprende oggi nuovo vigore perchè tanti sono gli obiettivi per cui battersi oltre a quelli istituzionali.
Il 1993 sta arrivando con le sue valigie cariche di speranze e promesse, ma non prive, ora più che mai, di incertezze, timori, preoccupazioni.
I tempi si fanno duri. Da troppe parti si levano segnali di crisi che impongono a tutti di riflettere e cambiare. Nessuno stavolta può tirarsi
indietro. E’ tempo di imparare a fare i conti con se stessi, con gli altri, con le risorse effettive, e non immaginarie, di cui disponiamo. Lo “scialo” è finito
e si apre un’epoca forse meno brillante, ma più impegnata a cercare equilibrio. E non è detto che, nonostante tutto sia peggiore della precedente.
La nostra associazione per continuare nel suo lavoro e promuovere sempre nuove iniziative chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione e di convincere
anche altre persone ad entrare nel sodalizio. La quota di iscrizione è stata elevata quest'anno a 30 mila lire (così ha deciso il Comitato organizzativo
nella riunione dell’8 dicembre) anche per fare fronte alle spese necessarie alla pubblicazione de La Sporta. Non sarà una spesa inutile e una fatica
sprecata. Avremo modo di verificarlo insieme anche dalle pagine
“tutti gli uomini di buona volontà” e di chiunque sia disposto a
raccogliere l’invito di San Giovanni di Dio: “Fate bene fratelli!”.
Ai soci e ai loro familiari “La Sporta” porge i migliori auguri
per trascorrere in pace e letizia le festività natalizie e il nuovo
anno che viene.
L’iscrizione all’ Associazione si effettua inviando lire 30.000
tramite assegno bancario non trasferibile allegato alla scheda qui
di questo giornale che resta una voce libera, aperta al contributo di [ ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata 1’8 Marzo 1985
riprodotta, debitamente compilata, in busta chiusa, oppure con eine E
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Versa contestualmente L. ...................................... da trattenersi quale quota associativa |
casella postale 521 Firenze Do
specificando nella causale “Tessera 1993”. peril primo:anno: |
Per informazioni si può chiamare la sede, dove è in funzione la
segreteria telefonica (055/218839).
|
|
|
|
|
|
versamento sul c/c postale N. 10340503, intestato a: | chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. |
|
|
|
|
Firma leggibile
|
Firenze:ll, = osmenenanierizaio:a:: |
ASSOCIAZIONE
L’addio al Presidente
Il 29 novembre 1992 è morto Emilio Pucci. Convinto sostenitore della causa di San Giovanni di
Dio è stato fra i fondatori del nostro sodalizio che ha guidato sempre con passione. Un breve
profilo della nostra storia comune per ricordarlo con riconoscenza.
D
Domenica 29 novembre 1992 è
morto Emilio Pucci, marchese di
Barsento. Fiorentino illustre, co-
nosciuto e apprezzato in tutto il |
mondo per la sua qualità umana, oltre che
per il grande contributo dato alla nascita e
allo sviluppo della moda italiana, Pucci
annovera fra i tanti suoi meriti quello di
aver animato e presieduto fin dall’inizio
l Associazione San Giovanni di Dio. La
sua scomparsa è una perdita gravissima per
tutti coloro che da dieci anni si sono impe- |
gnati e battuti con passione affinchè l’anti-
co ospedale di San Giovanni di Dio, in
Borgo Ognissanti a Firenze, non venisse
abbandonato e dimenticato, chiudendo così |
una pagina luminosa e insostituibile della |
storia civile cittadina.
A Cuba. L'Avana, nel giardino dell'Ospedale,
Pucci con il Priore del sanatorio San Juan de
Dios.
In queste pagine vogliamo ricordare Emi-
lio Pucci, e ringraziarlo per quanto ha
fatto, ripercorrendo le tappe del suo
coinvolgimento e dell’impegno per la cau-
sa di San Giovanni di Dio. La memoria è |
l’unico strumento che il cielo ha dato al- |
l’uomo per mantenere in vita chi gli è caro.
La Sporta vuol dare così la propria testimo- |
nianza.
Dieci anni fa esatti, nel 1982 si consumava |
l’agonia dell’Ospedale di Borgo Ognis-
santi; entro l’estate sarebbe stato comple- |
tato il trasferimento dei reparti nella nuova
sede costruita in via di Torregalli alle
Bagnese.
All’inizio dell’anno molti medici della
Alla mostra su “I Fatebenefratelli a Firenze”, il
Presidente con fra Cirillo Cedron. Ceron O.H.
struttura che non volevano la chiusura,
assieme a tanti cittadini residenti della zona
comunque interessatiallasua sopravivenza,
cercavano alleati per proseguire la batta-
glia.
“Eravamo smarriti - racconta il dottor Ser-
gio Balatri, segretario dell’ Associazione -
Così un giorno ci venne l’ispirazione di
telefonare a Emilio Pucci. Lo invitammo a
venirci a trovare. Lui accettò, venne alla
messa che veniva celebrata la domenica e
visitò tutto l’ospedale. Non ci volle molto
a convincerlo: da quel giorno si schierò con
noi e con una causa che sentiva importan-
tissima per Firenze”.
Pucci, da uomo d’azione qual’era non per-
se tempo. A quell’epoca era consigliere
comunale indipendente, eletto nelle liste
per la Democrazia Cristiana e, in quella
sede, i suoi interventi a difesa dell’Ospeda-
le si fecero sempre più frequenti. A lui si
affiancò anche Fioretta Mazzei, sempre
sensibile ai problemi sociali cittadini. La
battaglia politica dette i suoi frutti. San
| Giovanni di Dio non fu chiuso del tutto, ma
| si lasciò in funzione la ‘“medicheria”, una
sorta di minipronto soccorso per il quartie-
re, che svolse egregiamente la sua funzio-
ne, da marzo a ottobre ’82, pur nella ristret-
tezza di mezzi e con personale ridottissimo.
Quell’anno, prima del trasferimento di tut-
ti i reparti, l'Ospedale aveva celebrato il
seicentesimo anniversario, con una impo-
nente cerimonia alla quale avevano parte-
cipato una gran folla, Fra Giuseppe
Magliozzi dell’Ordine di San Giovanni di
Dio, detti Fatebenefratelli, autorità e anche
Emilio Pucci, acclamato a più riprese per
il suo impegno.
Pucci fu anche convinto sostenitore e ani-
matore della raccolta di firme a difesa
dell’ospedale. Partecipò alla fondazione
del comitato che riuscì a raccogliere oltre
5.000 sottoscrizioni, creando una mobili-
tazione senza precedenti.
Si giunse così alla tumultuosa riunione del
30novembre 1983 nella quale Emilio Pucci
scrisse di suo pugno un proclama che ven-
ne poi diffuso con altoparlante su un auto-
mobile per le strade del quar-
tiere: “Fiorentini, difendete
il vostro ospedale...”.
Durante l’anno successivo si
cercò di razionalizzare gli
sforzi trovando una migliore
organizzazione. Nacque
l’idea di creare un’associa-
zione stabile che venne poi
effettivamente fondata nel
1985, l’otto marzo alle ore
19.00, nel giorno di San Gio-
vanni di Dio. Pucci ne fu il
presidente, designato al-
l’unanimità.
Emilio Pucci con fra Isfrid Schmid
© 3
Prima assemblea dell’associazione nel Cenacolo
del Ghirlandaio, Chiostro del Convento di
Ognissanti.
Quel giorno, nonostante il boicottaggio dei
responsabili della Usl 10/A (che aveva ora
in gestione l’edificio nel quale sorgeva
l’ospedale) si riuscì a celebrare degnamen-
te la ricorrenza del Santo con la celebrazio-
ne di una messa e una sentita cerimonia. Vi
parteciparono oltre 200 persone che aderi-
rono con entusiasmo al sodalizio che prese
forma in quella sede.
Emilio Pucci ne è stato sino alla sua morte
degno presidente. Fino a che le condizioni
di salute glielo hanno permesso egli si è
prodigato per gli scopi dell’associazione.
Sempre presente alle iniziative promosse,
ai convegni, alle assemblee. Sempre ospi-
tale con i frati dell’Ordine ospedaliero di
San Giovanni di Dio che giungono a visi-
tarci da ogni parte del mondo. Sempre
pronto a recarsi in visita presso i vari
istituti e ospedali dei Fatebenefratelli in
Italia e all’estero.
Ora che ci ha lasciato ci piace ricordarlo in
una bella immagine di alcuni anni fa, a
Cuba, mentre visitava all’ Avana l'ospedale
di San Giovanni di Dio, e nella luce calda
del giardino s'incontra con il Priore.
Guardando al futuro e al terzo millennio in
arrivo dava voce al suo ottimismo: “Ci
sono molti segni buoni di rinnovata sensi-
bilità sociale e ambientale. Migliaia di
giovani si impegnano per salvare la natura
e svolgere un servizio al mondo, contro i
mali che lo minacciano. Ecco, accanto agli
speculatori e a chi pensa solo al potere si fa
strada questa nuova generazione che guarda
al futuro con la volontà e la speranza di
renderlo migliore”.
STILISTA PER CASO
Pucci, amante della semplicità e di Firenze
} milio Pucci non è stato solo uno
E dei grandi creatori di moda del
l nostro tempo. Si è impegnato in
politica come deputato e consi-
gliere comunale. Ha partecipato alla vita di
Firenze: oltre che dell’ Associazione S.
Giovanni di Dio è stato presidente del
Calcio Storico e della società corse cavalli.
Per un periodo ha diretto anche l’ Antico
Setificio Fiorentino.
Nato a Napoli il 20 novembre 1914, il
marchese era erede di una delle più antiche
famiglie fiorentine. Lavorava e abitava a
Palazzo Pucci, a due passi dal Duomo.
L’attività dello stilista Emilio Pucci co-
minciò per caso. Era l’inverno del 1947 e il
marchese stava sciando in Svizzera quan-
do incontrò Toni Frissel fotografa di moda
di “Harper’s Bazaar”. L'artista americana
fotografò la sua tenuta da sci che il giovane
nobile si era fatto fare espressamente se-
Celebrazione della festa di San Giovanni di Dio, l'otto marzo 1985. Emilio Pucci è in piedi sulle scale
cinto della fascia tricolore.
A destra: costituzione del- È
l'associazione. Nella foto,
da sinistra Sergio Balatri,
Francesco Batazzi, Notaio
Vincenzo Ferro, Emilio
Pucci.
A sinistra: Emilio Pucci con,
da sinistra, fra Bartolomeo
Coladonato O.H., fra Nar-
ciso Petrillo O.H. e fra An-
drea Faustini O.H.
condo il suo gusto. Nel 1948 i modelli
firmati Pucci erano già in vendita in tutti i
più importanti negozi americani. Dopo il
successo inaspettato, il marchese decise di
aprire un piccolo atelier a Firenze e da quel
momento cominciò la prestigiosa attività
di stilista.
La fortuna che fin dall’inizio ha accompa-
gnato la carriera di Pucci va attribuita alla
sua concezione di vita. Attivo, dinamico
appassionato dello sport e dell’avventura
ha espresso queste attitudini nel lavoro.
Un lavoro caratterizzato dalla semplicità,
dal colore, dallo stile e dal movimento.
Da quindici anni Emilio Pucci si era dedi-
cato anche all’agricoltura, soprattutto nel
settore vinicolo. E’ stato deputato del PLI
per due legislature dal ’63 al 72. Fu con-
sigliere del PLI fino al 1980. Poi venne
eletto nelle liste della DC, anche se come
dipendente.
m
TEMPI FUTURI
IL COMPUTER AIUTA L'OSPEDALE
A Torregalli, la Società Data Service “Il Melograno” ha presentato un
progetto per informatizzare la sanità contro sprechi e disservizi.
p= 1 3 dicembre
| I scorso, nel Nuovo
Z Ospedale San
Giovanni di Dio,
la Società “Il Melograno”
Data Service, costituita dalla
provincia Romana dell’ Or-
dine di San Giovanni di Dio
Fatebenefratelli, ha tenuto
un incontro su “Soluzioni e
sistemi informativi integrati
per i servizi ospedalieri”.
L’iniziativa ha avuto suc-
cesso e i responsabili del
servizio sanitario pubblico
toscano, assessori e dirigenti
delle Usl, hanno manifestato
interesse per il progetto di informatizzazione della gestione degli ospedali. Visto il favore
incontrato, è probabile si arrivi presto a un’esperienza pilota per razionalizzare gli
strumenti e le risorse delle quali dispone la sanità. Gran parte del disservizio e dell’inef-
ficienza oggi lamentata dagli utenti derivano da una gestione obsoleta dell’apparato
sanitario che non riesce ad avere una visione globale di come dovrebbe evolversi. Una
risposta concreta al problema non può venire che dal ricorso dell’ informatica attraverso
l’introduzione su unici archivi di tutte le informazioni relative alle diverse attività. Basti
pensare al fatto che, con un investimento di alcune centinaia di milioni, necessario per
informatizzare la gestione dei magazzini e della manutenzione, una Usl potrebbe
risparmiare miliardi evitando sprechi di medicinali e di attrezzature lasciati scadere solo
perché non si sa di averli. Importante è, che il ricorso all’informatica sia basato su
un’analisi reale dei bisogni complessivi e non il risultato di iniziative frammentarie e
scollegate tra loro, spesso non comprese e perciò boicottate dallo stesso personale.
Un’informatizzazione generale delle strutture sanitarie si rende più che mai necessaria ora
che a livello europeo viene richiesto l’uniformarsi delle cartelle cliniche. La società “Il
Melograno” Data Service opera da quattro anni nel settore della sanità perla realizzazione
di sistemi informativi integrati a supporto dell’attività sia gestionale che clinica delle
strutture sanitarie. I suoi prodotti nascono dall’applicazione nel campo di tecnologie,
metodologie e conoscenze acquisite da una collaborazione con strutture ospedaliere dei
Fatebenefratelli (l'Ordine fondato da San Giovanni di Dio attualmente presente con oltre
200 ospedali in 46 paesi del mondo).
[E]
CULTURA
SAN GIOVANNI DI DIO
PREMIA FIRENZE
L’8 marzo, festa del santo, sarà procla-
mato il vincitore del concorso lettera-
rio.
ino al 9 gennaio, in tutte le librerie fioren-
tine, si potrà votare per il Premio letterario
San Giovanni di Dio. Il concorso è orga-
nizzato dalla nostra associazione, dal-
P Associazione Librai Italiani e dalla Confcommercio.
AI Premio sono stati ammessi i libri che parlano di
Firenze e della Toscana. I Finalisti sono 15. Dallo
scorso 5 dicembre, agli acquirenti dei libri selezionati
viene consegnato un tagliando per la votazione. Le
schede con le preferenze saranno restituite al Comi-
tato Promotore che provvederà allo scrutinio. Il Pre-
mio sarà consegnato all’autore del libro vincente
durante una cerimonia che si svolgerà 1°8 marzo,
giorno in cui ricorre la festività del santo. La
premiazione si svolgerà nella Loggetta Rucellai e al
vincitore verrà consegnata una targa d’argento.
“E? il primo anno che riusciamo a far combaciare la
cerimonia con la festa di San Giovanni di Dio, patrono
dei librai - hanno spiegato i componenti del Comitato
Promotore - questo fatto ci ha riempito di soddisfazio-
ne. Per quest'edizione abbiamo un unico rammarico:
il 30 novembre è scaduto il termine di accettazione dei
libri. Dopo questa data sono arrivate altre opere di
rilievo su Firenze e sulla Toscana che purtroppo però
non abbiamo potuto inserire. Il prossimo anno modi-
ficheremo lo statuto del Premio e studieremo un modo
per poter ammettere anche i libri che vengono pubbli-
cati dopo poco la chiusura del concorso.
I Libri in finale
BRICCICHE FIORENTINE - Foresto Niccolai - ed.
SP 44
CIVILTA’ DELLE VILLE TOSCANE - C. Cresti e
M. Listri - ed. Magnus
DELLA CITTA’ DEI FIORENTINI - Roberto Berardi
- ed. Giunti
FILIPPINO LIPPI - L. Berti e U. Baldini - ed. Il
Fiorino
FIRENZE DELL’OTTOCENTO - Marcello Vannucci
- ed. Newton Compton
FIRENZE GIORNI DELLA GUERRA - Paoletti - ed.
Ponte alle Grazie
FIRENZE E TOSCANA - Listri e Naldini - ed.
Bonechi
I DELLA ROBBIA. LA SCULTURA INVETRIATA
NEL RINASCIMENTO - C. Gentilini - ed. Cantini
IL BUROCRATEE IL MARINAIO - C.M. Cipolla -
ed Il Mulino
LA CUCINA FIORENTINA - Aldo Santini - ed.
Muzzio
L’ISOLA DELLE STINCHE - G. Magherini e V.
Biotti - ed. Ponte alle Grazie
LE SALE DEI PRIORI IN PALAZZO VECCHIO -
Ugo Muccini - ed Le Lettere
LORENZO IL MAGNIFICO IN SALUTE E MA-
LATTIA - E. Panconesi e L. Marri Malacrida - ed. A.
Bruschi
MESTIERI DEL PASSATO - Anichini - ed. Bonechi
PRETI FIORENTINI, I GIORNI DELLA GUERRA
- G. Villani - ed. Libreria Editrice Fiorentina
è
ASSOCIAZIONE
Come siamo e come eravamo
Dal ‘glorioso inizio’ nell’85, con la scrivania nel magazzino della libreria BM, alla bella sede
di oggi nel chiostro della chiesa di Ognissanti. La lunga marcia del nostro impegno.
ine anno, è tempo di bilanci. E il
1 F nostro resoconto, non può che
=== essere positivo.
Nel 1985 l’associazione muove-
va i suoi primi passi usando come quartier
generale una sedia e una scrivania, gentil-
mente ospitate nelmagazzino della libreria
BM di Francesco Batazzi, in Borgo Ognis-
santi 10. In quell’angusto spazio si riusci-
rono a fare grandi cose. Qui si preparò, ad
esempio, la mostra sui “Fatebenefratelli a
Firenze. San Giovanni di Dio da
Borgognissanti alla Charitè di Parigi” che
si tenne alla Loggia e in piazza Rucellai dal
7 al 9 novembre dell’86.
Poi, un paio di anni più tardi, si ottenne una
stanza nel convento di Ognissanti, ospiti
dei RP Francescani. Era ancora una siste-
mazione di fortuna che solo oggi è potuta
diventare una vera e propria sede, funzio-
nale e dignitosa.
Il convento ci ha concesso l’uso di un altro
locale più ampio e qui, grazie al contributo an a
della Provincia Lombardo Veneta dei frati «LA prima sede dell’Associazione, nel magazzino della libreria BM, in borgo Ognissanti.
Pa > è
di San Giovanni di Dio, siamo
riusciti a costruire con le no-
stre mani una libreria e un
soppalco in legno. Adesso nel
soppalco è sistemata la reda-
zione de La Sporta, ‘cuore’ di
tutta l’associazione. Final-
mente le riunioni si tengono
in una cornice adeguata che
ridà fiducia e vigore al nostro
impegno.
Foto di gruppo di alcuni membri
dell'associazione nel locale ora
sitemato. Al piano terra, col cami-
ce bianco, sono i componenti del
Gruppo Volontariato ospedaliero
e domiciliare che ha iniziato la sua
attività in questi giorni. Dopo es-
ser stato ricevuto dal Cardinale
Piovanelli, il Gruppo ha fatto la
sua prima ‘uscita’ la mattina di
Natale nell’Ospedale di San Gio-
vanni di Dio a Torregalli, offrendo
un piccolo pensiero ai malati, as- 5
sieme a parole di amicizia e di Tutti al lavoro per costruire il soppalco in legno e
solidarietà. rendere più funzionale la sede.
“Grazie per il vostro lavoro”
Continua l’’esodo’ dall’Ospedale di molti dipendenti che vanno in pensione. Sentiremo la loro mancanza.
Adognuno di loro La Sporta esprime un “grazie” sentito per quanto hanno fatto per la vita dell’ospedale e porge
gli auguri più affettuosi per le festività natalizie e l’anno nuovo.
ti
Dolores Cricca
Vanna Paoli
Dott. Mirella Bettazzi
Rag. Gianfranco Giovacchini, Provveditore.
Un nuovo modo
di fare Banca
La Cassa di Risparmio di Firenze
per elevare la propria efficienza pro-
duttiva al livello degli standard
europei e per rendere la qualità dei
suoi servizi rispondente alla più
sofisticata domanda della propria
clientela, si è trasformata in
Società per azioni. La nuova Azien-
da dispone oggi d'una rete di oltre
200 Filiali distribuite capillarmente
sul territorio, che le consentono
di soddisfare ogni esigenza
del mercato con un ventaglio
di servizi e prodotti evoluti.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
Notiziario di informazione trimestrale a cura
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata 18 marzo 1985
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy)
Anno V nr. 15 - novembre 1993
- Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89
Ľ Associazione si mobilita per non
far chiudere la Farmacia Comunale
n° 20, in Borgo Ognissanti
“La Sporta” n° 15 Dicembre 1993 - Trimestrale - Sped. in abb. postale gr. IV/70%
per”
N
PRIMO PIANO
La farmacia deve restare aperta
L'Associazione si oppone alla chiusura della Farmacia “All’insegna di San Giovanni di Dio”. E’
un servizio vitale per il quartiere e un pezzo importante della sua storia che ha accompagnato
per secoli il glorioso ospedale
1 “Comitato organizzativo
I dell’ Associazione San Giovanni
di Dio” venuto a conoscenza della
ipotizzata chiusura dell’antica
Farmacia dell’ Ospedale San Giovanni di
Dio, che da secoli opera nel quartiere di
Santa Maria Novella, desidera riconfermare
la deliberazione presa il 13 novembre 1987
dall’ Assemblea generale dei Soci, di opporsi
fermamente a tale inopinata ipotesi”.
Così nel luglio scorso, con un telegramma al
Sindaco Morales, abbiamo deciso di ribadire
la nostra ferma volontà di non far chiudere la
Ie
SOMMARIO
La Farmacia deve restare aperta.................. p.2
Tanti Soci vecchi e nuovi
per far vivere lAssociazione .................000s.s p.2
Dopo la bomba, per ricominciare................. p.3
Nuovi orizzonti nella ricerca sul cancro.......p. 4
Abbiamo IBRO -suiii airi iieiea aariin] p.4
Il video IN:COFSIA............cccccrrrrcererceeieriaianii p.5
Arrivederci «pd
Il mistero della firma di San Giovanni di Diop. 6
Il “Premio S. Giovanni di Dio”
Alle ville LOSCANE ....ssenssssossseoesssvazsonnsosnsesesensss p.7
ASSOCIAZIONE: uri p.7
@ LaSporta %fo
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo
Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena,
Lorenzo Recchia
Impaginazione: Menabò v. San Gallo 68r Firenze
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89
®
ASSOCIATO ALL'UNIONE
ITALIANA STAMPA PERIODICA
2
ä
Farmacia comunale n.20, situata in Borgo
Ognissanti. In attesa di sapere, da parte
dell Amministrazione comunale, quali siano
effettivamente le intenzioni in merito al futu-
ro della Farmacia, stiamo intanto valutando
le altre iniziative da prendere per difendere
questa importante realtà della storia e della
vita di questa parte del Centro storico.
L’ Associazione San Giovanni di Dio e tutti
gli abitanti del quartiere hanno già dovuto
subire, dieci anni fa, lo smantellamento
dell’antico e nobile Ospedale, fondato da
Simone Vespucci, e non possono sopportare
che vada persa ora un’altra
essenziale funzione sanita-
ria, da secoli al servizio
della zona.
La Farmacia all’insegna di
“San Giovanni di Dio”,
situata al piano terreno
dell’antico palazzo, che fu
la casa dei Vespucci, pro-
prio all’angolo con via del
Porcellana, è segnalata
negli archivi comunali fin
dal 1753, ma ha probabil-
mente una storia molto più
Na
z antica, visto il legame con
: la struttura ospedaliera.
E’ un servizio, importante,
Foto Locchi vitale per la gente che vive
TESSERAMENTO
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata 18 Marzo 1985
gb,
TELEGRAMMA
Firenze 27/07/93
AL SINDACO DEL COMUNE DI FIRENZE PALAZZO
VECCHIO
VENUTO A CONOSCENZA DELLA IPOTIZZATA
CHIUSURA DELL'ANTICA FARMACIA DELL'OSPEDALE
SAN GIOVANNI DI DIO CHE DA SECOLI OPERA NEL
QUARTIERE DI SANTA MARIA NOVELLA DESIDERA
RICONFERMARE LA DELIBERAZIONE PRESA IL 13
NOVEMBRE 1987 DALL'ASSEMBLEA GENERALE DEI
SOCI DI OPPORSI FERMAMENTE A TALE INOPINATA
IPOTESI
COMITATO ORGANIZZATIVO
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
BORGOGNISSANTI 42 FIRENZE
Firenze 21 settembre 1993
nella zona, compresi i molti anziani residenti,
un servizio che è già stato penalizzato da
progressive riduzioni dell’orario di apertura.
Da notare che viene utilizzato anche dalle
migliaia di persone che sono ospitate ogni
anno nei tanti alberghi vicini.
Chiudere la Farmacia significherebbe così
anche un peggioramento dell’offerta turisti-
ca, un fattore da non trascurare per una città
come Firenze che vive sul turismo.
TANTI SOCI VECCHI E NUOVI PER FAR VIVERE L'ASSOCIAZIONE
l'Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo
Ognissanti a Firenze è stato chiuso, ma il
nostro impegno non si è esaurito e, anzi riprende
oggi con nuovo vigore perché tanti sono gli obiettivi
per cui battersi oltre a quelli istituzionali. | tempi si
fanno duri. Da troppe parti si levano segnali di crisi
che impongono a tutti di riflettere e cambiare.
Nessuno stavolta può tirarsi indietro.
E’ tempo di imparare a fare i conti con noi stessi, con
gli altri e con le risorse effettive dii cui disponiamo.
Lo “scialo” è finito e si apre un'epoca meno briillante
ma più impegnata a cercare un equilibrio. E non è
(Cioe soci, sono ormai più di dieci anni che
detto che sia peggiore della precedente.
La nostra Associazione, per continuare nel suo lavo-
ro e promuovere nuove iniziative, chiede ai soci di
rinnovare la loro iscrizione, basta inviare 30mila lire
tramite assegno bancario non trasferibile allegato
alla scheda qui riprodotta, in busta chiusa, oppure
versare sul c/c postale n° 10340503 la quota e inte-
stare ad “Associazione San Giovanni di Dio, casella
postale 521 Firenze”, specificando nella causale
«Tessera 1994».
Per informazioni, si può chiamare la sede dove è in
funzione la segreteria telefonica. Il numero è
055/218839.
| ASSOCIAZIONE i
SAN GIOVANNI DI DIO Y O
H Fondata 18 Marzo 1985 H
! L'oservente Siei inina aiandid MAO... lion
dÜ professione... residente:a.-.-.. ata nin
VI RENEE RPE EROINA SERIALI EE RE FARAI ini ©- 3 pricipali folico
chide di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio.
Versa contestualmente L......................... da trattenersi quale quota associativa per il primo
anno. i
Firma leggibile
Firenzo Moesa EAR !
SOLIDARIETÀ
Dopo la bomba, per ricominciare
L'“Associazione danneggiati via Lambertesca”, costituita per affrontare con più forza le conseguenze del folle attentato
del 27 maggio scorso, è nata anche grazie alla collaborazione della San Giovanni di Dio. Un aiuto prezioso per muovere
i primi passi. Ma la strada per cancellare i segni della distruzione resta lunga e difficile.
esplosione che la notte del 27
L maggio scorso, a Firenze, ha
falciato cinque vite innocenti,
ferito molte persone e provocato danni
incalcolabili agli edifici della zona, com-
presa la galleria degli Uffizi, resterà per
sempre come una pagina atroce della
storia cittadina. Atroce e assurda come
ogni violenza che si abbatte sugli uomini
per mano di altri uomini, capace di
distruggere non solo vite e cose, ma
anche la fiducia nella possibilità stessa
dell’umana civile convivenza.
Per questo è diventato ancora più impor-
tante che in occasioni di altre sciagure
prodotte da eventi naturali (come fu ad
esempio l’alluvione del ‘66) dare una
mano a ricostruire ciò che era stato
distrutto e alleviare i disagi di coloro che
avevano subito la distruzione della
bomba. Solo così si può davvero contri-
buire a ricostituire la civiltà spazzata via
da un simile atto di barbarie.
A pochi giorni dall’esplosione, il dottor
Sergio Balatri a nome dell’ Associazione
San Giovanni di Dio, ha contattato i
residenti della zona che avevano orga-
nizzato un primo punto di coordinamen-
to in una roulotte messa a disposizione
dai Vigili del Fuoco di Livorno.
All’appena costituito Comitato dei dan-
neggiati, Balatri ha offerto l’aiuto della
San Giovanni di Dio innanzitutto per
accelerare la costituzione di una vera e
propria Associazione Danneggiati via
Lambertesca e poi per lanciare una
LL venne» *
cia — Avati —
immediata raccolta di fondi.
La San Giovanni di Dio ha così
curato la realizzazione di volantini,
manifesti, bollettini di conto cor-
rente (stampati gratuitamente dalla
Tipografia Tiposervice) e diffusi
in tutti gli uffici postali di Firenze
e provincia.
La sottoscrizione, effettuata diret-
tamente sul conto corrente
dell’ Associazione Lambertesca, ha otte-
nuto un pieno successo mettendo insie-
me una discreta somma, immediatamen-
te disponibile per i danneggiati.
Pier Luigi Prosperi, membro
dell’ Associazione via Lambertesca (é
proprietario del ristorante Antico
Fattore, devastato
dall’attentato) così
racconta l’intervento
dell’ Associazione San
Giovanni di Dio: “E”
stata una collaborazio-
ne preziosa. In quei
primi momenti, in
mezzo alle macerie
. delle nostre case, i
problemi erano tanti;
non sapevamo da che
parte cominciare per
muoversi nei meandri
delle pratiche burocra-
tiche. Il dottor Balatri ci ha portato
l’esperienza della propria associazione, -
prosegue Prosperi - dicendoci come e
dove intervenire, a quali porte bussare.
Altrozn
Ci ha tracciato la strada sulla quale
abbiamo poi camminato con le nostre
gambe. Grazie a questo aiuto abbiamo
potuto disporre velocemente della cas-
setta postale e del numero di conto cor-
rente postale, due cose non facili perchè
non avevamo ancora un riconoscimento
ufficiale. Insomma è stato San Giovanni
di Dio a legittimarci!”.
lo
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
FIRENZE
RACCOLTA DI DENARO
PER I DANNEGGIATI
NELL’ATTENTATO DI
VIA DEI GEORGOFILI
versamenti sul c/c postale n° 14009500
intestato a:
“Associazione Danneggiati Via Lambertesca!
-FIRENZE- f
»
ATTUALITÀ MEDICA
NUOVI ORIZZONTI NELLA RICERCA SUL CANCRO
Il simposio “Highlights in Cancer Research”,
tenutosi in città nel maggio scorso, organiz-
zato dall’Istituto Tumori di Genova e sov-
venzionato dalla Cilag, è stata la prima occa-
sione per il professor Steven A. Rosenberg,
del National Cancer Institute di Bethesda, di
presentare a Firenze lo stato dell’arte della
terapia genica del cancro da lui attuata.
Il professor Rosenberg, conosciuto ormai
anche dal largo pubblico per il suo libro “La
cellula trasformata (Mondadori, Milano
1993) è il prestigioso direttore del centro di
Dipartimento di Chirurgia del National
Cancer Institute di Bethesda, il più importan-
te centro di ricerca al mondo. Con più di cin-
quecento pubblicazioni scientifiche Rosem-
berg è una delle massime autorità nel settore
e il suo intervento nel simposio fioretino è
stato accolto con grande entusiasmo.
Partendo dalla constatazione dell’elevata per-
centuale di insuccessi delle terapie classiche,
chirurgia-chemioterapia-radioterapia, è stato
introdotto il concetto di terapia biologica, un
approccio che attraverso i meccanismi di
difesa naturali dell’organismo o la sommini-
strazione di sostanze costituenti naturali del-
l’organismo si presta a interessare tutti i set-
tori terapeutici e non solo quello dei tumori.
In questo ambito si parla di immunoterapia
adottiva in riferimento al trasferimento
nell’ospite di sostanze immunologicamente
reattive come ad esempio linfociti T killer
(lymphokines activated killers o LAK) incu-
bati con interleuchina-2 (IL-2).
A seguito dei promettenti risultati clinici pre-
liminari, la FDA ha autorizzato una speri-
mentazione allargata sul carcinoma renale.
Risultati positivi sono stati ottenuti anche
con il melanoma.
Un’altra tecnica impiegata da Rosenberg è
stata quella di isolare dai tumori i linfociti
infiltranti (tumor infiltrating lymphocytes o
TIL) e di ottenerne grandi quantità. I TIL
vengono poi reinfusi con IL-2 che li mantie-
ne vivi e circolanti (attualmente vengono tra-
sfusi senza problemi fino a 1011 linfociti,
che corrisponde a tutta la popolazione linfo-
citaria presente normalmente nell’organi-
smo). Con questa tecnica sono state ottenute
remissioni, complete e parziali, di melanomi
metastatici in fase avanzata. L'aspetto fonda-
mentale di questa metodica è rappresentato
dal fatto che i TIL circolano e si localizzano
nei depositi di cellule cancerose. In tal modo
possono essere colpite tutte le replicazioni
della neoplasia, anche quelle microscopiche.
Il passo successivo è stato quello di modifi-
care le proprietà biologiche, e quindi l’effica-
cia terapeutica, dei TIL attraverso l’inserzio-
ne di geni nel loro nucleo.
L’inserzione di geni funzionanti in cellule
somatiche per modificarne le proprietà, al
fine per esempio di correggere errori genetici
del metabolismo, prende il nome di terapia
genica ed è già stata impiegata con successo
per la terapia di alcune malattie.
Oltre all’applicazione della terapia genica
alla cura dei tumori, è molto interessante
anche la metodica scelta per la funzione di
vettore. Abitualmente i mezzi meccanici
sinora impiegati consentono l’inserimento
del gene solo in una piccola parte delle cellu-
le esposte (1:10000). L’impiego di un retro-
virus, trattato in modo da inserire il gene
senza replicarsi, consente di inserire il gene
nel 5-10% delle cellule, in questo caso i TIL.
Una delle applicazioni già attuate consiste
nell'impiego di un gene per la produzione di
tumor necrosis factor, in modo da ottenere
TIL/TNF. Data la capacità dei TIL di con-
centrarsi nel tumore si può far arrivare fino a
1000 mcg/kg di TNF nei siti tumorali senza
problemi di tossicità sistemica del TNF. Il
TNF determina una specie di necrosi coagu-
lativa delle masse tumorali ( i dati presentati
riguardano principalmente il melanoma, i
sarcomi e le neoplasie dei tessuti molli.
Il futuro è rappresentato dall’inserzione di
altri geni, come quelli di : interferone, IL-2,
antigeni tumorali.
L’uso di geni che codificano per gli antigeni
tumorali consentirebbe la “prevenzione pri-
maria e secondaria del cancro”.
Guido Del Re
Steven Aaron Rosem-
berg mentre riceve il
distintivo dell’Asso-
ciazione San Giovanni
di Dio. Nella foto, da
sinistra, i dottori Guido
Del Re e Sergio Bala-
tri, il professor Rosem-
berg e il dottor Mauro
Batisti.
È ABBIAMO LETTO
Philippe Lagarde. Mon combat singulier
contre le cancer. Laffont, Paris, 1992.
All’inizio del 1988, Philippe Lagarde,
cancerologo a Nizza e a Mentone, proget-
ta l’impiego di un trattamento, l’interleu-
china II, sperimentato negli Stati Uniti,
che apre nuove speranze per i malati di
tumore. Viene arrestato, incolpato di truf-
fa, d’esercizio illegale della farmacia e
della biologia, imprigionato. E’ l’inizio di
una lunga persecuzione condotta in parti-
colare dal consiglio dell’ordine contro un
medico che esce dai sentieri battuti per
curare dei malati che si fidano di lui.
Philippe Lagarde prescrive infatti dei trat-
tamenti di sostegno per meglio sopportare
le chemioterapie, cerca delle vie nuove
contro il cancro. Farà 40 giorni di prigio-
ne, migliaia di manifestanti verranno a
reclamare al sua liberazione, sarà final-
mente prosciolto nel 1992.
Questo libro racconta un doppio “combat-
timento singolare”: una battaglia giudizia-
ria di tre anni ma anche, soprattutto, quel-
la che l’autore non ha mai abbandonato
per ottenere remissioni sempre più lunghe
e per stabilire con i suoi pazienti quel rap-
porto umano senza il quale essi sono vinti
dalla disperazione. Le storie stupefacenti,
perfino sconvolgenti, raccontate dal dot-
tor Lagarde e le riflessioni che gli ispira-
no i progressi ed i limiti della cancerolo-
gia aiuteranno tanti lettori a prendere
coscienza della realtà del problema e rap-
presenteranno per molti un messaggio di
speranza.
Laureato in medicina a Marsiglia,
Philippe Lagarde ha ottenuto il suo diplo-
ma universitario di cancerologia con il
Prof. Lucien Israél. Ha scritto questo libro
con la collaborazione di Jean-Pierre
Laborde, grande cronista di France-Inter e
di France-Info e che, a questo titolo, ha
seguito passo passo “l’affare Lagarde”.
Il dottor Lagarde esercita oggi presso
Noale (Venezia), dove riceve pazienti da
diversi paesi europei. L’ Associazione San
Giovanni di Dio intrattiene con lui rap-
porti di amicizia e collaborazione; in
occasione della sua ultima visita a Firenze
gli ha consegnato un piccolo dono in
segno di stima e riconoscenza per il
coraggio, la competenza e umanità con
le quali svolge la sua professione.
G.D.R.
Il dottor Philippe Lagarde, a destra nella foto,
mentre riceve dalle mani del dottor Sergio Balatri
il piatto con la firma di San Giovanni di Dio
|
m
TEMPI FUTURI
IL VIDEO IN CORSIA
p
Al pronto soccorso del Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio, le cartelle dei pazienti sono “computerizzate”.
Da luglio, al Nuovo Ospedale
San Giovanni di Dio, è in speri-
mentazione la “cartella compute-
rizzata”. I dati dei pazienti non
vengono più registrati su fogli di
carta, ma su un video del com-
puter. Nome, cognome, indiriz-
zo, storia clinica dei ricoverati
rimangono poi conservati
nell’archivio informatico
dell’ospedale.
L’iniziativa, che è in funzione al
pronto soccorso, è curata da “Il
Melograno” Data Service.
Costituita dalla provincia roma-
na dell'Ordine di San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli, la società |
opera ormai da quattro anni nel
settore della sanità per la realiz-
zazione di sistemi informativi.
Oltre che di tecnologie, la
società si avvale di conoscenze
acquisite dalla collaborazione
con le strutture ospedaliere dei
Fatebenefratelli (1’Ordine fonda-
to da San Giovanni di Dio attual-
mente presente con oltre 200
ospedali in 46 paesi del mondo).
Il progetto di informatizzare i
servizi sanitari per evitare spre-
chi di tempo e di risorse era già
stato presentato nel Nuovo
Ospedale San Giovanni di Dio a
dicembre dello scorso anno. I
responsabili del servizio sanita-
rio pubblico avevano manifesta-
to interesse per le proposte che
erano state illustrate da “Il
Melograno”.
Con l’informatica, sarebbe molto
più facile sapere quali sono i
bisogni reali delle strutture ospe-
daliere. Si eviterebbero sprechi
di medicinali e di attrezzature e
le cartelle cliniche sarebbero
uniformate a quelle europee.
ARRIVEDERCI COMANDANTE
ingegnere Mauro Marchini, che per
anni è stato Ispettore Regionale dei
Vigili del Fuoco della Toscana, è
diventato ora Comandante della Scuola
Nazionale dei Vigili del Fuoco a Roma.
L’Associazione San Giovanni di Dio, che ha
sempre contato sulla collaborazione di
Marchini e dei Vigili del Fuoco per la realiz-
zazzione di corsi di primo soccorso e per
l’organizzazione della festa di San Giovanni
di Dio, ogni 8 marzo, ha deciso di salutare il
neocomandante, conferendogli un particolare
riconoscimento. Ecco nella foto un momento
della cerimonia mentre l’ingegner Marchini
(a destra) riceve la pergamena ricordo
dell’ Associazione dalle mani del dottor
Sergio Balatri, e, in primo piano il complesso
scultoreo realizzato in Francia nei primi del
Novecento che illustra l’opera meritoria dei
pompieri, donato al neocomandante.
e di
ASSO
SAN GIO
FONDATA
ua
ZIONE
fi DI DIO
ARZO 1985
Il mistero della firma del Santo
Numerose le ipotesi che sono state avanzate per spiegare il significato del geroglifico con il quale San Giovanni di Dio siglava i suoi Messaggi.
an Giovanni di Dio firmava la
S corrispondenza con una sigla
originale che chiamava “le
mie tre lettere”. Sono stati fatti numerosi
tentativi per scoprirne il significato, ma
ancora l’enigma della sigla non è stato
sciolto.
Tra le interpretazioni che sono state date
alle tre lettere, alcune non vanno prese
in considerazione. Altre appaiono vero-
simili. Solo poche, però, sembrano esse-
re probabili.
La sigla misteriosa potrebbe significare:
1) Yoannes Charitatis Ordinis (Giovanni
dell’Ordine dei Fratelli della Carità)
2) Yoannes Charitatis Fundator Ordinis
(Giovanni Fondatore dell'Ordine della
Carità)
3) Yo Fray (Io Fra Zero). Anche questa
tesi non può essere vera. Giovanni abi-
tualmente si chiamava e firmava:
Hermano Juan de Dios (Fratello
Giovanni di Dio), mai Fray.
4) Fe, Caridad, Esperenza (Fede, Carità,
Speranza). Si basa su quando Giovanni
scrisse alla duchessa di Sessa. Ma è
stata giudicata poco attendibile dagli
studiosi.
5) Yoannes Feci Opus (Io, Giovanni,
ho compiuto questo). E’ troppo eru-
dita e ricercata per essere presa in
considerazione data la semplicità e la
spontaneità del Santo sia nel parlare
che nello scrivere.
6) Yo siervo dela Eucaristia o Yo
siervo de Dios oppure Yo siervo
omilde (Io servo dell'Eucarestia, Io
servo di Dio, Io servo umile).
Quest’ultima interpretazione è stata
data da Josè Cabezudo Astrain in un
suo recente studio. Secondo lo stu-
dioso, sotto il regno di Carlo V
s’introdusse la consuetudine che i
contraenti, insieme ai testimoni, fir-
massero gli atti orignali redatti dal
notaio con la formula “Yo... otorgo
6
O
L’autografo originale del Santo.
lo sobredicho” (Io... confermo quanto
sopra); premesso ciò, il Cabezudo affer-
ma che la prima lettera della sigla è una
Y con un tratto che la taglia orizzontal-
mente per indicare l’omissione della O e
significa Yo (Io).
La seconda lettera, probabilmente, è una
S; la terza è una O e significherebbe
“omilde” ossia umile, oppure alludereb-
be alla Santa Eucarestia per la sua forma
rotonda; potrebbe però anche voler dire
Oropesa, la città in cui il Santo visse per
molti anni.
Anche questa interpretazione non può
essere accettata perché, pur essendo
attendibile l’interpretazione della prima
lettera, le altre due sono incerte e vaghe.
7) Quest'ultima è l’ipotesi più probabile.
La sigla sarebbe il monogramma greco
di Cristo che risale al tempo del primo
cristianesimo e che nel XVI secolo era
ancora molto adoperato.
Secondo la contessa di Nova Goa, per
designare il nome di Cristo si usava la X
greca, seguita immediatamente da una P
tagliata con tratto orizzontale a metà
asta, riproducendo così una T e, nello
stesso tempo, una croce. Alla fine si
poneva una O.
Nel Medioevo, molti documenti pubblici
e privati, venivano firmati nello stesso
modo.
Il cristogramma avrebbe il significato di
un’invocazione alla divinità per testimo-
niare che erano stati redatti con il pen-
siero rivolto a Cristo.
A conferma di questa interpretazione,
c’è anche la firma autografa di
Cristoforo Colombo:
cioé: S: servus; S: simplex; A: altis-
simi; S: salvatoris; XMI: Christus
Maria Ioseph; Xpo FERENS:
Christum ferens (Cristoforo).
La somiglianza e il significato tra
XPO di Cristoforo Colombo e la
sigla di San Giovanni presentano
un’analogia tale da far ritenere
quest’ultima interpretazione la più
probabile.
CULTURA
Il premio “San Giovanni di Dio”
alle Ville Toscane
Massimo Listri e Carlo Cresti hanno vinto la terza edizione
del concorso
letterario,
promosso dalla nostra
Associazione, dall’Associazione Librai Italiani e dalla
Confcommercio.
1 libro “Civltà delle ville
toscane” d Massimo Listri e
I
Carlo Cresti ha vinto la terza edizio-
ne del premio letterario “San
Giovanni di Dio”. Il concorso è stato
promosso dalla nostra associazioine,
dall’ Associazione Librai Italiani e
dalla Confcommercio.
La cerimonia di premiazione si è
svolta nella loggetta Rucellai 1’8
marzo scorso, festa del Santo,.che,
fra i tanti meriti ha, appunto, anche
quello di essere protettore dei librai.
Ai vincitori è stata consegnata una
targa d’argento.
Molte le autorità presenti: il vicesin-
daco Giovanni Pallanti, Pierluigi
Ballini, assessore alla cultura, Luigi
Giacumbo e Umberto Cecchi della
“Nazione”, Valentino Giannotti, pre-
sidente della Confcommercio e
Valerio Zani, presidente del comitato
promotore del premio.
Tra i volumi in finale, si sono distinti
per i voti ricevuti:
“Dalla Città dei fiorentini” di
Roberto Beraschi edito da Giunti;
“Preti fiorentini. I giorni della guer-
ra” di Giulio Villani edito dalla
Libreria Editrice Fiorentina e
“Bricciche fiorentine” di Foresto
Niccolai pubblicato da Sp 44.
Per quest'edizione del premio, era
stata adotata una nuova formula di
votazione. Agli acquirenti dei libri
selezionati per il concorso, veniva
consegnato un tagliando per la vota-
zione.
Le schede con le preferenz sono state
poi restituite al comitato promotore
che ha provveduto allo scrutinio.
Conclusa la terza edizione del
Premio, il Comitato Promotore sta
già organizzando la selezione per il
1994, che si annuncia di sicuro suc-
cesso.
CONDOGLIANZE
Il 13 ottobre scorso, è morto improvvisamente Fabrizio
Franchini, consigliere dell’Associazione da molti anni.
Aveva 54 anni e lavorava come parrucchiere all'Hotel
Excelsior.
I componenti del Comitato Organizzativo dell’Asso-
ciazione piangono la sua perdita.
fo
ASSOCIAZIONE
La nostra
sede ha una
porta nuova
inalmente la sede dell’associazio-
F ne, situata nel chiostro della chie-
sa di Borgo Ognissanti, ha una
nuova porta che rende più sicuro e digni-
toso l’accesso. E’una bella porta in
legno di castagno massello. Ne ha curato
il montaggio Florio Nacci, nostro socio
storico. Nacci infatti è un ex contadino
della fattoria di San Miniato, che faceva
parte dei beni dell’ospedale di San
Giovanni di Dio dal ‘700 fino a circa
dieci anni fa. Qui egli ha imparato anche
il mestiere di maestro muratore perchè la
fattoria era un’azienda completa, auto-
sufficiente, dove si svolgevano numero-
se attività, compresa la muratura.
Fi |
La Cassa di Risparmio di Firenze
per i Giovani
PRIMABANCA
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
La Sporta 4f.
Notiziario di informazione trimestrale a cura
dell’ Associazione San Giovanni di Dio fondata 1°8 marzo 1985
Casella Postale 521 - 50100 Firenze (Italy)
Anno V n. 16 - dicembre 1993
“Farò del mio meglio per
proseguire la strada fin
qui tracciata”
Lapo Mazzei, al vertice della
= Cassa di Risparmio di
: Firenze, è il nuovo
<y presidente dell'Assogiazione
San Giov | Dio
3815 del 17/03/89
gr. IV/70% - Reg. Trib. Firenze n°
abb. postale
R-i
2
ri
£
bz
O
E
Kei
È
n
2
N
g
È
5
E
D
2
A
ie
Primo PIANO
A capo dell’Associazione con entusiasmo
Maggior accoglienza verso i malati, disponibilità ed efficienza per alleviare le loro preoccupazioni: ecco il pro-
gramma del presidente neoeletto.
ell’accettare la nomina alla presi-
N denza di questa benemerita asso-
ciazione, non nascondo di sentir-
mi onorato e al tempo stesso preoccupato di
seguire in questo ruolo ad un uomo come
Emilio Pucci, al quale ero molto legato da
un rapporto di amicizia e di stima profonda.
Farò del mio meglio per
cercare di proseguire la strada
fin qui tracciata, portando
avanti un programma che ho
letto accuratamente e che trovo
largamente condivisibile.
A questo proposito vorrei
sottolineare un aspetto che mi
sembra di grande importanza:
l'accoglienza negli ospedali.
L'Italia, diversamente ad altri
paesi europei, non costituisce |
certo un fulgido esempio in |
quanto ad organizzazione,
familiarità, calore umano al
momento dell'accoglienza in
ospedale. Occorre ritrovare
una tradizione di maggiore
disponibilità, ed anche una
maggiore efficienza, che allievi
e non aggravi le preoccupazio-
SOMMARIO
A capo dell’Associazione con entusiamo ...p. 2
Soci vecchi e nuovi per le iniziative 1994....p. 2
Le idee per il futuro.....
Il diritto al corrimano... ;
COME eravamo ..sssssssssrsssssresesssenesssssns anA
Come siamO.................... .p.5
La battaglia per il nome.
| nostri auguri „sessies .p. 6
Abbiamo letto ................ccsrrrrrrererreeee I I
@ LaSporta 4f
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo
Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena,
Lorenzo Recchia
impaginazione: Menabò v. San Gallo 68r Firenze
Stampa: Tipografia Tiposervice v. Furini, Firenze
Registrazione: Tribunale di Firenze n° 3815 del 17/3/89
®
ASSOCIATO ALL'UNIONE
ITALIANA STAMPA PERIODICA
2
ni del paziente.
Torno a dire che accetto con piacere
questo incarico, ma con il rammarico di
potergli dedicare poco tempo a causa dei
molteplici impegni di lavoro. Cercherò tutta-
via di profondervi l'entusiasmo di chi è con-
vinto di fare qualcosa di utile per questa
TESSERAMENTO
città che tutti amiamo. La tradizione di
Firenze non è legata solo alla sua grandezza
nell'arte ma anche al suo prestigio nelle
discipline scientifiche, inclusa quella medica
dove si sviluppò in passato una feconda
scuola di pensiero e di sperimentazione.
Il compito che ci spetta, come fiorentini
impegnati nella società, è quel-
lo di portare avanti questa tra-
dizione ma senza annegare nel
passato. Le nostre radici devo-
no portarci a crescere, a capire
la nuova realtà nella quale
dobbiamo operare, ad inserirci
a pieno nei grandi cambiamenti
economici e sociali, abbando-
nando il facile ripiegamento
verso il passato.
Questo vuole essere il mio
intendimento di operare, cioè
seguire il corso della storia e
del progresso, senza rinnegare
ma piuttosto difendendo l'inse-
gnamento che ci deriva dalle
nostre radici. A
Lapo Mazzei
Press Photo
SOCI VECCHI E NUOVI PER LE INIZIATIVE DEL 1994
arissimi soci, sono ormai più di dieci anni che
( l'Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo
Ognissanti a Firenze è stato chiuso, ma il
nostro impegno non si è esaurito e, anzi, riprende
oggi con nuovo vigore perché tanti sono gli obiettivi
per cui battersi oltre a quelli istituzionali. La nostra
Associazione, per continuare nel suo lavoro e pro-
muovere nuove iniziative, chiede ai soci di rinnovare
la loro iscrizione.
Visto il programma di impegni che saranno portati
avanti nel 1994, l'Assemblea dei soci, che si è riunita
il 19 novembre scorso, ha deciso di aumentare la
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata 1°8 Marzo 1985
Losorivento Si. es irrncisiasseirorteiseaiseosirsduinsreinnnieaid LY UON: PAETE EE E EEE EEEE ES
chide di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio.
Versa contestualmente L. .............................n
x
H
H
H
į di professione..
H
H
! Firenze, lì.
asa da trattenersi quale quota associativa per il primo anno.
Firma leggibile
quota e di portarla a 50 mila lire.
La somma potrà essere inviata tramite assegno ban-
cario non trasferibile allegato alla scheda qui ripro-
dotta, in busta chiusa. Oppure è possibile versare
l'importo sul c/c postale numero 10340503 ed inte-
starlo ad “Associazione San Giovanni di Dio” casella
postale 521 Firenze, specificando nella causale
“Tessera 1994”.
Per informazioni, si può chiamare la sede dove è in
funzione la segreteria telefonica.
Il numero è 055/218839
VITA DELL'ASSOCIAZIONE
LE IDEE PER IL FUTURO
II 19 novembre scorso, nell'Aula Muntoni del Nuovo Ospedale di
San Giovanni di Dio, si è tenuta un'assemblea straordinaria della
sezione ospedaliera dell’Associazione.
enerdì 19 novembre alle ore
V 12, presso l'Aula Muntoni del
Nuovo Ospedale San Giovan-
ni di Dio, su richiesta della Sezione
Ospedaliera della nostra Associazione si
è tenuta un'assemblea straordinaria.
Il Dott. Sergio Balatri, Segretario
dell'Associazione, ha letto la relazione
sulle attività che hanno caratterizzato il
1993 ed ha anticipato i progetti per l'an-
no prossimo.
Innanzitutto è stata ricordata la figura
e l'opera di Emio Pucci, il nostro primo
ed indimenticabile presidente, spentosi
dopo lunga malattia nel novembre del-
l'anno scorso.
Per quanto riguarda le nostre più
recenti attività è stato quindi ricordato il
nostro impegno per l'Ospedale di Borgo-
gnissanti, che ci vede in prima linea per
la difesa del patrimonio storico-artistico
da sempre abbandonato, minacciato e
purtroppo menomato dall'assensa di effi-
cienti strumenti di conservazione. Siamo
grati alle Soprintendenze e all'Ordine
Ospedaliero dei Fatebenfratelli per il
loro concreto sostegno in questo senso.
Cercheremo anche di salvare il patrimo-
nio idrico rappresentato dal pozzo che
attualmente resta completamente fuori
uso.
Nel Nuovo Ospedale siamo prima di
tutto decisi a continuare l'impegno per la
realizzazione della festa di San Giovanni
di Dio dell'8 marzo, che si svolgerà inte-
ramente a spese dell'Associazione e a
potenziare l'attività del centro di ricerca
bibliografica realizzando rapporti con
altre biblioteche biomediche italiane e
straniere.
Ci impegnamo anche con maggior
vigore rispetto al passato perché tutta la
segnaletica con l'indicazione "Torre-
galli" venga rimossa e sostituita con la
determinazione ufficialmente approvata
che è "Nuovo San Giovanni di Dio".
Abbiamo poi in programma un sup-
plemento al giornale La Sporta, una
serie di pubblicazioni sull'Ospedale, i
suoi servizi e la figura del compianto
Prof. Ennio Muntoni e saranno anche
aumentate le collaborazioni per la pro-
mozione di attività di aggiornamento
professionale del
ll'Ospedale.
Altre due cose di cui ci occuperemo
personale de-
sono la realizzazione di ringhiere per le
scale dell'ospedale ed un servizio di
accompagnamento da parte delle asso-
ciazioni di volontariato per tutti coloro
che dovranno spostarsi all'interno del
nostro ospedale.
Di particolare rilievo è inoltre la
prossima entrata in funzione del sistema
computerizzato per il Pronto Soccorso,
che speriamo possa essere attivato nel
giro di pochi mesi.
Sempre per quanto riguarda l'ospedale
desideriamo istituire un riconoscimento
per coloro che si siano di volta in volta
distinti nell'assistenza e nella cura dei
nostri pazienti, secondo quello spirito di
umanità che da sempre contraddistingue
gli ospedali di San Giovanni di Dio.
Il nostro giornale, di cui sta per usci-
re il n°6, si è evoluto ed attualmente può
contare sulla collaborazione di giornali-
sti professionisti.
I rapporti con l'Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio sono sempre
curati da parte nostra con speciale atten-
zione. Speriamo di poter intensificare le
visite agli ospedali italiani dell'Ordine.
(continua a pag. 6)
Pia
IL DIRITTO AL
CORRIMANO
e scale, le fa solo chi se le
può permettere. Nel Nuovo
Ospedale San Giovanni di
Dio, non ci sono corrimani. Per un
anziano, o una persona debilitata, è
difficoltoso salire e scendere i gradi-
ni. Gli utenti possono confidare solo
nelle pareti, non hanno altri appoggi,
con la speranza di arrivare in cima, o
in fondo, sani e salvi.
L'Associazione si sta battendo per
ottenere queste "rifiniture"che sono
necessarie in ogni vano scale dell'o-
spedale.
Come ERAVAVO
7861 FUBNFAON S TI Nd ONINI NOI
€661 FUGINFAON 6L 1I I13ZZVIN OdY1 NOI
COME SIAMO
a
(continua da pag. 3)
Il coro Simone Vespucci è attual-
mente sospeso per mancanza di voci
maschili, ma siamo felici di poterVi dire
che la collaborazione con il coro grego-
riano Viri Galilaei è ottima e sempre più
stretta.
Infine un rilievo particolare merita
l'attività del nostro gruppo di volontaria-
to ospedaliero intitolato a Padre
Giovanni Bonelli. Il gruppo, coordinato
da Lorenzo Recchia e dal cappellano
Don Dino Rotelli, si vede ormai abitual-
mente nelle nostre corsie.
Per quanto riguarda gli atti formali
dell'Associazione è stato presentato uffi-
cialmente il nuovo presidente dell'As-
sociazione San Giovanni di Dio, il Dott.
Lapo Mazzei, attuale Presidente della
Cassa di Risparmio di Firenze.
A conclusione dell'assemblea è stato
discusso ed approvato per alzata di mano
un aumento della quota sociale minima
di 5 mila lire mensili che, per i dipen-
denti dell'ospedale può essere, su richie-
sta, automaticamente trattenuta dallo sti-
pendio.
Tale disposizione, a partire dal 1°
gennaio 1994, diventerà operativa per
tutti i Soci, che pertanto riceveranno a
domicilio le informazioni e gli strumenti
necessari per confermare la loro adesio-
ne allo spirito ed ai programmi dell'As-
sociazione per il nuovo anno.
La quota annua minima è stata stabi-
lita a lire 50 mila. A
OSPEDALE
LA BATTAGLIA PER IL NOME
on nominiamo il nome delibera del Comitato di Gestione datata
N dell'ospedale invano! Spesso, 20 novembre 1981. In questo documen-
riferendosi al Nuovo Ospedale to, viene verbalizzato che la denomina-
di San Giovanni di Dio, si dice “quello zione del nuovo presidio è “Nuovo
di Torregalli”.
Ospedale di San Giovanni di Dio”.
L'affermazione corrisponde ad una stor-
piatura perchè, in realtà, Torregalli è
solo il nome della via in cui è situato
il complesso.
A garanzia del vero nome, c’è una
|» PRONTO Ii |
soccorsolilià
iamo sul trampolino di lancio verso il
1994. Sarà un anno duro? Un anno di
crisi? Forse. Un anno di impegno, di
nuove idee? Per l'Associazione senz’altro. Gli
obiettivi da raggiungere sono numerosi ed è
importante la collaborazione di tutti.
L’Associazione ringrazia i soci per l’atten-
zione e l'aiuto che finora banno dato.
Augura un buon Natale e un felice anno
nuovo.
ABBIAMO LETTO
G. MAGLIOZZI
"Pagine Juandediane"
Roma - Centro Studi "San Giovanni di
Dio" 1992
Fra Giuseppe Magliozzi è un profondo e
appassionato conoscitore della storia
dell'Ordine.
Questo libro è una grande raccolta di articoli
apparsi in prevalenza sul periodico della
Provincia Romana del Fatebenefratelli "Vita
Ospedaliera".
Il libro porta in copertina "La sporta" del pittore
Antonio Ciccone opera commissionata
dall'Associazione San Giovanni di Dio di
Firenze nel 1988 e simbolo dell'omonimo noti-
ziario.
Il libro è di difficile reperimento, chi fosse inte-
ressato può rivolgersi all'Associazione San
Giovanni di Dio di Firenze.
O. BARBIERI
“Guerra e resistenza nei servizi sanitari
a Firenze”
Il secondo assedio di Firenze
50° Anniversario della Liberazione
Ed. Vangelista L. 40.000
Orazio Barbieri nato a Firenze nel 1909 è
stato per 26 anni nell'amministrazione
dell'Ospedale di San Giovanni di Dio e, come
Sindaco di Scandicci dal 1964 al 1975, ha
partecipato alla Fondazione del Nuovo
Ospedale al limite del territorio comunale di
Firenze con Scandicci oggi via di Torregalli.
yP,
RITORNA
NELLE MIGLIORI FARMACIE
ERBORISTERIE E BOTTIGLIERIE
IL FAMOSO
MaE
(1? 5)
Galanga
e E
EN
Í p E =N
R JE A
È fi MA
| 2, i ; (A `K
| i I so
| = bs = Cannella
| Pl SNO RS],
f & 7
| deg L
|
Vestibolo e scale dell'Ospedale di S. Giovanni di Dio Au
dhea
Guita campana
| a date di orbe
n —_0____ ——___ srt nici
E’ sempre disponibile nell’Antica Farmacia
di San Giovanni di Dio in Borgognissanti
e al Bar del Nuovo Ospedale
di San Giovanni di Dio
La Cassa di Risparmio di Firenze
| periGiovani
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
seLa Sporta" n. 17
“Notiziario di informazione trimestrale __
io
"i
î
4a cura dell'Associazione San Giovanni
sfondata l'8.marzo 1985 - Casella Postale
-l 50100 Firenze (Italy)
= Anno VI n. 17 -Novembre 1994 - spedizione in abb. postale 50%
a Reg. Trib. Firenze n° 3815 del mosti
È
~ UH degrado
e”) re a |
~ - della Badia di
Santa Gonda
_
a San Miniato
<
È = alTedesco
Il Presidente
dell'Associazione
auspica un
dibattito per
restituire
ai fiorentini
l'edificio
di San
ari amici,
prendo contatto con
voi attraverso il noti-
ziario e lo faccio con
una certa emozione perché
sento tutto il valore morale di
cui la nostra associazione è
depositaria.
L'attaccamento alle istituzioni,
che tanta parte hanno avuto
nella storia della nostra città, è
l'espressione del profondo
sentimento che ci unisce nella
difesa di valori che sono come
la stella polare per i naviganti.
Ma per difendere i valori e le
istituzioni che ne sono l'espres-
sione, i monumenti che le allog-
giano e con questi si identifica-
no, bisogna essere anche reali-
S_O M IM A _R I O
"Possiamo essere una grande forza di proposta" 2
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 2
La riscoperta del canto gregoriano 3
La distruzione di un tesoro 4
Se AN e3
sticamente propositivi.
Noi possiamo essere una gran-
de forza di proposta meditata
e sostenuta con continuità e
fermezza.
Come dare un contenuto vivo,
utile, di servizio al magnifico
monumento del vecchio San
Giovanni di Dio?
Questo è il tema di un dibattito
per contrapporre al disinteres-
se, alla precarietà per quanto
rimane di vivo, una volontà di
restituire ai fiorentini un San
Giovanni di Dio adibito ad atti-
vità veramente di servizio, alla
città per ridargli il vecchio etico
splendore.
E’ mai possibile che nel pieno
centro della città esista un edifi-
cio, e che edificio, non utilizza-
to per il suo potenziale, relega-
to e dismesso, della cui esisten-
za quasi non ci si accorge più.
Bisogna scuotere questa indif-
ferenza e prima di tutto dob-
biamo noi trovare e proporre
soluzioni idonee e originali.
Per questo dovremo incontrarci
e discutere magari a gruppi e
concretare proposte prima
della prossima consultazione
elettorale.
lo me lo auguro e, per quanto
possibile mi ci dedicherò, per-
ché sono convinto che è un
preciso compito dei cittadini
PR IM:
Possiamo essere una
za di proposta”
che partecipano alla “nascita”
del proprio avvenire che si
forma anche su problemi come
il nostro.
Potrebbe mettersi in moto un
sistema di vero rinnovamento
meditato e voluto, non imposto
da gruppi ristretti o peggio
ancora ignorato.
Certe è che considerazioni eti-
che ed economiche ci dicono
che San Giovanni di Dio deve
uscire dallo stato attuale per
diventare parte attiva del tessu-
to della nostra città.
Contro l'attuale emarginazione
dovremo lottare e lo faremo
nella speranza e nella certezza
di compiere opera utile.
Lapo Mazzei
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995
Carissimi soci, sono ormai più di dieci anni che l'Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti, a Firenze è stato chiuso. Ma il nostro impegno
non si è esaurito. Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua attività e promuovere nuove iniziative,
Sette secoli di storia 5) l'Associazione chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione. La quota per il prossimo anno rimarrà invariata a 50 mila lire. La somma potrà
busta chiusa.
VAAR E RI Re gi ini gin) a invi i j k
T mistero nel mistero Ò ASSOCIAZIONE essere inviata tramite assegno bancario non tra
— 1 SAN GIOVANNI DI DIO 1 sferibile allegato alla scheda qui riprodotta, in
Il viaggio nei luoghi di San Giovanni di Dio Fondata l'8 Marzo 1985 I
I
I
I
lo scrivente Sig. .... 1 Oppure è possibile versare l'importo sul c/c
I
I
I
I
I
I
+ !
VES I I
Q La Sport a Lo Ì di professione Mersgsottsssesisssssaiiaiissrsssass residente acini ! postale m. 10340503 e intestarlo ad
I
I
I
I
I
I
I
b3
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini; Lucia Nencioni.
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti,
Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo Checcucci
VA cas Rana E E CAAT tel sossssossersseossssrssssesesisreeses ! “Associazione San Giovanni di Dio”, casella
chiede di essere associato all'Associazione San Giovanni di Dio. | postale 521 firenze, specificando nella causale
Versa contestualmente L. .................. rire da trattenersi quale quota associativa | “Tessera 1995”. Per informazioni, si può chia-
Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia.
Impaginazione: Linea Adv.
Stampa: Tiposervice
I
1 per il primo anno.
I
I
! | Mare la sede dove è in funzione la segreteria
I
I
I
I
I
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 AT D I telefonica e il fax.
I
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica UT A Firenze li Lenze FMa leggibile... J IInumero è 055/218839
La riscoperta
-del Canto Gregoriano
ominciarono a
cantare, quasi per
caso, nel 1985.
Ora fanno concerti
anche all’estero, tengono
corsi e organizzano gruppi
di studio. Sono i 20 compo-
nenti del coro “Viri Galilaei”
e la loro passione è il canto
gregoriano. ll direttore è
Enzo Ventroni. -“Prima di
fondare il coro, facevamo
parte di un gruppo vicino a
Galileo Babbini, un padre
francescano, che porta
avanti un'iniziativa di carat-
tere educativo e di soste-
gno umano ai giovani e alle
famiglie - spiega Letizia
Putignano, vicedirettore dei
“Viri Galilaei” e musicologa -
abbiamo deciso poi di
dedicarci al gregoriano per-
ché , nonostante sia il canto
ufficiale della Chiesa, non
viene praticato da nessuno
(a Firenze siamo gli unici).
Volevamo rivivere nella
messa la ricchezza spirituale
e poetica del canto che si
era completamente persa
durante gli anni”-.
Iniziata l’attività liturgica, |
“Viri Galilaei”, che traggono
il loro nome dall’incipit
dell’Introito della Messa
dell’Ascensione, cercarono
subito di migliorare le loro
conoscenze e la loro tecni-
ca. Per un periodo curarono
il servizio di canto al mona-
stero delle clarisse di
Fiesole e presero lezioni da
un monaco francese di
Fontgombault, fra’ Benigno,
maestro di canto gregoria-
no, che gli è stato di grande
aiuto. La loro tecnica si è
affinata grazie anche a Maria
Luisa Mescoli Arcangeli che
cura il piano vocale. Di
recente, hanno partecipato
a un concorso di canto a `
Guastalla: in quest’occasio-
ne hanno conosciuto stu-
diosi europei con cui sono
in costante contatto.
-“Durante i secoli il reperto-
rio si è corrotto - spiega
Letizia Putignano - il nostro
sforzo è anche quello di
recuperare l'originalità stu-
diando i testi continuamen-
te”-.Con il passare del
tempo, la loro attività si è
diversificata. | 20 compo-
nenti cantano tutte le
domeniche alla messa
pomeridiana della chiesa di
San Salvatore al Monte alla
Croci (dietro piazzale
Michelangelo). La loro pre-
senza è spesso richiesta nel
Duomo di Firenze, in quello
di Fiesole, alla Basilica di
San Miniato al Monte, Santa
Trinita, nella Chiesa di San
Salvatore in Ognissanti.
Oltre al coro, che è aperto a
tutti, il gruppo dei più pre-
parati si esibisce in concer-
ti, sia a Firenze che nei din-
Il coro
"Viri Galilaei",
che ha iniziato
a collaborare con
l'Associazione
San Giovanni di Dio,
sta per festeggiare
il decimo anno
di attività.
gnissanti. Anno scorso
hanno cantato nel Duomo di
Uberlingen in Germania. Tra
l’altro, il coro sta preparan-
do la registrazione di un
compact disk. Infine orga-
nizza corsi per chi vuole
imparare o approfondire la
conoscenza culturale di
questo repertorio, dalla sto-
ria al ruolo liturgico. | corsi
sono tenuti dal direttore e
da Letizia Putignano. Di
Il coro “Viri Galilaei"
citate, il coro ha fatto con-
certi anche nella pieve
romanica di Reggello, nella
pieve di San Martino a
Sesto Fiorentino, nella chie-
sa dei Santi Apostoli e San
Biagio, nella chiesa di Santa
Maria de’Ricci, a S. Vin-
cenzo a Torri e nel cenacolo
del Ghirlandaio a Borgo-
recente il coro “Viri Galilaei”
ha iniziato a collaborare
anche con l'Associazione
San Giovanni di Dio.
Per informazioni, ci si
può rivolgere al direttore,
Enzo Ventroni, telefono
055/331268 - 8071246,
oppure all’Associazione San
Giovanni di Dio (218839).
ì
Molti anni di incuria
e di degrado
hanno rovinato
il patrimonio della
Badia di San
Miniato, in provincia
di Pisa, che è stata
di proprietà
dell'Ospedale di San
Giovanni di Dio.
on si potrebbe
immaginare che un
tempo la fattoria
della Badia di San
Miniato, alla frazione Catena,
serviva per sostenere un
intero ospedale. Da anni
ormai non c’è
più niente
che faccia
Mk ricordare il
suo splendo-
Una delle case coloniche
della Badia di Santa Gonda
re: è quasi
tutto abbandonato e gran
parte della struttura, esclusa
la villa, sta crollando.
Eppure, fino alla seconda
guerra mondiale, con i suoi
30 poderi, sopperiva al-
le esigenze alimentari
dell'Ospedale di San
Giovanni di Dio di Firenze.
=
A DELLA BADI.
1E De
Di DIO
Il degrado della fattoria ini-
ziò dopo gli anni ‘50, quan-
do le campagne si spopola-
rono e le 20 case coloniche
della Badia si svuotarono
(ora solo alcune sono abita-
te). Circa dieci anni fa, con
l'istituzione delle Usl, la fat-
toria è passata sotto la
gestione del Comune che, al
momento, utilizza la villa e
una parte dei locali dove
veniva essiccato il tabacco
per un centro di handicap-
pati.
Alcuni componenti dell’As-
sociazione sono andati a
visitare quello che rimane
della fattoria e hanno foto-
grafato il suo degrado.
Eccetto la parte centrale
della struttura, dove ci abita-
no ancora un paio di fami-
glie, tutto il resto dei locali
sta franando. | tetti sono
scoperti e i solai pericolanti
con molte travi che penzo-
lano a mezz'aria. Sulla parte
davanti, rispetto alla strada
principale, sono inagibili, e
pericolosi, il granaio, il fran-
toio e le cantine. Spesso in
questi locali o nelle loro
immediate vicinanze è stata
scaricata immondizia di
GIO TRETETRBRIGTNETa
La distruzione
varia provenienza. Per esem-
pio, sul viale che porta alla
villa della fattoria, dove un
tempo c’era un cancello di
ferro battuto, ci sono decine
di pacchi di vecchi moduli
di una banca. Anche la chie-
sa sta franando ed è piena
di umidità (don Giampietro
Taddei, parroco di Cigoli, ci
dice ancora la Messa tutte le
domeniche).
Il retro della fattoria non è in
condizioni migliori: appare
come una rimessa di uno
sfasciacarrozze. Tra l'erba
alta, ci sono 3/4 vecchie
trebbiatrici, un auto, un trat-
tore, tutti abbandonati ormai
da molti anni. In un
capannone
w di un tesoro
accanto alle trebbiatrici ci
sono mobili, sedie, figure di
cartapesta, probabilmente
di un carro di Carnevale, e
i più
disparati. Sempre sul retro
tanti altri oggetti,
della fattoria dà anche l'es-
siccatoio per il tabacco, un
edificio con una superficie
di alcune centinaia di metri
quadrati. Esclusa la parte
utilizzata per il centro han-
dicappati, il resto funziona
da rimessa: banchi, sedie,
mobili per cucina, lavandi-
ni,water closet e anche qui
maschere di cartapesta. Le
inferriate di alcune finestre
sono state addirittura sega-
te. Gli unici locali in buono
stato sono quelli della villa,
sulla sinistra rispetto alla
chiesa.
Il retro della fattoria con alcune macchine agricole abbandonate
a memoria dell’an-
tica Badia di Santa
Gonda è ancora
viva negli abitanti
di Cigoli, nel Comune di San
Miniato. La tradizione
popolare, confortata dal
ritrovamento di alcuni reper-
ti archeologici nel podere
di S.Andrea, nelle immedia-
te vicinanze di una fonte
miracolosa, meta di pelle-
grinaggi per le sue spiccate
proprietà taumaturgiche, la
pone sul poggio di Bacoli,
nelle vicinanze dell’antica
pieve e della strada che
oggi, come un tempo, con-
giunge Firenze a Pisa.
Attualmente, però, per
Badia di Santa Gonda è
indicata la chiesa di San
Bartolomeo che sorge sul
podere detto appunto di
Badia, proprietà per un
tempo, insieme con altri
numerosi poderi, dei
Salviati e da questi trasmessi
Sette secoli di storia
per via ereditaria all'Ordine
ospedaliero dei frati di San
Giovanni di Dio di Firenze.
Nello studio che presentia-
mo seguiremo le tracce, per
cosé dire, delle due Badie:
quella di origine medievale
la cui esistenza è confortata
dalle intuizioni degli storici
locali ma che attende a
tutt'oggi uno studio
approfondito attraverso le
testimonianze che esistono
negli archivi di Lucca, Pisa e
Firenze, e quella di origine
seicentesca che sorge sulle
proprietà che furono dell’o-
spedale fiorentino governa-
to dai Fatebenefratelli.
l'origine della Badia risale
con certezza al XII secolo,
probabilmente intorno al
1192. Sorge come monaste-
ro di monache benedettine.
Ma due anni dopo, con la
riforma dell'ordine bene-
dettino e l’ingresso dei
camaldolesi, non è chiaro
(prima parte)
se diventa un convento
maschile o destinato alle
monache sotto la vigilanza
di abati
Quest'ultima ipotesi sembra
camaldolesi.
la più attendibile secondo
la norma che vedeva i
monasteri femminili sotto-
posti a quelli maschili, sedi
dei loro direttori spirituali
(tra i camaldolesi c'erano
però anche i monasteri
doppi con sezioni divise
per uomini e per donne).
Chiamata variamente come
Badia di Santa Gonda, di
Cigoli, della Catena, di
Bacoli, o di Obacula,
secondo il riferimento alla
toponomastica circostante,
le notizie che la riguardano
per il periodo camaldolese
sono poche. La prima causa
di mancanza di notizie è il
non ritrovamento di fonti
scritte dell’epoca, prodotte
dal medesimo monastero,
mentre abbondano i mano-
La storia
della Badia
di Santa Gonda,
dai Benedettini
ai Fatebenefratelli,
tra leggenda
e realtà
scritti e opere coeve che
inducono a credere che il
luogo rivestissse una qual-
che importanza nell'ordine
dovuta, in parte, alla sua
localizzazione su una strada
di notevole rilievo che con-
giungeva le due maggiori
città toscane, Firenze e Pisa.
Non a caso la Badia serviva
come ricovero per viandanti
e pellegrini, cosa, questa,
che fa pensare anche alla
presenza di monaci oltre
che di monache, poco
adatte da sole alla gestione
di un ospizio. Molte sono le
citazioni degli abati che la
governarono che si trovano,
oltre che negli “Annali
camaldolesi”, in molte carte
d'archivio a partire dal XIII
secolo, come riferiscono gli
storici e gli studiosi locali
che si sono interessati all’ab-
bazia. Documenti storici
sulla Badia compaiono
anche presso l’Archivio di
Stato di Firenze dove sono
depositati i fondi relativi agli
archivi di diversi monasteri
camaldolesi toscani e fio-
rentini in particolare.
(continua)
Lucia Sandri
tfo
Abbiamo ricevuto
una lettera sulla
firma di San
Giovanni di Dio
che pubblichiamo
con piacere.
A
Il lettore afferma
che non si può
più parlare
ormai del mistero
della firma del santo
per il contributo
dato dallo studioso
Josè Cabezudo.
Rimane, però,
l'enigma sulla sua
che è assolutamente
illeggibile. (alato)
(( osè Cabezudo ha
sciolto il significato
della firma che
risulta composta
da: Y, i greco, iniziale di Yo;
f , esse, iniziale di siervo; O,
o iniziale di omilde.
Dunque: Yo siervo omilde.
| tagli orizzontali alle prime
due lettere hanno un signifi-
cato simbolico. Se fossero
stati segni di contrazione,
sarebbero stati posti
sopra le lettere, come
di regola. San Giovanni
sapeva scrivere ma non
conosceva le abbrevia-
ture. Pertanto il segno
su Y(o) cancella, per
coerenza di fede, l’io
personale; il segno su
f Ciervo) invece com-
pleta creando una
croce, quindi significa
servo di/in/per Cristo.
L'autografo
originale del Santo
Îl mistero (nel mistero)
Ll’abbreviatura antica con la
quale si significava Christos
era composta dalla sola let-
tera X (chi greca). Nell’
abbreviatura segnalata dalla
contessa di Nova Goa si fa
un pò di confusione: la
prima lettera era si una X
(chi), ma la seconda non era
una P (pi latina) ma una P (ro
greca), la terza una C (simma
greca). Inoltre la P (ro) non
era tagliata a formare una
croce, ma sormontata da un
segno generale di contrazio-
ne come si può vedere nella
firma di Cristoforo Colombo.
Quest'ultimo forse per
malintesa coerenza con il
proprio nome composto,
lascia nella abbreviatura
della prima parte (Christo) la
terza lettera in O (omicron o
più probabilmente o latina)
perpretando un piccolo
errore grammaticale, in
quanto nel sottolineare
esplicitamente con il parti-
cipio presente (ferens) l'im-
presa nella quale crede di
essere investito da Dio e dal
re di Spagna avrebbe dovu-
to premettere per l’esatezza
XP 3, cioè significare la terza
lettera dell’abbreviatura con
della firma del Santo
un altro segno di abbrevia-
zione che appunto esprime
l’accusativo regolarmente
retto dal verbo transitivo
Fero...Ci credete? lo no. Ho
mostrato tutto questo non
per dare dell’ignorante a
Colombo ma per spiegare
che la credenza della con-
tessa di Nova Goa era diffu-
sa: l’abbreviatura XPO si
usava così confezionata in
ogni occasione.
Ammiro San Giovanni”.
Risponde Fra Giuseppe Migliozzi, uno degli storici dell'Ordine di
San Giovanni di Dio, che lavora nell'ospedale di Manila, nelle
Filippine.
“Condivido l'intenoretazione di don Cabezudo: è l'unica accettabile di
quante finora formulate, anche se resta pur sempre un'ipotesi (anzi
due: io siervo, oppure io siervo omilde) che non è possibile trasfor-
mare in certezza. Sul particolare dei trattini orizzontali, personal-
mente resto scettico che siano stati tracciati con finalità simboliche:
ritengo più probabile che il santo volesse semplicemente esprimere
un'abbreviazione e si sia confuso sul modo di tracciarla. Tenuto
conto che Giovanni fu l’attendente del conte di Oropesa nella spe-
dizione di Vienna, ebbe molteplici rapporti con personaggi altolo-
cati ed è estremamente probabile che egli abbia visto documenti
siglati dall'imperatore, il quale si rifiutò sempre di firmare con il suo
nome preferendo il titolo “Yo el rey” scritto a caratteri cubitali. Ciò
potrebbe aver suggerito a Giovanni di firmare anch'egli a carattere
cubitale ma con un titolo di segno opposto, cioè “Yo siervo”.
Incisione sull'opera scultorea in marmo eseguita da Filippo della Valle nel
1745 e collocata nella Basilica di San Pietro. (pubblicata nel n. 7/8 di sett/dic. 1990)
—1r Sis. ÈC—<TAZTOTN. E
Il viaggio nei luoghi
— di San Giovanni di Dio
aolo Checcucci e
Anna.... hanno
ripercorso parte
della vita di San
Giovanni di Dio con un viag-
gio in Portogallo e in
Spagna.
La loro prima tappa è stato
Montemor-o-novo, il pae-
se dove nacque nel 1495.
Nella sua casa, che si trova
accanto a una chiesa intito-
lata a lui, è stato eretto un
piccolo altare.
Il santo lasciò ad otto anni
Montemor-o-novo per
andare in Spagna con un
giovane studioso.
Dal paese natale, i due vian-
danti si sono diretti a
Granada dove hanno visitato
la basilica di San Giovanni
di Dio, disegnata dall’archi-
tetto Josè de Bada e
costruita alla metà del 1700
in stile barocco.
Qui in un'urna, sopra l’altare
maggiore, sono conservate
le spoglie del santo.
Ci sono poi altre reliquie tra
cui il bastone e la sporta
che il santo portava per rac-
cogliere elemosine per le
vie della città.
Accanto alla chiesa, sorgo-
no due ospedali: uno fon-
dato nel 1609 e l’altro,
“Hospital San Rafael”,
costruito recentemente e
gestito dai frati dell’ Ordine
di San Giovanni di Dio.
Uno dei religiosi, Juan de
Dios Orquin Sanchez, ha
accompagnato i due soci
durante la loro visita alla
basilica e agli ospedali.
Granada, l'Ospedale vecchio all'interno
Due associati Ata)
hanno visitato — Si
Montemor-o-novo,
in Portogallo,
il paese dove è nato
il santo, e Granada,
in Spagna, dove
sono conservate
le sue spoglie.
Sopra:
Montemor-o-novo,
la casa del Santo
e Padre Antonio Simões.
A lato:
Granada,
la chiesa
dove sono conservate
le spoglie
di S. Giovanni di Dio
Granada, l'Ospedale vecchio all'esterno
La Cassa di Risparmio di Firenze
per i Giovani
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
"90100 Firenze (Italy)
n,18-Dicembre:1994% spedizione in abb, posta
Reg. Trib. Firenze n° 3815.del17/03/89
Il Presidente
Lapo Mazzei
P _RIMMO_
ECCESSIVI
0 0 0 © a
z Nuove Iniziative ->
(SS 1)
al i v SNe
dell' Associazione EF
rinnovando
a tutti i soci
i suoi più
affettuosi auguri.
ari amici,
è l’ultimo numero
del nostro notiziario
del 1994 e ovvia-
mente non posso trascurare di
rinnovare a tutti Voi e alle
Vostre famiglie gli auguri per il
Natale e per il nuovo anno.
Abbiamo bisogno tutti di augu-
ri. Dobbiamo farci forza tutti
insieme per rinnovare quellu-
nione di intenti che non solo è
necessaria per la nostra
Associazione, ma anche per la
nostra Patria di cui la nostra
Associazione, che ha solo fina-
lità etiche e morali, costituisce
un piccolo, piccolissimo tas-
sello che difende però
scono molto, molto più di
quanto oggi si creda, alla soli-
dità di un popolo. Fra le altre
cose da fare in quest'anno
avremo da approfondire la
conoscenza storica del vec-
chio S. Giovanni di Dio perché
nl
_=<*
questo serve a
rafforzare le nostre convinzioni
e dare spunti e indicazioni alle
nostre iniziative.
Lapo Mazzei
Tre
Anche il 1995 sarà un anno impegnativo per l’Associazione.
Gli obiettivi da raggiungere sono numerosi ed è importante la collaborazione di tutti.
L'Associazione ringrazia i soci per l’aiuto e l’attenzione che hanno dato finora
e augura a tutti un felice anno nuovo!
ERAMENT ©
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995
Carissimi soci, sono ormai più di dieci anni che l’Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti, a
S_ 5 _ IM M A R I
Nuove iniziative in vista )
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1995 2
Una nuova accoglienza in Ospedale 3 s , : . f .
Firenze è stato chiuso. Ma il nostro impegno non si è esaurito.
Degrado e distruzione alle porte di Firenze È Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua attività e
La leggenda di Santa Gonda (seconda parte) 5 promuovere nuove iniziative, lAssociazione chiede ai soci di rinnovare la loro iscrizione. La quota per
l'anno 1995 rimarrà invariata a 50 mila lire.
Un artigiano da non dimenticare b s "e j ; PRI sE
La somma potrà essere inviata tramite assegno bancario non trasferibile allegato alla scheda qui riprodot-
Una visita gradita 1 ta, in busta chiusa. Oppure è possibile versare l'importo sul c/c postale n. 10340503 e intestarlo
ASSOCIAZIONE ad “Associazione San Giovanni di
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l8 Marzo 1985
Pensionamenti ] i
! Dio”, casella postale 521 Firenze,
I
I
I
ë
I
I
l
I
I
— i ; - specificando nella causale
>) I lO scrivente Sig. .ssssssssierssssesssessssseresseesesse NO: o T lancia I
{i č DE . d Le »
Q La Sport a yL (e) ! Gi PIOFOSSIONE .....ccriii resdente nici Tessera 1995”.
i n DI p . . ` .
Direttore responsabile: Amadore Agostini l VID sicciiriiri ni PRATI PONTOS cir e. EA s- WIE PE IMEE A got i Per informazioni, si può chiama-
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini, Lucia Nencioni. (go i j r A a e — I mge X
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro Batisti, l chiede di essere associato all’Associazione San Giovanni di Dio. re la sede dove è in funzione la
fiancesco batazzi Claudia Bec orp Pago Cleccuco) | Versa contestualmente L da trattenersi quale quota associativa | i i i
Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia. l pe- e O g quota ass i segreteria telefonica e il fax.
Impaginazione: Linea Adv. - Firenze I per il primo anno. I a
Stampa: Tiposervice - Firenze | i Il numero è
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 Q l !
vii | AI i 055
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica I Firenze li nre ___ PMA leggibile -rrcccczozzzid o 1218839
SM Oo LOoOTL TARIATO
Una nuova accoglienza
in ospedale
| 19 dicembre
scorso, al Nuovo
Ospedale San
Giovanni di Dio, è
iniziata una nuova attività.
Oltre a far visita ai malati nei
reparti, i volontari ospeda-
lieri “Giovanni Bonelli”
danno informazioni e fanno
accoglienza all'ingresso del-
l'ospedale in collaborazio-
ne con il portiere di turno.
A loro ci si può rivolgere
per qualsiasi necessità.
Se chi arriva all’ ospedale
non sa dove andare o a
quale sportello rivolgersi,
può chiedere aiuto al loro
tavolo.
Le indicazioni che danno
sono importanti per evitare
difficoltà, risparmiare tempo
e, a volte, inutili code.
| volontari sono a disposi-
zione anche se un handi-
cappato o un anziano
hanno bisogno di essere
accompagnati a un ambula-
torio o in un ufficio.
In caso di necessità, vanno
anche alle cappelle mortua-
rie per portare conforto ai
parenti dei defunti.
Il nuovo servizio è in funzio-
ne tutte le mattine dalle 7.30
alle 11,
dal lunedì al sabato
(il pomeriggio dalle
16 alle 18.30 i volontari
sono invece nei reparti).
L'idea di fare accoglienza è
venuta fuori da esperienze
francesi e americane. In par-
ticolare, è stata quella del-
l'ospedale di Carlisle in
Pensilvania, negli Stati Uniti,
visitato dal Dott. Sergio
Balatri,uno dei fondatori
dell’Associazione, che li ha
convinti dell'opportunità di
dar vita a questa nuova atti-
vità.
La realizzazione è stata pos-
sibile grazie alla disponibi-
lità di varie persone.
-“Siamo riusciti a mettere in
piedi il servizio grazie
all'aiuto della dottoressa
Adriana Favilla dell’Usl 10/C
Il servizio accoglienza all'ingresso del
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio
che ci ha fatto un corso di
preparazione e a Lucia
Bonamico - spiega Lorenzo
Recchia, coordinatore dei
volontari ospedalieri
“Giovanni Bonelli” -.
Tra gli altri che ci hanno
dato una mano è stato
importante anche Onorio
Tesi per organizzare i tumi”.
Il gruppo ha iniziato due
anni fa. -’Da un paio che
eravamo all’inizio, ora siamo
48”-, aggiunge Recchia.
La loro attività è varia.
Nelle corsie fanno compa-
gnia ai malati e si occupano
sopratutto degli anziani.
- "Di solito andiamo nelle
divisioni di medicina - dice
Il gruppo
di volontari
“Giovanni Bonelli",
sempre
più numerosi,
ha inaugurato
un altro servizio
una delle volontarie del
“Giovanni Bonelli” - i malati
anziani sono soli sopratutto
durante l’estate”-.
La mattina di Natale e quella
di Pasqua i volontari fanno
una visita a tutti i reparti e in
collaborazione con. il
responsabile dell’ufficio
economato dell'ospedale,
portano un dono ai malati
che sono circa 300. -
"Andiamo anche in pedia-
tria e ai bambini regaliamo
un giocattolo - aggiunge
Recchia - quest'anno abbia-
mo dato una videocassetta
con i cartoni animati”-.
Infine il gruppo ha iniziato
anche a fare assistenza a
domicilio.
A Bagno a Ripoli,
il complesso
della fattoria
"Le Corti" di Ruballa,
sta franando.
Si rischia di perdere
un patrimonio
storico e artistico
di valore inestimabile.
lcune centinaia di
anni fa era un con-
vento di frati, poi
divenne fattoria
dell’ Ospedale di San
Giovanni di Dio. Ora sta
diventando un cumulo di
macerie con sporcizia
accatastata e guano di pic-
cioni. Si tratta della fattoria
“Le Corti” a Ruballa, di pro-
prietà del Comune di Bagno
a Ripoli.
Dello stesso complesso,
facevano parte anche 7 case
coloniche, di cui due attual-
=>
mente stanno
franando. Una
invece è stata
rimessa dal
Comune per
farci un museo
della
contadina.
civiltà
All’apice del suo splendore,
aveva centinaia di ettari di
terra, produceva 500 quinta-
li di vino e 200 quintali d’o-
lio. Poi circa 15 anni fa
venne abbandonata.
L'Associazione è andata a
vedere in quali condizioni è
stata lasciata.Nel cortile
della costruzione principale
c'è un'auto abbandonata da
alcuni sfrattati che vennero
ospitati per un periodo in un
appartamento della fattoria.
Si nota anche una vecchia
ambulanza dell'ospedale
San Giovanni di Dio che il
consolato americano regalò
durante l'alluvione di
Firenze. | due mezzi si scor-
gono appena perchè sono
stati ricoperti da piante di
edera. La stessa fine hanno
fatto anche due enormi
ruote di legno da carro
lasciate allaperto e alle
incurie del tempo. Su que-
Degrado e distruzione
& alle porte di Firenze
sto cortile si affaccia anche
una cappella. La porta è
chiusa. Sempre quando ci
abitavano gli sfrattati, uno di
loro ci ricavò un laboratorio.
In un secondo cortile sul
retro della fattoria, ci sono
decine di porte a vetri stile
liberty lasciate all aperto.
Stanno marcendo. Sempre
sul retro, ci sono orci €
vasche di marmo, resti di
Z (=) = E R va I N ZS
uno splendore perduto.
All’interno lo spettacolo non
è più rincuorante. Molte
finestre non hanno più vetri
per cui i piccioni entrano €
sporcano. In alcune stanze
sono ammassati tavoli,
mobili di vario genere, libri,
indumenti usati. In un
appartamento usato dagli
sfrattati ci sono ancora piatti
e stoviglie sulla tavola come
Una vecchia ambulanza regalata dal Consolato Americano all'Ospedale San
Giovanni di Dio, e ora abbandonata nel cortile della fattoria
se la famiglia che ci abitava
fosse fuggita all improvviso.
In altre stanze, è stato
depositato materiale per il
museo della civiltà contadi-
na che si trova vicino alla fat-
toria, nella casa colonica
accanto. Ma anche qui regna
il disordine e la polvere.
Salendo fino alla soffitta si
ha una piacevole sorpresa.
A parte chili di guano, le
soe
pareti sono affrescate (sem-
brano scene sacre) e le travi
del tetto sono decorate.
Sono passate centinaia di
anni ma i colori usati hanno
conservato ancora brillan-
tezza. Tra gli oggetti più vari,
tra cui anche una scrivania
dell'ospedale San Giovanni
di Dio, ci sono anche fregi
di pietra. Il tetto è in parte
franato così come le limo-
naie all’esterno.
La storia della fattoria
L'origine della fattoria delle Corti a Ruballa è molto antica.
Sicuramente l'edificio, di proprietà dei Peruzzi sino al 1600,
risale al XIII - XIV secolo, epoca alla quale è stato attribuito
dalla dottoressa Rosanna Proto Pisani l'importante affresco di
scuola giottesca, che adorna una delle sue sale (cfr. Claudio
Contraffatto in La Nazione del 15 settembre 1988).
La fattoria delle Corti, detta anche “La Cortaccia” e ancora,
“Macinatoio” passò tra XVIII e XIX secolo ai casati dei
Magalotti, dei Venturi e
infine ai Salviati e da questi `
ultimi, per via ereditaria, È
all'Ospedale di
Giovanni di Dio di Firenze
(ch Claudio
Contraffatto in La Nazione
del 23 settembre 1988).
Dal 1978 le Corti, sono di DB
proprietà del Comune di
San
ancora
Bagno a Ripoli.
Lo stato di degrado
in cui adesso è ridotta la fattoria
© © 0 0 0 0 0 0 00000000 000000000000 TTT LTT TTT TTT TTAALHATAATTLO FTT ALTEA TLILOLKKOOKCIH0KGKKO0CKKKO 20000000000 900000006000006000900005050000n000cs000000000e0o0
La Leggenda
di Santa Gonda
(seconda parte)
La storia della Badia a San Miniato al Tedesco.
Fu eretta accanto alla fattoria, appartenuta all'Ospedale
di San Giovanni di Dio, ora semiabbandonata.
ra le visite fatte da Giovanni, priore generale dell'ordine camaldo-
lese nel 1355, ce n'è una anche alla Badia di Santa Gioconda, da
cui deriva Gonda, guidata allora dall'abate Andrea e inclusa nella
diocesi di Lucca. Alle sue dipendenze compare la chiesa di San
Benedetto, raffigurabile nel monastero di San Benedetto a
Manteappio, nominato anche dallo storico Emanuele Repetti e posto fuori
della porta di Santa Caterina di San Miniato. Nel 1434/35 il nome di Santa
Gioconda, badia camaldolese, ricorre nell’’Hodoeporicon” (Diario di viag-
gio) di un illustre camaldolese, l’umanista Ambrogio Traversari eletto nel
1431 priore generale dell'ordine. E’ qui che il frate si ferma a ristorarsi con
papa Eugenio IV durante il cammino che li porta a Firenze. Si ferma alla Badia
anche quando si reca a San Miniato a infliggere una severa punizione alla
badessa del monastero di San Benedetto di Monteappio che aveva osato
rifiutare la sua visita. Se è certo che sino a tutto il 1435 la Badia è sotto la dire-
zione dei camaldolesi, altrettanto certo è che non vi compare più nel 1500.
Tale scomparsa è avvalorata dalla conferma che dà il Repetti. Secondo lui,
probabilmente intorno alla metà del XV secolo, la Badia, ormai in precarie
condizioniche economiche, derivate dalla cattiva amministrazione dei frati,
viene riunita alla prepositura dei frati umiliati di San Michele di Cigoli. Ma, di
lì a pochi anni, nel 1514, la Badia è nuovamente riunita all'ordine camaldole-
se per volontà di papa Leone X che si riserva la facoltà, quale appartenente
alla casa dei Medici, di aggregarla al monastero fiorentino di San Benedetto a
Pinti, distrutto come molti altri insigni fabbricati durante l'assedio del 1530. E'
da questo momento che si perdono le notizie della Badia come monastero
camaldolese per vederla riapparire nel
XVIII secolo come proprietà della fami-
glia Salviati. Tra le due badie dunque,
la più antica sul colle, e la più recente
nel piano, corrono due lunghi secoli j
silenziosi che forse videro la rovina
della prima e il sorgere più modesto,
ma non certo meno importante, della
seconda. Del resto, come ci attesta il
Repetti, a partire dal XVI secolo, la
decadenza era tale da consentire
ormai la sua concessione in commen-
da (beneficio ecclesiastico che con-
sentiva l’amministrazione dei beni reli-
giosi). Probabilmente, nel corso del
(segue a pag. 6)
Due case coloniche della fattoria
In alto: Poderino 1° e 2° - Sotto: Giardino 1° e 2°
all'inizio del secolo
E' scomparso
Brandimarte,
maestro argentiere e
socio di
San Giovanni di Dio.
a qualche giorno
se n'è andato per
sempre l’amico
Brandimarte.
Donava accoglienza e ami-
cizia a tante persone: giova-
ni, vecchi, sbandati, inqua-
drati, ricchi e poveri.
Noi lo abbiamo conosciuto
molti anni fa ma ci è sempre
ASS OCEA ANT INT E
Un artigiano da non
sembrato uguale: il tempo
per lui non sembrava tra-
scorrere. Una foto da samu-
rai lo raffigura, sessantacin-
quenne, nei panni di un gio-
vane e spavaldo cavaliere
dell impero giapponese.
San Frediano era il suo
regno, condiviso appena
possibile con lunghe giorna-
te passate a lavo-
rare nei campi in
ogni stagione.
Dai colli dell’In-
contro a quelli
di Giogoli si
respira ancora
oggi l’opera del-
l’uomo e del-
l'artista: le file
regolari e ben
curate di olivi e
roseti nei campi
della fattoria del
“Milione” e le formelle
della “Via Crucis” con-
servate nel chiostro del pic-
colo eremo francescano del
convento dell’Incontro.
Dalla sua bottega uscivano
oggetti d'ogni forma e tipo
preziosamente sbalzati e
finemente cesellati: anfore,
brocche, calici, vassoi, piat-
ti, ciotole e bicchieri lavorati
dimenticare
a mano ed adorati di sem-
plici e squisiti motivi nartu-
rali. Vena poetica e ironia
pungente caratterizzano e
percorrono la produzione
di racconti, favole e poesie
composte in più di trenta
anni di attività letteraria.
Ospite di prim'ordine, lo
ricordiamo protagonista di
molti incontri conviviali
avvenuti nella taverna della
sua fattoria; lì amava intratte-
nersi con gli amici di ogni
rango e paese dando libero
sfogo alla creatività e all’im-
provvisazione. E’ in questa
veste che l'hanno conosciu-
to e ne hanno apprezzato le
qualità i soci, i fondatori e |
Fatebenefratelli venuti a
Firenze ospiti della sua tavo-
la in più di un'occasione.
Sergio Balatri
Folco di Volo
0 000000000000000000000000000000000000000000000000009000 000000000000 000008000000 0000600000000 0000000690500 0090000000000000000000000000
ereditaria alle due sorelle del cardinale: la duchessa Laura Salviati, vedova
(segue da pag. 5) 1700, i Salviati,
Toscana con molti esponenti avviati alla
proprietari terrieri nel Lazio e in
carriera ecclesiastica, ricevettero la
Badia in “commenda” ma a quell'epoca il trasferimento dei religiosi nella
chiesa di San Bartolomeo, detta anch'essa Badia, nei locali posti nel piano
era già avvenuto. Dopo i Salviati seguono, sempre in “commenda”, i Cavalieri
di Santo Stefano e il canonico Guglielmo
Altoviti Sangalletti. Di sicuro sappiamo
che nel 1794 l'abate commendatario è
un Salviati alla cui morte, avvenuta pro-
prio in quell’anno, i beni della Badia,
che erano tutt'uno con quelli della vicina
villa di Castellonchio, passano per via
A
APPARTENLSI
IN DIPENDENZA DELLI u>ER& AZ
= #7
de
J:
È — AGABITI GIULIO DI GUIDO
SUAZZINI SANTI FU AGOSTINO
— dJACOPINI LUIGI FU PIETRO
d'Atri, e la principessa Anna Salviati Borghese. Una prima divisione operata
tra le sorelle affida le proprietà toscane, compresa Santa Gonda e
Castellonchio, a Laura Salviati. Nel 1809, alla morte della duchessa, la Badia e
i beni ad essa connessa vengono scorporati dalla tenuta diCastellonchio e
MLE Di S GIOYANNI DI na
MANNUCCI UGO DI GIOV
PUCCI ADELNO DI PILTRG
PUCCI FRANCO DI FILTRO
= attribuiti per volontà testamentaria della Salviati
Lan RAZIONE DE. E Sb
VOLLE QUi RICORDATA
sx3-A DEI LAVORATORI
TA DELLA BAI
all'ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze.
(continua)
Lucia Sandri
La lapide a ricordo dei Caduti durante
la seconda guerra mondiale, che si trova
nella chiesa della Badia di Santa Gonda
mo S OCIA ZIONE
Di passaggio a & j
Firenze è venuto \
Una visita gradita Ds
10m di Borgognissanti
Davanti al gruppo lapideo simbolo della carità, i
Aa Fisse Fra Juan José
nella portineria di Borgognissanti
Hernandez
3 r Torres,
Rettore
della
Basilica
di San
Giovanni
di Dio
di Granada.
Sopra: la neo pensionata Eugenia Bea (al centro della foto) con i colleghi
del reparto radiologia
A lato: i tre neo pensionati in prima fila. Da sinistra in basso Carlo Romani,
Silvano Masini e Graziano Meli
La Cassa di Risparmio di Firenze
per i Giovani
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
Viviamo in un'epoca storica
piena di illusioni e, al
tempo stesso, ricca di fer-
menti. E' bene riflettere su
certi fatti ed è bene richia-
mare l'attenzione di più
persone......se come e per-
ché certe cose devono
essere cambiate. Noi ci
occupiamo di ospedali e di
assistenza sanitaria: credo
che nessuno che abbia
avuti negli ultimi anni rap-
porti con questi organismi
non si sia reso conto quan-
to sia cambiato lo spirito
che animava il funziona-
mento di questi istituti.
P e -
Credo che nessuno di
quelli che operano all'inter-
no di questi istituzioni non
si sia reso conto di quale
salto indietro si sia fatto
sotto il profilo non solo
tecnico e amministrativo
ma sotto quello dell'uma-
nità. Molti, a qualsiasi livel-
lo, sono stati mortificati
nelle loro mansioni. Questa
situazione non è casuale
ma è figlia di una concezio-
ne della società organizza-
ta e pianificatacome se si
trattasse di un'"azienda"
adetta alla produzione di
un bene di consumo.
dente dell'Associazione
lancia un appello
Questo sistema è fallito in
tutto il mondo perché si
vuol sostituire le capacità
individuali di autocontrollo,
di spontanea organizzazio-
ne sul taglio dimensionale
e peculiare di ogni istitu-
... piani rigidi
che mortificano l'attiva par-
zione con
tecipazione e che portano
a un'endemica distruzione
di mezzi finanziari.
Per queste sommarie ma
autentiche constazioni
sulle quali si potrebbe par-
lare molto più a lungo
credo necessario un appel-
lo a tutti gli uomini di
buona volontà non tanto
per rinnegare un'esperien-
za fallita ma per mutare
rotta rapidamente verso
nuovi lidi più vicini alla vera
efficienza che è anche un
rapporto di amore e com-
prensione tra gli uomini
che dà anche la speranza
ai sofferenti.
Lapo Mazzei
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996
Carissimi soci, sono ormai più
di dieci anni che l'Ospedale
San Giovanni di Dio, in Borgo
Ognissanti, a Firenze è stato
chiuso. Ma il nostro impegno
non si è esaurito. Lottiamo
tutti i giorni per raggiungere
PoTTTTTTTtTTTTTTTTT Assogazione TTT 7
l SAN GIOVANNI DI DIO i
! Fondata l'8 Marzo 1985 H
I] I
1 TO SCIIVENtE Sig. sosorssisesasesnoašisoseanssosesnsnase MALDI EE asa H
[i
l di professione ..
i VIA Lecesrcccrrrrenecenzenieneneeenenesesneonevsnereneenenzone i
LI I
i chiede di essere associato alf'Associazione San Giovanni di Dio. i
i Versa contestualmente L. .sessssssesossssestssssssssesrsrsoesrs da trattenersi quale quota associativa |
I
i per il primo anno. I
i i
i I
i i
Firenze fi correre Aa leggibile... cine iz
gli obiettivi che ci siamo pre-
posti. Per continuare la sua
attività e promuovere nuove
iniziative, l'Associazione chie-
de ai soci di rinnovare la loro
iscrizione. La quota per il
prossimo anno rimarrà invaria-
ta a 50 mila lire.La somma
potrà essere inviata tramite
assegno bancario non trasferi-
bile allegato alla scheda qui
riprodotta, in busta chiusa.
Oppure è possibile versare
l'importo sul conto corrente
postale numero n.10340503 e
intestarlo ad "Associazione
San Giovanni di Dio", casella
postale 521 Firenze, specifi-
cando nella causale "Tessera
1996". Per informazioni, si
può chiamare la sede dove è
in funzione la segreteria
telefonica e il fax. Il numero è
055/2188539.
Sommario
L'editoriale del presidente pag.2
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 pag.2
Il manifesto del "Movimento per la liberazione
degli ospedali dalle Usl" pag.3
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE Italy
Tel/Fax + 39 (0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it'asgdd/sgidhome.html
i &La Sporta %f.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini,
Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Annamaria Montanari, Mauro
Batisti, Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo
Checcucci Lisi, Guido De Re, Roberto Della Lena,
Lorenzo Recchia
Impaginazione: Linea Adv. - Firenze
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89 (SD)
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica
La battaglia
di 4 medici per
un'assistenza migliore
E nato un movimento per
sconfiggere la burocrazia
dell'assistenza sanitaria. Si
chiama “Movimento per la
liberazione degli ospedali
dalle Usl” ed è opera di un
gruppo di medici: Sergio
Balatri, Paolo Checcucci
Lisi, Giovanni Mariotti e
Sergio Tavanti.
Il loro obiettivo è quello di
portare avanti una raccolta
di adesioni.
A lato la cartolina
Avendo notato che non tutti i calendari riportano correttamen-
te San Giovanni di Dio l8 marzo, abbiamo pensato di farlo
notare innanzitutto ai nati l'8 marzo del Comune di Firenze,
infatti questo numero del nostro giornale è inviato anche a tutti
loro fino al 1977 compreso. Se l'iniziativa sarà gradita lo inviere-
mo anche in seguito, noi lo speriamo davvero.
Xx © x
„Spin;
* a x*
ORARIO CONTINUATO 8.00 - 20.00 MERCOLEDI POMERIGGIO CHIUSO
** x
* EURO *
“Movimento per la liberazione
degli ospedali dalle USL”
Viale G. Matteotti, 27
50121 Firenze
MOVIMENTO PER
LA LIBERAZIONE
DEGLI OSPEDALI
DALLE USL
A
Di
3
Aer
S
su pit o
ASSUNZIONI
A B B
PROLIFERAZIONE
IAMO
DECADIMENTO
INSIPIENZA APPROPRIAZIONE MORIIFICAZIONE INARIDIMENTO
dell'apparato degli organi E DISTRUZIONE delle capacità E CARRIERE della della propria
burocratico preposti di patrimoni funzionali degli subordinate a professionalità esperienza
alla tutela accumulati ospedali gruppi di potere
della salute nel corso di estranei
molti secoli al mondo
ospedaliero
NON SIAMO
PROSTRATI
Recapito operativo: Viale Matteotti, 27 - 50121 Firenze Fax 055. 580482
E-mail moliosp@dada.it
http://www.dada.it/moliosp.html
NOTA DELLA REDAZIONE
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE Italy
Tel/Fax + 39 (0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
DISCOUNT ALIMENTARE A EIBENIZE
IN VIA
DI SAN VITO, 17/A
\ ppi TT,
La Cassa di Risparmio di Firenze
per i Giovani
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali.
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
Domenica 9 dicembre si
è celebrato la ricorrenza
del cinquecentesimo
anniversario della nascita
di San Giovanni di Dio.
Grande festa, dunque,
solennizzata come era
giusto con una Santa
Messa nella parrocchia di
Santa Maria Madre della
Chiesa a Torregalli con
una grande manifestazio-
ne e con ritrovo poi nei
vastissimi e bei locali
sotto la chiesa, espres-
sione ridente del forte
sano spirito organizzati-
vo salesiano. La parteci-
pazione all'incontro è
stata veramente impo-
nente e la presenza di
numerosi esponenti
della Curia generalizia e
delle Province di Roma e
di Milano dei
Fatebenefratelli ha dato
dobbiamo esserne grati
agli organizzatori che si
sono prodigati con tanto
successo. Ma dobbiamo
essere grati anche allo
spirito che anima l'asso-
ciazione, la cordialità,
l'amicizia non conformi-
sta che si respirava. E' un
fatto vero che dava il
senso della nostra forza
intrinseca. Questa unio-
ne segna il primo succes-
so di una "missione": riu-
nire gli uomini quanti più
si può in uno spirito fra-
“Un messaggio importante
terno da cui discende la
forza operativa dei
volontari che operano
nell'ospedale con sacrifi-
, volontà e sopratutto
con tanto amore per
coloro che soffrono.
Queste premesse, questi
dati di fatto ci danno la
forza e l'ambizione per
guardare avanti con
fiducia verso quegli
scopi che ci appariranno
al momento opportuno
utili da perseguire per
una società migliore, più
attenta alle necessità cui
la pubblica mano non
llo; che Ì laid dà ogni
può sopperire. Il mondo
arido che ci circonda
deve essere arricchito e
irrorato non di parole
ma di fatti esemplari ispi-
rati alle tre grandi virtù:
fede, speranza e carità,
le uniche vie a nostra
portata ma così necessa-
rie per riformare una
convivenza civile e per
formare i più giovani in
cerca, a volte inconsape-
voli, di ideali.
Lapo Mazzei, Presidente
dell'Associazione
San Giovanni di Dio
VE SS ER A MEN TD e ti
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996
Carissimi soci, sono ormai più
di dieci anni che l'Ospedale
San Giovanni di Dio, in Borgo
Ognissanti, a Firenze è stato
chiuso. Ma il nostro impegno
non si è esaurito. Lottiamo
tutti i giorni per raggiungere
gli obiettivi che ci siamo pre-
posti. Per continuare la sua
attività e promuovere nuove
iniziative, l'Associazione chie-
de ai soci di rinnovare la loro
iscrizione. La quota per il
prossimo anno rimarrà invaria-
SAN GIOVANNI DI DIO
lo scrivente Sig. sssrssesisossrses tai MIO S ian Miscisc á
1
1 di professione
} chiede di essere associato alf'Associazione San Giovanni di Dio.
; Versa contestualmente L. .................scrusrren
1 per il primo anno.
3
I ]
i I
I I
! Fondata l'8 Marzo 1985 I
] I
i i
] I
l
l
I
ta a 50 mila lire.La somma
potrà essere inviata tramite
assegno bancario non trasferi-
bile allegato alla scheda qui
riprodotta, in busta chiusa.
Oppure è possibile versare
l'importo sul conto corrente
postale numero n.10340503 e
intestarlo ad "Associazione
San Giovanni di Dio", casella
postale 521 Firenze, specifi-
cando nella causale "Tessera
1996".
può chiamare la sede dove è
Per informazioni, s
in funzione la segreteria
telefonica e il fax. II numero è
055/2218839.
000000000050 0000000000000000000
Sommario
L'editoriale del presidente pag.2
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del 1996 pag.2
Il regolamento dell'Associazione pag.3
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE Italy
Tel/Fax + 39 (0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.htm]
> La Sporta 4f
Direttore responsabile Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Lucia Aterini,
Lucia Nencioni
Hanno collaborato: Anna Maria Montanari, Mauro
Batisti; Francesco Batazzi, Claudio Becorpi, Paolo
Checcucci Lisi, Guido Del Re, Roberto Della Lena,
Lorenzo Recchia
Impaginazione: Linea Adv. - Firenze
Reg. Trib. Firenze n. 3815 del 17/03/89
Associato all'Unione Italiana Stampa Periodica
Regolamento appro-
vato dall' Assemblea degli
Associati nella seduta del 28
marzo 1995, su proposta del
Comitato Direttivo, in ottem-
peranza dell'art. 8 dello
Statuto Sociale.
Art.1
Gli organi sociali sono:
a) l'Assemblea dei Soci
b) il Comitato direttivo
c) il Presidente
d) il Vice Presidente
e) il Segretario Tesoriere
Art.2
La domanda di associazione
viene presentata al Comitato
Direttivo, su modulo predispo-
sto dall'Associazione ed
accompagnato dalla quota
associativa per un anno; essa
viene presa in esame alla prima
seduta del CD il quale delibera
motivamente, con voto valido
solo se unanime.
AI socio verrà quindi inviata la
tessera attestante la categoria
alla quale appartiene, e che
servirà a legittimarlo nell'eser-
cizio dei suoi diritti all'intemo
dell' Associazione.
La qualità di socio si perde
automaticamente col mancato
pagamento delle quote sociali;
ove peraltro tale pagamento,
sia pur tardivo, sia accettato, il
socio riacquisterà la propria
qualifica automaticamente,
con effetto retroattivo, salvo
che per il mancato esercizio
del diritto di voto relativamen-
te alle assembleee che siano
intervenute nel frattempo.
Art.3
Indipendentemenete da qual-
sivoglia indicazione in merito
contenuta nella domanda, la
Associazione, tramite il CD,
all'atto dell'ammissione del
socio (od anche successivam-
net), gli attribuisce una delle
seguenti categorie:
a) d'onore
b) benemerito
c) effettivo
d) fondatore
Art.4
La nomina a socio d'onore
viene previamente deliberata,
con provvedimento immedia-
tamente esecutivo, dal CD e
dipoi sottoposta a ratifica
dell'Assemblea degli associati.
Regolamento
Ove tale ratifica manchi, il CD
può revocare il proprio prece-
dente deliberato o riconfer-
marlo, così facendolo divenire
definitivo.
Art.5
La qualifica di socio benemeri-
to può esere attribuita dal CD,
con la stessa modalità di cui
all'art.4
Art.6
Socio fondatore è colui che ha
partecipato all'atto costitutivo
e chi, successivamente, da
essi, all'unanimità viene desi-
gnato come tale, anche se in
epoche successive.
Art.7
L'Assemblea Generale degli
Associati viene convocata dal
Comitato Direttivo, mediante
invio di lettera agli associati
almeno DIECI giorni prima,
all'indirizzo da essi indicato
nella domanda associativa.
L'avviso di convocazione con-
terrà gli argomenti all'ODG
nonché il giorno, il luogo e
l'ora di prima e di seconda
convocazione (che potrà aver
luogo anche nello stesso gior-
no, almeno un'ora prima della
prima convocazione).
L'assemblea sarà convocata:
a) in VIA ORDINARIA ogni
anno, entro il mese di marzo,
per approvare il bilancio
annuale e determinare le
direttive generali dell'attività
dell' Associazione;
b) ogni volta che il Comitato
Direttivo lo ritenga opportuno;
c) su domanda sottoscritta da
almeno un quinto degli
Associati; tale domanda, diret-
ta al C.D. dovrà contenere l'e-
lenco degli argomenti da
porre all'esame
dell'Assemblea;
c) su domanda sottoscritta da
almeno un quinto degli asso-
ciati; tale domanda, diretta al
CD dovrà contenere l'elenco
degli argomenti da porre all'e-
same dell'Assemblea;
d) in VIA STRAORDINARIA, per
iniziativa del CD, o su doman-
da di un quinto dei soci come
sopra, per discutere e delibe-
‘rare sulle modifiche statutatrie,
o sullo scioglimento dell'
Associazione.
Art.8
Ogni socio può conferire dele-
ga ad altro socio affinché esso
deliberi per lui in Assemblea.
Il numero delle deleghe di cui
ciascun socio può essere por-
tatore è illimitato.
Art.9
L'Assemblea Ordinaria sarà
regolarmente costituita:
a) in prima convocazione con
la presenza (anche per dele-
ga) di meta più uno degli
aventi diritto al voto;
b) in seconda convocazione
sarà valida qualunque sia il
numero dei presenti.
Essa delibera con il voto favo-
revole della maggioranza dei
soci presenti o rappresentati
per delega.
Art.10
l'Assemblea Straordinaria sarà
regolarmente costituita:
a) in prima convocazione con
la presenza - in proprio o per
delega - di almeno due terzi
dei Soci effettivi;
b) in seconda convocazione
con la presenza - in proprio o
per delega - della metà dei
Soci effettivi.
Essa delibera con il voto favo-
revole della maggioranza asso-
luta dei Soci presenti o rap-
presentati per delega, salvo
quanto previsto dall'art.9 dello
Statuto per lo scioglimento
dell'Associazione.
Art.11
Le votazioni nell'Assemblea,
sia ordinaria che straordinaria,
avverrano normalmente per
alzata di mano .
Quando sia richiesto da alme-
no un decimo dei soci presen-
ti, anche solo per delega, si
procederà ad appello nomina-
le.
Le votazioni relative alle ele-
zioni delle cariche sociali, o
riguardanti persone, dovranno
avvenire esclusivamente per
scrutinio segreto.
Dovrà altresì procedersi con
votazione a scrutinio segreto,
qualunque sia l'argomento in
discussione, quando ne venga
fatta richiesta - anche orale -
da almeno 10 (dieci) Soci per-
sonalmente presenti in assem-
blea: Alle Assemblee, sia ordi-
narie che straordinarie,
potranno partecipare solo i
Soci che siano in pari con le
quote sociali.
Art.12
Le elezioni alle cariche Sociali
avranno luogo nella prima
Assemblea successiva alla crisi
della stessa, ovvero a quella in
cui il singolo membro sia ces-
sato anche per dimissioni.
Art.13
Il Comitato Direttivo dura in
carica fino all'eventuale sfidu-
cia votata in assemblea ordina-
ria; nelle prima adunanza suc-
cessiva al suo insediamento,
provvede a nominare nel suo
seno:
il Presidente
il Vice Presidente
il Segretario Tesoriere
Art.14
AI Comitato Direttivo compete
l'amministrazione, anche
straordinaria, del sodalizio;
esso cura l'osservanza dello
Statuto e del regolamento,
esegue le delibere
Assembleari ed amministra il
patrimonio dell'Associazione;
compila il bilancio preventivo
e quello consuntivo da sotto-
porre all'Assemblea.
IL Presidente del Comitato
Direttivo è il rappresentante
legale dell'Associazione, ha la
firma sociale, cura l'esecuzio-
ne delle delibere del Comitato
ed assicura l'osservanza di
Statuto e Regolamento.
Ove egli sia assente, od impe-
dito, il Vice Presidente ne
assume poteri e mansioni.
Il Presidente riunirà il Comitato
ogni qual volta lo riterrà
opportuno o vi sia richiesta di
almeno due consiglieri.
Il Consiglio delibera a maggio-
ranza semplice; in caso di
parità prevale il voto di chi
presiede la seduta.
Art.15
L'anno finanziario e l'esercizio
sociale iniziano col primo gen-
naio ed hanno termine il 31
dicembre di ogni anno.
per i Giovani
SERVIZI E PROGRAMMI PER RAGAZZI E GIOVANI FINO A 26 ANNI
Tutti i giovani clienti
della Cassa di Risparmio di Firenze contano di più.
Tassi, prezzi e condizioni di ciascun prodotto e servizio
sono indicati sui fogli informativi analitici esposti presso tutte le Filiali
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
è La Sporta sf-
“La Sporta” n.21 Anno VII
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (IT) |
Spedizione in abbonamento postale Comma 27 art. 2 , L. 28/12/95, N. 549 Firenze
LA SPORTA
Copertina : Chiesa e ospedale come si presenta-
vano circa il 1990.
Facciata della Chiesa e parte del vecchio ospedale
di San Giovanni di Dio. La facciata, opera dell'ar-
chitetto Marcellini (1712) mostra chiaramente la
divisione in due meta', una inferiore e una supe-
riore dell' immobile. Dopo uno studio accurato,
N° 21 ANNO VIII
anche se sommario, siamo riusciti a stabilire che
nella parte superiore della chiesa era il convento
dei frati di San Giovanni di Dio i quali accedevano
all'abitazione da una porta su Borgognissanti dove
ora si trova il Bar S. Carlo; da qui con una scala
della quale si sono persi ormai tutti i gradini ma
della quale rimane un frammento di volta visibile
dal bar, essi accedevano al convento sopra la
chiesa. Sempre da detta scala i frati potevano
accedere anche alla chiesa attraverso la prima
porta di destra di fondo chiesa. Non siamo riusciti
ancora a localizzare l'accesso dal convento all'o-
spedale ma pensiamo di essere sulla buona strada.
Come tutti ricorderanno nella parte sopra la chiesa
si iniziera' prossimamente la realizzazione dell'Ar-
chivio Storico di San Giovanni di Dio a Firenze e
in Toscana, per la progettazione definitiva del
quale e per l'inizio dei lavori la Cassa di Risparmio
di Firenze ha già stanziato i primi 20 milioni.
Foto retro copertina : come si presenta oggi dopo
l'apposizione del ponteggio posto in opera dopo la
caduta del capitello della lesena, cerchiato in alto a
dx di chi guarda, avvenuta la mattina del 16 gen-
naio 1995 (La nazione 17/01/95).
EEN ELET EEE DIE ER E SI O E SRI E DART TA ETTARO IRE E SI
Soci vecchi e nuovi per le iniziative
del 1997
Carissimi soci, sono più di undici anni che
l’Ospedale San Giovanni di Dio, in Borgo-
| gnissanti, a Firenze è stato chiuso. Ma il
nostro impegno non si è esaurito. Lottiamo
tutti i giorni per raggiungere gli obiettivi
che ci siamo preposti. Per continuare la sua
attività e promuovere nuove iniziative,
l’Associazione chiede ai soci di rinnovare
la loro iscrizione. La quota per l’anno 1997
rimarrà invariata a 50 mila lire.La somma
potrà essere inviata tramite assegno banca-
rio non trasferibile allegato alla scheda qui
riprodotta, in busta chiusa.Oppure è possi-
bile versare l’importo sul C/C postale n°
10340503 e intestato ad “Associazione San
Giovanni di Dio” casella postale 521 Fi-
renze, specificando nella causale “Tessera
1997”. Per informazioni si può chiamare la
sede dove è in funzione la segreteria telefonica e
il fax 055 218839.
SOMMARIO
LA copertina cina p2
Nuovi Cartelli stradali................ p 2
Farmacia Borgognissanti .......... p3
Assemblea 96 ........................... p4
Nuovo Statuto ........................... p5
ADDIO letio oi) pó
ASSOCIAZIONE sonora p7
r ARA r iaia i
Fondata l'8 Marzo 1985
LA SPORTA N° 21 ANNO VIII
Chiusura dell'antica Farmacia di San Giovanni di
Dio in Borgognissanti
Il 22 maggio 1995 la Dott. Marisa Cavallara, con
ordinanza del Sindaco, ha chiuso per l'ultima volta e
non riaprirla più, la nostra storica farmacia, annessa
al vecchio ospedale.
In un prossimo numero ne scriveremo la storia e
inizieremo lo studio per introdurre una attività far-
maceutica diversa.
14 anni di equivoco
Finalmente sono stati istallati dal
Comune di Firenze buona parte dei
nuovi cartelli stradali che indicano
il nuovo Ospedale di San Giovanni
di Dio e sono stati rimossi i prece-
denti che portavano l'errata dicitura
"Torre Galli" o "TORREGALLI" o
"Torregalli". (La Nazione 2 ottobre
1996)
Siamo in attesa di analoga iniziativa
da parte del Comune di Scandicci al
quale abbiamo gia' ripetutamente
fatto formale richiesta.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy)
Tel/Fax +39(0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
Dirrettore responsabile: Amadore Agostini
Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria
Montanari.
Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena,
Lorenzo Recchia.
Impaginazione: In proprio
Stampa: Centro Duplicazione
Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89
Associato all'Unione Stampa Periodica
LA SPORTA N° 21 ANNO VIII
R.G.N. 166360 RACC. 5548
VERBALE D'ASSEMBLEA DI ASSOCIAZIONE
REPUBBLICA ITALIANA
Addì quattordici giugno millenovecentonovantasei, in Firenze, Borgo Ognissanti n.c. 42, ad ore diciassette e trentacinque
(17,35) a me dott. Vincenzo Ferro Notaio in Firenze, Collegio dei distretti notarili riuniti di Firenze, Pistoia e Prato, non
assistito da testimoni per rinuncia del comparente col mio consenso, il signor dr. Lapo Mazzei, agricoltore, nato a Firenze
il 25 Aprile 1925, residente a Firenze con
domicilio in Via delle Campora n.c. 39, della cui personale identita' sono certo chiede il presente atto.
Premette il costituito che qui, oggi, all'ora suindicat a, è indetta e riunita, in seconda convocazione, essendo la prima andata
deserta, giusta avviso (a' sensi art.8 del vigente Statuto) in data 31 maggio scorso l'assemblea annuale ordinaria
dell'"Associazione di San Giovanni di Dio", con sede in Firenze Borgo Ognissanti n.c. 42, codice fiscale "94013840486",
costituita con mio rogito dell'8 Marzo 1985 rep. 96061/3238; che l'assemblea stessa ha il seguente"Ordine del Giorno
-Relazione del Comitato Direttivo sull'attività 1995-96
-Bilancio 1995
-Eventuale modifica dello Statuto riguardo al Volontariato"
che sono presenti, personalmente od a mezzo deleghe riconosciute regolari, numero ventotto (28) soci su un totale di
numero trecentosettantanove (379) aventi diritto a voto; - che, per designazione unanime dei presenti, egli assume la
qualità di Presidente dell'assemblea stessa, incaricando me Notaio di redigerne il relativo verbale, e dichiarando la stessa
validamente costituita ed atta a deliberare secondo quanto nell'ordine del giorno surriportato, subito dopo aver assunto la
Santa Messa, celebrata dal Rev. P. don Bartolomeo Coladonato. Quindi il medesimo costituito, nella qualità, apre la
discussione sui due primi punti dell'ordine del giorno, questi illustra brevemente ai presenti la relazione del comitato
direttivo sull'attività 1995/96 ed il bilancio consuntivo al 31 Dicembre 1995, che si chiude con un risultato economico da
ritenersi più che soddisfacente. Viene altresì dato atto che l'indirizzo della sede dell'Associszione, sempre in Firenze Borgo
Ognissanti, va corretto circa l'indicazione del numero civico in "20", con conseguente modifica dell'art. 2 del vigente
statuto. L'assemblea, all'unanimità dei presenti, deleghe comprese approva sia la relazione che il bilancio suddetti, acquisiti
agli atti sociali e a riportare in un prossimo numero del peridico sociale La Sporta. Dopo di che il Presidente pone in
discussione il terzo punto all'ordine del giorno, delegando il socio Lorenzo Recchia, anch'egli membro del Comitato
direttivo, ad illustrare,con il suo ausilio tecnico, la proposta modifica statutaria in tema di volontariato. Sinteticamente si
tratta di inglobare nell'ambito dell'Associazione l'attività di volontariato attualmente svolta collateralmente dai soci riuniti
nel "Gruppo Soci Benemeriti", rispondendo ad un tempo a quanto normativamente previsto dalla legge 11 Agosto 1991 n.
266 e dalla legge regione Toscana 26 Aprile 1993 n. 28. Sui più argomenti posti alla discussione sono intervenuti con
chiarimenti, osservazioni e proposte i soci Balatri, Recchia, Elena Frangoli e Tesi. A tutti il Presidente ha risposto
compiutamente, con l'assistenza dei due consiglieri Recchia e Balatri. L'assemblea, come sopra, all'unanimità dei presenti,
deleghe comprese, in conformità a quanto proposto, delibera - di modificare l'art. 3) del vigente statuto come segue:
3) Scopi dell'associazione sono:
a) l'organizzazione di volontariato svolta dagli associati, a norma L. 11 Agosto 1991 n.266 e L. Reg. Toscana 26 Aprile
1993 n. 28, per l'assistenza, sia ospedaliera che domiciliare, ai malati;
b) nell'interpretazione di una diffusa esigenza popolare, il recupero alla citta' di Firenze, delle strutture, anche operative,
dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, nello spirito del suo originario Fondatore e secondo la
tradizionale conduzione dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tali scopi
l'associazione promuove ed organizza in gruppi i soci che concretamente opereranno nell'ambito del volontariato di sopra
sub a), quale propria sezione "A.M.G.B. - Assistenza Malati Fra Giovanni Bonelli", ed ancora studi, ricerche, manifesta-
zioni, seminari, conferenze, dibattiti, convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi compe-
tenti,intraprendendo ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti,"; - conseguentemente di modificare
il capoverso dell'art. 8) dello stesso statuto come segue: "L'assemblea stessa provvederà su proposta del Comitato direttivo,
all’approvazione di un regolamento interno concernente tutta la vita associativa, nonchè all'approvazione di un
regolamento ad hoc per la detta sezione di volontariato "A.M.G.B.";
- nonchè il primo comma del successivo art. 9) come segue: 9) L'associazione si estinguerà quando abbia totalmente
raggiunti gli scopi prefissisi, ovvero quando il suo scioglimento sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza
di due terzi degli associati."; - e quindi di approvare il nuovo testo di Statuto, sempre in dieci articoli, che, firmato a norma
di legge dal costituito e da me allego al presente sotto "A"; -infine di approvare il regolamento operativo dell'A.M.G.B.
detta nel testo, che, sottoscritto dal costituito e da me, allego sotto "B". Dandosi espressamente atto che la parte di essa
normativa regolamentare per l'assistenza domiciliare, non è ancora concretamente operativa.- Omessa la mia lettura degli
allegati per dispensa del costituito. Null'altro essendovi da deliberare, avendo l'assemblea esaurito l'ordine del giorno, la
stessa si scioglie essendo le ore diciannove (19.00.) Dattiloscritto da persona di mia fiducia e scritto di mia mano su sei
facciate di due fogli, è stato da me letto al costituito, che con me lo sottoscrive e firma a norma di legge.
F.TO LAPO MAZZEI
F.TO VINCENZO FERRO NOTAIO
LA SPORTA N° 21 ANNO VIII
Allegato “A” all’atto rep.166360/5448
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
STATUTO
1) E' formalmente costituita a norma delle relative disposizioni del Codice Civile, l'associazione
denominata "Associazione di San Giovanni di Dio".
2) La sede dell'associazione è in Firenze, Borgo Ognissanti n.c. 20.
3) Scopi dell'associazione sono:
a) l'organizzazione di volontariato svolta dagli associati, a norma L. 11 Agosto 1991 n.266 e L. Reg.
Toscana 26 Aprile 1993 n. 28, per l'assistenza, sia ospedaliera che domiciliare, ai malati;
b) nell'interpretazione di una diffusa esigenza popolare, il recupero alla Città di Firenze, delle strutture,
anche operative, dell'Antico Ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti, nello spirito del suo
originario Fondatore e secondo la tradizionale conduzione dell'Ordine Ospedaliero dei Frati di San
Giovanni di Dio. Per il raggiungimento di tali scopi l'associazione promuove ed organizza in gruppi i
soci che concretamente opereranno nell'ambito del volontariato di sopra sub a), quale propria sezione
"A.M.G.B. - Assistenza Malati Fra Giovanni Bonelli", ed ancora studi, ricerche, manifestazioni,
seminari, conferenze, dibattiti, convegni, scambi culturali ed informativi con gli organi amministrativi
competenti, intraprendendo ogni idonea iniziativa conforme allo scopo dei suoi intendimenti.
4) Possono associarsi tutti coloro che condividono lo scopo, detto. Chi intende associarsi deve farne
domanda al Comitato Direttivo, che delibera in merito, motivatamente.
5) Il Patrimonio dell'Associazione è costituito dalle quote associative che, per ciascuno dei costituenti,
sono fissate in Lire centomila; mentre le quote d'ingresso degli altri associati futuri, e quelle annue
saranno fissate dal Comitato direttivo.
6) L'Amministrazione, anche straordinaria, spetta al Comitato direttivo, che sara' composto da un
numero variabile di membri da tre a sette, secondo quanto fisserà in merito, di volta in volta, l'assemblea
dei soci. In sede di costituzione e fino alla prima assemblea ordinaria il comitato diretivo risulta
composto dai costituiti Batazzi Francesco, Mazzei Lapo, Balatri Sergio. Nell'ambito del comitato
verranno attributite le funzioni di Presidente, Vice Presidente, Tesoriere, e Segretario, e verranno
delegati singoli poteri per l'attuazione dello scopo sociale. i
7) La rappresentanza dell'Associazione, a norma di legge, spetta al Presidente, ovvero in caso di sua
assenza od impedimento al Vice Presidente. Viene nominato Presidente il Costituito Mazzei Lapo, e
Vicepresidente Francesco Batazzi, Tesoriere - Segretario Balatri Sergio.
8) L'assemblea generale degli associati, convocata e funzionante a norma di legge, procede alle nomine
delle cariche direttive, approva il bilancio annuale e determina le direttive generali dell'attività
dell'associazione. Essa si costituisce in via ordinaria almeno una volta all'anno entro tre mesi dalla
chiusura dell'esercizio al 31 Dicembre.
L'assemblea stessa provvedera' su proposta del Comitato direttivo, all'approvazione di un regolamento
interno concernente tutta la vita associativa, nonchè all'approvazione di un regolamento ad hoc per la
detta sezione di volontariato "A.M.G.B."
9) L'associazione si estinguerà quando abbia totalmente raggiunti gli scopi prefissisi, ovvero quando il
suo scioglimento sia deliberato dall'assemblea con la speciale maggioranza di due terzi degli associati.
In ogni ipotesi di estinzione il patrimonio residuo dell'associazione sarà devoluto all'Ordine Ospedaliero
dei Frati di San Giovanni di Dio. In caso di scioglimento l'assemblea stessa nominerà uno o più
liquidatori, determinandone i poteri.
10) Per quanto non espressamente previsto valgono le norme del Codice Civile.
F.TO LAPO MAZZEI
F.TO VINCENZO FERRO NOTAIO
LA SPORTA
ABBIAMO LETTO
a cura di Sergio Balatri
Fra Giuseppe Magliozzi o.h
"Lo firmo con queste mie tre lettere"
La sigla di San Giovanni di Dio quale chiave per
comprendere il punto di partenza della sua riforma
assistenziale.
Ed. BIOS Biblioteca ospedaliera Roma 1996 - Anno
Santo GiovandianoFascicolo n°8
In occasione della recente chiusura dell'anno giubilare
Juandediano e' stato presentato all'ospedale di San
Giovanni di Dio di Benevento il tanto atteso opuscolo
di Fra Giuseppe Magliozzi "Lo firmo con queste mie
tre lettere". Leggendo il libro si puo' man mano apprez-
zare attraverso le avvincenti parole di Fra Giuseppe il
cammino che l'autore ha fatto ripercorrendo una parte
della vita del Santo e immedesimandosi in lui fino a
carpire il segreto che da secoli ha arrovellato gli storici
dell'Ordine. "...San Giovanni di Dio non si limito' a
mugugnare, ma incredibilmente con l'aiuto del Signore
scovo' nel proprio orticello un vigorosissimo cespo di
erba voglio e realizzo' in prima persona quel progetto
assistenziale desiderato dai Re Cattolici e clamorosa-
mente sabotato dalle autorita' pubbliche di Granada.Il
Santo tuttavia non si inorgogli' del suo successo, ma
con cristiana umilta' si limito' a considerarlo un'obbe-
dienza ai voleri dei Re cattolici. E il suo obbedire non
lo scrisse a caratteri cubitali sui muri della citta', ma lo
celo' nella propria misteriosa sigla, guardandosi bene
dal rivelarne il significato non solo agli estranei, ma
persino ai
suoi Confra-
telli...".
8 ( Non spie-
gheremo in
questa recen-
sione il se-
greto della
sigla dato
che il libretto
di Fra Giu-
seppe Ma-
gliozzi e' a
disposizione
di chi ne fac-
cia richiesta
all'Associa-
zione San
Giovanni di
Dio di Fi-
‘renze )
Fra GIUSEPPE MAGLIOZZI o.h.
“LO FIRMO CON
QUESTE MIE
TRE LETTERE”
BIBLIOTECA OSPEDALIERA
N° 21 ANNO VIII
A. Gallerano e G. Burrini
L'ANTROPOSOFIA
IL MESSAGGIO DI STEINER
Xenia tascabili, Milano 1996, pp. 126 £ 10.000
Dall'Introduzione :
L'antroposofia, o Scienza dello Spirito, e' una conce-
zione del mondo fondata da Rudolf Steiner tra gli
ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento:
essa presenta una propria dottrina della conoscenza,
una particolare visione dell'uomo e della natura basata
sull'idea di evoluzione spirituale, una propria cristolo-
gia. Da questa concezione sono derivate molteplici
attivita' che si sono diffuse in diversi paesi del mondo
e che vanno dalla pedagogia alle scienze naturali, dalla
letteratura alla medicina, dall'agricoltura alle scienze
siociali, fino alle varie arti (teatro, musica , danza,
architettura e arti figurative). Nell'attuale clima di fio-
ritura di filosofie esotiche e di medicine alternative -
strattamente connesse al sincretismo del fenomeno
New Age - troppe volte pero' l'antroposofia viene
assimilata alle tante discipline salutistiche o misticheg-
gianti del nostro tempo. Di fronte a tali correnti neo-
esoteriche, la Scienza dello spirito rivendica la specifi-
cita' della sua storia e delie sue idee che ne fanno non
una rivisitazione di antiche dottrine mistiche, ma una
nuova via di conoscenza spirituale sorta dal grado di
consapevolezza che il pensiero, quale organo dell'Io
umano, ha raggiunto per la prima volta nella storia dal
XV secolo. Se l'uomo non possedesse, almeno in nuce,
questa dimensione autocosciente del pensare, la
Scienza dello Spirito non avrebbe motivo di esistere.
(Dall'Introduzione )
L'antroposofia, come spesso si e' ripetuto, e' il grande
rimosso della cultura del Novecento. Volenterosi filo-
sofi stanno ora, a cento anni di distanza dalla sua prima
pubblicazione, prendendo in considerazione con
grande cautela LA FILOSOFIA DELLA LIBERTA' di
Rudolf Steiner , come se dovessero mostrare la propria
intelligenza e tolleranza con un atto di grande disponi-
bilita' verso un pensatore "curioso", non privo di una
certa originalita', ma certamente "strano". La posizione
piu' diffusa tra le persone che fanno della loro intelli-
genza un serio strumento di lavoro resta comunque
quella di "salvare" alcuni aspetti del pensiero di Rudolf
Steiner, mentre altri restano "strani". E a questa parola
bisognerebbe dare il significato originario di "estranei"
cioe' sostanzialmente difformi, lontani dal pensiero e
della cultura dominante. Perche' se si ammette il con-
cetto che l'Antroposofia, o scienza dello spirito, sia
appunto una scienza che indaga lo spirituale ( che
studia cioe' quella realta' che sta "dietro" la realta
materiale e che molte culture del passato indicavano
come realta' vera rispetto alla pallida parvenza di cio'
LA SPORTA
che percepiamo con i sensi) e sia una via di cono-
scenza, allora si spalancano i nessi possibili tra le
nostre esperienze, quelle quotidiane come quelle ba-
sate sulla conoscenza scientifica, e la loro lettura alla
luce della scienza dello spirito. Anche queste sole
elementari considerazioni possono spiegare perche'
falliscono - giustamente - tutti i tentativi, di cui il
mondo anglosassone, e americano in particolare, e'
cosi' fecondo, di scrivere dei manuali di antroposofia.
Nessuno pretende, a meno di non essere un giornalista
poco coscienzioso o uno studente pigro, di accostarsi
frettolosamente ad un sistema gnoseologico spulciando
un manuale. Ma e' altrettanto vero che spesso e' neces-
| sario poter contare su una guida, una introduzione
"morbida", come si direbbe oggi, alla scienza dello
spirito che non spinga immediatamente il timido e
volenteroso lettore a dar testate contro i grandi e
difficili temi della nuova scienza, che non lo spaventi
ma lo invogli ad approfondire, adombrandogli gli
sconfinati spazi spirituali e culturali che l'antroposofia
dischiude. E questo senza pretendere di sostituirsi ai
testi di Steiner, mantenendo al tempo stesso il necessa-
rio rigore intellettuale che la scienza dello spirito
richiede e che sovente nelle semplificazioni si stem-
pera e dissolve. A questo arduo compito hanno rispo-
sto Alda Gallerano e Gabriele Burrini con il volume
Xenia "l'antroposofia, il messaggio di Steiner". Il libro
e' un esempio di fusione tra una brillante scrittura e una
serieta' espositiva che denota profonda conoscenza
della materia. Spiega, informa e stimola, ma assieme
rassicura mantenendo uno stretto e continuo legame
N° 21 ANNO VIII
con un apparato bibliografico e di note circostanziato e
ineccepibile. Ma questo, si potrebbe dire, e' quasi
inevitabile data la preparazione dei due autori. Cio' che
invece sembra piu' interessante e' che facendo un
cenno ad aspetti storici considerati da molti contro-
versi dell'antroposofia italiana, unisce un altro valore
che si rivela importante per gli stessi antroposofi che
da anni hanno studiato la scienza dello spirito: quello
della disponibilita' a superare i particolarismi di fa-
zione e di mostrare che la vera conoscenza non crea
nemici ma compagni di viaggio.
L.B.
"Antroposofia" Anno LI n°3 pag 186
©
L’ANTROPOSOFIA
IL MESSAGGIO DI STEINER
ASSOCIAZIONE
Il Prof. Giovanni Cavina
L' 8 marzo del 1966, timido studente al terzo anno di
medicina, partecipai per la prima volta alla festa dell' 8
marzo in ospedale. Fu in quell'occasione che, in mezzo
a tante personalità cittadine, fui presentato al prof.
Cavina, del quale avevo sentito parlare con grande
deferenza da tutti. Il professore era ormai in pensione
da circa dieci anni, ma non mancava mai di essere
presente alla festa di San Giovanni di Dio.
Nella fretta di lasciare l'ospedale nel 1982, ci siamo
dimenticati di moltissime cose riguardanti la nostra
storia e dobbiamo porre rimedio a tutto questo prima
possibile con un'opera di recupero come e' compito
istituzionale della nostra Associazione. A questo ri-
guardo, d'accordo con il prof. Cesare Cavina figlio del
prof. Giovanni abbiamo pensato ad una serie di inizia-
tive per ricordarne la figura e l'opera. Nei prossimi
numeri daremo notizia di quanto il costituendo Comi-
tato avra' intenzione di organizzare. S.B.
Borgognissanti 20
Il nostro Volontario
Nacci ha murato ancora!
Dopo la porta della
nuova sede dell'Asso-
ciazione, nel chiostro di
Ognissanti, eccolo an-
cora all'opera mentre sta
murando la nuova cas-
setta per la posta nella -
portineria dell'ospedale
vecchio. La cassetta e'
stata disegnata dal Dott.
Checcucci-Lisi e realiz-
zata dal Sig.Massimo
Taccetti Ispettore del nostro Servizio Infermieristico
del nuovo Ospedale.
Le Gestioni Patrimoni Mobiliari della Cassa di
Risparmio di Firenze sono nate per far crescere il
Vostro patrimonio, al riparo da imprevisti e oscilla-
zioni incontrollate. A Voi non resta che scegliere tra
la crescita ‘stabile’ delle Gestioni Monetarie, la
crescita ‘progressiva’ delle Gestioni Obbligazionarie
e la crescita ‘dinamica’ delle Gestioni Bilanciate.
GESTIONE PATRIMONI MOBILIARI
X 4
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
TASSI, PREZZI E CONDIZIONI SONO INDICATI SUI FOGLI INFORMATIVI ANALITICI PRESSO TUTTE LE FILIALI.
& La Sporta s
La Sporta n22 Anno VIII
Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (IT)
Spedizione in abbonamento postale Comma 27 Art. 2, L. 28/12/95, N. 549 Firenze.
LA SPORTA
Anno VIII N. 22
La Copertina
Un presepio diverso e un dono per i nostri malati
Questo Presepio viene da un’iniziativa che e’ nata
nel Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio dalla
richiesta fatta da un medico dell’ospedale all’ As-
sociazione Pedagocica Steineriana fiorentina per
poter donare ai degenti un Natale piu’ appropriato
di quanto fin’ora era stato fatto.
Si doveva in effetti ritornare a considerare il
significato reale del Natale e quindi donare ai
nostri malati un segno tangibile della Speranza.
Ad un gruppo di Volontari Ospedalieri dell’ Asso-
ciazione e’ stato insegnato a costruire a mano dei
piccoli presepi di lana non filata, di qualita’ pre-
giata , colorata con colori naturali (derivati da
piante) che permettono di ottenetre personaggi
che hanno un colore diverso dai materiali prefab-
bricati. Il presepio e’ stato costruito con l’ap-
porto del lavoro di persone che ci si sono dedicate
con amore. Il colore di ogni personaggio e’ stato
scelto con cura, dal manto blu della Madonna che
si collega con il blu della volta celeste, all’oro del
bambino, per valorizzare il contenuto di questa
luce che viene a risplende nella notte invernale.
Il Presidente Augura ‘&,.
Cari amici,
questo numero natalizio
della Sporta viene preparato
proprio in questi giorni na-
talizi e vi arrivera’ a feste
passate insieme agli auguri
che vi facciamo oggi di ogni bene per voi e per le
vostre famiglie.
Ci auguriamo che questa grande festa Cristiana
del Natale che da 1996 anni segna la continuita’
nel tempo della famiglia umana, sia per tutti noi
un momento di riflessione, di raccoglimento e di
gioia; di riflessione nel senso di questa festa della
nascita di Gesu’ e del Cristianesimo attorno a cui
e’ imperniata la nostra storia, di raccoglimento e
di gioia con la vostra famiglia. Non dimenti-
chiamo la Speranza che ci da’ fiducia e certezza
che i grandi problemi della societa’ moderna
troveranno una soluzione nella dinamica conti-
nuita’ della crescita dell’umanita’ e infine auguri
con tante cose belle per la nostra Associazione di
San Giovanni di Dio.
Soci vecchi e nuovi per le iniziative del
1997
Carissimi soci, più di undici anni che l'Ospedale
San Giovanni di Dio, in Borgognissanti, a Firenze
è stato chiuso. Ma il nostro impegno non si è
esaurito. Lottiamo tutti i giorni per raggiungere
gli obiettivi che ci siamo preposti. Per continuare
la sua attività e promuovere nuove iniziative,
l'Associazione chiede ai soci di rinnovare la loro
iscrizione. La quota per l'anno 1997 rimarrà inva-
riata a 50 mila lire. La somma potrà essere
inviata tramite assegno bancario non trasferibile
allegato alla scheda qui riprodotta, in busta
chiusa.Oppure è possibile versare l'importo sul
C/C postale n° 10340503 e intestato ad
"Associazione San Giovanni d Dio" casella po-
stale 521 Firenze, specificando nella causale
"Tessera 1997".
Per informazioni si può chiamare la sede dove
è in funzione la segreteria telefonica e il fax
055 218839.
P
Sommario
LA COperiNA ic ana Pag 2
Auguri del Presidente... lai Pag 2
Soçi Vecchi E NUOVI scsrirossimsnersoreiniesres Pag 2
Silvesttà LEDA ruensrorsniniiagneriiaa Pag 3
Prof. Giovanni Cavina ...................... Pag 4
ADbIAMO letto resan Pag 5
Un affettuoso saluto ................................. Pag.6
Calendarietti crediate Pag 7
COlGiazio accennate Pag 7
resere=teno re @nneanonzee de STARETE 1
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
LA SPORTA Anno VIII N. 22
SILVESTRO LEGA (1826-1895)
All’eta’ di 30 anni La Visita a 868) (Galleria Naz.le “Arte oema “ Roma.)
M MNO P2 2A
pra) pal Ji leata Lr = Pr n
Anno a 159
no d'Ingrisia (0? Alee Pa
DIAGNOSI
DATIUA b IRBINILMI | ERA |
po
Centenario della morte
i» Il 21 settembre 1895 Silvestro Lega moriva a San
Giro parta. i Giovanni di Dio.
sali I etori Tu. aa Nel frontespizio delle due cartelle cliniche conser-
i" O SINTOMATOLOGIA j
Si a a
$ TENPERATURA} FOLSAZIONI | RcstieazionI | Rimedi Interni
j anana maui eeno
' x ' 1
vate nel nostro archivio, sta tutta la storia degli
ultimi giorni del pittore forlivese appartenente alla
folta schiera dei “Macchiaoli”.
Il pittore entro’ per la prima volta in ospedale il 10 agosto 1895 con la diagnosi di “catarro gastrico e
intestinale croinico” che in realta’ era la fase preterminale di un tumore. gastrico diagnosticato 5 anni
prima. Riportato da alcuni intimi il 20 settembre
Lra we PE di, A gi Cr pren © ormai in fase terminale muore alle ore 8 del giorno
successivo. Per ricordarlo, lAssociazione ha fatto
_
MUMEO DMA nin H CONDIZIONE
Rimedi Esterni Diototica
a
PATRIA B DOMICILIO | ETÀ
n a A È RELIGIONE
cli ST" sor > celebrare una S. Messa nella Chiesa del vecchio
2 A A can da ZZZ i - sì | Ospedale alla quale hanno partecipato alcuni mem-
P aim i JO de SA ama y © bri di un Comitato che si propone di mantenere vivo
e Al Dalia === il nome e l’opera di Silvestro Lega.
ALl Epoca del! Ammissione na iel Gurania i
Craszon | ; x Mat BREE:
| Prossimamente daremo particolari piu’ dettagliati di
ie I f , sla i è x ;
ser rta open quanto l Associazione e il Comitato hanno in animo
3 e i en pai Rici ini | ttimedi terni. Diewe per ricordare il grande pittore.
sn | <= [so | + |
i [un | sn
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Dirrettore responsabile: Amadore Agostini
Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria
Montanari.
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena,
Tel/Fax +39(0) 55 218839 ; Lorenzo Recchia.
Impaginazione: In proprio
i . Stampa: Centro Duplicazione
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all'Unione Stampa Periodica
LA SPORTA Anno VIII N. 22
Comitato per le onoranze
Come gia’ abbiamo accennato nel numero precedente (La
Sporta 21 pag.7) si e’ costituito il Comitato per le Ono-
ranze al Prof. Giovanni Cavina. Fra le tante iniziative che
questo comitato prendera’, c'e’ ovviamente quella di ricor-
dare la figura e l’opera dell’insigne Chirurgo del nostro
ospedale. Quella che segue e’ una breve nota biografica,
necessaria per iniziarne il ricordo.
Nato a Bologna nel 1886, si formo’ come medico a Bolo-
gna alla scuola di insigni Maestri come Tizzoni, Poggi, *
Ruggi e Murri. Partecipo” come Capitano medico, in prima
linea, alla guerra 1915-1918. Completo’ la sua prepara- -d
zione chirurgica con Nigrisoli a Bologna e divenne Prima- 2
rio Chirurgo a Cesena nel 1926. Da Cesena passo’ am
Firenze e dal 14 marzo 1929 ininterrottamente fino al 6
maggio 1956 e’ stato Primario Chirurgo e direttore dell'Ospedale di San Giovanni di
Dio. Docente di Patologia e Clinica Chirurgica; fondatore e per lunghi anni Presidente
della Societa” Tosco-Umbra di Chirurgia. Durante la seconda guerra mondiale ha diretto
l'Ospedale della Croce Rossa di Firenze per i feriti provenienti dai vari fronti.
Pluridecorato al valore, Medaglia d’Oro al merito della Sanita’ pubblica. Commendatore
della repubblica Italiana. Ha partecipato alla vita politica della citta’ e fu anche eletto
Consigliere Comunale a Palazzo Vecchio come rappresentante del Partito Liberale. E”
autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e di alcuni importanti studi storiografici.
Durante la sua lunga carriera il Prof. Cavina ha spaziato in tutti i campi della chirurgia
generale, pur essendo stata certamente la chirurgia addominale ed in particolare la gastro
- intestinale, quella da lui prediletta. Egli fu infatti tra i primi a praticare in Italia su vasta
scala la chirurgia gastrica, realizzando anche una tecnica personale di resezione dello
stomaco. Durante i 27 anni di primariato del Prof. Cavina venne svolta una intensa
attivita’ chirurgica con 65.266 pazienti ricoverati, per complessive 970.969 giornate di
spedalita’, e 36.320 interventi di sala operatoria. Contemporaneamente fu promossa una
cospicua attivita’ ambulatoriale e di Pronto Soccorso. Nel periodo 1932-1936, per
iniziativa del Prof. Cavina l’ Amministrazione promosse importanti lavori di amplia-
mento e ammodernamento dell’ospedale e il numero dei letti fu portato da 60 a 120.
Oltre all’ambulatorio di Chirurgia Generale, di Urologia, di Oculistica, di Otorinolarin-
goiatria, di Odontoiatria e di Pediatria. L’Ospedale di San Giovanni di Dio acquisi”
pertanto un ruolo di grande importanza nell’assistenza sanitaria cittadina. Oltre che
insigne Chirurgo, il Prof. Cavina e’ stato anche valente cultore di storia della medicina e
di ricerche umanistiche, come testimoniano numerose sue opere. L’ultima sua fatica, un
saggio storiografico su “Le inondazioni dell’ Arno attraverso i secoli” pubblicato dopo la
sua scomparsa, nel 1969, rappresenta il suo ultimo devoto omaggio alla citta’ di Firenze.
4
LA SPORTA Anno VIII N. 22
Abbiamo letto
a cura di S. Balatri
Evans, Michael - Rodger, Iain
L'ALTRA MEDICINA/140
Medicina Antroposofica
lo d edizioni. 1995 si Michasi Evans; tain Rodger
omo, red edizioni, È ; e è. i
176 p. ill. 22 cm (l'altra medicina, 140) moe na .
antrop osollca
ISBN 88-7031-254-2 - ei
CCD 615.8 Rit e eg
La medicina e' uno dei campi in cui piu' fertile e' stata l'applicazione delle
teorie di Rudolf Steiner, il padre dell'antroposofia.
Questo libro, scritto da uno dei piu' noti medici antroposofi inglesi in collabo-
razione con un giornalista della BBC, illustra scopi e potenzialita' di una
pratica che mira all'ampliamento dell'arte medica,
considerando della malattia non solo gli aspetti fisico-sensibili, ma anche
quelli spirituali sovrasensibili.
Capitolo dopo capitolo, con un linguaggio semplice e accessibile a tutti,
vengono chiariti i principali concetti dell'antroposofia e presentate le basi
teoriche e pratiche della diagnosi e della terapia.
Il libro, infine, fornisce suggerimenti per curare i disturbi piu' comuni e per
approntare, a casa propria, una piccola farmacia antroposofica.
Dall'Introduzione
di Giancarlo Buccheri
La medicina antroposofica nacque all'inizio degli anni venti nell'ambito di cultura mitteleuropeo, ponendosi come obiettivo
un ampliamento degli orizzonti diagnostici e terapeutici della medicina contemporanea in base alle conoscenze della scienza
dello spirito.
Il libro di M. Evans e I.Rodger e' una concreta testimonianza di come esso si sia potuto innestare profiquamente anche nella
tradizione medica e culturale dei popoli anglosassoni, arricchendosi di contenuti teorici e pratici del tutto originali.
Il pragmatismo e l'essenzialita' propri della mentalita' inglese hanno permesso la scrittura di un libro notevole non solo per
la ricchezza dei contenuti, ma anche per la sua agevole lettura.
Sia pur pensato come un'introduzione per tutti coloro che, indipendentemente dalla propria preparazione culturale e
professionale, desiderano un'informazione semplice ma esaustiva, esso puo' risultare di notevole interesse anche per quegli
operatori sanitari che cercano di ampliare le proprie conoscenze mediante uno studio rigoroso dei fondamenti dell'antropo-
sofia arricchendo cosi’ la propria attivita' pratica.
L’inizio dell’attivita” medica antroposofica in Italia risale a quarant'anni fa : da allora e’ stata costante preoccupazione dei
medici antroposofi tradurre e mettere a disposizione dei colleghi e degli studiosi interessati, soprattutto le opere originali di
Rudolf Steiner; le energie profuse in tale lavoro non avevano finora permesso di affontare in modo adeguato il problema
della divulgazione in ambiti che andassero al di la’ delle cerchie dei loro pazienti e di pochi altri interessati. Solo negli ultimi
anni alcuni editori vicini al movimento antroposofico hanno cominciato a pubblicare in lingua italiana alcune opere della
ormai vasta letteratura secondaria: si tratta di libri anche di catrattere divulgativo scritti per lo piu’ da medici antroposofi
tedeschi. D’altro lato, anche nel nostro paese comincia a manifestarsi un piu’ preciso interesse per le applicazioni pratiche
dell’antroposofia. Si possono citare a tale proposito l’aumento delle scuole a indirizzo pedagogico steineriano e la diffusione
dell’agricoltura biodinamica. Anche il movimento medico antroposofico, che per molti anni era rimasto circoscritto a
cerchie relativamente piccole di medici, di terapisti e di pazienti, sta andando incontro a un momento di crescita quantitativo
e qualitativo. Si comincia a parlare di medicina antroposofica anche al di la’ degli ambienti strettamente interessati e diventa
sempre piu’ evidente la necessita’ di una divulgazione corretta: senza tradire la profonda serieta’ dell'impulso iniziale, che
ha permesso finora l’agire professionale dei medici antroposofi, occorre pensare a tradurre le conoscenze dei principi
generali dell’antroposofia e i risultati delle loro esperienze in un linguaggio semplice, chiaro e adeguato alla realta’
spirituale della cultura italiana. i
Fa infatti parte dei doveri del medico antroposofo anche un’azione educativa all’interno del contesto sociale in cui esercita
la sua professione: non si tratta soltanto di un’educazione sanitaria nell’usuale senso del termine, ma anche e soprattutto di
porre le basi di una vera medicina preventiva, che non puo’ prescindere da una considerazione della realta” spirituale
dell’uomo e del mondo. Oggi nella cultura sanitaria sembra prevalere un principio antidemocratico, che estrania in misura
5
LA SPORTA Anno VIII N. 22
crescente i cittadini dalla gestione della propria salute: la sua genesi va ricondotta non solo all’autoritarismo della scienza
dominante, ma anche all’incomprensione dello stesso linguaggio medico , che deriva
da un’esagerata specializzazione. Infatti, se per certi aspetti terapeutici un specializzazione tecnica e’ divenuta ormai
indispensabile, questa non deve esulare dai propri ambiti e imporsi come l’unica verita’; esendo per sua natura difficilmente
comprensibile, corre il rischio di diventare una vera e propria forma di potere. E’ sempre piu’ evidente la necessita’ di
riconsiderare i problemi della salute e della malattia con delle modalita’ che rivalutino la capacita’ di comprensione del
singolo, che ne roispettino la dignita” e che facciano appello alla sua volonta’ di collaborare al progresso della comunita’ in
cui vive .
La scelta di una corretta divulgazione medica, che tenga realmente conto della totalita’ spirituale dell’uomo, va nel senso di
un accrescimento delle sue possibilita’ di liberta”.
Giancarlo Buccheri, medico chirurgo, e° presidente del Gruppo Medico Antroposofico Italiano.
Vive e lavora a Milano.
è
Un Affettuoso saluto
Circondato affettuosa-
mente da tutti i medici
e gli infermieri dell’o-
spedale il Prof . Lai il
21 novembre u.s. ha
festeggiato il ritiro in
pensione.
Con i colleghi con i quali ha iniziato la sua professione
dal Vecchio Ospedale di San Giovanni di Dio.
Foto ricordo accanto alla sta-
tua del Maestro.
>
è
Con i collaboratori delle
Sale Operatorie.
LA SPORTA Anno VIII N. 22
Corrimano
Ricordate i prece-
denti articoli su
La Sporta 1993
n° 16 e su La
Nazione a propo-
sito del corri-?f
mano del Nuovo
re INI MUNA
EMAN sci DADA IT hi
Ospedale?
Quello che vedete qui sopra `e' il nuovo calendarietto ta- pedale dl
scabile 1997 che la Provincia Romana dei Fatebenefratelli Dopo 14 anni di
ci ha generosamente donato. attesa p ossiamo
AI centro abbiamo pensato di inserire la foto della portine- :
ria del vecchio ospedale che contiene in se' tutto quanto finalmente salire
necessario per capire i vari significati del passato e del fu- e scendere senza
turo dell'opera di San Giovanni di Dio. : . 6. 10 e
ericolo i s iani di scale.
I calendarietti sono in distribuzione sia nel vecchio che nel p ette pian di sca
= USATEL —
A Full Service Telecommunications Company
USATEL Corp., Ltd. provides telecommunications services throughout the
world using the best carriers available. The result is superior quality, at
extremely competitive prices. You can save from 40% to 60% on the local
PTT service.
All calls are flat-rate, billed with a 30 second minimum, in six second
increments. You pay only for the calls you make. Itemized bills once a month.
Payment by credit card. The service agreements may be sent by fax, to initiate
service more quickly, with the original service agreement signed and returned
by post.
We can serve you anywhere in the world
La nostra societa' Vi mette a disposizione le piu' economiche linee telefoni-
che. Il risparmio varia dal 40% al 60% rispetto al servizio nazionale.,
Le nostre linee possono essere raggiunte da tutto il mondo.Il nostro servizio
non ha nessun costo addizionale. Richiedeteci maggiori informazioni.
Provare non costa niente.
Fax +39 55 218.839 E-mail : sgd@dada.it
> Perseo:
Transfer I5 dicembre 1996 abbiamo
ff trasferito il capolavoro di Benvenuto Cellini
n da Piazza della Signoria agli Uffizi
n
I View
E Dai primi mesi del 1997 tutti
Start =. potranno visitare la sala del restauro e
PESSINA la mostra multimediale
Grazie ad un restauro che
impiega le tecnologie più avanzate,
consegnamo alle generazioni future uno
dei simboli del Rinascimento italiano
Così come il Cellini piegò le tecnologie del suo tempo alla creazione di
un progetto artistico dove l'Uomo era al centro di tutto, la Cassa di
Risparmio di Firenze raccoglie oggi la sfida delle nuove tecnologie per
proporre una Banca dove i protagonisti sono e resteranno le persone
z
A
E
È
Ri
6
<
=]
E
3
ES
E
S
A
Cd
s
E
E
E
3
y +
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
TECNOLOGIE PER L’UMANESIMO
SOPRINTENDENZA
PER I BENI ARTISTICI E STORICI
PER LE PROVINCIE DI FIRENZE
PISTOIA E PRATO
GALLERIA
DEGLI UFFIZI
m
Visitate il sito http://www.perseo.org e
ottimizzato per Microsoft Internet Explorer 3.0
“Sl na
La Sporta n. 23 Novembre 1997 Anno X
Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze Italia
y Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio
Sped. abb post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96-FI
LA SPORTA
La copertina
Gruppo statuario in terracotta dipinta di bianco
formato da tre figure rappresentanti San Giovanni
di Dio al centro, a destra un povero in ginocchio
in atto di pregare e l'Arcangelo Raffaele a sini-
stra; nella base lo stemma dell’Ordine Ospeda-
liero di San Giovanni di Dio.
Il gruppo attribuito dal Richa nel 1756 allo scul-
tore architetto Girolamo Ticciati e’ databile al
1738, come ricorda una lapide dedicatoria stilata
da Giovanni Lami posta alla base. L’opera e’
stata in seguito riferita sempre al Ticciati anche se
un confronto con il gruppo da lui eseguito nel
1732 con San Giovanni in Gloria gia’ sull’altar
maggiore del Battistero ed oggi nel cortile del
Museo dell’Opera del Duomo ci fa propendere
piuttosto per un’esecuzione di bottega, alla quale
non e’ da escludere la partecipazione del giovane
figlio Pompilio.
(dalla scheda 09/00161440 Catalogo Generale
della Soprintendenza Beni Artistici e Storici)
Anno X N. 23 |
Comunicato della Redazione
Questo numero vi sembrera’ forse un po’ piu’
scarno del solito, ma, come altre volte, ci siamo
ridotti alla fine dell’anno per pubblicare i numeri
necessari al mantenimento dell’abbonamento po-
stale.
Quest’anno nuove leggi sull’editoria ci hanno
messo a dura prova con gli adempimenti neces-
sari, faremo comunque fronte a tutto come sem-
pre abbiamo fatto. '
Novita’ non visibile ai lettori ma molto gradita a
noi della redazione e’ la completa realizzazione in
maniera elettronica.
Con questo numero infatti, abbiamo messo in
atto le nuove tecnologie offerte da Internet, che si
sono concretizzate nella ditta MEDIA s.r.l. di
Prato. La redazione del giornale, dopo averlo
composto, tramite Internet, lo spedisce alla ditta
MEDIA la quale si incarica della stampa, della
cellofanatura e della spedizione in Italia e all’e-
stero.
Soci vecchi e nuovi per
le iniziative del 1998
Carissimi soci, da più di undici anni che l'Ospe-
dale San Giovanni di Dio, in Borgognissanti, è
stato chiuso. Il nostro impegno non si è esaurito. *
Lottiamo tutti i giorni per raggiungere gli obiet-
tivi che ci siamo preposti. Per continuare la sua
attività e promuovere nuove iniziative, l'Associa-
zione chiede ai soci di rinnovare la loro iscri-
zione. La quota per l'anno 1998 rimarrà invariata
a 50 mila lire. La somma potrà essere inviata
tramite assegno bancario non trasferibile allegato
alla scheda qui riprodotta, in busta chiusa.Oppure
è possibile versare l'importo sul C/C postale n°
10340503 e intestato ad "Associazione San Gio-
vanni d Dio" casella postale 521 Firenze, speci-
ficando nella causale "Tessera 1998".
Per informazioni si può chiamare
la sede dove è in funzione
la segreteria telefonica
e il fax 055 / 218839.
Sommario
LA COPRITNA cricca Pag 2
Comunicato della Redazione .................... Pag 2
SOCI VECCHI è DUDVI sssini Pag 2
BMIROniliccanionzesioiazze ni Pag 3
Antonio CICCONG.......... urina Pag 4
L Erba della Madonia cranio Pag 5
Musica sull'acqua ..onciienimiza Pag 7
SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata l'8 Marzo 1985
inorganici i
EE EOE
LA SPORTA
8 Marzo
S. Messa nell’Ospedale Nuovo
officiata da Mons. Giancarlo
Setti grande ammiratore della
figura e dell’opera di San Gio-
# vanni di Dio.
Ha allietato la funzione reli-
{ giosa il coro “don Milani” di
Ponte a Greve.
Mons. Setti consegna le vesti ai nuovi volon-
tari del gruppo “Giovanni Bonelli”
Agape fraterna con if
soci della Sezione
Ospedaliera e i Vo-
lontari del Gruppo È
“Giovanni Bonelli”.
Abbiamo avuto l’o-|
nore della presenza}.
del Sindaco del Co-$
mune di Firenze Ma- È
rio Primicerio che in-
sieme al Comandante
dei Vigili del Fuoco
di Firenze Domenico
Riccio posano per #
una foto ricordo da-
vanti allo stendardo
dell’ Associazione.
E : LA SPORTA Anno X N. 23 |
Antonio Ciccone dona la sua “sporta” all’ Associazione San Giovanni di Dio
L’opera, carboncino 70X100, e’ stata eseguita in occasione dei festeggiamenti dell’8 marzo 1988,
quarto centenario dell’arrivo a Firenze dei frati di San Giovanni di Dio, che poi furono chiamati anche
“I frati della sporta” per la loro abitudine di andare in giro questuando con una sporta in braccio. l
Dal 1989 per mantenere vivo questo ricordo, l’ Associazione San Giovanni di Dio di Firenze ha fondato
il periodico al quale ha dato il nome “La Sporta” ed ha come simbolo appunto l’opera di Antonio
Ciccone. |
|
m 4 ]
(foto Sergio Cornioli )
l
i
LA SPORTA Anno X N.23 I
Riproponiamo la pubblicazione dello scritto del Dott. Balatri sull’Erba della Madonna che forse qualcuno
ricordera’ inizio’ col n° 5 de La Sporta del 1990, e che, interrotto, viene presentato nella sua versione at-
tuale con le indicazioni per la coltivazione e l’uso.
L’Erba della Madonna (Sedum telephium L.)
(Erba di San Giovanni o Erba Grassa)
Il grande medico naturalista Linneo la chiamo' Sedum telephium, riassumendo due delle sue
caratteristiche: nel genere (Sedum) il portamento: stare seduta ; nella specie (telephium) la sua
virtu' vulneraria. Il re Telefo infatti fu curato, secondo la leggenda riferita da Plinio, per una ferita
alla gamba che non guariva mai, con una pianta le cui caratteristiche furono da Linneo riconosciute
nella Nostra. Da noi viene chiamata Erba della Madonna perche’ mettendone uno stelo alla
Madonna rimane vitale fino all’anno successivo senz’acqua.
Fino a non molto tempo fa, mi riferisco alla mia infanzia all’ Impruneta, ricorrere a questa pianta per curare processi
infiammatori superficiali era cosa naturale: mi ricordo di essere stato curato da mia madre di un giradito all'eta' di sette
anni e di aver conosciuto allora la caratteristica piu' apparisciente dell'azione della foglia, la macerazione cutanea, o
come dicevo io la “lessatura del dito” rimasto a contatto per tutta la notte con il succo della pianta.
Il patereccio periungueale (giradito) e' cosa assai banale e di comune osservazione; normalmente il
medico e soprattutto il chirurgo lo degnano di poca attenzione nella sua fase iniziale suggerendo al paziente,
peraltro molto preoccupato per il grande dolore, di fare tutt'al piu' bagni di acqua salata. Il paziente allora
ricorre al farmacista che cercando nel suo armamentario lo consigliera' di usare lo steridrolo, l'ittiolo, o il
cerotto dei frati ( una specialita' dei monaci Vallombrosani : il cerotto di Padre Rimbotti). Puo' darsi che il
processo infiammatorio, sotto l'azione di questi revulsivi si estingua, ma puo' anche darsi che invece stenti { un
oppure peggiori, costringendo il povero paziente, che ha gia' passato alcune notti insonni per il dolore, a ”
tornare dal suo medico che lo spedira' con richiesta di intervento dal collega chirurgo, oppure, cosa piu' frequente al piu'
vicino Pronto Soccorso, dove, dopo un periodo di attesa dei piu' variabili, il nostro paziente puo' essere sottoposto a vari
trattamenti, secondo l'entita' e la sede del processo che questa volta puo' essere francamente suppurativo. Tutti i
procedimenti chirurgici prevedono interventi cruenti sulla falange che in seguito fanno ricordare questa affezione
soprattutto per le atroci soffrenze.
Purtroppo, non sempre, nonostante le sofferenze la guarigione e’ assicurata,
alcune volte il processo infiammatorio-suppurativo raggiunge l'osso della falange per
cui si puo' anche porre l'indicazione all'amputazione della medesima.
Chi scrive ha conosciuto di persona tutti questi casi e, sapendo che poche
applicazioni delle foglie dell'Erba della Madonna guariscono senza spargimento di
sangue, senza dolore e senza complicazioni questa banale affezione, non puo' fare a
meno di raccomandarne l'uso, direi fino all'abuso, dato che non esistono controindi-
cazioni, tranne l'allergia che peraltro si manifesta dopo alcuni giorni di applicazioni.
Il Telefio e’ stato usato e studiato da molti autori nel corso dei secoli, l'unico
pero' che ne ha riassunto e sintetizzato in maniera perfetta e tutt'ora valida le sue
caratteristiche e' stato il monaco medico Vallombrosano Fulgenzo Vitman che nel
suo DE MEDICATIS HERBARUM FACULTATIBUS del 1770 cosi' ne descrive le
virtu'
Ulcera detergit...(deterge le ulcere): la foglia privata della cuticola della faccia
inferiore, posta sopra piaghe, ulcere, necrosi cutanee, ne dissolve le parti superficiali
portando in superficie e favorendone il trofismo, il tessuto di granulazione sotto-
stante.
..et ad cicatricem perducit ... ( e le porta a cicatrizzazione): di modo che l'epitelio
proveniente dai margini dell'ulcera, si puo' finalmente distendere sul tessuto di
granulazione.
..tumorum suppurazionem promovet ... (favorisce la flogosi suppurativa): favorisce S. telephium
cioe' la formazione degli ascessi . E' infatti questa una notevole proprieta', interes-
sante sia sul piano terapeutico che su quello speculativo; le foglie scongelate, oppure finemente suddivise della pianta
fresca, messe sopra una zona dove il processo infiammatorio sia appena abbozzato possono farlo regredire, se la
sequenza degli eventi non ha ancora portato alla formazione del pus oppure possono indurre un enorme richiamo di
leucociti provocando la raccolta del pus in un tempo molto rapido.
.. et dolores mitigat.(e calma il dolore): quarta ed ultima virtu', apprezzata soprattutto durante il processo infiammatorio
quale per esempio quello di un ascesso dentario , fa capire la ragione della sua coltivazione pressoche' generalizzata in
tutte le parti del mondo.
LA SPORTA Anno X N. 23
L’Erba della Madonna (Sedum telephium L.)
Coltivazione
La piantina deve essere messa a dimora in terra oppure in un vaso del diametro di
almeno 20 cm. ( con gli anni puo' aver bisogno di vasi fino al diametro di 1
metro).
Puo' anche essere esposta costantemente al sole; va bagnata ogni 5-6 giorni.
Quando cominciano a comparire i primi boccioli (giugno-luglio) si raccolgono le
foglie che dovrebbero aver raggiunto uno spessore di circa 2 mm.
Dopo averv tagliato lo stelo, si staccano le foglie ad una ad una, si lavano, si
lasciano asciugare e quindi si mettono in congelatore ermeticamente chiuse
(-20°C).
La pianta deve essere sempre messa a dimora all'esterno (non teme il gelo).
Riguardo alla vegetazione, durante l'inverno fino a febbraio, perde tutte le foglie
per la nuova vegetazione che inizia da febbraio - marzo.
Si possono usare le foglie fresche finche' ci sono, oppure congelate nei mesi in cui
la pianta non produce (da settembre a giugno).
Uso
Foglie fresche:
La maturita' delle foglie si ha quando la pianta decide la fioritura, allora le foglie S. telephium
hanno raggiunto lo spessore massimo ed emanano, quando vengono contuse, un
caratteristico odore, che nei mesi precedenti e' solo un odore erbaceo.
Le foglie fresche si usano togliendo la pellicola della pagina inferiore ed applicandole sulla superficie che l
interessa, mantenendole in sede con un cerotto ( e' cosi' che la pianta manifesta le sue virtu' di "erba
callista").
Foglie congelate:
Si tolgono una o piu' foglie dal congelatore, e dopo 5 minuti di esposizione a temperatura ambiente, si
asporta la pellicola della pagina inferiore (quella della costola).
Si applicano quindi le foglie sulla zona interessata, ricoprendole con uno speciale cerotto adesivo
(FIXOMULL-STRECH BEIERSDORF purtroppo difficile da reperire in Farmacia).
Le foglie devono venire rimosse e sostituite ogni 12 - 24 ore.
Avvertenze
Si possono verificare casi particolari di allergia alle foglie, in cui si manifestano delle "bollicine" precedute
quasi sempre da prurito di varia entita' in sede di applicazione.
Tale reazione dermitica si puo' presentare anche dopo 4 - 5 giorni dall'inizio del trattamento;
si deve in questi casi interrompere immediatamente l'applicazione delle foglie altrimenti la reazione
diventera' sempre piu' vistosa.
Qualora si manifesti la reazione dermitica oltre ad interrompere l'applicazione si deve ricoprire la pelle
interessata con una pomata di OSSIDO DI ZINCO facilmente reperibile in Farmacia.
Cosi' facendo e' possibile riprendere l'applicazione delle foglie per qualche altra volta, ma per periodi molto
brevi, alternandole con l'OSSIDO DI ZINCO.
Dott. Sergio Balatri
Le piantine si possono trovare presso :
Smorti Pinzauti Piera Via Barni 3/a (Galluzzo Firenze)
Tel. 2047185
Associazione San Giovanni di Dio
Borgognissanti 20 50123 Firenze Tel/fax 055.218839
| 6
f. LA SPORTA Anno X N. 23
Soci che scrivono
MUSICA SULL'ACQUA
Tecnologia e creatività nell'allestimento di opere liriche.
Bregenz, una ridente cittadina austriaca sul versante est del Bodensee, o altrimenti "lago di Costanza",
sul quale si affacciano Svizzera, Austria e Germania. Bregenz ha un aspetto pittoresco, con i suoi
giardinetti ben curati lungo il lago, i disegni di fiori nelle aiuole, le tipiche case colorate e stuccate,
antichi monasteri. Due elementi naturali la caratterizzano, da una parte il tranquillo specchio d'acqua del
lago, dall'altra le montagne di fitto bosco.
Ma Bregenz si distingue ed è conosciuta in Europa da più di una decina di anni per una pregevole
attività artistica tra cui spicca un evento spettacolo replicato biennalmente nella stagione estiva: la
realizzazione di un'opera lirica su un palcoscenico all'aperto costruito su palafitte nel lago, che oltre
all'indubbio fascino si distingue per l'utilizzo di moderne tecnologie di impianto acustico e di allesti-
mento con imponenti scenografie mobili. Ricordiamo per il passato le fantasiose messe in scena de I
Racconti di Hoffmann, Il Flauto magico, Carmen, Nabucco e uno strepitoso Olandese volante ('89 e '90)
dove l'utilizzo dei mezzi tecnici si è espresso al meglio in funzione di una intensa lettura dell'opera.
Quest'anno è stata inaugurata la rappresentazione biennale di Porgy and Bess di George Gershwin
(1898-1937), ad oggi la più apprezzata opera lirica americana.
Scritta per cantanti negri da uno statunitense di origine russa l'opera fu rappresentata per la prima volta
a Boston nel 1935. Gershwin aveva raggiunto una grande popolarità come autore di brani orchestrali,
come la Raspodia in blu e Un americano a Parigi, ma era anche bersaglio di critiche per la sua facilità
nel contaminare il genere musicale colto con il jazz e la canzonetta. Questo aspetto merita tutt'oggi una
riflessione più attenta. La fusione di diversi stili musicali è un tratto tipico della musica americana
d'inizio secolo, che si dimostra sensibile alle novità che provengono dal nascente jazz, dal blues e loro
diramazioni, recependo ed elaborandone le sollecitazioni in modo originale. Con Porgy and Bess inoltre
Gershwin, che già lavorava per Broadway, si colloca nella linea del musical, un genere affermato in
teatro, che unisce recitazione, ballo e canto puntando, pur nella qualità, allo spettacolo leggero di
immediata presa sul pubblico. Egli realizza, quindi, grazie a questi diversi apporti stilistici, un'opera
dall'intenso contenuto drammatico, accentuato da un'ambientazione realistica, il cui protagonista,
Porgy, è un mendicante handicappato che si sposta con le stampelle o su un attrezzo a ruote; ma anche
un'opera corale, dove trovano spazio la leggerezza, l'ironia, il gusto per la travolgente coreografia
d'insieme.
Sul palcoscenico di Bregenz la dimensione spettacolare dell'opera, diretta da Andrew Litton con la regia
di Götz Friedrich e le scene di Hans Schavernoch, si è espressa ottimamente grazie in primo luogo ad
una buona compagnia di cantanti-attori-ballerini, come è richiesto dal copione, tutti di origine ameri-
cana e di colore.
La scena (elemento saliente negli allestimenti del Festival austriaco) doveva riprodurre il quartiere
negro della città di Charleston nei primi decenni del '900 ma era densa di particolari moderni e veniva
articolata su due livelli: il più alto era circondato dalla ricostruzione delle povere abitazioni (o roulottes)
e lasciava un ampio spazio per le azioni d'insieme; al di sotto, di fronte a un gioco di pontili di legno sul
lago, si trovava la stamberga di Porgy. A copertura superiore di una parte della scena, sospeso in alto,
era collocato una sorta di spezzone autostradale, semidemolito, dal cui interno sono usciti, nella scena
della tempesta, fumi e fuochi d'artificio. Su di esso campeggiava un cartellone illuminato con la scritta
"Somebody up there likes you". Una montagna di auto da rottamare, qualcuna a testa in giù nel lago,
affiancava infine la sinistra del palco.
Questa strana accozzaglia di oggetti, piuttosto cupa e ad un primo impatto disarticolata poteva apparire,
in un'ipotesi di lettura, come un paesaggio innaturale, che evocava senza drammi lo stravolgimento del
LA SPORTA Anno X N.23
mondo moderno, dove la collina è in realtà un mucchio di automobili, la grotta riparo è un viadotto
stradale, l'arcobaleno una scritta pubblicitaria.
In questo ambiente, la massa vivente dei personaggi, quasi costantemente presente sul palco, ha regalato
momenti di suggestione ma non ha sempre permesso l'evidenza registica dei ruoli drammatici princi-
pali, interpretati, nella rappresentazione alla quale abbiamo assistito, da Arthur Woodley, un ottimo
Porgy anche per prestanza scenica, Myra Merritt, che ha dato la sua bella voce al personaggio di Bess,
Eric Lee Johnson, un travolgente Sporting Life, anche bravo ballerino. La compagnia dei solisti era in
triplice alternanza per far fronte alle 27 repliche tra i mesi di luglio e agosto.
Una suggestione singolare, e che si ripete ogni volta che assistiamo alle opere sul lago, è stata data
infine dalla presenza dell'acqua, elemento integrante della scena anche perchè i personaggi (dotati in
alcuni casi di stivali invisibili) la sfiorano, vi si muovono intorno, vi si immergono parzialmente.
Nell'assistere all'opera di Gershwin guardando l'acqua si poteva immaginare di trovarsi su un lembo di
oceano. Ma questo elemento evocava anche il senso di precarietà della vita dei personaggi stessi,
sottolineava la dolce malinconia della musica e suggeriva l'imprevedibilità dell'elemento naturale così
affine agli scherzi del destino che segnano le vicende contorte dei personaggi di questa storia.
Ricordo infine che a Bregenz, sempre in estate viene allestita un'opera lirica nel teatro al chiuso, un
evento certo meno spettacolare del primo ma svolto con molta cura e che mira a riscoprire opere
inconsuete del repertorio lirico (l'anno prossimo L'amore dei tre re di Italo Montemezzi). Quest'anno
abbiamo assistito a Der Dämon (1871) di Rubinstein, con il piacere di ascoltare pagine bellissime e
quasi sconosciute di una musica russa che affianca degnamente i capolavori coevi più noti.
Letizia Putignano *
Bregenzer Festspiele
A-6901 Bregenz, Postfach 311
Tel +43 5574 407-6, Telefax DW 400
internet http://www.vol.at/bregenzerfestspiele
e-mail: bregenzer@festspiele.vol.at
*
Letizia Putignano, musicista e voce solista del coro gregoriano “Viri Galilaei”, ci invia questo suo
scritto realizzato in occasione di un suo soggiorno a Bregenz.
PRIA rta casini sa » “ stica si rarte ss ZIE
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Anna Maria Montanari.
Tel./Fax +39(0) 55 218839 Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re,
Roberto Della Lena, Lorenzo Recchia.
E-mail sgd@dada.it Impaginazione in proprio - Stampa Duplioffset Prato
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Reg. Trib. di Firenze n° 3815 del 17/03/1989
La Sporta n° 25 Gennaio 1998 - Anno XI
Notiziario trimestrale dell' Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l' 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
riflessione la virtù della Sp eranza 99
sulla virtù LÌ
della K
fù
Speranza /\.
T
ari \
amici, {%
i
\quest'anno ed all’inizio del penultimo di questo
alla fine di (ML -
secolo, tanto \-_—* N AA ©. tormentato, riflettiamo su quanto grande sia la vir-
tu’ della Spe- j a\ I WY ranza. La speranza come risposta all’ansia di ciascuno di
noi per le tante | i \ gie. cause che oggi la determinano. Sembra che alla fine di
questo secolo, j \ \ tanti ideali, giusti o sbagliati si siano disseccati, conducendoci
in un tunnel di giorno in ` giorno piu’ grigio e dallo sbocco invisibile ed incerto.
Ecco perche’ abbiamo bisogno di ravvivare in noi la speranza: senza la quale non c’e’ vita attiva,
creativa ed affettiva. Essa investe tutto quanto l’uomo, nella sua sfera etica, si propone e pensa di
realizzare durante tutto l’arco della propria vita.
L’avvicinarsi del Natale, la grande festa che ci raccoglie tutti nelle nostre famiglie commuovendo i
nostri sentimenti mi sembra l’occasione per pensare alla virtu’ della Speranza. 1997 anni fa nasceva
Gesu” e con Lui la storia dell’uomo e’ profondamente cambiata. Il suo insegnamento e’ la via che non
finisce mai, perche’ il progredire nel bene, e’ uno sforzo lento ma continuo per “vivere” nel senso piu
ampio della parola e la speranza ne e’ il sostegno essenziale.
Per i cristiani la speranza piu’ grande e’ di giungere nel “porto certo” in condizioni accettabili ma e’
anche il sostegno per affrontare i fatti giornalieri ed i tanti problemi che incontriamo.
Viviamo un’epoca di grandi mutamenti: mai nella storia dell’umanita’ vi e’ stata un’evoluzione cosi’
rapida e senza sosta come negli ultimi cinquant’anni. Basti pensare alla medicina, all’informatica che
annulla tutte le distanze e che rende disponibile il “conoscere” quasi in tempo reale, ai trasporti che ci
consentono di muoverci con straordinaria rapidita? e comodita’ e, ancora in fase di evoluzione, la
graduale conquista degli spazi interplanetari e si potrebbe andare avanti con molti esempi.
E’ proprio questa travolgente evoluzione che rende la societa’ inquieta e preoccupata di fronte a un
mondo cosi’ complesso che sfugge alle capacita’ di sintesi per
ognuno di noi. Ogni uomo e’ portato a vivere sèmpre piu’
intensamente la sua piccola realta’ personale, impedito a
capire cosa succede al di la? del suo steccato e si adagia in
una visione a corto raggio di cui sente il disagio e che gli
rende difficile aprirsi ai grandi ideali dello spirito che, soli,
possono far ritrovare agli uomini una visione piu’ ampia delle
finalita? della vita e della storia. Ecco perche’ dobbiamo
coltivare la virtu’ della Speranza per sollevarci dal grigiore e
attraversare positivamente questo tratto di storia con la cer-
tezza che i valori ritrovati daranno un volto piu’ umano a
questo nostro tempo. Con questi sentimenti, mi unisco a tutti
voi con l’augurio piu’ caloroso per tutto quanto vi sta a cuore
e rivolgo un pensiero particolare ai Volontari che svolgono la
loro attivita” con tanta capacita? e amore, ai malati da essi
assistiti, ai medici, agli amministratori e a tutto il personale
del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio.
1 È J= toa
E 2
Sommario
Editona e ahhaaa ainia
La sigla di San Giovanni di Dio.................
Lo Stendardo a San Riccardo...................
Firenze Porte Aperte .............upsicicaria
Visita del Ministro della Sanita”...............
LA SPORTA Anno XI N. 25
Il Presidente ÆN A
invita aduna <2) “Riflettiamo quanto grande
Nuova direzione medica del “Bruco” ......
Abbiamo letto, Copertina.........................
Risposta, Pensionamenti, Calendarietti
Video “S. Riccardo, Cartelli, Medline.....
Bentornato al Dott. Mario Cecchi............
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
Abbiamo pensato, d’accordo con Fra Giuseppe Magliozzi, di pubblicare a puntate i vari capitoli
dell’opuscolo del quale abbiamo gia scritto nel N° 21/95 pag 6.
La sigla di San Giovanni di Dio
CAPITOLO PRIMO: NEL NOME DEI RE
1. L'ARRIVO A GRANADA
Nell'anno del Signore 1537, quando sul trono dei reami spagnoli sedeva l'imperatore Carlo V, giunse
inavvertito a Granada un portoghese giramondo, di nome Giovanni Cidade‘, che in brevissimo volgere di tempo
sarebbe divenuto il personaggio più benvoluto di quell'affascinante città andalusa e l'iniziatore di un'epopea di
carità che lungo i secoli avrebbe travalicato i confini della Spagna e raggiunto ogni continente.
Giovanni, appena pochi anni prima, aveva visto da vicino l'imperatore Carlo V.
Giovanni infatti, pur essendo nato nella cittadina portoghese di Montemor, era vissuto in Spagna fin
dall'età di otto anni ed aveva servito due volte nell'esercito spagnolo: nel 1523 sul confine pirenaico nella
campagna per la liberazione della fortezza di Funterrabfa, occupata dai Francesi; e nel 1532 a Vienna, per
liberarla dall'assedio dei Turchi, che minacciavano d'invadere l'Europa.
Carlo V aveva guidato personalmente la spedizione di Vienna ed al termine dell'assedio aveva passato in
rassegna le truppe. Giovanni, che a Vienna andò come attendente del Conte di Oropesa, aveva avuto più di altri
la possibilità d'osservare da vicino l'imperatore e quando negli anni successivi gli accadeva di rievocare nella
memoria l'immagine del sovrano, al contempo gli riecheggiavano vivide nel cuore le idealità che avevano spinto
il Conte di Oropesa! e lui stesso in quell'impresa che non fu puramente militare, quanto piuttosto una crociata in
difesa della fede cristiana, in grave rischio di rimanere soffocata dall'eventuale dilagare in Europa dello
sterminato esercito radunatosi sotto il vessillo della mezzaluna.
Il radicale antagonismo tra i seguaci di Cristo e quelli di Maometto costituì sempre una delle problematiche
più fortemente sentite da Giovanni”. Egli era nato intorno al 1491, cioè giusto quando stava per concludersi con
la liberazione di Granada la fine dell'invasione islamica della Spagna, protrattasi per oltre sette secoli?. La
progressiva riconquista dell'ultimo lembo di Spagna anche sotto i Mori, cioè appunto il regno di Granada, era
stata tenacemente perseguita dai nonni materni di Carlo V, cioè i due coniugi Ferdinando sovrano d'Aragona ed
Isabella sovrana di Castiglia, che avendo già col loro matrimonio conseguito la definitiva unificazione dinastica
dei reami cristiani della Spagna, ottennero poi, grazie alla loro vittoriosa crociata contro l'ultimo re moro di
Granada, anche l'unificazione religiosa dell'intera penisola sotto il vessillo della Croce, per cui il Papa nel 1496
in segno di gratitudine concesse loro il significativo appellativo di Re Cattolici, col quale sono passati alla storia.
I rre—__ rr
1 Francisco de Castro, suo primo biografo, nel cap. VI ci dice solo che Giovanni entrò a Granada a 46 anni. Ma grazie alla circostanziata
deposizione di don Ambrogio Maldonado, che fu il secondo cappellano che il Santo ebbe nell'Ospedale in via Gomeles, sappiamo con
precisione che costui arrivò a Granada nel 1537 (vd. G. Magliozzi, "Quando nacque San Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 9: 4-5,
1994). Riguardo alle citazioni del Castro, nel presente lavoro io preferisco sempre tradurre personalmente dal testo originale spagnolo del
1585, ora disponibile anche in edizione anastatica edita a Cordoba, però esistono traduzioni in varie lingue e chiunque, sapendo il
capitolo,
può subito rintracciare la frase nel suo contesto.
E' significativo che nel testamento del padre del Conte, cioè don Francisco, troviamo disposto che le spese sostenute dal figlio nella
campagna di Vienna contro i turchi non siano defalcate dalla quota legittima dell'eredità "essendo opere per Dio". Vd. J. Cruset, "Un
avventuriero illuminato", Ed. Paoline, Bari 1960, p. 60, nota 13.
2: è > AI ë e . ` . . `
Il coinvolgimento emotivo di Giovanni su questo tema era così profondo che a Ceuta, come ci racconta il Castro nel cap. V, patì una
tremenda crisi spirituale quando un suo compagno di lavoro passò ai musulmani.
* Le truppe islamiche avevano traversato nel 711 lo stretto di Gibilterra e occuparono rapidamente il meridione del Portogallo e l'intera
Spagna, dove vennero bloccate solo sui Pirenei, cioè ai confini con la Francia, dall'epica resistenza dei famosi paladini d'Orlando, alla
quale si ispira tuttora la vivace decorazione dei nostri carrettini siciliani. Gli invasori furono designati con l'appellativo Mori in quanto
provenivano dall’antica Mauritania, oggi Marocco.
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
Ferdinando ed Isabella erano così fieri d'aver preso Granada, che vollero essere sepolti proprio in
tale città. Accanto all'ancora erigenda Cattedrale sorse perciò quale loro mausoleo quell'autentico
scrigno d'arte che è la Cappella Reale, al centro della cui navata fu collocato nel 1522 un sontuoso
cenotafio in marmo di Carrara, scolpito dall'artista toscano Domenico di Alessandro Fancelli.
Possiamo immaginare con quanta commozione Giovanni nel 1537 vi entrò a riverire la tomba dei Re
Cattolici e ne rimirò le statue che li raffiguravano giacenti alla sommità del tumulo marmoreo.
Ma a Granada il ricordo di Ferdinando ed Isabella non era confinato unicamente nella Cappella Reale. Non
per nulla la lunga scritta in caratteri gotici che corre lungo le pareti interne di tale Cappella, enfatizza come i Re |
Cattolici "conquistarono questo Regno di Granada ed in esso costruirono e fornirono di rendite Chiese,
Conventi ed Ospedali".
Effettivamente a Granada, ancor oggi come ai tempi del Santo, se ci avventuriamo per le strade del centro
storico, noteremo che dal punto di vista architettonico i due volti più tipici siano quello costituito dalle fiabesche
vestigia arabe della città medioevale e quello rappresentato dai possenti edifici rinascimentali, voluti dai sovrani.
Ferdinando ed Isabella proprio per sottolineare come la loro vittoria aveva segnato la fine di un'era; e tale intento
balza evidente per la marcata insistenza 5) con cui appaiono ripetute su tali edifici le iniziali dei Re Cattolici.
2. LIBRAIO A PORTA ELVIRA
Al momento del suo arrivo a Granada l'occupazione di Giovanni era quella di venditore ambulante di libri.
Era un mestiere che a Giovanni piaceva, ma egli aveva ormai 46 anni e, come nota Castro nel cap. VI,
cominciava a pesargli quel continuo vagabondare di città in città, per cui pensò di stabilirsi a Granada.
Forse fu decisiva l'emozione provata nel visitare la Cappella Reale; o forse fu la considerazione che
avrebbe potuto concludere buoni affari in una città di tanto movimento 6); o forse fu semplicemente la casuale
scoperta che era disponibile un bugigattolo” sito in posizione strategica in via Elvira, giusto a pochi metri dalla
più trafficata Porta d'accesso alla città.
Ma in fondo non importa tanto sapere i motivi contingenti che l'indussero a tale decisione. Senza che in
quel momento egli se ne rendesse conto, la Provvidenza aveva un piano su di lui e quel piano avrebbe preso
forma definitiva proprio a Granada. Solo a distanza di anni riusciamo a volte a comprendere qualcosa della
trama di Dio nella nostra vita e in effetti un giorno gli abitanti di Granada, rievocando la meravigliosa vicenda
di Giovanni, si convinceranno talmente che era stato il Signore a guidarlo lì che arriveranno a raccontare di
un'apparizione del Bambinello Gesù a Giovanni per esplicitamente invitarlo a raggiungere Granada”.
Ma per quanta ammirazione i contemporanei di Giovanni arrivarono a nutrire per lui, non riuscirono a
conoscerne completamente la personalità. Una delle cose rimaste fino ad oggi senza spiegazione è ad esempio il
significato della sigla che il Santo abitualmente tracciava in calce alla corrispondenza ed ai documenti ufficiali,
sigla che è quasi l’unica cosa che abbiamo di sua mano.
5 A titolo d'esempio valga il contratto preparato nel 1506 per la costruzione della Cappella Reale di Granada, nel quale vengono
minuziosamente precisati tutti i punti dove scolpire le iniziali reali. Vd. E. Rosenthal, "El primer contrato de la Capilla Real", in
"Cuadernos de Arte", Univ. de Granada, 1972, p. 28.
° Oltre al Tribunale ed alle attività commerciali che richiamavano moltissima gente, Granada vantava in quei tempi almeno
cinquantamila residenti stabili, tenuto conto che nelle liste anagrafiche del 1561 vi figurano domiciliate ben 13.211 famiglie. Vd. F. Ruiz
Martín, "Movimientos demográficos y económicos en el Reino de Granada", in "Anuario de Historia Económica y Social", I: 144, 1968.
7 Oggi in via Elvira v'è una Cappelletta, ricostruita nel 1880 a spese di José M. Vasco, che ricorda il minuscolo locale (il teste
Cosme de Rojas lo definisce "tiendecita", cioè negozietto) fittato dal Santo per vendervi i libri. Vd. M. de Mina Salvador, "Visitar la
Granada de San Juan de Dios", Ed. Comares, Granada 1994, pp. 31 e 36.
è Il primo a narrarla fu forse Lope de Vega, quando portò sulle scene le vicende del Santo nella "Comedia famosa de Juan de Dios
y Antón Martin", composta nel 1607 e poi nel 1618 data anche alle stampe, per cui ebbe certo modo di attingere ad essa il Celi che, come
deduciamo dalla citazione nel cap. XXII di avvenimenti del 1618, in tale anno non aveva ancora ultimato la biografia del Santo.
Attraverso il Celi l'episodio filtrò in quasi tutte le altre biografie ed ispirò l'attuale emblema dei Fatebenefratelli, che è una melagrana
sormontata dalla Croce. Vd. G. Magliozzi, "Pagine Juandediane", Centro Studi "San Giovanni di Dio", Roma 1992, pp. 41-44 e 208-209.
LA SPORTA Anno XI N.25 1998
Se infatti per poter vendere libri Giovanni doveva necessariamente aver appreso a leggere ed anzi
° abbiamo attestazioni esplicite della sua assiduità alla lettura” , Sappiamo invece che quanto a scrivere egli
aveva indubbiamente grosse difficoltà, tanto da essere costretto a ricorrere agli scrivani ogni volta
doveva inviare qualche lettera o c’era da redarre la lista dei suoi perenni debiti. Non a caso non possediamo
neppure una sola frase scritta di suo pugno.
Per la precisione, esiste un documento notarile del 5 agosto 1542 nel quale il Santo, richiesto di apporre la
propria firma per accettare una donazione, non usò la sigla ma vergò quasi completamente per esteso il proprio
nome da religioso, scrivendo cioè “Ju®° de Dios”. Ma queste tre brevi parole, anche se tracciate in buona
calligrafia tanto da far supporre che il Santo si fosse spratichito a copiarle da qualche modello, non sono
sufficienti da sole a farci concludere che egli fosse davvero in grado di scrivere qualsiasi frase”.
Non dobbiamo comunque meravigliarci del suo non riuscire a scrivere, poiché questa incapacità era ai suoi
tempi comune anche in persone di rango elevato, che pertanto ricorrevano agli scrivani con la stessa semplicità
con cui oggi si ricorre, senza per questo sentirsene menomati, ad un operatore di computer.
Ad esempio il ricordato imperatore Carlo V aveva a Corte uno stuolo di scrivani e perfino qualche famoso
calligrafo, ma personalmente egli sapeva usar la penna solo per autenticare la corrispondenza: lo faceva
tracciandovi in calce, in caratteri sproporzionatamente grandi com'è tipico dei principianti, i tre monosillabi che
lo qualificavano fin da quando aveva ricevuto la corona dei reami di Spagna, cioè "Io il re", e che, forse perché
riluttante a dover far pratica con un nuovo geroglifico, non volle poi mutare quando nel 1519 fu eletto anche
imperatore di Germania, motivo per cui Gattinara, che era il suo Gran Cancelliere, tentò di convincerlo"! che
conveniva da quel momento firmarsi non più col titolo, ma col suo nome Carlo.
3. IL MISTERO DELLA SIGLA
Tornando a San Giovanni di Dio, le sei lettere che di lui ci sono pervenute, furono dettate a pubblici
scrivani e di sua mano è solamente la sigla che vi appose, parimenti tracciata in caratteri enormi e della quale
non spiegò mai il significato.
Tale sigla compare altresì in una quietanza per un piccolo lascito testamentario al Santo, che termina
testualmente: "Lo firmo col mio nome in Granada addì 6 dicembre 1548 con queste mie tre lettere". Il fatto che,
contrariamente alla consuetudine, non sia la data a concludere il testo della quietanza, fa ritenere ovvio che le
parole dopo la data rappresentino una rettifica chiesta dal Santo prima di avallare di proprio pugno il documento.
Grazie a tale rettifica veniamo a sapere, con assoluta certezza, due cose: che il Santo preferiva non firmare col
proprio nome e che la sua sigla era composta da tre lettere. Cadono pertanto quelle interpretazioni della sigla che
pretendono di leggere in essa il nome del Santo o di riconoscere in essa più di tre lettere”. Sfuggono a tale critica
solo un paio di interpretazioni, che esamineremo brevemente. La più recente di queste due è la dotta ipotesi del
confratello portoghese fra João Luis Pelicano, per il quale la sigla andrebbe letta "Jo del Foro odioso", che era
un'espressione giuridica d'accettazione delle discriminazioni gravanti sulle iniziative economiche degli stra-
nieri”. Però tale interpretazione, forse ammissibile in un carteggio d'affari quale l'appena citata quietanza,
diventa assurda in lettere di direzione spirituale, come quella che il Santo indirizzò al giovane Luis Bautista.
°? Vd. G. Russotto, "Spiritualità Ospedaliera", Marietti, Torino 1958, p. 53.
10 Va. G. Magliozzi, "Scovata una firma di San Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 10: 6-7, 1996.
1 Va. H. Keniston, "Francisco de los Cobos, Secretario de Carlos V”, Ed. Castalia, Madrid 1980, p. 55.
2 Per un elenco di tali interpretazioni vd. G. Russotto, "San Giovanni di Dio e il suo Ordine Ospedaliero”, Ed. Fatebenefratelli, Roma
1969, vol. I, p. 13; oppure vd. R. Jardim de Castro, “S. João de Deus. Um herói português do séc. XVI”, Rei dos Livros, Lisboa 1995,
pp. 189-190.
2 Vd. J. Luis Pelicano, "Investigação sobre a sigla de S. João de Deus y.f.0.", in "Boletim Familiar da Província Portuguesa", 1: 53-57,
1995.
pied ie delitti
LA SPORTA Anno XI N.25 1998
L'altra interpretazione è quella formulata nel 1962 da José Cabezudo Astrain'*, che propose di
" leggere la sigla come l'abbreviazione di "Jo servo umile" o, con molta più fantasia, di "Jo servo
dell'Eucarestia". Però è strano che Cabezudo, pur mostrando d'avere cognizioni di paleografia, non si sia
posto il problema di quale tipo di grafia avesse usato il Santo nella sua sigla. Solo perché questa figurava in
calce a missive che gli scrivani avevano vergato in caratteri latini, gli dovette sembrar scontato che anch'essa
fosse stata tracciata dal Santo in caratteri latini e, in buona coerenza con tale postulato, arrivò alla conclusione
che la seconda lettera della sigla non era una F ma una S.
In realtà i pronunciatissimi e spigolosi uncini, di cui è dotata la prima lettera di tale sigla, non lasciano
dubbi che la grafia usata sia stata invece quella gotica, che ai tempi del Santo era ancora la preferita nelle
iscrizioni sui monumenti e solo progressivamente vi verrà sostituita con quella latina. Ora, se si accetta che la
sigla è tracciata in gotico, non la si può più leggere "YSo", come sosteneva il Cabezudo, ma può unicamente
esser letta "YFo". Resta ovviamente il problema di dare a tali tre lettere un senso che sia fondato su concrete
motivazioni e non invece frutto di ipotesi sostanzialmente gratuite, quali quelle del Cabezudo.
4. UNA COINCIDENZA INASPETTATA
Abbiamo accennato all'uso dell'alfabeto gotico nelle iscrizioni sui monumenti e se cerchiamo di farvi
attenzione in Granada, faremo una scoperta davvero inattesa: le ricordate iniziali dei Re Cattolici sono le stesse
che compaiono nella sigla del Santo, anche se in questa la sequenza è invertita rispetto a quella adottata dagli
scalpellini, che sui monumenti tracciano sempre prima la F del re Ferdinando e poi la Y della regina Isabella.
Infatti, pur essendo entrambi sovrani per proprio conto e sedendo ognuno sul proprio trono, a Ferdinando veniva
data la precedenza in quanto maschio.
Arrivando a Granada dalla strada dell'aeroporto, il primo edificio rinascimentale in cui ci imbattiamo è
l'Ospedale Reale, nel cui monumentale ingresso spiccano le statue di Ferdinando ed Isabella, sormontate da un
riquadro con le rispettive loro iniziali F ed Y. Tale portale marmoreo fu però realizzato con notevole ritardo,
cioè nel 1640, e questo spiega perché le due iniziali regie vi appaiono tracciate in caratteri latini. Ugualmente in
caratteri latini sono quelle tracciate nel chiostro marmoreo del primo cortile a sinistra, rimasto incompiuto e
della cui edificazione si cominciò a discutere solo nel 1539.
Le iniziali scolpite anteriormente a tale data sia nello stesso Ospedale Reale, sia in altri monumenti coevi
di Granada - quali ad esempio la Cappella Reale, il chiostro di Santa Isabella, la chiesa di San Girolamo o quella
di San Domenico - figurano invece costantemente in caratteri gotici e non v'è il minimo dubbio che il Santo per
la propria sigla prese a modello quest'ultime.
5. PERCHE' INVERTI' LA SEQUENZA?
Astrattamente parlando, è davvero strano che il Santo usasse l'alfabeto gotico per la propria sigla e non
invece quello latino, che gli era certo più familiare. Ma evidentemente ciò che lo interessava non era il tipo di
alfabeto, ma la consapevolezza che si trattava delle iniziali dei Re Cattolici: però se davvero il suo intento era di
esprimere il proprio attaccamento alla memoria dei due sovrani, perché non riprodurre le due iniziali nella
sequenza in cui figuravano in tutti imonumenti di Granada, cioè prima la F e poi la Y?
Una facile risposta a questo ovvio quesito ce la offre proprio l'Ospedale Reale se entriamo nel secondo cortile a
sinistra, quello detto della Cappella in quanto essa vi si estendeva lungo il lato che fronteggia la piazza del
Trionfo. Se ci poniamo al centro di questo cortile, possiamo ammirarne il porticato marmoreo che l'avvolge per
intero, dal classico taglio bramantesco anche se ancor venato di reminiscenze gotiche. Poiché il cortile è un
quadrato perfetto, i venti archi a tutto sesto che al pianterreno delimitano il chiostro sono equamente suddivisi
cinque per lato e poggiano su snelle colonne di stile dorico, mentre per i venti archi del piano rialzato le colonne
sono in stile corinzio.
A Vd. J. Cabezudo Astrain, "El enigma del autógrafo de San Juan de Dios", in "Labor Hospitalaria", n. 89, 1962; e, tradotto in italiano,
"L'enigmatica sigla di S. Giovanni di Dio", in "Vita Ospedaliera", 3: 72-74, 1963, con brevi osservazioni di Felix Carlo Durst che
richiamava l'attenzione sul fatto che la sigla si compone di solo tre lettere.
LA SPORTA Anno XI N.25 1998
Su in alto, sotto gli spioventi del tetto, corre tutt'intorno un fregio con un'iscrizione latina" in
caratteri gotici rotondi, la quale ci informa come la costruzione dell'Ospedale Reale fu iniziata dai Re
Cattolici e poi proseguita dal nipote Carlo V, sotto il cui regno nel 1536 - mentre era esultante per la
sconfitta inferta ai musulmani con la conquista di Tunisi - venne ultimato questo primo cortile. Tale esplicito
riferimento al 1536 ci rende assolutamente certi che allorché Giovanni venne ricoverato come infermo mentale
nell'Ospedale Reale, questo chiostro si presentava già così come l'ammiriamo oggi, tranne unicamente la
fontanina al centro“. La facciata del chiostro, identica in tutti e quattro i lati, è fitta di motivi architettonici che
coprono per intero le pareti. Se concentriamo la nostra attenzione sugli spazi triangolari sovrastanti ai capitelli e
racchiusi tra la fascia di trabeazione e le mostre degli archi, noteremo che vi campeggia una decorazione in
bassorilievo, costituita alternativamente o da uno degli emblemi regi oppure da una delle iniziali coronate dei tre
sovrani citati nel fregio, cioè o la C dell'imperatore Carlo V oppure la F di Ferdinando oppure la Y di Isabella.
Se noi ci limitiamo ad esaminare un solo lato del chiostro come se fosse totalmente autonomo da quelli contigui,
troveremo che nella parete di entrambi i piani le due iniziali dei Re Cattolici figurano scolpite in sequenza tra
loro perfettamente corretta, in quanto la F si trova esattamente all'inizio della parete e la Y esattamente alla fine.
Se però gettiamo invece lo sguardo non su una parete completa, ma unicamente su uno dei quattro angoli
del chiostro, nel punto cioè di confluenza di due pareti contigue, ci sembrerà che a motivo dell'estrema vicinanza
la Y che conclude la parete sulla sinistra e la F con cui inizia la parete di destra, pur giacendo su due piani
distinti, formino come una decorazione unica, quasi una specie di monogramma costituito dalle due lettere
affiancate, che però ovviamente presentano la sequenza erronea Y e F, invece che F e Y.
Tale sensazione è rafforzata dalla circostanza che mentre ciascuno degli accennati stemmi e perfino
l'iniziale di Carlo V sono stati scolpiti all'interno di un medaglione sbalzato che fa loro come da cornice
delimitante, per le iniziali dei Re Cattolici non esiste la demarcazione di una ben netta cornice, essendo sembrata
sufficiente all'artista la demarcazione, anche se non continua, offerta dalle volute fogliacee che abbelliscono sia
la F che la Y.
Questo abbellimento fogliaceo, peraltro ripetuto anche nelle restanti iniziali gotiche dei Re Cattolici sparse
in altri punti dell'Ospedale Reale” o negli altri citati monumenti coevi di Granada, merita particolare attenzione.
Un profano della grafia gotica, come probabilmente lo era il Santo, può infatti far fatica a capire dove finisce il
tracciato di una lettera e dove cominciano i ghirigori ornamentali. Proprio però tale difficoltà ad individuare e
quindi a riprodurre correttamente gli autentici tratti compositivi di ciascuna lettera, potrebbe fornirci la
spiegazione delle uniche due obiettive differenze esistenti tra la sigla di San Giovanni di Dio e lo pseudo
monogramma marmoreo dei Re Cattolici che appare ripetuto ben otto volte nel suddetto chiostro dell'Ospedale
Reale. E' facile infatti pensare che gli svolazzi fogliacei che orizzontalmente vi tagliano a metà la Y abbiano
erroneamente indotto il Santo a tracciare sulla Y una barretta orizzontale, di per sé ingiustificata. Allo stesso
modo, un equivoco ancor più marchiano potette esser provocato da quella specie di ovulo compatto con cui
termina la voluta fogliacea che vediamo partire sulla destra dal piede della F: nel dirigersi verso l'alto, tale
voluta si appiattisce per un bel tratto contro la modanatura del vicino arco, fino a praticamente non notarsi più,
sicché ad un inesperto, specie se con qualche problema di miopia, può sembrare che il suddetto svolazzo finale ovoidale,
15 Questo è il testo dell'iscrizione latina: "Ferdinandus et Elisabeth, reges catholici, domum hanc a fundamentis edificari issuerunt, quam
vis ut praedicti reges ad alta tecta perducerunt, mors eorum prohibuit, ceterum Carolus imperator invictissimus Hispaniarum rex eorum
nepos inchoatum opus continuari iussit, absoluta est autem pars haec anno Domini MDXXXVI quo gr. Dni. imperator tunecis urbem et
regnum vi coepit, et africanorum violentia et piraticam vindicavit". Questa è la traduzione italiana: "I Re Cattolici Ferdinando ed Isabella
fecero innalzare questo palazzo dalle fondamenta, ma la morte impedì loro che esso arrivasse al tetto. Il loro nipote Carlo, imperatore
invitto e sovrano dei reami spagnoli, ordinò che si continuasse l'opera iniziata, terminandosi questa parte nell'anno del Signore 1536, nel
quale col divino favore l'imperatore conquistò con la forza la città e il regno di Tunisi, prendendosi la rivincita sulla violenza e la pirateria
degli africani". Poiché la presa di Tunisi avvenne nel 1535, credo che la frase latina venne commissionata a qualche letterato in tale anno
ma chi, con i soliti ritardi, la scolpì l'anno successivo, aggiornò zelantemente l'anno, senza badare al senso.
16 Vd. C. Félez Lubelza, "El Hospital Real de Granada", Univ. de Granada, Granada 1979, p. 163.
1 Per la verità le iniziali gotiche dei Re Cattolici ripetutamente alternantisi una per volta sulla facciata esterna dell'Ospedale Reale,
proprio sotto lo spiovente del tetto, presentano un tipo di decorazione abbastanza differente (vd. foto in ultima di copertina), sulla quale
comunque ci soffermeremo più oltre.
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
Ì sito all'altezza del trattino orizzontale della F, non abbia più niente a che fare con la voluta e sia
* invece una terza distinta lettera alfabetica, cioè una o minuscola, probabilmente interpretata dal Santo
come la desinenza finale del nome Ferdinando".
6. FORSE DEGLI ERRORI DI LETTURA
Non sappiamo se Giovanni cominciò a tracciare la propria misteriosa sigla già quando aveva ancora sotto
gli occhi quel monogramma marmoreo o se invece tentò solo in tempi successivi di ripeterlo a memoria.
Certo è che, anche quando non era più ricoverato nell'Ospedale Reale, ogni volta che vi passava davanti
doveva ripensare a quel monogramma e probabilmente, nel rimirare l'edificio, indugiava con lo sguardo sulle
iniziali coronate dei Re Cattolici scaglionate su in alto lungo la facciata e la cui decorazione, pur essendo
abbastanza peculiare, si prestava ad identici fraintendimenti che quella del cortile della Cappella.
Riguardo infatti la Y, mancano totalmente i ghirigori fogliacei ed è sorretta da due puttini alati, ma le loro
mani potrebbero dare l'erronea impressione che stiano stringendo un'ipotetica barretta orizzontale che tagli tale
iniziale.
Quanto alla F, vi compaiono due sole volute fogliacee che partono dal piede della lettera e sono sorrette da
due puttini, però la voluta a destra, più ampia e biforcuta, potrebbe dare la sensazione che ci sia una lettera
minuscola, cioè una o, a metà altezza della F.
Accettando l'ipotesi di tali due errori di interpretazione indotti, con la complicità forse di qualche disturbo
visivo”, dalle esuberanti decorazioni dei modelli in pietra, questi ultimi risulterebbero davvero totalmente
sovrapponibili alla sigla del Santo.
Ma anche a voler prescindere da tale ipotesi di errata lettura, ritenendola un po' troppo fantasiosa,
dobbiamo ugualmente ammettere che pur venendo meno in tal caso l'assoluta identità, resta quantomeno in piedi
una somiglianza tanto marcata per grafia e per sequenza, che è troppo semplicistico considerarla una coinci-
denza casuale.
DS
7. UNA COINCIDENZA VOLUTA
Però, se davvero la coincidenza fu voluta, se cioè davvero il Santo intese riprodurre nella propria sigla
quella specie di monogramma marmoreo che chissà quante volte aveva rimirato nel cortile della Cappella
durante i cruciali mesi del suo ricovero nell'Ospedale Reale, abbiamo bisogno di individuare concrete ragioni
che spieghino tale sua scelta. ‘
Cominciamo anzitutto col dire che non sarebbe stata una scelta irriverente o presuntuosa, in quanto
assolutamente non era un appropriarsi della firma altrui. Abbiamo infatti già chiarito che allora i re non
firmavano col proprio nome o con le proprie iniziali, ma con la qualifica "Jo il re" oppure, nel caso di Isabella,
"Io la regina"; e non è escluso che il Santo, specie quando nella campagna militare a Vienna serviva, come nel
cap. II nota con molta precisione il Castro, "nella casa del Conte", cioè come suo attendente, abbia avuto modo
di vedere sul tavolo del suo padrone qualche documento firmato in quel modo da Carlo V.
13 Oppure il Santo potrebbe aver interpretato tale ipotetica terza lettera, cioè la o, come abbreviazione di "obra", ossia nel senso che
l'Ospedale era opera voluta dai Re Cattolici. E parallelamente, nell'adottare tali tre lettere come propria sigla, il Santo potrebbe con la
terza lettera aver voluto rimarcare come egli si considerasse nulla più che un fedele esecutore delle direttive tracciate dai Re Cattolici. In
tal caso, più che pensare all'abbreviazione della parola "obrero", che è un termine abbastanza prestigioso, equivalente a sorvegliante dei
lavori edili di un Ente Morale, opterei per "obedeciendo", cioè per un gerundio in linea coi molteplici gerundi che il Santo nelle lettere
faceva seguire al proprio appellativo "Giovanni di Dio". Vd. G. Magliozzi, "Nel nome dei Re traditi", in "Vita Ospedaliera", 1: 12, 1995.
!° Scrivendo alla duchessa di Sessa il Santo le confida d'essere "malato agli occhi" (2 Se 47). Avverto che in questo lavoro seguo la stessa
numerazione dell’Epistolario che in “Pagine Juandediane”.
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
Riprodurre quel che riteneva il monogramma marmoreo dei Re Cattolici non equivaleva perciò ad
indebitamente attribuirsi prerogative reali, ma era solo un voler porre la propria attività caritativa nel
solco ispiratore dei defunti sovrani.
Per quale motivo però Giovanni copiò le due iniziali regie specificamente dall'Ospedale Reale e non da
altri monumenti apparentemente molto più significativi, quale ad esempio la Cappella Reale?
8. UNA PISTA FRUTTUOSA
Per risolvere questo interrogativo, decisi di leggermi nuovamente la biografia fondamentale del Santo, cioè
quella scritta da Francisco de Castro.
L'avevo già letta e riletta innumerevoli volte, eppure quando vi riprovai con questo specifico scopo,
incredibilmente nel cap. VIII scovai una frase di cui prima non avevo mai afferrato in pieno la portata e che ora
mi indicava esattamente la pista per comprendere le motivazioni che avevano guidato la scelta del Santo.
La frase è quella con cui il Santo durante il proprio ricovero rampognò il personale dell'Ospedale Reale per
il pessimo trattamento inflitto ai malati:
— Oh, traditori nemici della virtù, perché trattate così male e con
tanta crudeltà questi poveri infelici e fratelli miei che si trovano in
questa casa insieme a me? Non sarebbe meglio che aveste compassione |x
di essi e delle loro sofferenze, e li puliste e deste loro da mangiare con
più carità ed amore di quello che non fate, poiché i Re Cattolici per
questo lasciarono tutte le rendite che occorrevano?
Tutti i biografi del Santo, quando riassumono questa invettiva, si
limitano a citare esclusivamente le primissime parole, cioè il rimpro-
vero per la crudeltà delle terapie corporali, che peraltro per millenaria
tradizione erano usate dovunque con i malati di mente, almeno nella
cultura latina”. In verità la punzecchiatura più cocente, quella che |
realmente provoca la violenta reazione degli infermieri nei suoi con-|.. `
fronti, è l'accusa di negare ai degenti attenzioni igieniche e vitto, |
nonostante i Re Cattolici avessero lasciato fondi più che abbondanti per
gli stipendi e per gli approvvigionamenti dell'Ospedale da loro fondato.
Questa frase mi ha dunque stimolato a verificare quale fosse
effettivamente la gestione dell'Ospedale Reale di Granada ai tempi del
Santo. Informazioni davvero illuminanti le ho trovate nella tesi con cui
$i laureò in Storia una delle più conosciute docenti dell'Università di
Granada, la compianta Concepción Félez Lubelza. La tesi fu pubblicata
a Granada dall'Università nel 1979 e si intitola "El Hospital Real de
Granada". Cercherò nel prossimo capitolo di sintetizzare quella che mi è apparsa una vicenda davvero da
tangentopoli”.
Ospedale Reale di Granada: Le iniziali regie
scolpite nel cortile della Cappella.
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
22 Perla verità, nella cultura araba esistevano terapie piu’ umanitarie nei confronti degli infermi mentali, certamente applicate anche
nel “Maristan” di Granada, e delle quali era forse ancor vivo il ricordo, per cui il Santo potrebbe effettivamente essersi ispirato ad esse
nell’impostare alcuni aspetti della propria riforma assistenziale. Vd. F. da Silva Correia, “Algumas razões humana do êxito de João Ci-
dade”, in “Acção Medica”, 58-59: 484-486, 1951. Vd. anche A.Fernades da Fonseca, “Saúde Mental e Humanização S. João de deus e
a Assitência Hospitalo Comunitária”, Ed Afrontamient, Oporto 1995, p. 19.
21 Vd.G. Magliozzi, “Nel nome dei Re traditi”, in “Vita Ospedaliera”, 1:9-12, 1995
(Segue)
| 9 |
OTO ai ie roi
LA SPORTA Anno XI N.25 1998
Y Lo
Lo Stendardo a San Riccardo
Con lo Stendardo a Roma
I 25 ottobre abbiamo accompagnato
il nostro stendardo all’ospedale S.
Pietro Fatebenefratelli dove era espo-
sto alla venerazione di tutti, il corpo
di San Riccardo Pampuri racchiuso in
un’urna di cristallo.
L’Associazione rappresentata dal
Dott. Balatri e’ stata per la prima volta .
invitata ufficialmente a parlare di se’
insieme ai rappresentanti delle case |
della Provincia Romana (foto 2).
Mario Tempesti rappresentante dei Volontari (foto 3), con Fra Benedetto Possemato e le suore
Francescane di Ognissanti (foto 4).
so ic — cele = i a ci
LA SPORTA Anno XI N.25 1998
Firenze Porte Aperte
rande successo ha avuto l’iniziativa dell’ Assessorato alla Cultura
del Comune di Firenze, che da alcuni anni mostra luoghi storico -
artistici della citta” che altrimenti non sarebbe stato possibile vedere. Comune di Firenze
Assessorato alla Cultura
A
L’iniziativa nacque all’epoca del circuito “ la Citta” degli Uffizi “ il cale
cui cartello azzurrino e’ ancora visibile a destra dell’entrata dell’ospe-
dale. Quest'anno le ape iu’ ero li
Q perture sono state anche piu’ numerose deg FIRENZE
anni passati, ma PORTE APERTE
enormemente
2
a maggiore ë Ospedale di
stata l’affluenza S. Giovanni di Dio
del bblico;
gni devi luglio / 6-27 agosto
peer 1a aaa di 10-24 settembre
circa 700 per- ore 20-23
= sone che hanno
è. seguito attenta-
mente le appas- : sa
sionate spiega- E _—___—|
zioni del dott.
` Balatri.
Per informazioni: Tel. 055-2625945/55
Gradita visita
I coniugi Michel e Miriam Labolle,
(quest’ultima della Segreteria della
Provincia Francese di San Giovanni
di Dio a Parigi) di passaggio a Fi-
renze, posano ai piedi della grande
statua in cima alle scale del vecchio
ospedale.
Mr e I |
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
prg = GIR
Visita
del Ministro
della Sanita’
Il 14 aprile di quest'anno abbiamo ricevuto la
visita del Ministro della Sanita” On. Rosi!
| Bindi che, accompagnata dal Sindaco del
comune di Scandicci e dai Dirigenti dell’ A-
zienda Sanitaria di Firenze, ha visitato alcuni
reparti del piano terreno dell’ospedale e poi
; nell’ Aula Muntoni ha ascoltato vari relatori. Hanno parlato
nell’ ordine:
il Dott. Luigi Iaco-
melli Direttore Sa-
nitario dell’ospe-
dale, Mario Primi-
cerio Sindaco del
Comune di Firenze,
Giovanni Doddoli
Sindaco del Co-
mune di Scandicci,
Dott. Carlo Cappel-
letti, Dott.Luigi
Mi Ritzu e Lapo
| Pistelli.
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
ì Nuova direzione medica del BRUCO”
Il Dott. Folco di Volo e’ il responsabile medico del gruppo “IL BRUCO” che accoglie un notevole
numero di pazienti ospiti delle varie case famiglia per il recupero dei minorati psichici.
Il Bruco
1 Centro Diurno di or- <
tovivaismo“Il Bruco”è -
localizzato nell’area del f
Nuovo Ospedale S.Gio-
vanni di Dio, ed è aperto È € -
tutto l’anno dal Lunedì #® g
al Venerdì (8.30-13.30), i
il Sabato (8.30-11.30). ta
Il Centro ha a disposi- "LI à
zione una serra riscal- È
data dove si svolge una |
attività di vivaismo, uti- &
lizzata per la coltiva-
zione di piante da appar- #8 È
tamento, piante da fiore fi
e piante ortive, un pic-
colo appezzamento di terra adiacente alla serra di circa mille metri quadrati suddiviso in una parte tenuta
a giardino ed una parte adibita a colture ortive ed alberi da frutta. una stanza adibita a luogo di riunioni,
colazione e spogliatoio. Il Centro è facilmente raggiungibile con il bus Ataf 27, con fermata proprio
davanti all’ingresso principale dell’ospedale.
L’organico del Centro è costituito da personale convenzionato (Cooperativa Di Vittorio) e risulta
composto da 2 educatori, 1 istruttore, 1 ausiliario, 1 obbiettore. Il Centro fa riferimento ai Servizi
Sociali della ex USL 10/C (A.S.Pietro Galliani).
Gli utenti sono in media 10-12 e sono tutti soggetti in carico al Servizio Psichiatrico del Quartiere 4
(Primarîo Dr. P.Serra). Gli operatori lavorano nella direzione della accoglienza e dello stimolo alla
socializzazione oltre che nella direzione della formazione e della acquisizione di competenze specifiche.
Le varie componenti dell’intervento sono modulate tra loro sulla motivazione e sugli obbiettivi
dell’inserimento. L’intervento consiste nel prestare attenzione ai gesti che usualmente si compiono
nell’attività agricola ed ortovivaistica, l’azione si collega al proprio contenuto emotivo e si finalizza alla
“cura” e alla “crescita” delle piante. Atti semplici e rutinari si arricchiscono di significato, spingono
verso la comunicazione e lo scambio, riescono a contenere “ansia e persecutorietà”. All’attività
quotidiana si aggiungono momenti di socializzazione verso l’esterno che consistono in visite periodiche
a giardini, orti botanici, aziende agricole, visite periodiche ai Centri di vendita di prodotti per
l’agricoltura per l’acquisto dei prodotti e dei materiali necessari allo svolgimento della attività del
Centro, momenti di vendita dei prodotti del Centro con partecipazione in gruppo a mercatini e fiere .
Indirizzi utili :Servizi Sociali ex 10/C A.S. Rita Puccia - tel. 2285628
A.S. Pietro Galliani - tel. 2285693
Il Bruco - tel. 7192379
Dr. Folco di Volo
DAREI) PERE TE E
1998
esorjepodso er3ruey erop uqwow IP OISUINU Spueid UN ep OJEINTES IJUILLESONMNAJJTW
‘OIE]OOSE A LBM IP SUOISIAIP E] 0191p 13d ‘ezuosse Ip ruue g odop ‘4661 SIQUIACU 67 Il ajepadso ur enu 149990 ONLEN ‘HOC II
Anno XI N. 25
14
<
z
©)
Z)
3
142990 OEN ‘Hoq Te 078 uI107UOg
LA SPORTA
http://ng.netgate.net/-norberto/materdei.html
Soci vecchi e nuovi
per le iniziative del 1998
Carissimi soci, sono più di dodici anni che l'O-
spedale San Giovanni di Dio, in Borgognissanti,
a Firenze è stato chiuso, ma il nostro impegno
non si è esaurito. Lottiamo tutti i giorni per
raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti.
Per continuare la sua attività e promuovere nuove
iniziative, l'Associazione chiede ai soci di rinno-
vare la loro iscrizione. La quota per l'anno 1998
rimarrà invariata a 50 mila lire. La somma potrà
essere inviata tramite assegno bancario non tra-
sferibile allegato alla scheda qui riprodotta, in
busta chiusa. Oppure è possibile versare l'importo
sul C/C postale n° 10340503 e intestato ad
"Associazione San Giovanni d Dio" casella po-
stale 521 Firenze, specificando nella causale
"Tessera 1998".
Per informazioni si può chiamare la sede
dove è in funzione la segreteria telefonica
e il fax 055 / 218839.
Anno XI N. 25 1998
Ciusa Perde
Abbiamo letto:
CLAUDIO PERFETTI “Guadalupe
La Tilma della Morenita”
Edizioni Paoline 1992
£ 28.000
Ci sono fatti che lasciano un’impronta
profonda nella vita di un popolo e il cui æ
ricordo si tramanda di generazione in gene- <<
razione. Precisamente di questa natura e’
l’evento guadalupano, che si verifico’ il 12
dicembre del 1531 sul colle Tepeyac in Messico. Qui la Madonna
apparve ad un povero indio di nome Juan Diego lasciando la sua
Immagine impressa sul grezzo mantello del veggente. Tale evento
costitui’ l’occasione eccezionale perche’ due popoli, quello dei
conquistatori spagnoli e quello degli sconfitti aztechi, pur cosi’
culturalmente distanti, trovassero in quest’Immagine la sintesi
meravigliosa e definitiva da cui sono scaturiti il Messico e l’intera
America Latina di oggi.
Il libro, che esce durante il novenario di preparazione alle
celebrazioni dei cinquecento anni dell’evengelizzazione dell’A-
merica (1492-1992), rappresenta il saggio piu’ completo e aggior-
nato che sia mai stato edito in Italia sull’argomento.
La prima parte presenta i documenti fondamentali che conten-
gono le relazioni redatte sia in lingua indigena (il nàhuatl) che
spagnola sull’avvenimento e ne provano la storicita”.
Nella seconda parte vengono invece analizzati i numerosi studi
che per secoli sono stati condotti su quella ruvida tela che sta
appassionando gli scienziati alla stessa stregua della Sindone di
Torino.
La terza parte prende in esame il significato simbolico e
religioso dell’evento guadalupano. L’Immagine impressa sulla
“tilma” di Juan Diego rappresento” per gli Indios una vera “bibbia
dei poveri” che li invitava a non distruggere le proprie tradizioni
e nel contempo a scoprire la realta’ della nuova religione incar-
nata nella loro cultura.
I due saggi conclusivi dimostrano anche quanto questo messaggio
sia ricco e attuale per noi, giunti ormai alle soglie del terzo
millennio, ma ancora figli di quel vecchio mondo europeo che
stenta ad abbandonare l’idea di un’ America Latina “marginale”.
CLAUDIO PERFETTI, nato a Roma nel 1949, laureato in inge-
gneria, lavora nel campo dell’elaborazione elettronica. Appassio-
nato della realta’ latinoamericana, ha trascorso alcuni anni di
lavoro in Ecuador. Recentemente ha tradotto I! Risorgimento
cattolico latinoamericano dell’intellettuale uruguayano di
A.Methol Ferré (Bologna 1983)
Copertina
Alcuni ricorderanno la copertina dello scorso numero di dicem-
bre con il presepino di lana fatto dai nostri volontari. Quest'anno
abbiamo deciso di portare ai degenti del Nuovo San Giovanni di
Dio, la mattina di Natale, un altro presepe questa volta in terra-
cotta, quello appunto riprodotto in copertina.
Fondata lS Marza 1985
=
LA SPORTA Anno XI N. 25 1998
O Rendiamo nota con soddisfazione la lettera che il Padre Generale dell’Or-
dine Ospedaliero ci ha inviato per il nostro interessamento nel recente
Capitolo Straordinario.
Ae ea
Fre Pirsernat Dites
Pensionamenti D Bi
Alviero Cioni che si e’ sempre distinto per la sua
affabilita’ e gentilezza nei suoi vari incarichi in ospe-
dale ma soprattutto nell’ultimo come centralinista.
Roma, 2% ottobre 1997
Pr N 104291
Gentile Donor Balsın.
tecnico di laboratorio, ha parte-
cipato alla costruzione del
Nuovo Ospedale e ha diretto
l'Ufficio Tecnico fino al pen-
sionamento.
con la presente desidero ringraziane ki e l'Associazione San Giovanni di Div per gli auguri
fo srulgimemo del maro Caria Coen
Rondiamo grazie al Signore e e San Riccardo Passat che con la Jom: protezione test
sefino sal senta de lavori, è ringraziamo tutti i collaboratori e gli amici
dell'Ordine e
mò stati cin:
Voglia gradire i miei più contati sakit:
fra Pra Vea,
Fra Pascual Piles OH
Priore Generzie
Video “ San Riccardo Pampuri : un Santo per scelta”.
Lunedi 24 novembre, durante una riunione del Gruppo “Giovanni Bonelli” abbiamo visto la cassetta
inviataci da Fra Cirillo Ceron della Provincia Lombardo Veneta. La cassetta e’ piaciuta molto a tutti e
dobbiamo fare i nostri complimenti al regista Franco Ilardo che conoscevamo gia’ e dal quale abbiamo
avuto l’animazione della sigla di san Giovanni di Dio che si trova sulla home _
page dell’ Associazione. Ringraziamo Fra Cirillo per il gradito dono che ci
ha fatto sperando di vederlo presto fra noi.
Finalmente !
€ ANAA SEINO
Anche il Comune di Scandicci ha adeguato la segnaletica del Nuovo €) utostrads
Ospedale rimuovendo quasi tutti i cartelli con l’erronea dicitura
“TORREGALLI”. Ringraziamo in questa sede il Sindaco che personalmente
sensibilizzato da alcune lettere, l’ultima delle quali consegnatagli personal-
mente dal dott. Balatri durante la visita al nostro ospedale del Ministro della
Sanita”. (vedi pag 12)
Medline in Biblioteca Muntoni
Da alcuni mesi e’ a disposizione in forma sperimentale Medline - Dialog KR Ondisc. L’iniziativa e’
stata molto apprezzata e, nonostante che il rumore della vecchia stampante ad aghi disturbi un po’ la
quiete degli studiosi, l’assidua frequenza dei medici che hanno
imparato l’uso del sistema da un grande manifesto appeso davanti
alla macchina. ne e’ una prova molto convincente.
Calendarietti
Anche quest’anno la Provincia Romana dei Fatebenefratelli ci ha
il calendarietto tascabile. Al centro abbiamo inserito il gruppo
senta San Giovanni di Dio come allegoria della Carita’, con i 998 SAN GIOVA ANNI DI DIO
Raffaele e un bisognoso. (vedi copertina n° 23) suit gine ONAM
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Dirrettore responsabile: Amadore Agostini
Redazione : Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria
generosamente donato
* iS statuario che rappre-
> accanto larcangelo
bf j
Montanari.
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido del Re, Roberto Della Lena,
Tel/Fax +39(0) 55 218839 Lorenzo Recchia.
Impaginazione: In proprio
PI % Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. Firenze 3815 del 17/03/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’Unione Stampa Periodica
L 16
a La Sporta «p
La Sporta n. 26 Novembre 98 Anno XII
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
————"R"E"110mAoe-o rese l
La Sporta 2 N° 26 - Anno XII
Amerigo Vespucci
Nato a Firenze 9 marzo 1454, morto a Siviglia 22 feb-
braio 1512.
Dovevamo fare molto di più per lui in questo 5° cente-
nario della prima spedizione nel Nuovo Mondo, lui che è nato
nelle case di Borgo Ognissanti accanto a quello che era già ma»
l’ospedale di Santa Maria dell’Umiltà, ma non ce l’abbiamo Car tiglio del 1719
fatta. Amerigo in Borgognissanti
ci perdonerà, | -
abbiamo inco-
minciato bene
con le celebrazioni per
l’anniversario della
nascita , ma ci siamo
fermati travolti dalle
necessità e dagli im-
pegni del nostro lavo-
ro ospedaliero. Ora,
traendo le somme di
tutto quello che ave-
vamo intenzione di fare e che è molto più di quello che abbiamo
Tatto, * ci | rimangono i i SR che speriamo nel prossimo anno pos-
sano concretizzarsi
il più possibile.
Avevamo pensato
ad un’iniziativa
quale un monumento da erigersi in Piazza Ognis-
santi (e per quello pensavamo di poter sfruttare
in qualche maniera il busto scolpito dal Foggini),
avevamo pensato ad una mostra dei viaggi di
Amerigo, avevamo cercato di far restaurare il
cartiglio di Borgo Ognissanti.
In questo numero pubblichiamo le foto del-
le cerimonie sia nella chiesa di Peretola (per ri-
cordare l’origine della famiglia) che nella Chiesa
di Ognissanti con una messa in occasione dell’an-
niversario della morte, come aveva richiesto egli
stesso nelle sue ultime volontà.
Messa nella Chiesa di Peretola
Sergio Balatri
e Marco Conti
nella piazza di Peretola
Sommario
Amerigo Vespucci
Ricordo di Fioretta Mazzei
Saluto a Don Dino Rotelli
Festa per il Dott. G. Mariotti
Musica e solidarietà
22 Febbraio 1998: all’Altare dei Vespucci con i Soci
La Sporta 3 N° 26 - Anno XII
Fioretta Mazzei
i Ant Agi ge at
GRAZIE
“Grazie” è la parola più completa e più to-
tale che fin dalla nascita l'uomo possa rivolge-
re al suo Creatore per tutti quelli che lo cir-
condano,
Su questo “grazie” si può vagare all’infini-
to però io tengo ora a ricondurlo ai miei “gra-
zie” dall'infanzia a questi 75 anni costellati solo
di grazie.
Un “grazie” contiene anche affetto, rico-
noscenza ed è quello che volevo consegnare
ad ognuno di voi, a cominciare dai più picci-
ni, dai più dimenticati, dai tanti che non si
sono nemmeno accorti che mi facevano dire
“grazie” e di cui è piena tutta la mia vita.
Un grazie anche a turti i miei familiari e
alle ricchezze morali che mi hanno consegna-
to, però lo ripeto, e devo dire di averlo sentito
per tutta la mia vita, che questo “grazie” è so-
prattutto legato ai tantissimi che ho visto, co-
nosciuto e amato senza storia e senza perché.
A questi e a tutti spero di dire per ciascuno un
“grazie” potente dalle braccia della Madonna,
dei mici angeli custodi e di tutti quelli con cui
starò con gioia per sempre in Paradiso.
Fioretta
dettata ii 2 ottobre 1998, festa degli Angeli Custodi
Il giorno 11 novembre 1998 e’ Questo scritto è stato distribuito
morta Fioretta Mazzei sorella del sotto forma di un piccolo volantino a tutti
nostro Presidente. Senza di lei non i partecipanti al funerale nella chiesa di
si sarebbe neanche incominciato. E’ Cestello la mattina del 13 novembre, que-
a lei che dobbiamo i primissimi ini- sto ringraziamento a Dio e a tutte le per-
zi del nostro lavoro di recupero e co- sone che Fioretta ha incontrato nella vita
. . ? ttato } ll t
noscenza dell’ospedale di San Gio- e’ stato dettato un mese prima della morte
$ SE ; ed e’ anche il pezzo del suo testamento
vanni di Dio. Lo sgomento che ci á
dna è in cui lascia a tutti le cose essenziali per
aveva causato la notizia della chiu- : +
cui ha vissuto: l’amore per Dio e quello
sura del vecchio ospedale trovava eci i
per il prossimo”senza storia e senza
nel suo sorriso e nella sua sincera hai
perchè”.
disponibilita? la speranza nel futuro.
La sua generosita’ per San Giovan-
ni di Dio e per tutti noi fu illimitata
e spesa in riunioni, dibattiti, telefo-
nate, interpellanze in Consiglio Co-
munale senza le quali l’opera di San O
Giovanni di Dio a Firenze, non sa-
rebbe sopravvissuta.
o y
Ła Sporta 4 N° 26 - Anno XII
Festa per Don Dino
Foto di gruppo con Don Dino
Il 12 settembre u.s.
Don Dino Rotelli da
circa 13 anni Cappel-
lano del N.O. San Gio-
vanni di Dio ha lascia-
to il posto per andare
ad altro incarico con i
suoi Salesiani a Livor-
no. A salutarlo sono
venuti in tanti, i volon-
tari, molti dipendenti
dell’ospedale e parroc-
chiani.
Don Dino ha celebrato una Messa insieme a P. Ghilardi e poi tutti si sono
recati nell’ Aula Muntoni per consegnare a Don Dino alcuni riconoscimenti e
per una foto di gruppo. Alla fine della Messa è stato inaugurato un bassorilievo
in terracotta opera di Ugo Bellini raffigurante Madre Teresa di Calcutta (26
agosto 1910 - 5 settembre 1997).
Da notare che il bassorilievo era già stato posto alla parete il giorno 5 set-
tembre anniversario della morte di M. Teresa.
La Sporta 5 N° 26 - Anno XII
12 Settembre 1998 Messa con Don Dino Rotelli
Accanto
al bassorilievo
l’autore Ugo
Bellini ha vo-
luto scrivere
una dedica:
“Nell’ese-
guire questa
opera che rap-
presenta Ma-
dre Teresa di
Calcutta, ho
cercato di di-
mostrare un senso di gratitudine per ciò che ha
fatto questa meravigliosa donna e ricordare a
chi prega in questa Cappella il lavoro di sacrificio e umiltà di chi dedica la
propria vita al bene del prossimo come penso le persone che lavorano in questo
ospedale, Professori, Dottori, Infermieri e Volontari”.
La Sporta 6 N° 26 - Anno XII
Festa per il Dott. Giovanni Mariotti
28 Novembre 1998
Entrato come Studente Interno nel 1967, viene
assegnato con sorteggio al Reparto C.T.U. (Chirur-
gia e Traumatologia d’Urgenza) diretto dal Prof. I.
Del Moro. Laureato nel novembre 1969 viene assun-
to come Assistente nel giugno del 1970.
Nel 1971 il Reparto CTU viene trasformato in
II° Divisione di Chirurgia Generale . Rimane in tale
struttura fino al novembre 1978. Nei mesi di dicem-
bre ’78 vince
un concorso per
aiuto a Castel del
Piano e rientra in
sede nel febbra-
io 1979.
Alla fine
del 1979 vince
un concorso per
Aiuto alla II Di-
visione di Chi-
rurgia .
Fino dai
primi anni si è
occupato di en-
doscopia e ha
gettato le basi
del Servizio di
Endoscopia Di-
gestiva del Nuo-
vo Ospedale.
4
Dott. Sergio Balatri
PR
Dott. Paolo Casetti
Dott. Massimo Gogoli
CP
Dott. Ugo Faggi Dott. Sergio Tagliapietra
La Sporta 7 N° 26 - Anno XII
Il Dott. Mariotti con l’equipe endoscopica: Mo-
nica Bellacchini e Mauro Rasorifi
La Sporta 8 N° 26 - Anno XII
Musica e solidarietà
Il festival musicale di Bregenz [vedi La Sporta anno X n.23], prevedeva questa estate, tra le mani-
festazioni cruciali, l'allestimento di due opere, Porgy and Bess di George Gershwin (in replica dall’an-
no scorso) e L Amore dei tre re di Italo Montemezzi. La cura nella messa in scena, al tempo ‘stesso
essenziale e di grande effetto, invitava ad un’at-
tenta lettura delle opere rappresentate, aiutando
a coglierne sottigliezze che talvolta si perdono
nei grandiosi e tradizionali spettacoli lirici.
L’Amore dei tre re, opera italiana oggi purtrop-
po quasi dimenticata, è stata apprezzata per il
suo forte contenuto drammatico al di là della re-
torica dell’italianità, tipica del periodo
postunitario, e degli orpelli propri del
decadentismo floreale. L’evidenza scultorea dei
tre protagonisti ne ha messo in luce i sentimenti,
questi sì intensamente decadenti, di amore e
morte: l’amore di Fiora e Avito, la cui passione
suprema aspira all’oblio nella simbiosi dei corpi e delle anime, e l’odio assoluto di Archibaldo, che si
nutre di male, macchina il male per colpire i bersagli che i suoi occhi ciechi non vedono. Il male come
destino imponderabile e comune a tutti gli uomini rappresenta invece l’anima dolorosa dell’opera di
Gershwin, incarnata con evidenza nell’allestimento di Bregenz dalla scena della tempesta che travolge
i pescatori o dai segni della corruzione, che minaccia le fragili coscienze di chi è debole anche per
povertà di mezzi e di valori nella propria esistenza. In tal senso la scenografia sembrava rappresentare
una visione desolante del mondo moderno, oscillante tra gli effimeri miti creati dalla pubblicità e lo
sfascio del reale, ben simboleggiato da una montagna di carcasse di automobili che incombeva al lato
del palco. Ma in Gershwin la visione negativa del reale non prende il sopravvento. La vitalita dei
personaggi della vicenda conquista, trascina e conforta lo spettatore dell’opera attraverso la bellezza di
certe melodie cantate (la ninna nanna Summertime, il duetto d’amore tra Porgy e Bess, ecc) e l’esube-
ranza dei balletti d’insieme. Le tristi vicende della storia infatti vengono condivise dagli abitanti del
quartiere, che esprimono i loro sentimenti collettivi attraverso cori e danze trascinanti. I deboli, i per-
denti trovano forza nell’essere solidali; e da ciò emerge anche la gioia e l’attaccamento alla vita, talvol-
ta urlati ed espressi in modo sfrenato, forse per esorcizzare la consapevolezza della propria fragilità.
Nel centenario della nascita di Gershwin è opportuno ricordare inoltre che la sua opera rappresenta il
segno di un incontro tra popoli e culture anche su un altro piano: lui americano, ebreo di origine russa,
scrive con il Porgy un’opera per interpreti afro americani, della cui cultura si fa portavoce. E l’interesse
di Gershwin non è solo curiosità esotica, come tipico all’epoca, ma nasce da un incontro umano profon-
do, che si esprime nella originalità e ancora attuale vivezza della sua musica.
Letizia Putignano
Bregenzer Festspiele Postfach 311 A-6901 Bregenz - AUSTRIA
c——— rg e <—— ‘e P E RRE = i
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna
Maria Montanari
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Del-
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 la Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
5 3 Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib, Pl del 17/3/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all Unione Stampa Periodica
gti
La Sporta n.27 Dicembre 98 Anno XII
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)'
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
La Sporta
La copertina
La copertina di questo numero sarebbe
stata quella del numero di dicembre del-
l’anno scorso che per un errore non ab-
biamo pubblicato.
Quello che vedete è un piccolo presepe in
terracotta che è stato consegnato dal no-
stro presidente e dai volontari la mattina
di Natale dell’anno scorso a tutti i degen-
ti in ospedale.
Il Presidente Lapo Mazzei che consegna il presepino
aduna puerpera del reparto ostetricia.
E.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy)
Tel. e Fax +39(0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
N° 27 - Anno XII
Riscopriamo
e coltiviamo
la Speranza
che è certezza
Tutto può cambiare intorno a noi, ma non il destino
soprannaturale dell’uomo e quindi di ognuno di noi.
Ogni giorno di più ci addentriamo in un mondo che
cambia con crescente rapidità senza peraltro che ci
sia dato capire quale sarà il suo nuovo assetto. Sem-
bra una corsa senza pilota.
E’ vero che come in tutti i grandi cambiamenti ci
sono molte cose positive, basti pensare alla crescita
delle conoscenze scientifiche, ma di contro, insieme
alla crescente scristianizzazione, assistiamo al deli-
nearsi di un mondo duro, senza scrupoli spinto in
una competizione senza regole.
Il diritto internazionale viene calpestato ormai fre-
quentemente, le organizzazioni sovranazionali sem-
bra abbiano perso qualsiasi efficace capacità di con-
trollo. Tutto questo potrebbe scoraggiarci, ma la spe-
ranza puo’ ridarci la serenità con la certezza che non
saremo abbandonati, che la Provvidenza veglia su di
noi.
Raccogliamoci fiduciosi intorno alla culla del bam-
bino Gesù che è nato.
f.j lu
Sommario
Riscopriamo la speranza
Salvato il patrimonio
Calendarietti
Ricordo di Giovanni Ganucci
Abbiamo letto
slam e E
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna
Maria Montanari
Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Del-
la Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
Stampa: Duplioffset Prato
Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89
Associato all’Unione Stampa Periodica
La Sporta 3 N° 27 - Anno XII
Salvato il patrimonio storico artistico
Finalmente, dopo 16 anni di alterne vicissitu-
dini, quanto è rimasto del patrimonio storico-
artistico di San Giovanni di Dio, è stato di nuo-
vo catalogato, spolverato e riposto da
un’equipe di 5 restauratori (nella foto) messi a
disposizione dalla Soprintendenza ai Beni Ar-
tistici e Culturali guidata dalla dott.sa Monica
Bietti (nella foto) che non ringrazieremo mai
abbastanza per tutto l’impegno che ha messo
nel risolvere questa annosa e intricatissima
questione.
Calendarietti
Anche per il 1999 la Provincia Romana di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli ci ha fatto dono dei
calendarietti che quest'anno hanno al centro l’immagine del Santo che ancora non siamo riusciti a
capire da dove, come e quando sia venuta a Firenze (vedi La Sporta N° 11 del 12 Settembre 1991).
trp i LeLpa ripa irata
piste Aabi PSR ALI
iCentimetra
E[EBEIEREBEB}IIRIFFIEREpeestgditEipigiiaziitiptate
t re 4 latti ERMARARA 05
| manzo —]_APRILE
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
fondata V8 marzo 1985
C.P. 521 - 50100 FIRENZE TEL/FAX
La Sporta
Saluto al Dott.
Carlo Tomassini
Negli ultimi mesi di quest'anno il Dott. Carlo
Tomassini è stato nominato Direttore Sanitario
del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio.
Il Dott. Tomassini è nostro socio dal 1985 ed è
stato merito suo se la Biblioteca Muntoni pos-
siede il Servizio di Ricerca Bibliografica Com-
puterizzata del quale ora tutti possono usufrui-
re.
Nel 1986, quando il dott. Tomassini era un
Medico Frequentatore della I Divisione di Me-
dicina diretta dal Prof. Bozza, organizzò il con-
tratto con la DIALOG corp. e quindi la con-
venzione fra l’USL 10C e l'Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio che all’epoca si accollò
l’intera spesa di acquisto del PC e della stam-
pante, lasciando poi all’ Associazione San Gio-
vanni di Dio il successivo compito della gestio-
ne dell’iniziativa.
Appena entrato negli uffici della Direzione Sa-
nitaria, l’ Associazione ha fatto dono al neo Di-
rettore di una riproduzione (proveniente dal-
l’ospedale di Granada e benedetta da Don Dino
Rotelli) in simil terracotta riproducente la sta-
tua di San Giovanni di Dio eseguita dal Della
Valle (1744) e che si trova attualmente in San
Pietro insieme ai Fondatori degli Ordini, non-
ché di una riproduzione del manifesto del 28
Aprile 1968 fatto dal Comune di Scandicci per
la “posa della prima pietra del Nuovo Ospeda-
le”.
N° 27 - Anno XII
La Sporta 5 N° 27 - Anno XII
Visita al Nuovo San Giovanni
di Dio di W.P.Graham
Per la seconda volta il dott. W.P. Graham, noto
chirurgo dell’ospedale di Hershey in Pensilvania
USA, è venuto a farci vista.
La prima volta, nel settembre dell’ 81, al vec-
chio ospedale, nei locali della Biblioteca (foto
accanto), tenne una conferenza sulla chirurgia
della mano della quale è noto specialista, questa
volta, nel maggio di quest’anno, nel nuovo ospe-
dale; sempre nei locali della Biblioteca (foto sot-
to), ha parlato a lungo sia di chirurgia plastica
ricostruttiva, ma soprattutto di un nuovo meto-
do di aspirazione continua per il trattamento delle
ulcere e perdite di sostanza.
Il Dott. Sergio Balatri consegna
all’ospite una medaglia ricordo
con lo stemma dell’ospedale in-
castonata in un sostegno di
plexiglas con funzione di
` fermacarte.
La Sporta
A Lima
Il Dott. Paolo Checcucci-Lisi e la Dott.ssa Annamaria
Montanari continuano i loro viaggi e le loro visite alle
case dell’Ordine. ,
Ricorderete alcuni anni fa li abbiamo visti a Montemor-
o-Novo e a Granada (La Sporta 1994 N° 17). Quest’ an-
no li vediamo in Perù, a Lima dove vive il fratello del
Dott. Checcucci-Lisi.
6 N° 27 - Anno XII
Il Dott. Checcucci-Lisi con Frà Antonio Recio Gutierrez Priore della Hogar Clinica San Juan De Dios di Lima
Ricordo di Giovanni Ganucci
Increduli e sbigottiti abbiamo appreso della morte di Giovanni
Ganucci, la mattina del 10 Dicembre alle ore 11,30.
La notizia correva di bocca in bocca attraverso tutti i reparti.
Era mancato improvvisamente e drammaticamente a casa con
la moglie e la figlia accanto.
Soccorso e rianimato, era stato trasportato da Capraia a Firen-
ze dove però non ci sono state possibilità di ripresa.
Entrato in ospedale nel Dicembre 1973, ha iniziato il lavoro
come “Faticante avventizio”, ha fatto il corso per Infermiere
Generico alla Scuola del nostro ospedale negli anni 75-76 poi
il corso per Infermiere Professionale nell’80-84. Nei primi anni
ha lavorato prevalentemente nella I Divisione di Chirurgia, poi
in Urologia e dopo il conseguimento del diploma di Infermie-
re Professionale è rimasto alla II Divisione di Chirurgia.
Acuto osservatore dei malati, attento e vigile nei decorsi delle
malattie e dei periodi postoperatori, stimolava al sorriso con la
sua sola presenza e infondeva sicurezza a noi, medici e infer-
mieri, ma soprattutto ai pazienti per ognuno dei quali aveva
sempre la parola giusta.
Don Paolo Firindelli a detto di lui al suo funerale a Capraia in
una chiesa gremita di gente “..era sereno e dava serenità, tran-
quillo e tranquillizzante, pacifico e pacificante”.
Noi della sua seconda famiglia lo rimpiangeremo sempre.
La Sporta
Abbiamo letto
* 1 è
7 N° 27 - Anno XII
Vittorio Messori
Il Miracolo
Ed. Rizzoli L.28.000
“Crederei ai miracoli solo se mi dimostrassero che
una gamba tagliata è ricresciuta. Ma questo non è
avvenuto e non avverrà mai”.
Pur tante volte ripetuta , questa affermazione non è
vera. Almeno una volta, l’impossibile per eccellen-
za, il “prodigio dei prodigi” si è verificato.
E in modo attestato senz’ombra di dubbio dall’im-
mediato rogito di un notaio e poi da un processo con
decine di testimoni oculari. Avvenne a Calanda, vil-
laggio di Aragona, tra le dieci e le undici della sera
del 29 marzo 1640.
Per intercessione di Nostra Signora del Pilar, la
veneratissima Madonna di Saragozza, a un giovane
contadino fu restituita di colpo la gamba destra, am-
putata più di due anni prima e sepolta nel cimitero
dell’ospedale.
L’evento, di schiacciante evidenza, mise a rumore
l’Europa. Poi calò un sospetto silenzio: che è rotto,
ora, da questo libro di Vittorio Messori, il primo ita-
liano, dopo tre secoli e mezzo, a occuparsi del caso. Indagando negli archivi, interrogando gli
studiosi aragonesi, recandosi più volte sui luoghi stessi, il famoso scrittore propone qui un testo
dove il rigore dello storico si accompagna alla capacità divulgativa del grande giornalista. Ne è
uscita la straordinaria “cronaca” di uno dei misteri più sconvolgenti e, al contempo, più saldamente
provati della storia. Un evento (e un libro, che lo inquadra e ne trae le vertiginose conseguenza) in
grado non solo di avvincere. Ma di cambiare, davvero, la vita.
Soci
che scrivono
Il premio nazionale “Carmignano”
è stato assegnato ex aequo a Sergio
Moschini di Firenze e Fabio Panerai
di Prato, rispettivamente con le opere
“Quando la campagna era verde” e
“Carmignano, quotidianità e istitu-
zioni tra ‘800 e ‘900”. Il premio, alla
sua prima edizione, è stato organiz-
zato dalle Pro Loco di Carmignano
e Bacchereto.
N° 27 - Anno XII
GRAZIE AL CORO
= POLIFICONICO
DEL CARICENTRO
Il giorno 12 Dicembre alle ore 15,30 nella
Chiesa del Nuovo Ospedale il coro del
Caricentro ha eseguito un concerto polifonico
ed ha successivamente accompagnato la
liturigia della Messa. Il coro polifonico del
Caricentro (Centro Ricreativo Culturale e di
servizi tra i dipendenti della Cassa di Rispar-
mio di Firenze) è stato fondato 4 anni da Mau-
rizio Perini dipendente della Banca e da allora
ha continuato ininterrottamente la propria at-
tività eseguendo un ampio repertorio di brani
antichi e moderni sotto la direzione artistica
del Maestro Fabio Del Cioppo. Il coro si ca-
ratterizza, innanzitutto perché aperto a tutti,
non solo dipendenti della Banca ma anche per-
sone esterne, indistintamente giovani ed an-
ziani, inoltre, particolare cura e attenzione ol-
tre che all’esecuzione dei pezzi è riservata alla
preparazione vocale dei coristi.
Chi volesse aderire può rivolgersi direttamen-
te al Maestro Del Cioppo (tel. 055 / 2337700).
Una Iniziativa che fara parlare
r————___«L,
Erm mmr
teem
a +6 z p
Questo ospedale
non si chiama “Torre Galli”
Sempre più si parlerà di San Giovanni di y
Dio e meno di Torre Galli che tornerà final- O
mente ad essere un normale toponimo.
La Sporta - n° 28 Novembre 99 - Anno XIII
Questo ospedale
non sl chiama
“Torre Gall”
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy
tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
La Sporta 2 N° 28 - Anno XIII
La Copertina
Sommario
Non sarà una impresa facile far capire alla gente d’oggi
che il nome del nostro ospedale è la sintesi di sei secoli
di storia e che non ha nulla a che vedere con la fattoria
di Torre Galli sul cui terreno è stato edificato, ma chi
più la dura la vincerà, come è sempre stato.
La Copertina
Caro Francesco.
8 marzo 1999
Prof. Tonelli
Abbiamo ricevuto.
Caro Francesco
Ti avremmo voluto sempre con noi, ma dal 3 maggio non ci sei
più.
La malattia, che ti aveva già allontanato dall’attività nella nostra
Associazione, ci ha reso più supportabile il distacco.
Nello scrivere queste righe in tua memoria, viene da ripercorre-
re il cammino fatto insieme.
Mi sembra di averti sempre conosciuto, anche se la nostra ami-
cizia incominciò con la chiusura del vecchio ospedale di San
Giovanni di Dio nel 1982. Prima di allora ti vedevo sempre pas-
sare in su e in giù per Borgo Ognissanti e poi, come succede,
abbiamo incominciato a salutarsi e poi a parlare.
Tu ti appassionasti subito all’opposizione per la chiusura del-
l’ospedale, che conoscevi benissimo, essendo nato in via del Por-
cellana. Mi raccontavi che la mamma era stata operata di colecisti
dal Prof. Cavina e che potevate chiamarla anche dalle vostre
finestre prospicienti l’ospedale.
Tuo fratello, Padre Batazzi, francescano, oggi parroco della chiesa
d’Ognissanti, come te sentiva l'ospedale parte fondamentale della zona d’Ognissanti che conosceva da
quando era nato. Grazie a voi due abbiamo potuto incominciare il nostro cammino che ora ci sembra un
po” più in salita. L’8 marzo 1985, eri nella Chiesa dell’ospedale per l’atto di fondazione dell’ Associazio-
ne, che era stata concepita nel magazzino della tua libreria. Abbiamo viaggiato a Roma, Milano, Parigi
e tante altre città per far conoscere l’ Associazione. Abbiamo organizzato insieme con uno sforzo im-
menso la manifestazione del novembre ’86 alla Loggia Rucellai. Non avevo bisogno di chiamarti, veni-
vo da te in libreria, oppure ti trovavo “per caso” da qualche parte e insieme cercavamo di risolvere i vari
problemi che ci proponeva l’organizzazione dell’ Associazione. La tua arguzia, la tua simpatia erano
irresistibili,senza dire della tua bontà ineguagliabile.
Senza di te non avremmo fatto niente.
Senza di te ora ci rimane tutto più difficile, ma ti pensiamo sempre vicino come quando ti chiamavo al
telefono “Hermano! ......e tu mi rispondevi: oh Hermano!”.
Francesco aiutaci ancora. Dillo a San Giovanni di Dio che allunghi il filo della sporta, perché la Provvi-
denza sia sempre larga per fare il bene, e insieme a noi, il bene che vogliamo fare. Rimarrai nei nostri
pensieri e presente in ogni attività dell’ Associazione, sempre in attesa di una tua proposta o giudizio,
come se tu fossi con noi allegro e coraggioso e pieno di speranza.
Francesco Batazzi nella
sua libreria in Borgognissanti
Tuo Sergio
La Sporta 3 N° 28 - Anno XIII
L’8 marzo 1985 nella chiesa di San Giovanni di Dio Mentre legge il bilancio alla prima
durante l’atto di fondazione dell’Associazione. assemblea generale dell’Associazione.
All’assemblea dell’Associazione In visita a Cernusco S/N
con il Presidente Emilio Pucci. con Suor Ambrosina.
All’arrivo dei rappresentanti delle province, Agape nella casa di Brandimarte
con Fra Bartolomeo, Fra Angelico e Fra Andrea con Fra Costantino e Fra Bartolomeo
La Sporta N° 28 - Anno XIII
Agape da Brandimarte con I
Fra Bartolomeo e Fra Costantino |
Sulla terrazza dell’ospedale
con Fra Bartolomeo e
Gabriel Marrone.
In Borgo Ognissanti con Fra Andrea, Durante la visita pastorale al Nuovo Ospedale con
Fra Angelico e Fra Bartolomeo. S.E. il Cardinale Silvano Piovanelli e Fra Bartolomeo.
La Sporta N° 28 - Anno XIII
‘Ps
I celebranti, con al
centro il Cappellano P.
Umberto Rufino M.I.. Nuovo Ospedale San Giovanni di Div
Via di Torre Galli 3
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
Fondata I'R Marzo 1985
FIRENZE
Alle spalle i Vigili del 8 Marzo 1999
Fuoco di Firenze, FESTA DI SAN GIOVANNI DI DIO
onorano la statua di
San Giovanni di Dio. ore 10
Santa Messa
celebrata dal Cappellano P. Umberto Rufino M.I.
F.J.HAYDN
“Missa Brevis Sancti Joannis de Deo" *
Orchestra Giuvanile "Anonimo Fiorentino”
Diretta dal M° Fubio Albertosi
Coro “Simone Vespucci”
Soprano Kerstin Maller
* ame Merat fiu somya di Hpodo hd 177 Sd 1773 è fi sha hu stona si Soa Cini i 1 pur
en aut nerd Fino dell'ingdote di Kon Goa ch DI A basco li i Amami che fo vr Ati
esp 1 at mn dii ch La sac aste
L’ Orchestra e il Coro La Volontaria Laura Biagini
che hanno eseguito la “Missa brevis”. durante le Letture.
i ASSO. ì
SAN. GIONI
È FONDATA Ma
Consegna del premio San Giovanni di Dio
a Enrico Sanna.
“A Enrico Sanna Commesso dell'Ospedale
San Giovanni di Dio che dal 11/3/1974
infaticabile, sorridente, generoso, sempre pronto
a tutte le mansioni, garantisce con la sua opera
il legame delle componenti dell'Ospedale”.
Foto di gruppo sulla terrazza del
Ristorante Bellavista, all’Impruneta.
8 marzo 1999
La Sporta N° 28 - Anno XIII
ma
AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE
Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio
Via di Torre Galli, 3 - Firenze
U.O. ll Chirurgia Generale
Direttore Paolo Casetti
“La soluzione dell'enigma del
morbo di Crohn e riflessi
di ordine clinico”
Lezione Magistrale di Luigi Tonelli
Il Prof. Luigi Tonelli mentre illustra le varie
Sabato 19 dicembre 1998 manifestazioni della malattia di Crohn.
Aula MUNTONI
Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio
Via di Torre Galli, 3 - Firenze
Il Prof. Tonelli con il suo ferrista
Roberto Danti e il Dott Paolo Casetti.
Il Prof. Tonelli con la figlia Francesca
Biologa del nostro Laboratorio Analisi. Il Prof. Tonelli con alcuni dei presenti.
La Sporta N° 28 - Anno XIII
Abbiamo ricevuto
Cassa DI RISPARMIO DI FIRENZE:
170 ANNI DA “RACCONTARE”
In occasione del 170° anniversario di fondazione della Cassa di Risparmio di
Firenze (1829-1999) è stato pubblicato per i tipi della casa editrice Polistampa,
un volume dal titolo Le “Opere e i giorni”. Vicende storiche, lavoro, vita
quotidiana di una Banca nel suo territorio, curato da Emanuele Barletti,
responsabile dell’ Archivio e Museo Storico della Cassa e studioso di storia
locale fiorentina e toscana. Il libro è destinato a marcare in modo duraturo
l’evento del 170° ben oltre quest’ultimo scorcio di fine secolo, sia per i
contenuti, sia perchè riempie una lacuna oggettiva nella migliore conoscenza
dell’Istituto di Credito fiorentino. E’ evidente la citazione letteraria ripresa
idealmente da Esiodo: Infatti, come nelle Opere e i giorni d’Esiodo è .
rappresentata la condizione dell’uomo che si muove attraverso il tempo e le
stagioni vivendo onestamente del proprio lavoro, così anche nelle Opere e i
giorni della Cassa di Firenze i protagonisti sono il lavoro e le persone che
hanno reso possibile lo sviluppo della Banca di Via Bufalini. Si vuole
richiamare l’idea di un’attualità in movimento piuttosto che di un passato
prossimo o remoto irrimediabilmente trascorso, in modo da evocare così lo
spirito e il senso stesso di un’istituzione che in ogni modo ha segnato la vita
sociale ed economica della Toscana e continua a farlo, anche alla presenza di
passaggi epocali che non necessariamente transitano attraverso lo spartiacque
cronologico del terzo millennio, ma già è in atto in tutta una serie di
cambiamenti e trasformazioni che interessano la società civile nei suoi vari
livelli. La linea conduttrice che fa da sfondo all’esposizione narrativa ruota
attorno al modo di essere, alla ‘vocazione’ della Banca fiorentina che ha
sviluppato una sua peculiarità e propri caratteri distintivi, i quali trovano un
preciso riscontro nell'ambiente storico in cui è sorta e nel territorio con cui si
è andata via via confrontando in maniera sempre più capillare ed estesa. In generale, chi cercasse nelle pagine del volume momenti di una ‘storia
alta’ o i grafici con i grandi numeri che scandiscono la crescita esponenziale dell’Istituto nel suo avvicinarsi al 2000, resterebbe forse deluso. Ci
troviamo dinanzi ad un libro di banca un po” atipico in cui poco si parla di movimenti finanziari e molto di storia del costume. D'altro canto lo
sforzo editoriale che viene a coincidere felicemente, ma pur sempre occasionalmente con la scadenza del 170° anniversario è in qualche modo
sottratto a tentazioni celebrative fini a se stesse, anche perchè muove, per così dire, da ‘lontano’ quando alcuni anni fa emerse la prima ipotesi di
realizzare un percorso della memoria, in modo da ‘raccontare’ la Banca più che magnificarla facendo emergere quella ‘storia non-scritta” delle
piccole minute cose, della quotidianità vissuta che solo una paziente opera investigativa può riportare alla luce. Un altro elemento caratterizzante
consiste nel fatto che la pubblicazione è stata realizzata quasi interamente all’interno dell’Istituto, attraverso una fitta rete di collaborazioni che
direttamente o indirettamente ha coinvolto circa cinquecento persone. Il libro è il frutto in definitiva di una ricerca durata quattro anni e svolta
in più direzioni e che solo in parte si avvalsa di strumenti bibliografici esistenti, potendo piuttosto attingere principalmente a fonti inedite e
materiali d’archivio inesplorati oltrechè ai ricordi dei protagonisti, sostanzialmente le donne e gli uomini che lavorano o hanno lavorato per
l’Azienda. Dopo aver passato in rassegna l’inevitabile ufficialità dei primi capitoli ‘istituzionali’, nei quali ci si sofferma sulle vicende più
strettamente storiche, sulla galleria dei presidenti e direttori che si sono succeduti alla guida dell’Istituto, ci si addentra finalmente negli spazi del
lavoro. E’ innanzi tutto sottolineata la ‘missione’, ossia ciò che concerne la vocazione propria dell’ Azienda che è quella del ‘raccogliere’ e del
‘prestare’ denaro. Segue tutta una sezione dedicata agli strumenti della comunicazione, cioè le modalità con cui la Banca, per conseguire i suoi
fini, si è proiettata all’esterno mediante manifesti, depliant, slogan, campagne promozionali. Gli ‘oggetti’ legati alla prassi quotidiana dell’Istituto
nel tempo e le ‘persone’ appuntano gli impiegati rivisitati nei loro ruoli ed anche nel loro aspetto fisico attraverso uno spettacolare repertorio
fotografico, implementano questo excursus d’ulteriori suggestioni evocative. Vengono poi passaggi dedicati ad altre attività che la Cassa di
Risparmio di Firenze ha curato negli anni distinguendosi anche qui in modo particolare: l’attenzione rivolta alla valorizzazione del patrimonio
artistico e librario di proprietà i progetti editoriali, i contributi periodicamente elargiti per sostenere le iniziative sociali e di pubblica utilità, la
cultura, lo sport, la musica, la ricerca scientifica. Un altro fondamentale capitolo del libro è costituito dalle schede sulle Agenzie più antiche
della Cassa. Mediante le Filiali, infatti, si estrinseca il rapporto con il territorio, le cui stratificazioni storiche trovano per lo più un coerente
riscontro con la presenza della Cassa secondo una consolidata interazione socio-economica che ha radici antiche.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria
i Montanari
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
x . Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all'Unione Stampa Periodica
di
$
j
sAN
La Sporta *£
`
x
La Sporta - n° 29 Dicembre 99 - Anno XII
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy
tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
La Sporta 2 N° 29 - Anno XIII
La Copertina
Amerigo, farà maifempre di Firenze la gloria, che il Vefpucci abbia fcoperto il più gran
continente, che fi conosca al Mondo, e checchè fia quel di più, che forfe attribuì a fe medesimo
il Vefpucci, se gli condona, come effetto affai ordinario negli Spiriti accefi dalla emulazione,
e noi ad onore di si illustre Fiorentino daremo il fuo ritratto in bronzo, come trovafi nel
Museo del Signor Ignazio Orfini.
VII. E tornando allo Spedale, offerveremo un Cartello di marmo bianco fulla pota del
Convento con la seguente Iscrizione fatta dall’ Abate Anton Maria Salvini:
|
AMERIGO VESPVCCIO PATRICIO FLORENTINO
OB REPERTAM AMERICAM
SVI ET PATRIAE NOMINIS ILLVSTRATORI
AMPLIFICATORI OBIS TERRARVM
IN HAC OLIIM VESPVCCIA DOMO
A TANTO DOMINO HABITATA
PATRES IOANNIS DE DEO CVLTORES
GRATAE MEMORIAE CAVSSA.
A.S. MDCCXIX
“S.Richa “Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine” Vol. IV Firenze 1756 pag 24-34.
I Vespucci e San Giovanni di Dio
Su questo numero del nostro notiziario appare in prima pagina l’immagine di
Amerigo Vespucci.
Il complesso immobiliare dei Vespucci in Borgo Ognissanti e’ Pantica sede
del nostro Ospedale.
Vi e’ dunque un legame storico fra la nostra Associazione che vuol tener viva
l’immagine e lo spirito del San Giovanni di Dio ed il grande navigatore
Amerigo. E’ anche come fiorentini che rivolgiamo il nostro pensiero a questo
nostro grande cittadino, che e’ inserito fra le prime luci del nostro firmamento
affollato dai piu’ grandi artisti, scienziati e dai navigatori-esploratori, a cui
egli appartiene.
Firenze e’ stata nei secoli fino ad oggi il centro della cultura e dei pensatori
che storicamente hanno sempre precorso i tempi in tutti i campi, ed e” dunque
su questa radice culturale che dobbiamo pensare ancora di far crescere e di dar lustro alla nostra citta’ ed a
questo intento dobbiamo tutti essere impegnati. Ci avviciniamo alle Feste ed insieme agli auguri per Voi e
per tutta la Famiglia, esprimo l’augurio che Firenze ritrovi la sua vera vocazione.
1 o da Late
Calendarietti
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebe-
nefratelli abbiamo anche quest’anno i
calendarietti dell’anno 2000
Sommario
La copertina‘ iesiti DERRIER, pag 2
I Vespucci e S.G.diD.
Calendarietti .............. fin È pag 3
Inaugurazione ...... AN e: pag 4-5
Infettivologia ena Dida pag 6
Amerigo Vespucci .. ......... Riga LE pag 6
A Roma per S. B. Menni ................ pag 7
AA Endoarterectomia carotidea
ema I SUDE DADA IT hp e aloe him Pensionamenti kst.. Airein pag 8
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Maria
o Montanari
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
p Z Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’ Unione Stampa Periodica
La Sporta 4 N° 29 - Anno XIII
Inaugurazione
E’ stata una grande giornata, che purtroppo non persiano descrivere, per motivi di spazio.
Le immagini potranno rendere l’idea.
Il Dott. Marco
Geddes da Filicaia,
all’epoca Assessore
alla Sanità del Comu-
ne di Firenze, colui
che, insieme alla
Dott.ssa Monica
Centro di documentazione per
„la storia della sanità fiorentina
oneri 26 Alena 1999
ose FFC Bietti ha dato nuovo
impulso al Centro, al
Snanguraxicre restauro e riordino
degli ambiemti e al
materiale storico-ar-
tistico.
VAL PAZZA Ci
Il Dott. Enrico Ghidetti, Direttore del Centro
Il Dott.Geddes e il Dott. Paolo Menichetti, Direttore Ge-
nerale dell’Azienda Sanitaria di Firenze, si intrattengono
nella Portineria con Fra Bartolomeo Coladonato OH. La Portineria dell’ospedale affollatissima.
La Sporta 5 ._ N°29-Anno XIII
Fra Barto-
lomeo posa
sotto il bu-
sto d’ar-
gento di
San Gio-
vanni di
Dio. (Ab-
biamo già
provveduto
ad ordinare
una teca in
plexiglas
nero).
Il nostro Presidente, Lapo Mazzei con Fra
Bartolomeo, Fra Elia Tripaldi e Fra Antonio
Botticelli.
Il Dott. Geddes
davanti alle tele
dei Generali
dell’Ordine
La grande tela, di
autore sconosciu-
to, attualmente in
restauro, rappre-
senta S. Pio V che
comunica nel
1572 ai Fatebene-
fratelli il ricono-
scimento come
Istituto Religioso
di Diritto Pontifi-
cio. Stanza restaurata al I piano
del Vecchio Ospedale
Il Dott Geddes con il Sig. Moschini
e il Dott.Balatri
Il Prof. Gambaccini, il Prof.
Lucci, il Prof. Lai e il Prof.
Caini, medici e chirurghi, or-
mai tutti pensionati, che han-
no trascorso molti anni nel
Vecchio Ospedale, sono torna-
ti, commossi e compiaciuti
dell’opera del Dott. Geddes e
della Dott.ssa Monica Bietti.
La Sporta 6 N° 29 - Anno XIII
Infettivologi
APPUNTAMENTO
ore 12 di sabato 16 ottobre 1999
in
AULA MUNTONI
UN SALUTO
AGLI INFETTIVOLOGI
CHE DOPO 6 ANNI DI PROFICUA
E AMICHEVOLE
CONVIVENZA
CI LASCIANO
Il Prof. Paradisi mentre rivolge il suo saluto a
quanti sono venuti a questo appuntamento per
salutare con rimpianto il trasferimento del re-
parto universitario di Malattie Infettive nei
nuovi padiglioni del Policlinico di Careggi.
° e Riportiamo in questo numero solamente la locandina e una
Amerigo Vespucci foto del I° gruppo di relatori nella giornata dedicata ad
Amerigo vespucci. Ci proponiamo di dedicare a questo ar-
gomento il prossimo numero.
Regione Toscana pai
fu D
È de
Azienda Sanitaria di Firenze $ ‘i o3
Corso di Aggiornamento Obbligatorio "xt
LA ENDOARTERECTOMIA CAROTIDEA :
INDICAZIONI, CHIRURGIA E MONITORAGGIO
INTRAOPERATORIO
- APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE -
Venerdì 4 Dicembre 1998
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio - Firenze -
- Aula Muntoni -
Organizzato dalla
U.O. Chirurgia Vascolare
Azienda Sanitaria di Firenze
Direttore : Dott. Marlo Cecchi
dalla
U.O. Neurologia
Azienda Sanitaria di Firenze
Direttore ; Dort. Gaetano Zaccara
e daila
Associazione San Giovarni di Dio
La Sporta
A Roma per San Benedetto Menni
. “SAN BENEDETTO M
CANONI
21 novembre 1999
Roma, Basilica di San Pietro
Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesit
Ciusa Generalizia: Piazza Salemo, 3
Ordine Öspeda aliero di San Giovanni di Dio (FRF)
Curia Generalizia: via della Novetta, 263
+-
—_ASGAAZIONE
N3ICIANNI 0 DIO ;
ms S E onos (8 MARR i985 {ar
wi 7
Con il Vescovo Fatebenefratello
S.E. José Luis Redrado Marchite
Segretario del Pontificio Consiglio
della Pastorale per gli Operatori
Sanitari e Fra Costantino Dalla
Mura medico omeopata dell'ospe-
dale dell'Isola Tiberina.
Durante la cerimonia, nella ba-
silica sotto la grande statua di
San Giovanni di Dio.
7
N° 29 - Anno XIII
Immersi nella enorme folla dei pellegrini, molti dei quali venuti
dalla Spagna, che deve a San Benedetto Menni la rinascita
dell’Ordine nella sua sede originaria, abbiamo ringraziato anche
noi San Benedetto e gli abbiamo chiesto aiuto per la nostra
Associazione e il nostro Ospedale.Ci siamo sentiti orgogliosi,
ASSOCIAZIONE i
SAN GIOVANNI DI DIO È
FONDATA LB MARZO 1985
f}
Con Fra Pascual Piles, Padre
Priore Generale dell’Ordine.
‘con il nostro stendardo di
esserci. Non avendolo potuto
spiegare all’interno della
basilica (il regolamento ora
lo vieta), lo abbiamo montato
in fretta sul sagrato e abbiamo
fatto queste foto.
m
FIRENZE |
Con Fra Pascual Piles, Fra
Josè Muñoz, P. Provinciale di
Andalusia e Fra Josè Maria
Larrù.
La Sporta 8 N° 29 - Anno XIII
Endoarterectomia carotidea
Con grande ritardo (un anno) pubbli-
VISI
figa i 5*| chiamo la locandina e 2 foto di un im-
Aenda Sanitaria di Firenze 3 j 2 $ à
) portante corso di aggiornamento sulla
Corso di Aggiornamento Obbligutorio | "POW
; rs endoar-
INDICAZIONI CIRURGIA. È MONITORAGGIO terecto-
INTRAOPERATORIO
- APPROCCIO _MULTIDISCIPLINARE - mia ca-
Venerdi 4 Dicembre 1998 rotidea,
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio - Firenze - ch e d a
-Aula Muntoni ~
Cr dla molti anni viene praticata con successo
| nel nostro ospedale. Nell’ occasione il
Il Dott. Mario Cecchi primario : > i N
della Divisione di Chirurgia Dott. Balatri ha ripercorso la storia del
Vascolare del nostro Ospedale. l’ospedale dal 1382 a oggi.
UO. Chirurgia Vascolare
Aziendu Sanitaria di Firenze
Direttore : Doat. Maria Cece)
dalla
Amocizzione Suo Giovanni di Dio
° ə Si sono messi tutti d’accordo per fare una grande festa, e ci
Pensionamenti sono proprio riusciti, a decine sono scesi da tutti i reparti e
hanno affollato l’aula Muntoni usufruendo di un accurato
buffet, preparato dagli infaticabili Carlo Romani e Renzo
Logli, responsabili della Cassa Mutua interna.
i È
CORRADO PASQUALE
CAMAIANI ENIO
GARGALINI MARIO
MARANGHI GIULIANO
MARINIELLO GENESIO
PIERINI PAOLO
SUSINI FRANCESCO
TARTARI FRANCO
TRIPODI MONICA
La Sporta +f
| La Sporta - n° 30 Novembre 2000 - Anno XIII
Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy
tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it. www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
La Sporta
La statua di San Giovanni di Dio
al Nuovo Ospedale
2 N° 30 - Anno XIII
La statua in terracotta
è stata realizzata dal
Dott. Francesco Vetto-
ri, che vediamo a
fianco e all’opera nella
fornace Montecchio a
San Donato in Poggio.
Preparazione La statua arriva in ospedale trasportata dalla ditta
La del basamento Fratelli Mattolini Scandicci.
i della statua e
cantiere.
Il Dott. Francesco Vettori è stato chirurgo del Pronto
Soccorso di San Giovanni di Dio dal 1971. Nel 1989
si dimette dall’ospedale per dedicarsi alla medicina
domiciliare nel suo paese. E’ stato uno dei primi medici
che nel 1973 ha praticato a Firenze l’agopuntura,
appresa da Don Taddei sacerdote di Monrocco e
specializzatosi poi a Torino alla Scuola del Professor
Roccia. Attualente continua la sua attività di medico e
di artista a San Donato in Poggio. (Tel. 0039 55
8077557)
ei,
i EF
La Sporta 3 N° 30 - Anno XIII
8 Marzo
Festa di San Giovanni di Dio
L’8 Marzo 2000 inaugurazione della statua di San Giovanni di Dio. Nell’occasione era presente il Vescovo
Fatebenefratello S. E. Josè Luis Redrado Marcite Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli
Operatori Sanitari. Accompagnato da P. Umberto Rufino M. I. cappellano, da P. Bartolomeo Colodonato O.
H. e Fra Costantino Dalla Mura O. H. circondato dai volontari e dipendenti dell’ ospedale, Mons. Redrado ha
scoperto e benedetto la statua.
La Sporta N° 30 - Anno XIII
Mons. Redrado insieme a
Fra Costantino dalla Mura
Fra Bartolomeo Coladonato
Fra Calisto Liberti e P.
Umberto Rufino.
Il gruppo “Giovanni
Bonelli” dei volontari
ospedalieri intorno a
Mons. Redrado.
Come ormai da molti anni è stata eseguita la “Missa Brevis” S. Johanni
de Deo per coro e orchestra di F. J. Hydn, con l’orchestra “Anonimo
Fiorentino” diretta dal maestro Saverio Lanza, soprano Kate Rakic.
La Sporta 5 N° 30 - Anno XIII
Caro Massimo
Neanche noi sospettavamo che i tuoi dolori del settembre scorso erano la punta di un iceberg che
in pochi mesi ti avrebbe portato alla morte e come te siamo rimasti costernati dalla diagnosi della
malattia che hai sopportato alternando speranza e rassegnazione. L’amico Lorenzo Maggi, che
più di tutti noi ti è stato vicino fino all’ultimo, sicuramente ricorderà questi tuoi sentimenti. E’
stata la tua una malattia rapida e dolorosa che ci ha portati tutti a riflettere. Che cosa farà Massimo
ora, e che cosa penserà, in poche parole se fosse toccato a noi. Ti ricordiamo sorridente, come eri
quasi sempre, con i tuoi giochi di parole, le tue battute e le tue famose barzellette, sempre ascoltate
e poi ripetute per tutto l'ospedale, con i tuoi giudizi diagnostici, con la tua sicurezza anche nelle
situazioni più difficili. Ti angustiavi sempre perché girandoti indietro non vedevi più giovani
medici entusiasti come eravamo noi agli inizi della nostra attività, ai quali rivolgere consigli e
insegnamenti. Ci rimane solo la speranza che gli anni, le difficoltà e le esperienze che abbiamo
vissuto possono essere trasmesse a chi ci seguirà. Sei partito un po’ troppo presto, ti vorremmo
ancora qui per avere quella tranquillità che sapevi infondere soprattutto in questo periodo così
difficile.
Il Dott. Massimo Goggoli (12/7/19444 - 4/2/2000) Laureatosi a Firenze ha iniziato la sua attività agli inizi
degli anni 70 nell’ospedale di San Giovanni di Dio, come assistente e poi aiuto chirurgo del Prof. E. Muntoni,
distinguendosi nella chirurgia d’urgenza, dell’apparato digerente e della mammella.
La Sporta 6 N° 30 - Anno XIII
Una ricerca
La classe II F della Scuola Media Machiavelli, con la Professoressa Anna Conti.
La classe II F sta portando avanti in collaborazione con la sezione didattica degli Uffizi una ricerca ambientale
su “Piazza Ognissanti e dintorni” per scoprire le radici storiche artistiche e sociali della propria zona. Chiese,
monumenti, alberghi, “Spedali”, oratori, che sono stati visitati, riscoperti e valorizzati da questa loro ricerca.
A protezione
Consegnata al Dott. Alberto Appiccia-
fuoco la Statua di San Giovanni di Dio,
riproduzione della grande statua opera di
Della Valle (1745) che si trova nella
Bsilica di San Pietro a Roma fra le statue
dei fondatori degli Ordini religiosi.
(La Sporta N° 7-8 1990)
La Sporta
Simonetta Cattaneo Vespucci
La famiglia Vespucci è stata una fra le più potenti
‘famiglie fiorentine del quattrocento toscano e
quanto a prestigio, è stata la sola che abbia lasciato
una traccia storica pari a quella della famiglia
Medici. Quindi, una famiglia di tutto rispetto, per
cui, distruggere il suo ricordo e quel poco che è
rimasto del suo operato, equivale a negare una
parte della storia di Firenze che è proprio quella
che ha contribuito in assoluto al prestigio odierno
della città. Infatti se milioni di turisti frequentano
Firenze, molto è dovuto anche al casato Vespucci.
Le testimonianze storiche confermano che è stata
una donna Vespucci, quella che ha dato il suo volto
alla primavera di Sandro Botticelli. Quale altra
nobile famiglia fiorentina può vantarsi di tanto?
Nessuna. Eppure, la Firenze del duemila, sembra
volutamente ignorare l’importanza storica di
questo casato, nonostante il nome dei Vespucci
sia conosciuto in tutti i continenti, non solo per
Amerigo Vespucci, ma perché la prima donna
entrata nella storia di Firenze e rimasta famosa
per la sua eccezionale personalità, è stata
Simonetta Cattaneo Vespucci. Simonetta, nata a
Genova nel 1451, da una famiglia di Dogi, per
parte di madre, aveva ricevuto l'educazione tipica
dei signori, severa, austera, responsabile e schietta.
Dotata di grande bellezza e dolcezza d’animo,
aveva il fascino di una signorilità squisita. Così
giunta a Firenze, dopo aver sposato Marco
Vespucci con un matrimonio combinato per scopi
politici, in vista di una alleanza tra Firenze e
Genova, la sua solo presenza è stata più che
sufficiente per conquistare la corte dei Medici e
tutta la città. A contatto con Lorenzo il Magnifico
ed i più grandi nomi del Rinascimento, intelligente
e colta, non ha tardato ad essere riconosciuta come
la bella e la regina di Firenze. Sandro Filipepi
detto il Botticelli, era suo vicino di casa. Artista
raffinato quale era, aveva subito individuato, nella
bella genovese, l’ideale perfetto della bellezza
femminile quale lui la sognava; una bellezza fisica.
dalla quale trasparisse una equivalente bellezza
spirituale; tutta l’armonia del creato. E fu un
amore grande e tempestoso come il mare, l’amore
di tutta una vita. Simonetta, invece, ignara di
quanto le accadeva intorno, frequentando i
N° 30 - Anno XIII
Medici, aveva conosciuto Giuliano, fratello di
Lorenzo e si era accorta di amarlo. Giuliano, da
parte sua, l’aveva amata al primo sguardo. Forte
della sua posizione, aveva iniziato a farle una corte
serrata e spavalda, ricorrendo ad ogni mezzo per
conquistarla, mentre tutta Firenze si stava
rendendo conto di ciò che stava accadendo. Fatto
incredibile, tutti parteggiavano per questo idillio,
senza gridare allo scandalo, anzi commossi,
perché Simonetta era una creatura eccezionale e
sapevano che lei non avrebbe potuto avere
nessuna speranza per il suo amore. La famiglia
Vespucci, anche se contrariata, non osava fare
accuse, consapevole che in un matrimonio
combinato, poteva essere inclusa anche una storia
d’amore che non avrebbe mai avuto un futuro.
Così tra giostre, feste e balli la storia è continuata
La Sporta
per alcuni anni, finchè, nello splendore della sua
giovinezza, Simonetta muore il 26 aprile del 1476.
La sua morte lascia perplessi. Due anni dopo,
esattamente il 26 aprile 1478, Giuliano viene
assassinato nella congiura dei Pazzi e Lorenzo il
Magnifico accusa apertamente il suocero di
Simonetta, quale partecipe alla congiura. E perché,
la storia di Simonetta si è conclusa in una storia
d’amore e di morte? Per una vendetta dei
Vespucci? Sembra logico sospettarlo, se, lo stesso
Lorenzo il Magnifico, che voleva molto bene ai
due giovani, lo ha fatto. Dopo queste morti
sembrava che questa storia fosse destinata
all’oblio. Invece, avviene un miracolo. Coloro che
hanno amato Simonetta, non la vogliono perdere.
La vogliono riportare in vita e per sempre. Sandro
Botticelli trasforma la sua arte in un continuo
omaggio per lei. Oggi, quando i turisti vanno ad
ammirare la “Primavera” di Sandro, accompagnati
da una guida, vengono informati che il volto di
Primavera è il volto stesso di Simonetta. Non
sanno che la Primavera è un dipinto del tutto
particolare perché non è soltanto una allegoria, è
il racconto di una storia autentica, quella di un
amore struggente ed infelice del grande maestro.
I quale dipingendo Simonetta, l’ha consegnata alla
storia e l’ha resa immortale. Ammirando questo
capolavoro bisognerebbe entrare in punta di piedi
in questa realtà, lontana nel tempo, viva ed intatta
nell’emozione del presente. Lo sfondo del dipinto
è un tipico paesaggio ligure con un boschetto
d’aranci; un omaggio alla terra natale di lei. Il
volto di Simonetta è perduto lontano, anche se
Giuliano è quasi al suo fianco. Si direbbe che
guardi direttamente negli occhi il suo pittore
mentre la dipinge, un po’ sorpresa e grata di tanto
dono. Sarebbe bello, completare l’emozione di
questo dipinto, con i versi del Poliziano e con la
musica della Primavera di Vivaldi.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy)
Tel. e Fax +39(0) 55 218839
E-mail sgd@dada.it
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
N° 30 - Anno XIII
- Mia natal patria è nell’aspra Liguria,
- Sapor’ una costa alla riva mattutina.
- Quilieta mi dimora Simonetta.
- Poi con occhi più lieti e più ridenti,
- Tal che il ciel tutto rasserenò d’intorno,
- Mosse sovra l’erbetta a passi lenti
- Con atto d’amorosa grazia adorno,
- Mal’erba verde sotto i dolci passi
- Bianca, gialla, vermiglia, azzurra fassi.
Gina Ballerini
Gina Ballerini è genovese, appassionata dell’arte
del 400. Vive attualmente a Firenzuola in Via della
Ca’ Rossa 7 50033 Firenzuola Tel. 055 8198946
Piccolissimo presepe del Guatemala come dono
dell’ Associazione nel Natale 99 ai ricoverati.
Sommario
La statua di S. Giovanni di Dio ...................... pag. 2
$ Marzo la festa arl pag. 3
Caro Massimo cirio pag. 5
UBI eine pag. 6
A PTOEZIÖNE parle pag. 6
Simonetta Cattaneo Vespucci ......................... pag. 7
Presepino Guatemateco .................................. pag. 8
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Ma-
ria Montanari
Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della
Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
Stampa: Duplioffset Prato
Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89
Associato all’ Unione Stampa Periodica
Associazione San Giovanni di Dio - C.P. 521 - 50100 Firenze Italy
tel. e fax + + 39 55 218839 - E-mail sgd@dada.it www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Firenze
La Sporta
A Roma Giubileo
dell’Associazione
Sabato 25 Novembre, a piedi, dalla Stazione,
quasi di corsa, siamo giunti nella piazza di S.
Pietro, che era già affollata di fedeli in attesa
del S. Padre. Accompagnati da Fra Martin
Mendez, abbiamo raggiunto il palco sul lato
destro dell’altare (vedi foto copertina), da dove
abbiamo seguito la Santa Messa.Era una
giornata bellissima, quasi primaverile, con un
sole splendido. In piedi sulla sua auto, fra gli
applausi della piazza e’ arrivato il S.Padre.
L’emozione e la contentezza di vederlo e
ascoltarlo sotto il nostro stendardo ci ha pervasi
per tutto il tempo e anche dopo che il S. Padre
ha lasciato il sagrato della basilica. Terminata
la manifestazione, Fra Martin, passando dalla
Porta Santa ci ha condotti all’interno della
Basilica e siamo andati a pregare sotto la Statua
di san Giovanni di Dio. Abbandonata la Basilica
sempre a piedi ci siamo diretti verso la stazione
facendo una breve sosta nella chiesa di S.
Maria Maggiore.
2 N° 31 - Anno XIII
Recuperare 1 valori dello spirito
Siamo giunti all’ultimo Natale del secolo XX ed
al primo capodanno del secolo XXI. Una
circostanza eccezionale che tocca alla nostra
generazione. Dobbiamo perciò insieme alla gioia
ed alla pace interiore, essere indotti alla
meditazione, nella capanna di Betlemme, duemila
anni fa, con la nascita di Gesù ebbe inizio la
redenzione dell’umanità attraverso il suo
insegnamento e il sacrificio della sua vita, e questo
sublime atto di amore, ha dato all’uomo la
coscienza della sua dignità e la certezza del suo
destino. L’epoca attuale sembra allontanarsi dalla
radice cristiana adagiandosi
acriticamente nel visibile, nel
tangibile, nel terreno, nel
materialismo. Dobbiamo
dunque recuperare i grandi
valori dello spirito e, con essi,
rianimare la società. Il
Capodanno, con il suo fascino
dell’inizio di un secolo e gli
interrogativi che propone, ci
deve far riflettere sul dovere
di ognuno di noi a contribuire
ad un futuro che tutti
vorremmo sereno, attento allo
spirito ed alle tante sofferenze
` dell umanità.
Auguri a tutti voi ed alle vostre
famiglie di ogni bene e di
serenità.
A è L- (ARTO
La Sporta
N° 31 - Anno XIII
Festa per Sergio Moschini
anaont
Entrato in ospedale il 30 settembre 1968 come
impiegato ha successivamente ricoperto la carica di
Economo che ha mantenuto fino al giorno della
pensione. Curiosa coincidenza: ha iniziato la sua
carriera con il rinnovo del reparto Paganti del vecchio
ospedale e l’ha chiusa con il rinnovo del reparto
Paganti al nuovo ospedale. Nel maggio-giugno del
1982 ha coordinato l’organizzazione generale e
l’arredo del nuovo ospedale mantenendo un organico
che allora contava 95 persone (portinerie, centralino,
autisti, dispensa, cucina, guardaroba, commessi etc).
Osservatore acuto degli avvenimenti dell’ospedale,
e’ stato sempre un punto di riferimento generale per
tutti che in questo giorno di festa lo hanno onorato
con una grande manifestazione di simpatia.
Nell’ultimo anno ha trovato il tempo di scrivere e
ricevere un premio letterario nominale con “Quando
la campagna era verde” (Edito da Masso delle Fate
Tel. 0558734414) un libro autobiografico che
racconta dei suoi trascorsi giovanili in campagna.
La Sporta N° 31 - Anno XIII
Una visita molto gradita
Battistero
Piazza della Signoria
Ponte vecchio
La Sporta N° 31 - Anno XIII
Partiti da Valladolid, guidati da Fra Juan Antonio Diego Esquîvfas e Fra Luis Maté ambedue da
Valladolid, il 13 di Agosto per le “Giornate mondiali della gioventu’” a Roma, 45 persone di
provenienza da varie parti della Spagna (Palencia,Toledo, Cáceres, Madrid, Valladolid, Salamanca,
Bfîlbao, Granada, Guadalajara, Léon, Pamplona) in prevalenza giovani, dopo il soggiorno a Roma,
sono passati da Firenze per trascorrere una giornata nella nostra citta’ per poi dirigersi a Trivolzio
e quindi tornare in Spagna.
21 Agosto, un pò di corsa.
Da Roma al Battistero dove Mons. Sessa stava aspettando per iniziare la S. Messa ; poi per le vie
del centro fino a Piazza Signoria , Ponte Vecchio, SS. Apostoli, Borgo Ognissanti dove nel chiostro
del convento i Volontari avevano preparato un pranzo. Visita alla Portineria e Chiesa del Vecchio
Ospedale, pernottamento nella palestra dei vigili del Fuoco del Distaccamento di Firenze Ovest.
Nella portineria del vecchio ospedale.
Riuniti dopo il pranzo nel Chiostro di
Ognissanti con Padre Batazzi e i
volontari in un abbraccio fraterno.
La Sporta 6 N° 31 - Anno XIII
San Sergio
Entusiasti del loro nome, Sergio
Balatri e Sergio Moschini, sono
frequentatori ormai da anni
della Casa San Sergio, Casa
Madre della “Comunità dei
figli di Dio” a Settignano.
Il Monastero infatti, per
l’amore del P. Barsotti alla
spiritualità russa e orientale e’
dedicato a S. Sergio di Radonez
(1314-1392) patrono della
Russia ed è l’unico monastero
dedicato a San Sergio in Italia.
La “Comunità dei Figli di Dio”
e’ stata fondata da Don Divo Barsotti a Firenze nel 1947. All’inizio si trattava di un gruppo di
signore che chiese a Don Divo una direzione spirituale. Don Barsotti diede loro un programma di
vita che prevedeva anche una lettura della Bibbia costante e la preghiera delle ore (Lodi, Vespri,ecc..)
che allora erano cose non usuali per i laici. I membri della comunità erano laici, i quali dopo un
poco di tempo, si organizzarono in più gruppi, anche fuori Firenze. E’ una comunità di spiritualità
monastica, formata da laici consacrati, da laici con i voti, e da quindici anni anche da religiosi che
vivono in piccoli monasteri. Al momento d’oggi i membri della comunità sono circa 2000, 40 sono
i membri della vita comune di cui 8 sacerdoti, non più solo in Italia ma anche in Africa (Benin),
Australia e Sri Lanka. I membri della comunità si impegnano ad una vita di preghiera, di monachesimo
“interiorizzato” di formazione spirituale. I valori principali sono la vita delle Virtù Teologali, la
preghiera, l’amore alla liturgia. La comunità organizza incontri di spiritualità, scuole di preghiera e
i membri si incontrano tutte le settimane per un incontro di preghiera e formazione, tutti i mesi per
una giornata di ritiro e una volta all’anno un corso di esercizi spirituali di 5 giorni.
Divo Barsotti ;
Nato nel 1914 a Palaia (Pisa) è stao ordinato a San Miniato (Pisa) nel 1937. Dopo alcuni anni di insegnamento
nel seminario di quella città, si è trasferito, nel 1945, a Firenze-Settignano, dove risiede tuttora. Ha insegnato
teologia sacramentaria nello Studio teologico (ora Facoltà) di Firenze. Ha fondato e dirige un movimento di
vita spirituale, la “Comunita’ dei Figli di Dio”, riconosciuto dall’Arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli
nel 1984 come Associazione pubblica di fedeli. E’ uno dei teologi e mistici contemporanei più degni di
attenzione: vasta è la sua produzione bibliografica, parte della quale è stata tradotta in lingue straniere
(francese, spagnolo, inglese, fiammingo, polacco, croato, russo e altre, tra cui anche giapponese). Oltre a
commenti su libri della sacra Scrittura, diari, poesie e biografie, molte sue pubblicazioni riguardano argomenti
di spiritualità cristiana, testi o persone dell’esperienza religiosa orientale. Collabora all’Ossevatore Romano,
all’Avvenie e a varie riviste di ascetica e di spiritualità. Nel 1984 ha vinto a Potenza il primo premio Città di
Potenza per la letteratura con il libro “La religione di Giacomo Leopardi”. Nel 1987 ha vinto il premio
“Cultura Cattolica” di bassano del Grappa. Nel 1972 ha predicato in Vaticano gli esercizi spirituali al papa
Paolo VI. Ha introdotto in Italia la conoscenza dei santi russi, tra i quali Silvano del Monte Athos e san
Serafino di Sarov. Ha tenuto corsi di esercizi spirituali in numerosissime località italiane e anche in altri
continenti. Ha avuto un dialogo profondo e vivo con i teologi e le figure piu’ eminenti del cattolicesimo di
questo secolo, tra i quali Hans Urs Von Balthazar, Jean Danielou, Henri De Lubac, Giuseppe Dossetti,
Pavel Evdokimov, Marcello Candia, Henri Le Saux e altri. E uno dei massimi esperti italiani viventi di
agiografia. (Casa San Sergio Via Crocifissalto 2 Settignano Telefono 055 697778).
La Sporta
N° 31 - Anno XIII
Monaci a Ognissanti
Accorato saluto di Padre Ferdinando Batazzi.
L’Abate Dom Tarcisio Maria Benvenuti
5.22
I monaci e le monache della “Fraternità di Gesù
La concelebrazione con S.E. Silvano Piovanelli.
Apre
la processione
d’ingresso
dei monaci
Dom Antonio
Maria Malagisi.
La provincia Francescana ha deciso di abbandonare
dopo 5 secoli il convento di Ognissanti.
Padre Ferdinando Batazzi fratello del nostro Vice
Presidente deceduto l’anno scorso (La Sporta N°
28) è per ora rimasto solo a curare la parrocchia.
Il I Novembre Festa di tutti i Santi, S.E. il Cardinale
Silvano Piovanelli, ha presenziato in una
concelebrazione Eucaristica l’ingresso ufficiale della
“Famiglia monastica Benedettina Fraternita’ di Gesù”
(*) che d’ora in poi vivrà nel convento di Ognissanti
divenuto così Abbazia di Ognissanti.
La Fraternità di Gesù è nata nel 1972 dalla scelta di
alcune persone - incontrate e coinvolte da un giovane
sacerdote, don Tarcisio Benvenuti, Fondatore e
attuale Abate, di vivere l’esperienza cristiana in forma
associata permanente, tra le sfide, le contraddizioni,
le attese e le speranze del mondo contemporaneo.
* E-mail segreteria@monasterolanuvio.it
La Sporta N° 31 - Anno XIII
Corso di lingua spagnola
Martedì 5 Dicembre è iniziato un corso di lingua spagnola all’interno del N.O.San Giovanni di Dio riservato
ai dipendenti. Il corso organizzato dall’ Associazione e finanziato dagli allievi comprenderà circa 20 lezioni
settimanali di un’ora e mezzo. L'insegnante, madrelingua, è la prof. Mercedes Mazo.
Sommario
A Romina pag. 2
Recuperare i valori dello Spirito............ pag. 2
Festa per Sergio Moschini..................... pag. 3
DI DIO i Una visita molto gradita........................ pag. 4
È; San: DERE: iii sinan pag. 6
Monaci a DSS SAL”, iz iran pag. 7
Calendarietto 2001 con la Statua di S. Giovanni di Corso di lingua spagnola....................... pag. 8
Dio di Francesco Vettori che come sempre ci dona
la Provincia Romana dei Fatebenefratelli.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna Ma-
ria Montanari
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Della
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
P . Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’ Unione Stampa Periodica
4
kerora TA
HALL AE
r TI
a
= rose,
E S Ti
emman
b co contagi
RI
LI
` X
KY è LI
ceti Shi C
SET
Associazione San Giovanni di Dio C.P. 521 50100 Firenze Italy tel/fax ++39 55 218839
E-mail sgd@dada.it www.dada.it/asgdd/sgddhome.html
La Sporta 2 N° 32 - Anno XIV
La copertina
Nel N° 2 della Sporta del 1989 abbiamo pubblicato un disegno di Diana Michaelles dal quale abbiamo
estratto ora la parte riguardante la facciata della chiesa di San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti. Nella
sua parte superiore, dopo il restauro del tetto che versa in condizioni disastrose, inizieranno i lavori per
accogliere la sede definitiva dell’ Associazione.
Attualmente stiamo allestendo una sede provvisoria sotto la branca destra della scala della Portineria del
Vecchio Oospedale nella parte prospiciente l'ingresso della chiesa. Speriamo nel mese prossimo di completare
il trasloco dai locali di Ognissanti nei quali siamo stati ospitati per 10 anni dai Frati Francescani prima e ora
dai Monaci della “Famiglia Monastica Benedettina Fraternità di Gesù”.
Amerigo Vespucci Umanista Geografo
da Ognissanti in Firenze alla Baia di Tutti i Santi in Brasile
di Massimo Rapi
Il testo qui pubblicato costituisce la parte scritta di una piccola mostra didattica inaugurata il 1° novembre
scorso nella fortezza di Salvador Bahia, in Brasile. La mostra è costituita anche di una raccolta iconografica
compone un percorso storico attraverso dei pannelli stampati che illustrano la vita, la formazione e il significato
attuale della vicenda umana e geografica di Amerigo Vespucci.
La mostra rientra nell’ambito della manifestazioni per il centenario della lettera e del viaggio di Vespucci
(2001-2004), il cui programma generale verrà presentato nei primi mesi del prossimo anno. Il primo anno è
servito essenzialmente per progettare l’evento, che si configura come un avvenimento internazionale (e
intercontinentale) dove accanto a mostre, convegni, concerti e spettacoli ci sarà anche posto per la promozione
economica e turistica negli Usa e in Sudamerica, inseime ad alcune inziative caritative in favore del Brasile.
La benemerita Associazione San Giovanni di Dio, che custodisce la memoria dell’abitazione di Amerigo e
della carità cristiana della sua famiglia, è direttamente coinvolta nelle manifestazioni, nelle persone del dott.
Sergio Balatri e del presidente cav. Lapo Mazzei. Ho conosciuto Sergio nell’autunno del 1999, quando stavo
preparando, con la beata incoscienza di studente (beata incoscienza che ovviamente mantengo) , un convegno
sul primo viaggio di Amerigo Vespucci. Mi ha colpito subito, oltre ai baffi, la vitalità e l’indomabilità di
questo matto discepolo di Juan de Dios, che insieme ai membri dell’associazione combatte perché ci sia
ancora, negli ospedali, l’idea che la malattia e la salute non siano solo degli “oggetti” di cura scientifica ma
riguardano l’uomo nella sua interezza di desideri, di speranze, di affetti, di pensieri. Volesse Dio che un
giorno facessero un’altra portineria come quella dell’ospedale di Borgognissanti, dove il degente viene
accolto da uno scalone degno di un re (ed è un re; per il cristianesimo ogni persona, ha la dignità di un re), e
abbracciato da angeli dipinti e dalle magnifiche statue della Fede e della Speranza. Forse sarà meno efficiente
di un pronto soccorso in vetri smerigliati e plastica, ma si ha proprio l’impressione che col tempo la medicina
si sia dimenticata qualche cosa per strada. l
Ecco: come i lettori ben sanno, l’ospedale venne fondato da un avo di Amerigo Vespucci, in un’epoca con
molti difetti ma nella quale persino i mercanti e i banchieri credevano che la vita avesse un significato.
Quella tradizione cristiana, fiorentina ed umana è stata poi valorizzata dai Fatebenefratelli, e questo centenario
sarà una importante occasione per tutti i soci e per tutti i fiorentini di ripensare anche a questo aspetto della
vita di Amerigo, attualizzandolo con creatività e fantasia (chi coi baffi e chi senza, fa lo stesso) e sapendo
che ci riguarda da vicino come persone.
La Sporta 3 N° 32 - Anno XIV
Cosmographiae Universalis Introductio di Martin Waldseemuller
dove per la prima volta compare il nome AMERICA.
Massimo Rapi - laureato all’ Università di Firenze il 28/2/2001, con una tesi in Geografia sull’identità
territoriale del Chianti. E’ dottorando di ricerca in Geografia presso l’Università di Roma-Tor Vergata, e
membro della Società di Studi Geografici con cui recentemente ha tenuto a Firenze una serie di conferenze
sull’ Afghanistan.
Violinista e attore dilettante, ha realizzato e realizza varie iniziative culturali cercando di dar seguito al
consiglio di San Paolo: “tutto ciò che c’è di buono e di bello sia oggetto del vostro interesse”, e confidando
nella misericordiosa sopportazione del Padre Eterno.
E° ideatore e direttore generale del programma internazionale di eventi per le celebrazioni del centenario del
viaggio e della lettera di Amerigo Vespucci (2001-2004), il cui primo comitato promotore è stato costituito
con Sergio Balatri, Lapo Mazzei, Sergio Pezzati e Marcello Zeppi.
La Sporta 4 N° 32 - Anno XIV
Fra ragione ragionante ed esperienza mistica
Amerigo Vespucci, l’unico essere umano della storia che ha avuto l’onore di dare il nome ad un
intero continente, nacque a Firenze il 9 marzo 1454, terzo di cinque figli. A quell’epoca nascere a
Firenze significava nascere nel centro filosofico, artistico ed economico dell’ Europa.
Governata da ricche famiglie di mercanti e banchieri e dai rappresentanti delle associazioni dei
mestieri (soprattutto i mercanti e gli artigiani della seta e della lana), la piccola ma potente Repubblica
di Firenze era un rigoglio di iniziative economiche e diplomatiche, lusso, slanci del pensiero, fede
religiosa e creatività artistica. All’inizio del Quattrocento Brunelleschi nell’architettura, Masaccio
nella pittura e Donatello nella scultura avevano cominciato a rinnovare l’estetica gotica producendo
una nuova sintesi di elementi medievali e del mondo greco-romano, uno stile che prese il nome di
Rinascimento e che da Firenze si diffuse prima in Europa e poi in tutto il mondo occidentale. Ai
primi tre pionieri, si aggiunsero nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento altri artisti
fiorentini e toscani come Beato Angelico, Botticelli, il Ghirlandaio, Leon Battista Alberti, Michelozzo,
Paolo Uccello, il Pontormo, 1’ Ammannati, Verrocchio, i Della Robbia, Vasari, Benvenuto Cellini,
Leonardo da Vinci, Michelangelo ... per citare solo i più conosciuti.
Il Rinascimento delle arti figurative, che non era nato dal nulla ma poggiava sulle antiche fondamenta
della Firenze medievale di nomi come Giotto e Dante, si accompagnava ai nuovi sviluppi del pensiero
filosofico, letterario, politico e scientifico. Poliziano, Marsilio Ficino, Coluccio Salutati, Machiavelli,
Guicciardini fino a Galileo Galilei, furono alcuni degli uomini frutto di quell’epoca così intensa,
fertile e drammatica. Epoca che riservava una grande attenzione al senso religioso, alla ricerca del
senso della vita, dove ogni espressione delle capacità dell’uomo e ogni bellezza era indagata quale
simbolo e indizio di una speranza più grande, d’un Mistero che abbracciava tutto.
Vi erano tutti i pregi e i difetti degli uomini come noi li conosciamo e forse ancor più estremizzati,
ma Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze durante la giovinezza di Amerigo (dal 1469 al 1492),
ebbe a definire questa atmosfera culturale e sociale come piena di “ragione ragionante e d’esperienza
mistica”.
Lorenzo detto “il Magnifico” apparteneva ad una florida famiglia di banchieri, i Medici, fra le più
importanti se non la più importante d’Europa (la moneta di Firenze, il fiorino d*oro, era d’altronde
l’equivalente del dollaro di oggi). Firenze era sì un repubblica, ma i Medici e i loro amici erano
diventati, dai primi decenni del Quattrocento, i veri signori dello stato, anche se ufficialmente
mantennero in vita le antiche istituzioni repubblicane. Lorenzo fu il fiore più splendido di questa
stirpe, stimato per le sue doti diplomatiche e la sua ricerca della pace e dell’equilibrio, amante delle
arti e delle scienze, scopritore di talenti, patrono di quel libero consesso di studiosi che venne chiamato
“Accademia Platonica” nella quale venivano sviluppati tutti i temi più caratteristici del Rinascimento.
In una città del genere, collegata a tutto il mondo conosciuto dalla fitta rete delle filiali bancarie,
dagli ambasciatori, dagli scambi epistolari degli uomini di cultura, dalle relazioni commerciali e
finanziarie, in questa città la geografia era di necessità una materia molto studiata e discussa.
E non stupisce che proprio un’opera di geografia contribuì alla più grande rivoluzione estetica e
insieme conoscitiva del Rinascimento, la prospettiva. Lo studio della prospettiva era infatti collegato
al problema di riprodurre la Terra su una carta a due dimensioni. Per far ciò, occorre “proiettare”
ogni punto della superficie terrestre, che è una sfera e quindi una figura geometrica a tre dimensioni,
su una spazio geometrico a due dimensioni. La descrizione delle tecniche di proiezione cartografica
usate nell’antichità era contenuta nel libro scritto da Tolomeo (II secolo D.C.) che aveva per titolo,
appunto, “Geografia”. Ebbene l’originale della “Geografia” di Tolomeo era scritto in greco. Ma da
secoli il greco non veniva più insegnato in Europa. Fu solo nel 1397 che un dotto greco, Emanuele
Crisolora, venne invitato a Firenze ad insegnare e gli fu chiesto di tradurre un’opera in latino (il
latino era la lingua internazionale dell’epoca). La prima opera in Europa che dopo secoli di silenzio
venne tradotta dal greco, fu proprio la “Geografia” di Tolomeo, che tra l’altro era corredata di carte’
La Sporta 5 N° 32 - Anno XIV
geografiche molto accurate riguardanti territori ancora confusamente rappresentati nelle carte
occidentali. Anche Amerigo Vespucci possedeva una preziosa copia della “Geografia” di Tolomeo.
Ma andiamo con ordine. Vediamo chi era quest'uomo che aveva avuto la fortuna di nascere nel
posto giusto al momento giusto.
Lo zio ricco e lo zio prete
I Vespucci erano una famiglia di ricchi mercanti con buoni legami con la casata dei Medici. Il concetto
di famiglia di allora includeva vari gradi di parentela: nel tempo i membri di una famiglia potevano
superare con agio il centinaio, ed occupare interi isolati di edifici all’interno della città. Dall’unione e
ristrutturazione di più appartamenti e caseggiati, le famiglie ricavavano i palazzi di residenza, che in
verità diventavano di solito appannaggio del ramo più potente della casata. Le case dei Vespucci si
trovavano in due quartieri di Firenze, un nucleo originario presso il fiume Arno, accanto alla chiesa
francescana di Ognissanti (“Tutti i Santi”), e un altro nucleo immediatamente a nord del Duomo, in
zona più nobile, dove si era trasferito il ramo primario e più benestante. La patria dei Vespucci rimaneva
comunque il quartiere di Ognissanti, presso 1’ Arno, e nell’omonima chiesa si trovano ancora le loro
tombe e le opere d’arte coi ritratti di Amerigo giovane e dei suoi parenti. Inoltre, una parte delle case
era adibita ad ospedale per i poveri, una pratica di carità cristiana di cui è erede oggi l'Ospedale di San
Giovanni di Dio, che si è insediato nel Seicento nei locali del precedente ospedale fondato da Simone
Vespucci, un avo di Amerigo. Fu proprio nelle case di Ognissanti che nacque e passò la sua giovinezza
Amerigo.
Il nome “Amerigo” era un nome comune a Firenze, e ancor più fra i Vespucci. Il padre di Amerigo, il
notaio Nastagio, apparteneva ad un ramo della famiglia che se non era povero, di certo non poteva
dirsi florido. La fortuna del giovane Amerigo furono, come spesso capita, gli zii: lo zio ricco e lo zio
prete. Lo “zio prete” era Giorgio Antonio Vespucci, fratello del padre del futuro navigatore, frate nel
convento domenicano di San Marco e dottissimo conoscitore di latino, filosofia, teologia, storia, lettere
e geografia. Giorgio Antonio prese a cuore l’educazione del nipote e lo introdusse nei circoli degli
umanisti e degli artisti del tempo, mentre contemporaneamente ne veniva curata la formazione
“professionale” per farne un buon mercante e “manager”, secondo le usanze delle famiglie fiorentine
del tempo. Fu Giorgio Antonio che probabilmente presentò Amerigo all’altro “zio” (in realtà era uno
zio di quarto grado), il potente Guido Antonio, appartenente al ramo più ricco dei Vespucci. Guido
Antonio era stato incaricato dalla Repubblica di Firenze di compiere una delicata missione diplomatica
dal duca di Milano e dal re di Francia. Guido Antonio aveva bisogno di un giovane che gli facesse da
segretario e scelse Amerigo, che aveva allora 24 anni. Al ritorno di questa importante esperienza, che
durò quasi due anni, Amerigo venne assunto come “fattore” (in tutto e per tutto quel che chiameremmo
un manager) degli affari di un ramo cadetto dei Medici, guidato da Lorenzo di Pierfrancesco, da non
confondere con Lorenzo il Magnifico. Era un ramo cadetto, ma ricchissimo, e Amerigo si trovò ad
amministrare castelli, fattorie, commerci e attività bancarie. Si spostava spesso in campagna, nella
valle del Mugello, per controllare la produzione delle fattorie di Lorenzo di Pierfrancesco, e l’impiego
rappresentava indubbiamente un buon posto, remunerato e agli ordini di un datore di lavoro stimato,
intelligente e aperto.
Una cugina famosa
Insieme ad Amerigo, il membro della famiglia Vespucci più famoso al mondo è senz'altro Simonetta
Vespucci, meglio nota come “la Bella Simonetta”. Simonetta Cattaneo, discendente dell’omonima
nobile famiglia genovese, era coetanea del geografo fiorentino (nacque nel 1453) e nel 1469 andò in
sposa a Marco Vespucci, nipote diretto di quello “zio” Guidantonio che poi avrebbe portato Amerigo
con sé a Parigi. Amerigo conobbe bene la bellezza di Simonetta, cantata dal Poliziano, da Lorenzo il
Magnifico, dal Pulci, e amata da Giuliano dè Medici e idealmente anche da Sandro Botticelli, che ne
La Sporta 6 N° 32 - Anno XIV
fece il modello ideale dei suoi dipinti. Lo stesso Botticelli era amico di Amerigo, suo coetaneo e compagno
di giochi nella giovinezza.
Simonetta in breve divenne una sorta di mito, per la cui bellezza la gioventù dorata di Firenze lottò nella
famosa giostra del 1474, e per cui tutti piansero alla improvvisa morte sopraggiunta nel 1476, per tisi. Da
allora il mito s’accrebbe, con la melancolia di Giuliano e i numerosi ritratti, in veste di dea, di ninfa, di
Madonna, che Botticelli gli dedicò, quasi ossessivamente. Al volgere della parabola di Simonetta, sta
l’assassinio proprio di Giuliano dè Medici ucciso dalla congiura della famiglia Pazzi, a due anni esatti dalla
morte della fanciulla : fra i congiurati ci fu anche Piero Vespucci, padre di Marco, che si disse volle vendicarsi
dell’oltraggio subito da suo figlio, alla cui bellissima moglie si indirizzavano gli inopportuni corteggiamenti
di Giuliano dè Medici.
Simonetta rappresenta nella giovinezza di Amerigo molte cose: uno dei simboli del potere politico (il
matrimonio venne combinato dagli Appiani di Piombino, per legare Vespucci, Appiani e ramo cadetto dei
Medici in un complicato gioco di parentele) della sua famiglia, uno dei simboli del protagonismo artistico
della sua famiglia, che è stata la prima mecenate di Botticelli, e infine il simbolo più potente di quel
Rinascimento dorato del “maggio fiorito” sul cui sfondo il nostro geografo crebbe e si formò.
Il manager si fa geografo
Nel frattempo Amerigo Vespucci continuava la sua vita fra banche, fattorie e mercanzie.
Il 1492 fu l’anno della svolta. Il direttore della filiale di Siviglia del banco dei Medici, Giannotto Berardi,
aveva deciso di finanziare in parte il viaggio di un marinaio genovese: Cristoforo Colombo. Il sogno di
Colombo di raggiungere le Indie andando a ovest era del resto basata proprio sulle osservazioni geografiche
di un fiorentino, il grande geografo Paolo Toscanelli. L’idea di Colombo sembrava essere buona, e Giannotto
investì sulla spedizione. Ma al quartier generale di Firenze, qualcuno era preoccupato e temeva che non
fosse un buon affare. Così, i Medici decisero di mandare a Siviglia un uomo di fiducia per controllare chi era
questo Colombo e cosa stava combinando coi soldi dei fiorentini. Per la delicata missione fu scelto Amerigo,
che accettò subito il rischio e i disagi del trasferimento.
Dal 1492 al 1499, Amerigo Vespucci visse a Siviglia, diventando per conto dei Medici il protagonista
finanziario delle spedizioni di Colombo. Si occupava dell’organizzazione della flotta in tutti i suoi aspetti,
ed è possibile che in questo periodo abbia fatto anche brevi o lunghi viaggi in mare aperto.
Contemporaneamente, approfondiva le sue conoscenze geografiche e cartografiche già apprese a Firenze, e
respirava l’entusiasmante aria di Siviglia, dove ogni mese giungevano notizie di luoghi sconosciuti e lontani.
Non tutte le spedizioni navali andavano bene: alcune naufragavano o venivano distrutte dalle tempeste
dell’oceano, altre tornavano cariche di mercanzie pregiate e procuravano molto guadagno. Amerigo Vespucci,
che aveva ormai più di quaranta anni, di esperienza ne aveva accumulata molta. Era un uomo colto e profondo,
e aveva imparato alla scuola degli umanisti e dello zio sacerdote che le ricchezze materiali non erano il
segreto della felicità. Nel 1499 delega ad un amico i suoi impegni lavorativi, e si imbarca su una flotta
comandata dall’ammiraglio Alonso de Hojeda e dall’ammiraglio Juan de La Cosa.
In questa flotta Amerigo, che non aveva competenze da capitano di marina, assumerà il ruolo di “piloto”
(una sorta di ufficiale di rotta), geografo e cartografo. Leggiamo come lui stesso racconta la decisione di
imbarcarsi, vi scopriremo tutta la grandezza del suo animo e della sua formazione umana: “...il motivo della
venuta in questo regno di Spagna fu per occuparmi di mercanzie, e in questi anni vidi tutti imutamenti della
fortuna, la quale muove i nostri beni caduchi e transitori.
A volte la fortuna tiene l’uomo in cima alla ruota, altre lo caccia e lo priva dei beni che si possono dire solo
prestati, perché noi mai li possediamo veramente. Ho conosciuto le continue preoccupazioni e pericoli che
l’uomo ha nel procurarsi le ricchezze, e allora decisi di lasciare l’arte della mercanzia e porre lo scopo della
mia vita in qualcosa di più nobile e che dura nel tempo e nella storia: mi preparai ad andare a scoprire il
mondo e le sue meraviglie.”
La Sporta i 7 N° 32 - Anno XIV
L'esplorazione del Brasile
La spedizione di Hojeda, dove era imbarcato Vespucci, partì da Cadice nel maggio 1499 e toccò la terraferma
in luglio dalle parti della attuale Guiana francese. A questo punto la flotta andò a est, e scoprì il Rio delle
Amazzoni. Alcune scialuppe risalirono il fiume per circa cento chilometri, impressionate dalle sue enormi
dimensioni. Poi le caravelle continuarono nella loro esplorazione, fino quasi all’estrema punta orientale
del Brasile, l’attuale capo San Rocco. Prima del capo San Rocco la flotta dovette tornare indietro, ostacolata
dalla forza della corrente oceanica di Guiana, che proprio Vespucci descrisse per primo.
La spedizione di Hojeda, La Cosa e Vespucci aveva donato al mondo la conoscenza di un nuovo
meraviglioso paese: tutta la costa settentrionale del Brasile (più di 2000 km) e il Rio delle Amazzoni
erano stati scoperti.
Le navi poi tornarono in Guiana , esplorarono la costa del Venezuela, l’isola di Trinidad e dopo aver fatto
scalo a Santo Domingo partirono, alla fine di marzo del 1500, per arrivare in Spagna all’inizio di giugno.
In questo momento Amerigo pensa ancora, come tutti gli uomini del tempo, che le terre scoperte
appartengano all’Asia. Decide di proseguire le esplorazioni dal punto dove erano state interrotte, questa
volta con una flotta al suo comando. Però vi era un problema: il capo San Rocco si trovava ad est del
meridiano (il meridiano a circa 50 gradi ovest di Greenwich) che la Spagna e il Portogallo avevano
stabilito come confine tra le loro zone d’influenza marittime.
Infatti la Spagna e il Portogallo si erano divise l'Oceano Atlantico già nel 1494 col trattato di Tordesillas,
sperando che nelle zone d’influenza ancora da esplorare ci fossero dei territori da conquistare. Il Brasile
si trovava nella zona d’influenza portoghese. Perciò se Vespucci voleva continuare le sue esplorazioni
doveva rivolgersi al re del Portogallo, e così fece.
Il 15 maggio 1501 Amerigo inizia il suo secondo viaggio partendo da Lisbona. La flotta fa scalo in Africa,
alle isole di Capo Verde e qui si incontra con quello che resta della flotta di Pedro Alvares Cabral, dimezzata
dalle tempeste. Cabral era partito da Lisbona il 9 marzo1500 per andare in India passando dall’ Africa. Per
un errore di rotta dovuto al tentativo di sfruttare meglio i venti equatoriali, il 3 maggio 1500 era sbarcato
sulla costa brasiliana orientale presso l’attuale Porto Seguro, nello stato di Bahia. Cabral poi proseguì il
suo viaggio verso l’India, da cui tornò l’anno dopo, fermandosi a Capo Verde dove appunto incontrò la
flotta del secondo viaggio di Vespucci.
Storicamente il Brasile è stato scoperto per primo dalla spedizione spagnola di Hojeda, La Cosa e Vespucci,
ma siccome si trovava nella zona di influenza portoghese, oggi ricordiamo il portoghese Cabral come il
suo scopritore, sebbene egli sia arrivato dopo ed abbia esplorato soltanto un punto della costa brasiliana.
La flotta di Vespucci, lasciate le isole di Capo Verde, raggiunge il Brasile più o meno nel punto dove era
terminato il primo viaggio, e di lì prosegue l’esplorazione, doppiando e dando il nome al capo San Rocco
(17 agosto 1501, il giorno dopo la festa di San Rocco).
La spedizione continuò a seguire la costa per più di sette mesi, navigando più di seimila chilometri di
fronte a terre sconosciute: Amerigo Vespucci è l’uomo che nella storia ha scoperto la maggior estensione
di territori costieri. Con un calendario è possibile seguire il viaggio di Amerigo, perché molti dei nomi
dati dal geografo sono riferiti alla data della scoperta e spesso al santo che veniva festeggiato in quella
data.
Il 28 agosto 1501 egli battezza il capo Sant’ Agostino, il 29 settembre il capo San Michele, poi il Rio San
Francisco, quindi il 1° novembre la baia di Tutti i Santi, il 1° gennaio 1502 scopre, appunto, la baia di Rio
de Janeiro. La flotta di Amerigo arriverà a scoprire tutta la costa brasiliana orientale da Natal e Recife fino
a Rio de Janeiro, Florianopolis e il Rio Grande do Sul e proseguirà esplorando la costa uruguaiana,
attraversando il Rio de la Plata, la baia di San Matteo e la Patagonia fino a 50 gradi di latitudine sud, fino
alla punta Santa Cruz. Ormai era l’inizio di aprile, ossia quasi l’inizio dell’inverno nell’emisfero
meridionale. Vespucci decise di tornare indietro e fece rotta verso Lisbona, dove sbarcò tra la fine di
luglio e l’inizio di settembre del 1502.
La Sporta 8 N° 32 - Anno XIV
Un “nuovo mondo”, una nuova speranza
Dal punto di vista strategico e sentimentale, il primo luogo scoperto da Vespucci nel suo viaggio fu la baia di
Tutti i Santi. Strategica, perché fece da riferimento per le successive spedizioni di esplorazione finchè sulle
sue spiagge sorgerà la prima capitale del Brasile.
Sentimentale, perché quando Amerigo scopre la baia è il 1° novembre, festa di Tutti i Santi ma anche festa
del suo quartiere intorno alla chiesa di Ognissanti, in riva all’ Arno. Vespucci si sarà senz'altro commosso a
ricordare la sua casa, la piazza, la chiesa dove era ed è la cappella di famiglia ed era ed è conservata la tonaca
di San Francesco. Ma adesso che era tornato in Europa, Amerigo pensava a qualcos’altro. Ripensava a
quella costa lunghissima, a qulle terre sterminate che aveva visitato.
Prese carta e penna e scrisse una lettera al suo vecchio datore di lavoro, Lorenzo di Pierfrancesco dè Medici,
dove raccontò che cosa aveva scoperto. Non aveva scoperto soltanto seimila chilometri di regioni sconosciute.
Aveva scoperto che il Mondo, il nostro Mondo, era incredibilmente più grande di quello che si pensava.
Aveva capito che oltre all’Europa, all’ Africa e all’ Asia, c’era un altro immenso, meraviglioso continente di
cui nessuno sospettava l’esistenza. Amerigo aveva capito questo perché oltre ad essere esploratore, era
anche un geografo e confrontava con la sua ragione quello che scopriva nell’esperienza.
Mandare una lettera a Firenze significava dirlo a tutta l’ Europa, perché Firenze era il centro della formidabile
rete di umanisti, banchieri e commercianti del Rinascimento. La lettera arrivò a Firenze nel 1503, e già nel
1504 era stata stampata e conosciuta da mezza Europa. Tutti rimanevano stupiti di quello che Vespucci
raccontava e la notizia era in effetti incredibile. Dovevano essere riscritti tutti gli atlanti, anche quell’atlante
di Tolomeo che era considerato il più completo disponibile.
Un geografo tedesco, Martin Waldseemuller, decise di disegnare un nuovo atlante aggiornato per i suoi
studenti. Waldseemuller insegnava in un collegio a Saint Diè, vicino Strasburgo. Quando finì di disegnare la
forma delle terre scoperte negli ultimi quindici anni di esplorazioni, decise di chiamarle col nome di “America”
perché Amerigo Vespucci aveva non solo scoperto, ma anche capito. L’atlante uscì dalla tipografia il 25
aprile 1507: da allora 1’ America non ha più cambiato nome.
Amerigo Vespucci morirà a Siviglia il 22 febbraio 1512, stimato ed onorato come il maggiore geografo e
“piloto” del tempo. Quattro anni dopo sir Thomas More, umanista, cancelliere del re d’Inghilterra e poi
santo, pubblicherà il libro intitolato “Utopia” in cui racconta di un marinaio che scopre per caso una terra
dove tutti vivono in pace e serenità. Questo marinaio, nella finzione letteraria, è un naufrago della flotta di
Vespucci. Quello che Thomas More ha visto nella fantasia, ispirandosi alla vicenda di Amerigo, rimane per
noi una speranza da costruire giorno per giorno.
Il riconoscimento e lo stupore del Nuovo Mondo, fu per il “Vecchio Mondo” il traguardo simbolico e concreto
di una stagione nella quale l’economia, la politica la cultura e la tensione mistica erano unite anche se fra
difficoltà e contrasti: la stagione che ha posto le basi della modernità, della nostra civiltà occidentale, con i
suoi pregi ed i suoi rischi (la tentazione di dominio e misura del mistero), cristallizzando in bellezza ed
armonia di marmi e colori l’istante storico della sua affascinante nascita.
Oggi che il mondo non è più diviso fra vecchio e nuovo, vogliamo costruire un futuro di pace, benessere e
libertà ricordando quello che di buono c’è stato in una avventura che sin da allora, cinquecento anni fa, ha
legato l’Italia, Firenze e il quartiere di Ognissanti alla meravigliosa baia di Todos os Santos, alla città di
Salvador ed al Brasile intero.
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO Direttore responsabile: Amadore Agostini
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi, Anna
Maria Montanari
C.P. 521 50100 FIRENZE (Italy) Collaboratori: Mauro Batisti, Guido Del Re, Roberto Del-
Tel. e Fax +39(0) 55 218839 la Lena, Lorenzo Recchia
Impaginazione in proprio
` 7 Stampa: Duplioffset Prato
E-mail sgd@dada.it Reg. Trib. n° 3815 del 17/3/89 .
URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html Associato all’ Unione Stampa Periodica
Sped. abb. post. art. 2 c. 20/c l. 662/96 FI
La Sporta {o
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI
—
|
La Sporta 2 N° 33 - Anno XIV
La copertina
Tutti i giorni guardando quanto rimane della vecchia sede della Farmacia di San Giovanni di
Dio in Borgo Ognissanti, non possiamo reprimere un moto interiore di tristezza e nostalgia
mitigato un poco ora da quando abbiamo saputo che al Centro Commerciale della Piagge
esiste la Farmacia di San Giovanni di Dio. Tutto sommato c’e’ un San Giovanni di Dio in piu”
Contentiamoci cosi’.
Le vicissitudini della Farmacia di San Giovanni di
Dio sono narrate nei precedenti giornali:
Il disegno della Festa del pensionamento è
stato eseguito dal Dott. Giovanni Mariotti,
già pensionato dal giorno 28 novembre
1998, La Sporta N°26.
La Sporta N° 15 1993
La Sporta N° 21 1996
Asso ciazion e San Giovanni di Dio Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi,
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Anna Maria Montanari
C.P. 521 50100 Firenze (Italy) Anno XIV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89
Tel. e Fax +39 055 218839
E-mail sgd@dada.it URL http://Awww.dada.it/asgdd/seddhome.html
La Sporta 3 N° 33 - Anno XIV
Festa di pensionamento del Dott. Balatri
Per una volta l'ospedale e’ stato scelto come 7
luogo di festa. Una festa lunga 12 ore | % 7 (LP
accompagnata da musica classica, leggera, | pe
flamenca, jazz e gospel. Tutta dal vivo. E tutta
orchestrata dal dottor Sergio Balatri che, dopo
34 anni di Pronto Soccorso, ha voluto salutare
cosi’ pazienti, colleghi, infermieri e amici del
vecchio e del nuovo ospedale di san Giovanni
di Dio. Tecnicamente va in pensione, ma i
“piani” per l'immediato futuro sono gia’
pronti: Torno in Borgo Ognissanti, a San
Giovanni di Dio, dove c’e’ ancora tanto da
fare”. E’ li che e’ nata l'Associazione San
Giovanni di Dio, che si e’ battuta perche”
l’ospedale rimanesse in centro insieme a Santa
Maria Nuova. L’appello venne raccolto anche
da due consiglieri comunali: Emilio Pucci e Fioretta Mazzei. Con un banchino Balatri raccolse migliaia di
firme per non far trasferire San Giovanni di Dio. Ma nonostante le proteste
il trasloco venne fatto a Torre Galli il 4 giugno 1982. Utilizzando anche
le sue ferie il dottor Balatri vi riusci’ a mantenere in vita fino all’ottobre
di quell’anno una medicheria. Poi, rimasto solo, dovette cedere. L’8 marzo
1985, giorno della festa di san Giovanni di Dio, venne fondata
l Associazione. Primo presidente: Emilio Pucci.
“E° sempre stata in “esilio” lAssociazione - racconta il dottor Balatri,-,
prima ospite dei francescani del convento adiacente e dopo dei monaci.
Ora stiamo per tornare nella nostra sede, a san Giovanni di Dio in Borgo
Ognissanti 20. C’e’ da fare il trasloco, preparare i locali, restaurare la
Chiesa e la Portineria”.
Da una serie di osservazioni sono nate due sue “scoperte” : l’Erba della
Madonna, con cui ha curato anche al pronto soccorso ferite che non
guariscono e una polvere straordinaria usata per ustioni di secondo grado
superficiale ma soprattutto per escoriazioni di primo secondo e terzo grado
che guriscono quasi sempre senza lasciare cicatrici.
La polvere viene estratta dalla corteccia di una pianta messicana della
tradizione maya: il “tepescohuite”, una mimosa (Mimosa tenuiflora ).
Il medico e’ un grande appassionato di musica specialmente quella di Georges Brassens. Nel 1981 alla
morte del cantautore francese, Balatri insieme all’amico libraio Mario
Gandolfi, porto’ in scena al Niccolini un omaggio a questo artista.
Erano in quattro, come il complesso di Brassens
E Balatri cantava. Si prepararono per un anno. Lo spettacolo fu un
grande successo che sorprese anche loro.
Ieri quelle stesse canzoni sono state cantate dal solito gruppo nel
corso del “Sergio Balatri show”.
AA
5h
AO
CI
È
IY
SAX
-Nicola Coccia “Una vita per San Giovanni di Dio” LA NAZIONE
25 novembre 2001
N° 33 - Anno XIV
La dott.ssa Federica Zolfanelli saluta il dott. Balatri e
lo ringrazia per quanto ha fatto nell’organizzazione
iniziale dell’Anatomia Patologica del nuovo ospedale.
Sergio Moschini nel suo saluto a Sergio Balatri ha
potuto finalmente leggere il suo racconto “Ho sognato
san Giovanni di Dio”.
Il dott. Balatri mostra la chitarra
flamenca sivigliana quale regalo di
amici e colleghi dell'ospedale.
Col Prof. Franco Vincieri, docente di fitochimica, che
dal 1978 si occupa del Sedum telephium (Erba della
Madonna).
Tutti in posa per la foto ricordo
La Sporta 5 N° 33 - Anno XIV
Il Prof Caini allieta la prima parte della festa con
esecuzioni di brani di musica leggera
Lo show
Iniziato con l’esecuzione di alcuni brani per
pianoforte eseguiti dal Dott. Marco Mecacci (1), e’
continuato con brani di J. Brel (La changon des vieux
amants), C. Gardel (Volver),
J.Manuel Serrat (Lucia), L. Tenco (Io si, Mi sono
innamorato di te) cantati daS. Balatri e accompagnati
al piano dalla dott.sa Mirian Iorno (2), e’ continuato
con una serie di canzoni di G. Brassens cantate da
Balatri (3), con le chitarre di Daniele Andriola e Mario
Gandolfi (4) e il contrabbasso di Antonio Matucci
(5). Si sono esibiti poi sul palco dell’ Aula Muntoni il
chitarrista flamenco Juan Lorenzo (7) e la ballerina
Pilar Carmona (6), alla fine dei loro applauditissimi
pezzi si e’ esibito in una “Sevillana” anche il dottor Balatri che da alcuni anni frequenta le lezioni di
chitarra di Juan Lorenzo (8).
La figlia del dottor Balatri, Lucrezia (9) ha cantato da solista e poi ha diretto il suo coro “The spirit of
the living God” (10) concludendo cosi’ la serata.
Per tutti un fornito buffet continuativo.
Ere)
| La Sporta N° 33 - Anno XIV |
La Sporta 7 N° 33 - Anno XIV
I nostri amici
Il Gruppo Barellieri e Donatori di sangue del Vigili Urbani
Il gruppo dei Barellieri in cucina la sera di una cena sociale
Fondato nel 1965 da un piccolo numero di Vigili Urbani
del Comune di Firenze fu ideato da Raffaele Gazzini
che vediamo nella foto accanto allo stendardo.
Il gruppo si e’ impegnato nel corso degli anni nel
trasporto, con ambulanza, minibus e bus e talvolta con
le auto private dei Soci, di persone portatrici di handicap,
invalidi, disabili, disadattati, anziani o indigenti. Ha
organizzato per le predette persone periodi di ferie o
incontri nei periodi estivi, natalizi, pasquali ecc.
La Sporta N° 33 - Anno XIV
Ha partecipato al trasporto, all’assistenza ed al sostegno sia morale che materiale degli ammalati cronici
dalle loro abitazioni o ricovero ai Treni Rosa prendendo parte con essi ai pellegrinaggi UNITALSI. Fanno
parte del Gruppo un migliaio di persone una meta” delle quali Vigili urbani del Comune di Firenze, alcuni
Vigili di Comuni limitrofi, Vigili urbani in pensione, Vigili del fuoco, Dipendenti ATAF e altri di svariate
provenienze. Circa trecento dei Soci sono anche Donatori di sangue. Il Gruppo ha trasportato in minibus o
bus persone appartenenti a:
UNITALSI, Pia Casa di Lavoro Montedomini, A.C.A.T., Centro solidarieta’ di Firenze Tossicodip.,
A.N.LE.P..Detenuti casa Circondariale di Sollicciano, Societa” San Giovanni Battista, Associazione san
Giovanni di Dio (gita a Cernusco - Monguzzo), Scuole Pubbliche di Firenze con bambini disabili, Assessorato
P.I. e Sport, Anziani di Vigilanza alle scuole, Religiose figlie di Maria Teresa di Calcutta.
Fermata “S. Giovanni di Dio” in Borgo Ognissanti
Quando tutto sembrava perduto ecco che riappare la speranza, questa volta per mano dell’ ATAF. La fermata
trenta metri prima dell’Ospedale e’ stata giustamente chiamata S. Giovanni di Dio.
I centralinisti dell’ospedale invece rispondono al telefono : ASL mi dica .... oppure Borgognissanti mi
dica..! Chissa’ perche’.
Calendarietti
Sete FA SSA
sese fe eni
z
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli
abbiamo anche quest’anno i calendarietti dell’anno
2002.
è La Sporta Lo
. _ La Sporta n.34 Novembre 2002 Anno XIV
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI
A La Sporta n.34 Novembre 2002 lo
SEI SECOLI DI STORIA
Sei secoli di storia stanno dentro queste mura. Migliaia di uomini han-
no qui sofferto le pene della malattia, molti sono guariti, altri sono mor-
ti.
Tra queste mura molti uomini hanno lavorato per alleviare le sofferen-
ze, per aiutare la guarigione, per assistere alla morte.
Questo è un luogo sacro.
Lo abbiamo sentito tutti, la mattina del 9 marzo, durante la cerimonia; e
lo abbiamo anche visto, perché chi entrava nella Portineria si faceva il
segno della croce, come in chiesa.
La Portineri
ortmeria
Singolare prodotto formale e spaziale è il maestoso ambiente del vestibolo dello Spedale, terminato nel 1735 occu-
pato dallo svolgimento curvilineo e avvolgente delle due rampe di scale che serrano al centro il portone. L'effetto
scenografico dell’insieme, ricco di richiami al repertorio barocco è costruito su indicazioni della comunità dei frati,
che sono riusciti a condensare, in maniera visiva, il pensiero di San Giovanni di Dio ponendo al centro della
scalinata sul pianerottolo il gruppo scultoreo di “San Giovanni di Dio con l'Arcangelo Gabriele e il bisognoso
genuflesso”, opera di Girolamo Ticciati del 1737, che rappresenta la “Carità”, e, all’inizio delle rampe, delle statue
della “Fede” e della “Speranza”, scolpite da Pompilio Ticciati nel 1771.
Le pitture e le prospettive della volta sono di Vincenzo Meucci e di Rinaldo Botti, i due medaglioni sulle pareti
laterali di Violante Ferroni. :
Sommario
È O Sei secoli di storia ....................... pag 2
| cti 1-3 PARRA O IRR TORTA pag 2
Festa 8 marzo cir rn rin pag 3
EIA crea pag 4
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi,
Associazione San Giovanni di Dio
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Anna Maria Montanari
CP 521 50100 Firenze (Italy) Anno XIV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89
Tel. e Fax +39 055 218839 Associato all'Unione Stampa Periodica
E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/sgddhome.html ®
‘®& La Sporta n.34 Novembre 2002 lo I
FESTA 8 MARZO
P. Antonio Santini mostra la Reliquia
Non potendo celebrare la S. Messa dell’8 Marzo nella
chiesa, per il momento inagibile a causa dei lavori per il
restauro del tetto, abbiamo pensato di celebrarla nella
Portineria. Con l’aiuto dei Monaci di Ognissanti è stato
sistemato un altare in cima alle scale dove P. Antonio
Santini, Cappellano dell’ospedale San Giovanni Calibita
- Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina a Roma ha cele-
brato la S. Messa circondato dai confratelli: Fra
Geminiano Corradini Priore dell’ospedale dell’Isola, Fra
Michelangelo Meucci argentino, Fra Nemesio Vargas
spagnolo, Fra Costantino Dr. Dalla Mura medico
omeopata nell’ospedale dell’Isola, Fra Roman Vellejo
spagnolo, Fra Evelio Acevedo colombiano; ha
concelebrato P. Marcello Piovan di Ognissanti. I Mo-
naci e le Monache di Ognissanti posti alla base delle
scale, sotto l’altare, hanno eseguito canti liturgici pre-
valentemente gregoriani. Alla fine della Messa P. Anto-
nio è disceso con il pre-
zioso reliquiario offren-
dolo alla devozione dei
presenti, fra i quali gli
ospiti della Degenza
Assistita (che ora sono
stati trasferiti in altri
ambienti ASL), i Volon-
tari dell’ Associazione
San Giovanni di Dio e
gli abitanti del quartie-
re. (Del prezioso
reliquiario ci occupere-
mo dettagliatamente in
altro numero).
I Volontari dell’Associazione P. Antonio Santini offre la Reliquia alla devozione popolare
E SENO
ile
R La Sporta n.34 Novembre 2002 Lo
o
RITORNO A CASA
Prima sede 1985 Borgo Onissanti 10 Primo piano.
n
Seconda sede 1987. lavori di costruzione del soppalco in
una stanza della parrocchia di Ognissanti concessa a
suo tempo dai frati Francescani. (La Sporta N° 14)
Nelle foto, alcu-
ni soci e un
gruppo di volon-
tari che aiutaro-
no a costruire la
seconda sede ea
traslocare da
Borgo Ognis-
santi 42 alla
nuova sede.
L'ingresso della nuova sede,
all’interno del vecchio Ospe-
. dale “San Giovanni di Dio”
= primae dopo a lavori ultimati.
NNE
‘ R La Sporta n.34 Novembre 2002 lo
Come si presenta oggi.
L'amico Andrea Cicali e il Dott. Paolo Checcucci Lisi all'opera
nella Chiesa dell'Ospedale.
VR ZI VR EA
i R La Sporta n.34
I lavori di bonifica nei sotterranei della Chiesa.
ooo a a a OŘ \\iEJJD Ò_ [x
Q La Sporta n.34 Novembre 2002 y Fo
Il corridoio e i sotterranei della Chiesa del’Ospedale di San
Giovanni di Dio, al momento che ne prendemmo visione,
erano un luogo fatisciente, essendo stato adibito da molti anni
a deposito di cartoni a contenuto cartaceo e da altro materiale
proveniente dalla costruzione e ristrutturazione della centrale
termica.
Il Dott. Sergio Balatri.
Foto di gruppo. Il Dott. Ser-
gio Balatri, La signora Tina
Ricci Capo Sala e la signora
Cristina Bartolozzi responsa-
bili degli ambulatori del Vec-
chio ospedale, Alessandro
Pieri e il Dott. Paolo
Checcucci lisi nella sala gran-
de, come appare dopo la bo-
nifica.
{ R La Sporta n.34
Lungo il corridoio che
porta alle sale sotto la
chiesa sono presenti altre
piccole stanzette che noi
abbiamo adibito come si
vede nelle prime fotogra-
fie a falegnameria e a of-
ficina.
Le due grandi sale sottostanti la Chiesa come sipuò vedere dalle due fotografie, dopo essere state riportate al loro
antico splendore sono state adibite rispettivamente a sala conferenze e a sala riunioni.
Sul fondo della sala grande, a
ridosso della strada e al di sotto
dell’ingresso della Chiesa, ab-
biamo ritrovato le fondamenta
di quelle che una volta furono
le case dei Vespucci e della chie-
sa attuale.
`
R è | L A S p orta lo
La Sporta n. 35 Dicembre ‘2002 Anno XIV
ti
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI
' R La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo
La copertina
Finalmente !
Dopo anni di sofferenze con i soffitti della chiesa infiltrati di acqua, siamo arrivati a vedere il tetto coperto da un
manto bituminoso, i travicelli rinforzati, un lavoro provvisorio che però prelude a quello definitivo dato che, come si
vede nella foto di copertina, sono già pronte le impalcature per i lavori. Le impalcature sulla facciata daranno modo
di eseguire anche il restauro della facciata che è stato oggetto di uno studio della Facoltà di architettura (prof. Batistini).
Cari amici
9,
Come ogni anno, al suo finire, La Sporta adempie alla sua funzione di “portare”
e ad essa affido gli auguri per il S. Natale e l’anno nuovo : Auguri per tutto
quanto vi è e ci è caro. Speriamo, non perdiamo mai la speranza perché il cielo
nuvoloso che sembra sempre più addensarsi su di noi possa schiarirsi e così
portare maggiore serenità intorno a noi. Il mondo deve ritrovare la pace e il
grande “bene di ragionare” ; occorre riflettere su quanto ognuno di noi può
fare. Il corso degli eventi può cambiare in tempi imprevedibili se i comportamenti,
le parole, l’equilibrio di ognuno di noi può diventare un messaggio aggregante.
Non dimentichiamo mai che siamo tutti sulla stessa barca ed abbiamo il dovere
di proteggere tutti i passeggeri e che sulla barca della storia è sempre fra noi
Gesù Cristo che con il suo sacrificio ci ha redento aprendo alla riconciliazione,
ma spesso gli uomini sembra vogliano farlo discendere dalla barca. La chiave
di volta di tutto è la preghiera, dedichiamo attenzione nell’intimità alla nostra
fede alimentandola continuamente così le nuvole si dissolveranno, il dono di-
vino della libertà vuole da ognuno di noi la partecipazione e ci attribuisce una
grande responsabilità. A z
Ricordo di Paolo Casetti =
IT 5 ottobre è mancato Paolo Casetti dopo oltre un anno di
sofferenze fisiche e morali affrontate col coraggio e la
determinazione che hanno da sempre caratterizzato il suo,
modo di essere. Aveva 63 anni. Laureatosi nel 1964 ha,
da subito, seguito la sua passione per la chirurgia entrando
nelle divisioni chirurgiche di Careggi dove ha potuto
sviluppare ed affinare la propria inclinazione e capacità
sotto la guida di Poma e di Massimo. Nel 1985 è giunto
al Nuovo “San Giovanni di Dio” dove, nel 1991, a seguito
di pubblico concorso, è diventato primario della 2°
Divisione di Chirurgia Generale, carica che ha mantenuto
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci-Lisi,
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Anna Maria Montanari
C.P 521 50100 Firenze (Italy) Anno XIV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89
Associazione San Giovanni di Dio
Tel. e Fax +39 055 218839
E-mail sgd@dada.it URL http://www.dada.it/asgdd/seddhome.html
Ted La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo
per un decennio. Appassionato delle problematiche legate al trattamento chirurgico della malattia neoplastica, lascia
una notevole mole di pubblicazioni e d’apprezzati interventi in numerosi convegni nazionali ed internazionali. Da
qualche tempo aveva assunto, assieme alla moglie Carmen, a Favi ed a Moretti, la segreteria scientifica di “Ospedali
d’Italia — Chirurgia”. Negli ultimi tre anni ha dovuto convivere con l’amarezza di un autentico linciaggio mediatico,
ispirato anche dai colleghi che avrebbero piuttosto dovuto avere nei suoi confronti sentimenti di gratitudine, e dall ostilità
della dirigenza aziendale, per un problema giudiziario dal quale 1a morte gli ha impedito di difendersi. La chiesa della
Badia Fiesolana era gremita di gente: Parenti. tantissimi amici, tanti colleghi dell’ospedale o esterni a lui, infermieri
che con lui avevano condiviso tanti anni di lavoro, ex pazienti; è stata tuttavia notata la totale assenza al funerale di
Paolo dei vertici aziendali o, almeno, ospedalieri: era l’ultimo saluto ad un medico del Nuovo “San Giovanni di Dio”
che per oltre quindici anni (dieci dei quali in posizione apicale) aveva operato in quella struttura... forse i “pezzi
grossi” avranno pensato che non era “politicamente corretto” presenziare alle esequie di uno già condannato
mediaticamente senza possibilità d'appello. A questo proposito non si può non rilevare, con amarezza, la totale latitanza
del nostro Ordine Professionale che è, giustamente, sollecito quando si tratta di indagare e sancire eventuali illeciti
legali o deontologici commessi da propri membri, ma appare strariamente assente quando si tratta di difenderli da autentici
linciaggi a mezzo stampa cui troppo spesso sono sottoposti, prima ancora di una sentenza di tribunale, con grave nocumento
per la loro onorabilità, con pesanti danni professionali e con ben ipotizzabili conseguenze per la loro salute.
Scritto dell Dott. Giovanni Mariotti che verrà
inviato per pubblicazione all'Ordine dei Medici.
* k k k
Il gruppo chirurgico, definiamolo pure "storico", della 2^ Divisione ha voluto che fossi io, fra i suoi componenti, a
ricordare Paolo; non vuole essere un’orazione funebre ma poche parole, semplici, sincere e spontanee, condivise da
tutti quelli che con. Lui hanno vissuto e lavorato negli ultimi quindici anni. C'e' tanta gente oggi qui, sicuramente
tutti amici, che si riuniscono per dare l’ultimo saluto a Paolo: all’amico, al chirurgo, all’uomo. Paolo è stato per noi
un vero amico, con lui abbiamo passato quasi quindici anni della nostra vita e sono stati anni nei quali non sono
mancati né i momenti dell'impegno (tanti) né quelli della spensieratezza, comunque belli perché ha saputo creare un
gruppo affiatato, efficiente e soddisfatto del proprio operato. Ora qui vogliamo ricordare anche il chirurgo: a tutti noi
ha saputo insegnare un modo nuovo di fare chirurgia, soprattutto nel campo oncologico. Qualcuno, forse, avrà
criticato l’atteggiamento “aggressivo” di Paolo al tavolo operatorio, ma è proprio grazie a quest’atteggiamento, che
gli imponeva di "rincorrere il cancro" fin dove umanamente possibile che tante persone (qualcuno è presente anche
qui) sono vive e guarite. Non era solo una questione di mera "manualità": la sua grande cultura specifica ne ha fatto
una delle persone più competenti in materia, potremmo definirlo un'autorità, tant'è vero che negli ultimi anni era
chiamato in moltissimi congressi nazionali ed internazionali, aventi per oggetto la chirurgia oncologica: e la sua
attività didattica nei nostri confronti non si limitava all’insegnamento delle più aggiornate tecniche chirurgiche ma
proseguiva costringendoci a studiare e ad imparare a "esporre" quanto andavamo imparando; ne fanno fede i numerosi
lavori pubblicati da tutti noi. E non possiamo trascurare di ricordare anche Paolo "uomo", perché tale si è sempre
dimostrato con la capacità di assumere fino in fondo le responsabilità, la sua voglia di dare a tutti. Il massimo delle
proprie possibilità (quante volte a tutti noi è' capitato di rivolgerci a lui per un consiglio, un aiuto ed ogni volta Paolo
si è adoperato facendosi carico personalmente del problema), la sua lealtà nei rapporti interpersonali e professionali,
la sua intima bontà (troppo spesso ed in troppe occasioni, ha evitato di rendere pan per focaccia a gente che dimentica
del dovere di gratitudine verso di lui e Carmen, non perdeva occasione per denigrarlo ingiustamente e danneggiarlo.
Senso di responsabilità, dedizione, lealtà e bontà che non sempre sono state usate nei suoi confronti: sono note a tutte
le delusioni che certi ambienti, certe persone, soprattutto negli ultimi mesi della sua vita non solo professionale, non
gli hanno fatto mancare e che sono state costante motivo d’amarezza per lui e per chi gli voleva bene. Ora non sei più
in mezzo a noi ma crediamo che chiunque sia ricordato con affetto e rimpianto in realtà non muore a soprattutto tu,
Paolo, resterai vivo a lungo nel nostro ricordo per gli anni trascorsi insieme e per 1' impronta profonda e indelebile
che hai saputo lasciare in ognuno di noi. Ancora grazie, Paolo, per tutto.Concludo con una frase tratta dall”" Apolo-
gia di Socrate" di Platone che ti: sarebbe certamente piaciuta "Ognuno va per la sua strada, io vado a morire, voi a
vivere; solo gli Dei sanno quale dei due destini sia il migliore."
Scritto dal Dott. Giovanni Mariotti e letto da lui durante
la cerimonia funebre nella chiesa della Badia Fiesolana.
ln i n
>
iS
i FI La Sporta n.35
Dicembre 2002 Lo
Spagna
Una vacanza a Saragozza
In occasione della “Festa della Madonna del Pilar” che si
celebra a Saragozza dal 7 al 12 di ottobre, sono stato li ospite
dell’ospedale San Juan de Dios. E’ stato un soggiorno mera-
viglioso, alternado la vita con la comunità e le visite alla città
in festa nonchè una quotidiana visita alla Madonna del Pilar
dalla quale mi sentivo particolarmente attratto. Devo ringra-
ziare il Padre Priore Fra Domingo Alcalà e tutti i suoi
confratelli che con il loro affetto mi hanno reso il soggiono
indimenticabile. In questa occasione ho conosciuto la giova-
ne Inmaculada Merino responsabile dei gruppi di volontari
di San Giovanni di Dio della provincia di Aragona con la
quale speriamo di organizzare un viaggio scambio. Da
Saragozza ho potuto visitare in due brevi viaggi i due ospeda-
li di Pamplona e Barcellona e ringrazio da qui i rispettivi Pa-
dre Gavino Gorostieta a Pamplona e il P. Priore Roberto
Narvaiz Garcia a Barcellona per la loro affettuosa accoglien-
za. (SB)
L'offerta dei fiori alla piccola Madonna del Pilar
dell'ospedale
La chiesa della Madonna del Pilar dalla parte del fiume Ebro
fy
T
Saragozza l'entrata.
La statua di San Gio-
vanni di Dio alla quale
è stato messo per l’oc-
casione della Feria il
caratteristico fazzoletto
a quadri rosso-neri.
“ Á
>
paci
Basilica
ES
ost
agro”
La gigantesca offerta di fiori nella Piazza della
Il gruppo dei “Bomberos ” (Pompieri di Saragozza)
nei costumi tipici nel corteo diretto alla Madonna.
{Q La Sporta n.35 Dicembre 2002 È
Inmaculada Merino
responsabile dei Vo-
lontari di Aragona.
Accanto all’ospeda-
le, la Torre-ossario
che racchide nelle
sue quattro pareti i
resti dei caduti Ita-
liani durante la
Guerra Civile.
Verso l'ospedale
di Barcellona.
p9 &
f TI al
no L'ospedale di San
tuta: Giovanni di Dio di
LI ül
? = n Pamplona.
x r z =
Statua di San Giovanni di Dio nell'atrio dell'ospedale
di Barcellona meta di devote visite e generose offerte.
Il grande ospedale pediatrico (400 letti ) di Barcellona.
REA, SE TORE
® La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo
Laura Salviati
La carità di Laura
Alla fine di settembre mi venne fatto di leggere la lapide in ricordo di Laura
Salviati che nel 1893, gli amministratori di San Giovanni di Dio posero nella
Portineria e mi accorsi che il 31 ottobre sarebbe ricorso il secondo centenario
della morte della Benefattrice dell’ospedale che volle essere anche sepolta ( come
si legge in una lapide coeva ai piedi dell’altare maggiore della chiesa dell’ospe-
dale) nel sepolcreto dei frati, dove all’epoca riposava anche il Marcellini.
Il 31 ottobre abbiamo quindi ricordato Laura con una Messa celebrata da P.
Ferdinando Batazzi.
Laura Salviati lasciò cospique rendite ai frati di San Giovanni di Dio, fattorie nel
comune di Bagno a Ripoli
e nel comune di San
"a Miniato, delle quali ci sia-
Donna LAURA SALVIATI mo già occupati in prece-
VEDOVA ACQUAVIVA D'ARAGONA denti numeri ( N.17, N.18
DUCHESSA TY ATRI} del 1994 ) per descrivere lo stato di abbandono e degrado di
PER LA PRESTANZA DELLE SUE VIRTI questi lasciti.
AVUTA IN REVERENZA ED AMORE
. DA TUTTI
ARTA SENZA DISCENDENTI IL XXXLOTTOBRE MDCCCIN
LASCIANDO A QUESTO SPEDALE
LE RICCHEZZE AVANZATE
ALLA SUA PIISSIMA LIBERALITA
GLI AMMINISTRATORI DEL MDCCCXCITI
R DEVOTO SENTIMENTO DI GRATITUDINE
g
RENDEVANO PUBBLICO ONORE. z
i
Il 10 dicembre leggiamo su “Il Giornale della Toscana” Firenze me di i =
pag. 7:
Venduti all’asta i poderi dell’ ASL
Una immobiliare ha acquistato il lotto per 12 milioni.
E’ fatta. Ieri pomeriggio la Asl fiorentina è finalmente riuscita a
vendere i gioielli di famiglia. Ad aggiudicarsi i poderi e le fatto-
rie di proprietà dell’azienda sanitaria è stata Immobiliare La
Pietra. Con un lotto unico finale in è riuscita ad acquistare tutto:
il «Poderino», «La Buca», «La Valenzana», e i poderi della
«Passerina» in via del Carota. Nella maggior parte si tratta di
immobili di pregio, ma bisognosi di ristrutturazione. Le cifre sono
da capogiro: da una base d’asta di sei milioni di euro, la Asl si
ritroverà ad incassare praticamente il doppio: dodici milionidi
euro. Venticinque miliardi di vecchie lire: una vera boccata d’os-
sigeno per le casse dell’azienda. L’asta si è tenuta nella sala degli
affreschi dell’Istituto ortopedico toscano di viale
Michelangelo
Si tratta di uno dei lasciti di Laura Salviati all'Ospedale di San Giovanni di Dio.
Laura assisterà sicuramente i nostri amministratori affinchè prestino ora più attenzione al Vecchio Ospedale che tanto
ha dato alla città e tuttora continua a dare con la sua inestinguibile fonte caritativa. (SB)
RIO: | SR RI
Q La Sporta n.35 Dicembre 2002 lo
Provincia Romana dei Fatebenefratelli - Delegazione Filippina “Madonna del Patrocinio”
IL MELOGRANO
Taccuino virtuale Giovandiano
Tel: 00632 / 736.2935 Fax: 00632 / 733.9918 E-mail: ohmanila@pworld.net.ph
Doppia ricorrenza parigina
Quest'estate la Provincia Francese festeggia il Quarto Centenario del primo insediamento canonico dei
Fatebenefratelli in Francia, chiamati nella capitale dalla Regina Maria de’ Medici, insigne benefattrice dell'Ordine
Ospedaliero fin dai tempi della sua adolescenza in Firenze. E proprio per ricordare Firenze, che ha per Patrono il
Battista, il primo Ospedale parigino venne intitolato ”San Giovanni Battista della Carità” ed il Battista fu poi scelto
a Patrono dell’antica Provincia Francese e lo è tuttora della nuova. Ricordo che quando ebbi modo di visitare alcuni
musei parigini in compagnia dell’allora Provinciale fra Filemone Casson, egli ogni volta che scorgeva qualche
ritratto di Maria de’ Medici, usava inchinarsi e con un largo sorriso additarmela come la loro “Madre Fondatrice”.
Non per nulla la biografia di San Giovanni di Dio, che Loyac pubblicò a Parigi nel 1631 per celebrarne la
Beatificazione, reca nel frontespizio tanto di ritratto della Regina e di dedica a lei come “Fondatrice del Convento-
Ospedale della Carità di Parigi”. A Firenze i Fatebenefratelli erano arrivati il due aprile 1587 ed il primo marzo
1588 poterono insediarsi nella definitiva sede in Borgo Ognissanti, munificamente concessa loro dal Granduca di
Toscana Ferdinando I per la duplice intercessione dell’arcivescovo di Firenze, cardinal Alessandro de’ Medici, e
della giovanissima nipote del Granduca, Maria de’ Medici. Quando costei nel 1600 sposò il Re di Francia Enrico IV,
chiese al proprio nonno il Granduca di inviargli a Parigi qualcuno di quei così caritativi religiosi e fu per questo che
partì per la Francia il primo drappello di Fatebenefratelli, guidato da fra Giovanni Bonelli, munito di lettere di
presentazione del Granduca e della consorte Loteringia. Giunti a Parigi, Enrico IV di buon grado firmò nel marzo
1602 le Lettere Patenti con le quali concedeva loro tutte le necessarie autorizzazioni per aprire Ospedali in città ed
altrove e nelle quali esplicitamente dichiarava d’esservi stato indotto dalla consorte, che aveva già fittato un edificio
per loro e che garantiva sia “la singolare pietà, devozione, cura ed amore verso i poveri da parte dei Religiosi della
Congregazione del devoto Giovanni di Dio” sia “il bene ed utilità che ne ritrae il pubblico delle città dove i loro
Ospedali sono già stati fondati, perché loro principale cura, lavoro, mansione ed attività, dopo il servizio di Dio, è di
ricoverare, nutrire, assistere, curare le piaghe, medicare e far seppellire i poveri, ed altre opere pie e caritatevoli”.
L’arcivescovo di Parigi, mons. Enrico de Gondy, sul finire dell’estate, per l’esattezza il 13 settembre 1602, concesse
l’approvazione ecclesiastica all’insediamento della prima Comunità dei Fatebenefratelli, sita inizialmente nella rue
de la Petite Seine e poi trasferitasi nella definitiva sede di rue des Saintes Pères, la cui prima pietra, benedetta dal
cardinale Giovanni Bonsi che era fiorentino, fu collocata nel 1613 personalmente da Maria de’ Medici, divenuta
Reggente di Francia dopo l’assassinio di Enrico IV nel 1610. Grazie all’afflusso di vocazioni locali furono ben
presto aperte in varie città del Regno nuove Comunità. Giusto allo scadere di mezzo secolo dalla prima ne fu aperta
la dodicesima e di nuovo a Parigi, dove si fece carico del Convalescenziario “Nostra Signora della Carità” per i
malati dimessi dal loro esistente Ospedale e privi di qualsiasi rendita. Quest’utile iniziativa fu potuta realizzare
grazie alla generosità di una benefattrice anonima, che fornì il capitale occorrente per acquistare una proprietà in
rue du Bac, nel medesimo quartiere di Saint Germain dov'era l'Ospedale. Solo nel 1662, alla morte della benefattrice,
si scoprì che era Angelica Faure, la quale dopo esser rimasta vedova di Claudio de Bullion, Sovraintendente alle
Finanze e Presidente del Parlamento Parigino, che le aveva lasciato una notevole fortuna, aveva deciso di segretamente
adoperarne una parte per i poveri. La proposta della nuova fondazione venne discussa ed approvata all’unanimità
nel Capitolo Conventuale che il Priore di Parigi, fra Barnaba Moncelet, convocò il 28 marzo 1652 ed al quale
parteciparono i 26 Confratelli di Comunità. L’8 maggio il Priore, a nome del Vicario Generale per la Francia, chiese
a mons. Enrico de Bourbon, vescovo di Metz ed ecclesiasticamente responsabile del distretto in quanto Abbate di
Saint Germain des Prés, d’autorizzare l’insediamento canonico della nuova Comunità, il che fu concesso con decreto
del 20 luglio e la cerimonia d’inaugurazione venne fissata per la festa dell’ Assunta. Il 15 agosto 1652 alle otto del
mattino il Priore dell’ Abbazia di Saint Germain, padre Placido Roussel, benedisse gli ambienti del Convalescenziario
recando processionalmente una croce di legno che fu poi collocata nel frontone della Cappella, dove celebrò
solennemente la Santa Messa. Inizialmente il Convalescenziario disponeva di otto letti e la degenza non poteva
superare i quindici giorni. Alle necessità dei pazienti attendevano due frati ed un inserviente; alle necessità spirituali
provvedevano due cappellani. Dei primi componenti di questa piccola Comunità ci son rimasti i nomi di fra Giuda
Beaudouin per il 1653; del Priore fra Angelo Papillon e di fra Vittorio Lefebvre per il 1654; del Priore fra Martino
Rou e di fra Orsino Damé e fra Bruno Le Roy per il 1658; del Priore fra Yves Aubertin e di fra Orsino Damé, fra
Eugenio Girard e fra Giuda Beaudouin per il 1664. I letti risultano saliti a 15 nella Statistica pubblicata in Italia
E CO
e eo e ei
& La Sporta n.35
Dicembre 2002 lo
D’ INFIRMERIE DE LA CHARITE’ DE PARIS (ESTAMPE D’ ABRAHAM BOSSE)
continuarono a titolo personale ad assistere i malati. Nonostante la loro
generosità, la Provincia Francese nei successivi roventi anni finì per
completamente dissolversi e poté nuovamente ricostituirsi solo nel 1823.
Son dunque due secoli tondi che i Fatebenefratelli han dovuto abbandonare
le loro due fondazioni nel quartiere parigino di Saint Germain, ma questo
non toglie che meriti ricordare il Quarto Centenario di fondazione della
prima ed i 350 anni di fondazione dell’altra. Una prima ragione è che i
Fatebenefratelli sono nuovamente presenti con due Comunità a Parigi,
non più ovviamente le stesse, ma che continuano ad incarnare il carisma
dell’ospitalità nella capitale francese. E la seconda più valida ragione è
che il bene fatto è l’unico valore che sopravviverà nella vita eterna, la
quale sarà proprio un’ineffabile perenne celebrazione d’ogni gesto di carità
fraterna che il Signore ci aiutò a compiere nella nostra vita terrena.
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
Calendarietti
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli
abbiamo anche quest'anno i calendarietti dell’anno
dallo Scodaniglio nel 1685. Lievitarono poi,
come c’informa C. Klein nella sua
monografia del 1964, a 16 nel 1733, a 21
nel 1775, a 24 nel 1790, anno in cui figurano
di Comunità sei Confratelli, aiutati da tre
inservienti, un cuoco ed un giardiniere, oltre
che da due cappellani per l’assistenza
spirituale. Il 18 agosto 1792 il Governo
soppresse tutti gli Istituti Religiosi, ma i
Fatebenefratelli, pur obbligati a deporre
l’abito religioso, per qualche tempo
Padre Paolo Gallo Priore Generale
all’epoca della Fondazione della Charité
Sommario
2003
COPEIUNA caio pag 2
= Call Ati ua eN N ETA pag 2
Ricordo:di Paolo Casettil....... iran pag 2-3
SPINA. li ria II pag 4-5
Laura Salviati sca iaia teainisno pag 6
LIMA irrita pag 7-8
Appello nisi seni pag 8
Calencafietti sciolte pag 8
Appello!
Vi preghiamo di essere generosi (anche poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa con il
bollettino allegato, le spese sono state tante soprattutto per la nuova sede.
nn iii
{2 | L d Sport d 41 o
Anno XVII n.36 Novembre 2003
d
- CA
i _ dal
na of ani” ,
mo 6 V è
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI
La Sporta n. 36
La copertina
Nel viaggio che abbiamo fatto a Marsiglia il 26 aprile
per la chiusura delle celebrazioni del IV centenario
dell’arrivo dei frati di San Giovanni di Dio abbiamo
assistito all’inaugurazione della vetrata opera di
Mosieur Imbert e che si trova nella Maison Saint
Joseph sempre a Marsiglia.
La caratteristica di questa opera è la fusione di due
immagini (un volto di San Giovanni di Dio già
pubblicato come copertina e il famoso quadro di
Gomez-Moreno del santo durante l’incendio
dell’Ospedale di Granada). L’effetto sarebbe
sicuramente migliore se si potesse stampare la
copertina (almeno quella) a colori, per ora ci
dobbiamo accontentare.
Appello!
Vi preghiamo di essere generosi (anche
poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa
con il bollettino allegato, le spese sono state
tante soprattutto per la nuova sede.
Sommario
La Copertina
8 marzo al Nuovo Ospedale
8 marzo al Vecchio Ospedale
Marsi i METRI A IRR 4 pag. 5-6-7
Dalla Stampa
Gradite visite
Recuperati
Francesco
Associazione San Giovanni di Dio
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze
CEP 521 50100 Firenze (Italy)
Tel. e Fax +39 055 218839
E-mail sgd@dada.it
Novembre 2003
Un avventuriero
illuminato
Edizioni Paoline
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Anno XV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89
Associato all Unione Stampa Periodica
URL http://www.asgdd.it
La Sporta n. 36 3 Novembre 2003
8 marzo al Nuovo Ospedale |
Z
Y
Celebrazione eucaristica
presieduta dal cappellano
dell'ospedale P. Umberto
Rufino M.I.
La corale di S. Giusto che ha
cantato durante la Messa.
PR Il gruppo dei Volontari Ospedalieri
“ Giovanni Bonelli”
La Sporta n. 36 Novembre 2003
8 marzo al Vecchio Ospedale
ms.
8)
S. Messa celebrata da PIRRE F —_ ca tas:
Ferdinando Batazzi OFM. $1 i i
Concerto Gospel del Gruppo “Spirit of the living
God” diretto da Lucrezia Balatri
Lucrezia
La Sporta n. 36 5 Novembre 2003
Marsiglia
Avevamo già accennato nel numero 35 alla ricorrenza parigina del
400° anniversario della fondazione della Provincia Francese dei frati
di San Giovanni di Dio da parte di un gruppo religiosi partiti da
Borgo Ognissanti al seguito di Maria de? Medici che andava sposa
al re Enrico IV di Francia.
Il 26-27 Aprile la Provincia Francese ha festeggiato il 400°
anniversario della fondazione e anche la rinascita dell’ordine in
Francia dopo la bufera della Rivoluzione ad opera di Paul Magallon,
ufficiale dell’Impero che rinunciò alla sua brillante carriera militare
per dedicarsi all’assistenza, alla cura dei malati e alla ricostruzione
della Provincia Francese di San Giovanni di Dio.
Paul de Magallon (1784-1859)era originario di Marsiglia. Invitati
dalla Provincia Francese ci siamo recati in questa città e abbiamo Frère Paul de Magallon.
seguito le varie cerimonie della chiusura del IV centenario. Vogliamo
ringraziare Fra Olivier Bonnaud superiore provinciale che ci ha fatto trascorrere due meravigliosi giorni in
fraterna amicizia.
Il Padre Generale dell'Ordine, Fra Pascual Piles e il suo Segretario Fra Josè Luis Muñoz hanno presenziato
a tutte le cerimonie, erano presenti inoltre religiosi dalle provincie Lombardo-Veneta, Romana, Austriaca
e Australiana.
077777
F PUINE.
Dons ceite maison; vk wé te 1” divembrò (TER
Poul de WAGALLON D'ARGEUS
Restanrateun de l'Ovlre Hospitalier
des Faères de Saint Jona de Dien, en France.
a a Le 25.04.2003
Alcuni momenti dello scoprimento della targa
La targa commemorativa
La Sporta n. 36
In rue Portalis con il Padre Generale e il Segretario
Generale.
Sabato 26 aprile nella Cappella della Maison Saint
Barthélemy, chiusura del TV centenario con una Mes-
sa solenne concelebrata da Mgr Bernard Panafieu,
Arcivescovo di Marsiglia, Mgr Benoît Rivière Ve-
scovo Ausiliare e Fra Pascual Piles.
r
Alcuni dei doni alla
provincia Francese
fra i quali si può
riconoscere quello
dell’associazione
san Giovanni di Dio
di Firenze opera del
pittore fiorentino
Mauro Matulli :
“Piazza san Giovanni
Battista a Firenze”.
Mauro
Matulli
accanto alla
sua opera
La Sporta n. 36 Novembre 2003
if
| l ASSOCIAZIONE
l k aib SAN GIOANN Oi D10
UNDATA Lë ARTO 1985
I, ) 3 Vi È ff i
5-0 PR
FIRENZE L
Fra Brian O'Donnel, precedente Priore Generale dell’Ordine Madame Miriam Labolle e
accanto al nostro stendardo. Frère Jérôme Gravereau
La Sporta n. 36
Dalla stampa
Novembre 2003
Tre medici
domani in Francia
Sono 200 gli ospedali di San
Giovanni di Dio sparsi in 46
paesi del mondo. In Francia,
il primo , venne fondato quat-
tro secoli fa da Frà Giovanni
Bonelli, che insieme ad altri
tre frati, partì da Borgognis-
santi. Lo aveva chiamato la
regina Maria de’ Medici, la
quale volle esportare nel suo
nuovo paese il modello fio-
rentino. Per questa ricorren-
za sono stati invitati in Fran-
an COR pre
La Nazione l' VA
Firenze x |
O
giovedì 24 apre 2003 CRONACA FIRENZE iamnow XI |
iE CENTENARI medici °° FIRENZE
Giovan-
A 4 g ô EP
S. Giovanni di Dio Sergio
Paolo Checcucci-Lisi e An-
na Maria Montanari. I tre
menbri dell’ Associazione
San Giovanni Dio porteran-
no ad Aix en Provence un di-
pinto di Mauro Matulli che
rappresenta piazza San Gio-
vanni a Firenze.
Aix è la città natale di Paul
de Magallon, l'ufficiale che
dopo la caduta di Napoleo-
ne, folgorato dall'esempio di
Giovanni di Dio, si dedicò al-
la ricostruzione dell'ordine
dei frati. I tre medici partiran-
no domani.
Lien Hospitalier
Revue des Frères Hospitaliers de Saint Jean de Dieu
N°339 Juillet-Aout - Septembre -2003
pag. 47
ASSOCIAZIONE
sia Gessi D [I
wamane KI
La Nazione
Firenze
S.GIOVANNI
DI DIO
| tre medici
-- Sergio Balatri.
Paolo Checcucci
Lisi e Anna Maria
Montanari hanno
partecipato a
Marsiglia ail 4
centenario della
fondazione del
primo ospedale
francese,
costruito da un
frate di S.
Giovanni di Dio
La Sporta n. 36 Novembre 2003
Fra Jérôme sotto al quadro del Padre Paolo Gallo.
wa (0 i
PA “i (pa
Fra Jérôme del Centre Saint Jean de Dieu di rue
Lecourbe con i genitori e davanti al gruppo di San
Giovanni di Dio nella portineria del Vecchio
Ospedale.
Il Direttore Sanitario dell'Ospedale san Juan de
Dios di Saragozza Dott. Francisco Javier Obis
Sanchez ha visitato con la sua famiglia la nostra
città e anche la Basilica dell’Impruneta. Nella foto
insieme a Don Vasco Bianchini.
La Sporta n. 36
Novembre 2003
\ `
Grazie a Silvio Guerrini, (nella foto) attualmente
impiegato negli uffici ASL di Santa Rosa, ma
proveniente dalla farmacia del Vecchio San
Giovanni di Dio, sono stati ritrovati abbandonati
in uno scaffale, 14 volumi delle delibere del
Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale San
Giovanni di Dio dal 1965 al 1978 che sono stati
successivamente portati all'Archivio Comunale
insieme a quelli già esistenti. Siamo ora alla ricerca
delle delibere del Consiglio di Amministrazione fino
al 1982 epoca di formazione delle USL.
Francesco
Rovistando nella enorme quantità di foto del nostro
archivio abbiamo trovato questa foto di Francesco
Batazzi alla cassa della sua libreria. Ci ha fatto
grande piacere rivederlo.
Soci che scrivono.
Sergio Moschini
LA MADONNA DELLA PIETA’
Verso la fine del millesettecento, al castello che sovrastava
da una collinetta il paese di Bacchereto, venne aggiunta
la chiesa di Santa Maria Assunta, ricavata e parzialmente
costruita su antiche strutture murarie. Il paese, situato
ai piedi del Montalbano, subiva l’influenza di Firenze,
pur trovandosi sotto la giurisdizione apostolica di Pistoia.
Intorno al castello si trovavano degli appezzamenti di
terreno chiamati ripe, larghi pochi metri, che digradavano
verso il rio, retti da muri a secco.Per scendere sul terreno
sottostante, ogni ripa aveva la sua scaletta formata da
lunghe pietre che fuoruscivano dal muro a circa quaranta
centimetri l’una dall’altra, formando una scala vera e
propria, anche se un po’ scomoda. Il paese era formato
da poche case, raggruppate ai piedi del castello, tutto
intorno c'erano campi coltivati fino all’inizio del
Montalbano, coperto in basso da castagni e poi da pini,
querce e macchie di scope e ginestre. Il rio era un
fiumiciattolo che non rimaneva mai secco perché
alimentato per tutto l’anno da una polla d’acqua che
nasceva quasi in cima al monte, scorreva a pochi metri
dal paese, digradando in pescaie che formavano dei
laghetti e, proprio vicino a questi, c'erano gli orti degli
abitanti del paese che avevano così la possibilità di
annaffiare anche in piena estate. Di lato al monte c’erano
alcune colline boscose alte tre o quattrocento metri che
riuscivano a riparare dal vento il paese, proteggendolo
su tre lati. Più che altro venivano coltivati olivi, viti ed
alberi da frutto, ogni piccolo spazio, anche scosceso,
era occupato da grano e fave.
La Sporta n. 36
Nelle vicinanze del paese sorgevano dei piccoli
agglomerati di case, uno dei quali, chiamato Formia,
sembra sia stato fondato dai pochi scampati dell’esercito
di Catilina, sconfitto dalle legioni di Cesare nella piana
di Pistoia ed ogni tanto, durante la lavorazione dei campi,
affioravano dal terreno degli antichi cocci. Proprio cento
metri sopra il paese c’era un conglomerato di sei o
settecento metri quadri di sabbia mista a mica, provocato
dall’eruzione di un vulcano esistente sulla cima del
monte, migliaia di anni prima; questo materiale serviva
per ripianare le aie e le strade del paese.
Sestilio stava zappando nelle ripe, che erano di sua
proprietà ma, ogni tanto si fermava a riflettere,
appoggiandosi alla zappa: e se nelle ripe ci avesse
piantato un vigneto? Il posto si prestava perché era
abbastanza riparato dai venti, ad una altezza giusta, con
terra mista a sassi e quindi con un buon drenaggio. Certo
il lavoro sarebbe stato molto faticoso perché, per ogni
vitigno, andava scavata a mano una buca profonda
almeno un metro ed il fondo doveva essere riempito con
la potatura delle viti per ottenere un drenaggio maggiore
e perché le radici potessero farsi strada più agevolmente.
Erano diversi mesi che Sestilio aveva questi pensieri per
la testa perché, a quei tempi, piantare una vigna era
veramente un’impresa e, prima di affrontarla, uno doveva
pensarci e ripensarci a lungo. Suonarono le campane di
mezzogiorno e Sestilio, con la zappa in spalla, si avviò
verso casa per mangiare qualcosa.
Giunto sul limitare della sua proprietà si fermò e si voltò
a guardare, immaginandosi le ripe trasformate in vigneto,
con i filari di viti cariche d’uva bianca e nera. Una volta
finito di mangiare, si rivolse alla moglie, dicendole.
“Valchiria, che ne penseresti se nelle ripe ci piantassi
una vigna?” “A questa età” rispose lei “ ti vuoi mettere a
fare un lavoro così faticoso? Ma tu saresti pazzo e poi
chi ti aiuterebbe?” “Aveo pensato a’figlioli.......... i
“I figlioli lavorano abbastanza pe’ conto suo dalla mattina
alla sera pe’ tirare avanti la famiglia!
Costantino ha tre femmine e du’ maschi e i° più grande
ha undici anni; Gusmano ha solo un figliolo, ma è un po”
malazzato e potrebbe far poco; su Benvenuto, i’ marito
della tu’ figliola, un ci si può fare affidamento perché
tanta voglia di lavorare un ce l’ha; fa le su’ ore a opra e
poi si riposa tutto i° giorno e un fa nemmen l’orto; a
quella poera Leonilde gli tocca a sacrificarsi a zappare,
seminare e annaffiare, sempre co’ figlioli attaccati alle
sottane.” Sestilio rimase zitto, ma non era convinto; in
fondo anche se i figli si fossero un po” sacrificati, un
giorno, il più tardi possibile naturalmente, sarebbe
rimasto tutto a loro. La mattina seguente, oltre alla zappa,
portò anche la vanga e cominciò a saggiare il terreno;
non sarebbe stato un lavoro impossibile perché la vanga
scendeva agevolmente nel terreno; oramai si era convinto,
la prima domenica, rivestito a festa per la messa, avrebbe
parlato con i figli, cercando di convincerli ad aiutarlo.
La domenica seguente
Sestilio si incamminò per la corta, ma ripida strada
lastricata in pietra serena, che portava alla chiesa. Lungo
il percorso osservava le ripe che si trovavano proprio
sotto alla strada e continuava ad immaginarle trasformate
in una fiorente vigna. In chiesa gli uomini, per una strana
forma di pudicizia, stavano separati dalle donne,
prendendo posto a sinistra dell’altare maggiore, mentre
le donne prendevano posto a destra, separate dal corridoio
di passaggio. ao
Sestilio si sistemò a sinistra, chiedendo ai figli di
11 Novembre 2003
trattenersi fuori della chiesa dopo la messa perché
doveva parlare con loro di una cosa importante. Una
volta finita la messa, si fermò con i figli sul piazzale
della chiesa e, con voce ferma, accennando le ripe, disse:
“Guardate giù, cosa ne pensereste se si facesse una vigna
proprio lì?” I figli, pensando al lavoro che avrebbero
dovuto fare, oltre a quello che già avevano, si guardarono
tra loro e rimasero un po” interdetti, ma Sestilio era
sempre stato un buon padre e se proprio aveva il
desiderio di avere una vigna, sarebbero stati disposti ad
accontentarlo; e poi in fondo, sarebbe rimasto tutto a
loro, naturalmente sempre il più tardi possibile.
Cominciarono a studiare i piani di lavoro: il sabato
pomeriggio e la domenica, dopo la prima messa,
avrebbero lavorato alla vigna per tutto il giorno. Il sabato
seguente, alle due del pomeriggio, tutti e tre si
ritrovarono sulle ripe e cominciarono a segnare le misure
per poi procedere a scavare uno scasso per uno.
Subito dopo iniziarono il lavoro vero e proprio e la sera,
quasi a buio, erano andati avanti per circa un metro e
mezzo per scasso. La domenica mattina, dopo la messa,
tornarono a lavorare sul posto. Dopo un po’ di tempo,
Sestilio smise improvvisamente di scavare, uscì fuori
dalla buca e chiamò i figli: “Venite a vedere, qui sotto
c’è un pavimento di mattoni murati!”
I figli, incuriositi, arrivarono di corsa; sul fondo dello
scavo, a circa un metro di profondità, affiorava uno strato
di mattoni accuratamente murati. Costantino si calò nella
buca con una pala e cominciò a gettare fuori la terra e
allargando sempre di più la buca, per vedere quanto fosse
grande quel pavimento. Procedeva con grande fatica ma,
eccitato dalla scoperta, non voleva neppure il cambio
dagli altri due. Arrivato in fondo, si accorse che i mattoni
murati, occupavano una superficie di circa un metro e
venti per lato e notò che, ai quattro lati, sotto il pavimento,
c'erano quattro muri di mattoni che sprofondavano nel
terreno, trasformando, quello che era sembrato un
pavimento, in un soffitto. Sembrava proprio che ci fosse
una piccola stanza sotterranea. “Vediamo un po’ cosa
c’è in questo stanzino sotterrato.” Disse Sestilio dal
bordo dello scasso. Passarono una zappa a Costantino
che iniziò a smurare i mattoni del soffitto, saltarono tre
o quattro mattoni; con le mani ne strappò altrettanti e si
chinò a guardare, rimanendo in silenzio. Intanto gli altri
due non stavano più nella pelle e, dal bordo della buca,
lo incalzavano: su Lui non aprì bocca, si rialzò e continuò
a togliere i mattoni dal soffitto, gettandoli fuori, fino a
rimanere con i piedi sul bordo di uno dei muri di sostegno.
Sestilio e Gusmano scesero nello scasso, tenendosi in
equilibrio precario con i piedi sul bordo del muro e videro
che, nello stanzino murato sotto terra, c’era una statua
di terracotta invetriata che rappresentava la Madonna
con in grembo il Cristo morto, deposto dalla croce.
La Madonna aveva un volto dolcissimo ed era coperta
da un manto azzurro. Gusmano corse a casa di Sestilio
a prendere due funi che furono sistemate sotto la statua;
i tre uomini, con tutte le precauzioni possibili, riuscirono
a tirare fuori la statua e la depositarono su una proda, in
modo che fosse sicura, poi si misero in ginocchio ad
osservarla con un sentimento misto di emozione e
meraviglia. Poi Gusmano corse a chiamare don Rutilio,
Pievano della chiesa di Bacchereto, che arrivò di corsa,
abbottonandosi la tonaca che si era infilato in fretta e
furia e borbottando che non aveva capito niente di quello
che gli aveva detto Gusmano; vista la statua, subito si
inginocchiò a capo chino, mormorando più volte la parola
= éeee e, "—r”zc=—=——__—"—————2——_2111__—2_.—__+21tp<_5_ _—È__6mhb
La Sporta n. 36
miracolo. Tutti e quattro, con prudenza, trasportarono
la statua nella chiesa che distava poche decine di metri
dalle ripe e la depositarono sull’altare maggiore;
Gusmano e Costantino, dietro ordine di don Rutilio,
corsero a suonare le campane a stormo.
Dai campi, anche a grande distanza, i contadini,
preoccupati perché rion potevano certo immaginare il
motivo di tanto scampanio, posarono gli arnesi da lavoro
e corsero verso la chiesa, preceduti dal fabbro, dal
falegname, dal ciabattino e dagli altri artigiani che
lavoravano nel centro del paese. In breve tempo la chiesa
si riempì di fedeli; don Rutilio, dall’altare maggiore, tolse
il lenzuolo con il quale aveva coperto la statua, spiegò
dove e come era stata trovata, accennò al miracolo, senza
però approfondire, pensando alle gerarchie superiori della
chiesa e disse che, se per il ritrovamento era stato
predestinato il paese di Bacchereto, doveva esserci un
preciso motivo nel disegno divino e che tutti, da quel
momento, dovevano comportarsi da veri cristiani e
frequentare con più assiduità la chiesa.
Il giorno dopo la statua venne sistemata sull’altare
laterale a sinistra ed il pievano fu costretto a chiedere
aiuto ai compaesani perché centinaia e centinaia di
| persone arrivavano dai paesi vicini per vedere la statua
della Madonna e chiedere indulgenze e grazie. Venne
limitato l’accesso alla chiesa a non più di cinquanta
persone per volta, ma era inutile perché, fino a buio,
rimaneva fuori una moltitudine di persone che
smaniavano e spingevano per riuscire ad entrare.
Il pievano decise di esporre la statua alla devozione di
tutti, sistemandola per un po’ di tempo, nella piazza del
paese. In breve tempo il falegname, aiutato dal fabbro e
da altri abitanti del paese, costruì un palco di quattro
metri quadrati alto un metro con delle assi di pino e dei
pali di castagno e, nel centro venne sistemata la Madonna
con il Cristo deposto. Fu un successo: dalla mattina sul
far del giorno alla sera a buio, folle di persone venivano
a piedi da paesi lontani chilometri e chilometri e tutti
avevano la possibilità di inginocchiarsi a pregare davanti
alla Madonna. A buio inoltrato venne presa la decisione
di lasciarla in piazza per non rischiare di romperla,
spostandola su e giù per la strada ripida che portava alla
chiesa. Alcuni abitanti del paese si dichiararono
disponibili a far la guardia per la notte e così ebbe inizio
la lunga veglia.
Dato che la stagione era clemente, i guardiani si
sistemarono su alcune sedie intorno al palco e si misero
a chiaccherare del più e del meno, immersi nel buio della
piazza rischiarato debolmente soltanto da un piccolo lume
ad olio; poi, forse, schiacciarono anche un pisolino. Il
primo che si svegliò, guardò verso il palco e svegliò subito
gli altri: la statua era sparita. Disperati, corsero tutti
insieme a battere alla porta della canonica svegliando
don Rutilio che, una volta venuto a conoscenza della
sparizione, ordinò subito di suonare le campane a stormo;
poi ci ripensò, annullò l’ordine e si precipitò in chiesa a
pregare, seguito da tutti gli altri.
Appena entrati accesero delle candele e si accorsero che
la Madonna stava sull’altare di sinistra, proprio nel punto
preciso dove era stata decisa la sua sistemazione
definitiva. Da quel giorno, salvo che per le processioni
più importanti, non venne più spostata e prese il nome di
“Madonna della pietà”.
Per anni ed anni la chiesa continuò ad essere meta di
fedeli che sostavano davanti alla statua ed accendevano
saltaleoni e candele, a seconda delle possibilità
12
Novembre 2003
economiche di ciascuno, comunque rimanevano accese
anche la notte, affumicando le volte che erano diventate
nere di fuliggine. Alcuni anni dopo, nel pieno della notte,
si sviluppò un incendio che distrusse quasi
completamente la chiesa.
L’incendio fu così violento che la cera fusa delle
innumerevoli candele e dei tanti saltaleoni, scese fino
nel centro del paese. Quando l’incendio si esaurì perché
non era rimasto più niente da bruciare, la gente del paese,
in mezzo al fumo, riuscì ad entrare in chiesa e trovò
tutto distrutto eccetto la statua della Madonna della pietà
che era rimasta intatta. E Sestilio? Sestilio riuscì ad avere
in breve tempo la sua tanto sospirata vigna perché, per
riconoscenza, tutti gli abitanti del paese, a turno, si
adoperarono a scassare il terreno ed a piantare i vitigni,
forse anche con la segreta speranza di trovare, anche
loro qualcosa.
Sergio Moschini Fritsche, nato a Firenze e residente
a Scandicci, è stato Economo dell'Ospedale di San
Giovanni di Dio per 30 anni.
uesto racconto, tra realtà e fantasia, narra un
fatto...., alquanto strano, accaduto a Bacchereto dove
l’autore, trascorse la sua giovinezza.
Vincitore del premio letterario “Carmignano” con
“Quando la campagna era verde”.
Nel mese di marzo p.v. pubblicherà il romanzo
“Pietramarina” Ediz. M.I.R.
Anno XVII n.37 Dicembre 2003
ASSO ZIONE
{SAN GIOR \NI DI DIO,
! L FONDATA IBI NIARZO 1985 |
i
O
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Sped. abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 FI - Con gadget - tassa pagata
La Sporta n. 37
La copertina
Forse non tutti ricorderanno la manifestazione
dell’ottobre 1986 alla Loggia Rucellai.
In quell’occasione fu presentata questa realizzazione
degli architetti Lazzareschi dove in una teca di
plexiglas stanno le riproduzioni della “Sporta e
Bastone di San Giovanni di Dio”.
La “Sporta” è accessibile tramite un tubo, sempre
di plexiglas, per l'immissione delle elemosine.
Abbiamo deciso di proporre questa copertina perché
pensiamo di rimettere in uso questa “macchina” che sk
ha sempre reso notevoli servigi all’ Associazione.
Appello!
Vi preghiamo di essere generosi (anche
poco, ma in tanti) e di inviare qualcosa
con il bollettino allegato, le spese sono sta-
te tante soprattutto per la nuova sede.
Sommario
La Copertina
Volontari ospedalieri
Gita a Lanuvio
Congresso Nazionale AFaR
Visita all'Ospedale di Pescia
Esame di restauro nella
Facoltà di Architettura
Amerigo Vespucci
Pensionati
Banchino
Religiosi di San giovanni di Dio
defunti a Firenze
A Milano per Dialog
Calendarietti
Associazione San Giovanni di Dio
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze
CP 521 50100 Firenze (Italy)
Tel. e Fax +39 055 218839
E-mail sgd@dada.it
2 Dicembre 2003
anr
-
C opertina dicembre 2002
I lavori di restauro della Chiesa sono fermi da più
di un anno. Le impalcature, istallate a suo tempo
per riparare il tetto e restaurare la facciata sono
ancora li inutilizzate. E’ stata eseguita una
copertura provvisoria del tetto che è risultata poi
insufficiente, come dimostrano le infiltrazioni
d’acqua durante le piogge dei mesi scorsi.
Speravamo tanto di poter dare notizia che i restauri,
anche se parziali, continuassero a procedere; invece
sono fermi ancora a quanto era stato fatto l’anno
scorso. Noi continuiamo a sperare e confidiamo
nella provvidenza. Forse i soldi ricavati dalla
vendita della fattoria di Ruballa, antica proprietà
dei Frati di san Giovanni di Dio a seguito di un
lascito di Donna Laura Salviati, come abbiamo
ricordato nei numeri precedenti, potranno far
proseguire i lavori di restauro in modo da rendere
agevole la Chiesa.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Anno XV - Reg. Trib. n° 3851 del 17/3/89
Associato all’ Unione Stampa Periodica
URL http://www.asgdd.it
—.
Volontari Ospedalieri
Gita a Lanuvio
Domenica 6 Aprile, partiti da Firenze, siamo andati in gita a
Lanuvio sede dei Monaci di Borgo Ognissanti. Giunti a Roma
alle 10.30 ci siamo recati all’ospedale S. Pietro - Fatebenefratelli,
situato sulla via Cassia, dove siamo stati accolti da Fra Antonio
Fedele. Terminata la messa, come è loro costume, ci hanno offerto
una splendida colazione. Abbandonata Roma, ci siamo fermati
per il pranzo, in un ristorante, nei pressi di Lanuvio. Continuando
la gita siamo arrivati alla Casa Madre dei Monaci e Monache di
Lanuvio, dove gentilmente siamo stati accolti. Come ricorderete
(n°31 pag.7), questi monaci hanno trasferito la loro sede nel
convento di Ognissanti, divenuto Abbazia, precedente sede dei
frati Francescani, Con Don Antonio Maria Malagisi
della quale Padre
Batazzi era il Padre Superiore. Abbiamo visitato i vari
atelier di tessitura, pittura di icone e infine abbiamo potuto
vedere e apprezzare l’allevamento di bufale, produttrici
del latte, per le mozzarelle, che vengono vendute anche a
Firenze nel negozio dei Monaci in Borgo Ognissanti.
Le Bufale
La Sporta n. 37
L’ Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca,
costituita il 22 marzo 1994 e giuridicamente
riconosciuta con decreto ministeriale 20 ottobre
1998, è un organo autonomo senza scopi di lucro.
L'Associazione si propone di promuovere e realizzare
attività di Ricerca Corrente e Sperimentale in campo
Biomedico e di Sanità Pubblica. L’AFaR in modo
specifico promuove l'utilizzo ed applicazione di
ricerche sull’ottimizzazione delle risorse e
umanizzazione delle prestazioni in rapporto a
patologie degli apparati sensoriali, alla
riabilitazione psichiatrica e dell’invecchiamento
cerebrale, svolgendo anche, in materia, funzioni di
collegamento e di riferimento fra gli Istituti
Fatebenefratelli, Italiani ed Europei dello stesso
Ordine S. Giovanni di Dio.
Lo svolgimento delle ricerche promosse
dall’Associazione è strettamente collegato con le
attività di ricovero e
cura, allo scopo di
valorizzare lo stile
di ospitalità
dell'Ordine S.
Giovanni di Dio
fondato sul rispetto
e sulla solidarietà
con le persone
malate. L’AFaR si
prefigge inoltre di
applicare le scienze
umane alla sanità
individuando e
rendendo operanti
criteri di assistenza
globale, atti a
migliorare i livelli
qualitativi degli
interventi
terapeutici nel
rispetto della più
efficiente gestione
delle risorse impiegate e di promuovere il
trasferimento delle conoscenze acquisite verso altre
istituzioni di ricovero e cura.
Il ruolo dei
Fatebenefratelli
nella sanità
che cambia:
valori, ricerca
ed assistenza
Roma, 25-27 settembre 2003
Ospedale San Pietro
Dicembre 2003
CENTRI AFFERENTI ALL AFAR
ASSOCIAZIONE FATEBENEFRATELLI
PER LA RICERCA
Ospedale “San Giovanni Calibita”
Fatebenefratelli
Isola Tiberina
00186 ROMA
Istituto Sacro Cuore di Gesù
IRCCS “Centro San Giovanni di Dio”
Via Pilastroni, 4
25125 BRESCIA
Presidio Ospedaliero Riabilitativo
“Beata Vergine della Consolata” FBF
Via Fatebenefratelli, 70
10077 San Maurizio Canavese (TO)
Ospedale Sacra Famiglia
Via Fatebenefratelli, 20
22036 ERBA (CO)
Ospedale San Giuseppe
Via San Vittore, 12
20123 MILANO
Ospedale San Pietro
Via Cassia, 600
00189 ROMA
Istituto Sacro Cuore di Gesù
Viale San Giovanni di Dio, 54
20078 S. Colombano al Lambro
Tel. 0371/2071
Casa di Riposo Villa San Giusto
Corso Italia, 244
34170 GORIZIA
Tel. 0481/533151
Ospedale San Raffaele Arcangelo
Madonna dell'Orto, 3458
30121 VENEZIA
Tel. 041/720188
Entreranno prossimo anno i seguenti Centri:
Ospedale Buon Consiglio
Via Manzoni, 220
80123 NAPOLI
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Viale Principe di Napoli, 16
82100 BENEVENTO
Ospedale Buccheri La Ferla - FBF
Via Messina Marine, 197
90123 PALERMO
Istituto Sacro Cuore di Gesù
Via Fatebenefratelli,
2
00045 Genzano di Roma (RM)
La Sporta n. 37
Congresso Nazionale AFaR 2003
All’ Ospedale S. Pietro
(Da “Vita Ospedaliera N° 11 Novembre 2003
pag 11 del Prof. Ercole Brunetti Direttore
Scientifico dell'Ospedale San Pietro di Roma).
Con la lettura di un lungo telegramma di Sua Santità
Papa Giovanni Paolo Il, che si è compiaciuto delle
tematiche scelte ed ha augurato il buon svolgimento
dei lavori, è stato inaugurato ed è partito sotto buoni
auspici il V Congresso Nazionale AFaR
(Associazione FateBeneFratelli per la Ricerca
Biomedica), che si è tenuto dal 25 al 27 settembre
2003 presso l’Ospedale San Pietro dei
Fatebenefratelli di Roma, sotto il patrocinio del suo
Presidente, fra Angelico Bellino e con la
partecipazione attiva del Padre Generale fra Pascual
Piles e del Consigliere Generale nonché Vice
Presidente dell’ A.Fa.R. fra Pietro Cicinelli. Il
convegno ha avuto, nel suo svolgimento quotidiano,
un sostegno importante derivato dalla
partecipazione attiva dei maggiori rappresentanti
religiosi di tutte le Opere dei Fatebenefratelli
Il Padre Generale all’apertura dei lavori.
Dicembre 2003
Il P. Generale celebra la S.Messa nella chiesa
dell’ospedale.
LS
La sala conferenze dell'Ospedale S. Pietro durante i
lavori.
La Sporta n. 37
Fra Angelico Bellino Priore della Provincia romana,
alla sua destra il Prof. P.M. Rossini e alla sua sinistra il
Prof. E. Brunetti.
d’Italia: fra. Raimondo Fabello, Vice Presidente
dell’ A.Fa.R. e Superiore dell’ IRCCS “San Giovanni
di Dio” di Brescia, fra Marco Fabello, Superiore
dell’ Ospedale “Beata Vergine della Consolata” di
San Maurizio Canavese, fra Pierdamiani Zamborlin,
Superiore dell’ Ospedale “S. Giuseppe” di Milano,
fra Geminiano Corradini, Superiore dell’Isola
Tiberina, fra Alberto Angeletti, Superiore
dell’Ospedale “Sacro Cuore” di Benevento, fra Elia
Tripaldi, Superiore dell'Ospedale “Buccheri La
Ferla” di Palermo, fra Gerardo D’ Auria, Superiore
dell’ Ospedale San Giovanni di Dio” di
Genzano, oltre all’economo della Provincia Romana
fra Efisio Maglioni. Inoltre, hanno onorato il
convegno i rappresentanti degli Istituti spagnoli e
portoghesi: Ignasi De Juan Creix Bretones, Alberto
Manuel Sequeira Afonso De Deus e Francisca Perez
Robles. A essi vanno aggiunti il prof. Paolo Maria
Rossini, Direttore Scientifico dell’ A.Fa.R., il
Direttore Sanitario Centrale della Provincia
Romana, il dott. Giovanni Roberti, il Direttore
Sanitario Locale, la dott.sa Rosalia Fiore. Questa
totale
partecipazione
ha fatto
emergere
un aspetto
importante
che si può
definire
storico per i
Fatebenefratelli,
quello, cioè,
Roma, 257 setter 2003
Ospedale San Pietro
Fra Marco Fabello.
Dicembre 2003
Il Direttore Sanitario dell’ospedale S. Pietro Dott.
Giovanni Roberti.
di vedere
finalmente tutti
sotto lo stesso
tetto a discutere e
a scambiarsi
reciprocamente
nozioni ed
esperienze al fine
di trovare x _
consensi utili per
le Case.
L’A.Fa.R. è un’
Associazione Fra Elia Tripaldi.
Scientifica aperta
a tutti gli Ospedali Fatebenefratelli del Mondo. Lo
scopo è quello di realizzare collaborazioni
multicentriche nello svolgimento dei vari progetti
di ricerca, ovviamente con le stesse finalità ma con
compiti complementari. L’ Associazione è nota a
Foto di gruppo con il P. Generale.
)
La Sporta n. 37
tutti per la sua
GAZA a instancabile
| (2 attività
I gio scientifica
dimostrata
d'a 1 le
innumerevoli
> iniziative
specifiche
che produce
ogni anno,
iniziative
rappresentate
sia dalle
molteplici
ricerche
pubblicate su
riviste internazionali munite di soddisfacenti punti
di Impact Factor, sia dalla presenza costante nei
Progetti Strategici finanziati dal Ministero della Sa-
lute, sia dalle organizzazioni dei frequenti convegni
locali e del tradizionale Congresso annuale, sia,
infine, dai vari programmi di formazione del
personale medico e infermieristico con
l’accreditamento di punteggi secondo i dettami della
ECM (Educazione Continua in Medicina). Lo
spirito dell’attività dell’ A.Fa.R., e di questo
Convegno in particolare, può essere identificato
nella volontà di spronare alla ricerca e quindi alla
cultura tutti i nostri Colleghi Italiani e Stranieri che
operano nelle strutture dei Fatebenefratelli, in modo
che i nostri Ospedali nel mondo siano permeati dalle
sempre nuove scoperte scientifiche, che a loro volta
ci auguriamo diventino lo stimolo per impegnarsi,
Da destra, Fra Raimondo Fabello,
Fra Gerardo D'Auria e Gabriele
La Bruna.
Gabriele La Bruna del “Il Melograno” che
convegno.
Dicembre 2003
ognuno nel proprio ambito, nella promozione di
studi, sperimentazioni e applicazioni di tecniche e
strategie sempre aggiornate e innovative provenienti
dalla letteratura medica universale. È questo lo
scopo primo delle nostre varie iniziative, volte alla
responsabilizzazione di tutti verso questo percorso
intellettuale, che oggi sempre di più deve affiancare
il medico nella routine della sua vita quotidiana di
terapeuta. Il mondo politico è stato rappresentatodal
Sottosegretario al Ministero dellaSalute sen. Cesare
Cursi che ha svolto una Lettura Magistrale sulla
“Ricerca, assistenza e servizio sanitario: una sfida
OSPED £ \N PIETRO FATEBENEFRATELLI ROMA
È jm
mE r
La Dott. ssa Laura Verna responsabile del Reparto di
Radioterapia con a fianco la foto del suo staff;
durante la presentazione della sua esperienza di
radioterapia intraoperatoria dei tumori della mammella.
La Dott. ssa Verna sta attualmente conducendo una
indagine sull azione del gel del Sedum telephium, (Erba
della Madonna) nelle radiodermiti avendo notato già
un'azione rilevante nelle fasi iniziali di questa
complicazione.
Ultimo giorno saluti del P. Generale e arrivederci di Fra
ha curato la parte informatica del Pierdamiani Zamborlin al prossimo congresso nazionale 2004
all'Ospedale S. Giuseppe di Milano probabilmente a novembre.
La Sporta n. 37
Europea”, dall’ Assessore alla Salutele della
Regione Lazio on. Marco Verzaschi che ha
presentato una Letturasi Magistrale sul tema “Ruolo
presente e futuro della Sanità Religiosa non-profit”
e dal Vicesindaco nonché Presidente della Croce
Rossa Internazionale Mariapia Garavaglia che ha
praticato un escursus della storia e delle attività delle
Opere dei Fatebenefratelli come insostituibile
supporto alla Sanità Pubblica Istituzionale. Tra i
temi di rilevanza scientifica, oltre quello di
particolare importanza riguardante il menoma, sono
stati rappresentati, anche termi riguardanti le alte
tecnologie, i vari aspetti funzionali degli apparati
sensoriali, la ricerca infermieristica e servizi in
rete.Una prima Tavola Rotonda Europea è stata
dedicata alla “Ricerca e sperimentazione clinica
nell’Ordine di San Giovanni di Dio d’Europa:
presente passato e futuro”, una seconda alla “Sanità
che Cambia”. È stato gradito il saluto al Convegno
portato dal prof. Pietro Tonali a nome della
Commissione della Ricerca Sanitaria del Ministero
della Salute. Lo svolgimento delle sessioni è stato
affidato a personalità di alto valore scientifico, fra
le quali il prof. Alessandro Finazzi Agrò, Magnifico
Rettore della Il Università di Roma “Tor Vergata”,
il prof. Aldo Vecchione, Preside della Il Facoltà di
Medicina e Chirurgia della I Università di Roma
“La Sapienza”, il prof. Paolo Arullani, Presidente
dell’Università Campus Bio-Medico, che hanno
moderato le relazioni, le comunicazioni e i poster
di illustri relatori.L’organizzazione di tutto è stata
curata dal superiore, fra Celestino Fiano, Direttore
Amministrativo dell'Ospedale San Pietro, e dal
prof. Ercole Brunetti, ( Direttore Scientifico del
Centro di Ricerca dello stesso Ospedale e
Coordinatore Scientifico degli Ospedali della
Provincia Romana che comprende, oltre all’Ospe-
dale San Pietro, gli Ospedali di Napoli, Benevento
e Palermo, e l’Istituto san Giovanni di Dio di
Genzano. È stata preziosa la collaborazione della
dott.sa Alessia D’ Angelo, direttrice della segreteria
scientifica della Provincia Romana, e della sig.ra
Elisabetta Berrettoni della segreteria
scientificadell’ A.Fa.R.
Le foto sono state eseguite dal Dott. Balatri che
ha presenziato a tutto il convegno.
8
Dicembre 2003
‘ Visita all'Ospedale di Pescia
All’ Ospedale
SS. Cosma e
Damiano
abbiamo fatto
visita al Dott.
Raâaffaere
Laureano da
decenni a S.
Giovanni di Dio
e attualmente
Primario di
Medicina di
questo
Ospedale.
Gli studenti Giancarlo
Castaldi , Ingrid
Carozzo e Alessandro
Carpo, hanno
sostenuto con merito
l’esame con il Prof.
Battistini presentando
un lavoro sul restauro
della chiesa del
Vecchio San Giovanni
di Dio.
Y
La Sporta n. 37 9
Amerigo Vespucci - 500°. Della Scoperta del
Nuovo Mondo
ASSOCIAZIONE
SAH GIOVANNI DI DIG
di FODA La manzo Ii
|
Il 5 luglio 2003, con la presentazione del volume di
Marco Conti “Vespucci Amerigo il navigatore
fiorentino”, l’ Associazione San Giovanni di Dio che
opera nello storico ospedale di Borgo Ognissanti (Foto
1), ove nacque Amerigo, ha aperto una serie di
manifestazioni commemorative che intendono dare
risalto al grande Navigatore la cui scoperta cambiò la
storia dell’umanità. La presentazione del volume è stata
seguita da un concerto Gospel diretto da Lucrezia Balatri.
Le celebrazioni commemorative sono continuate a
Peretola, luogo originario dei Vespucci, ove il 4 ottobre,
nella chiesa
di S. Maria, è
stato
nuovamente
presentato il
volume di M.
Conti seguito
da un con-
certo Gospel
del coro
Sembassinga.
Il giorno
successivo messa in suffragio di Amerigo con
deposizione di una corona d’alloro alla lapide, posta sulla
piazza (Foto 3), che ricorda l’evento scoperta
dell’ America, molto apprezzata la presenza del
Gonfalone e delle chiarine del corteo storico in costume.
Il sabato successivo, 11 ottobre, sempre nella chiesa di
Peretola messa gentilmente a disposizione dal Parroco
Don Paolo, M. Conti ha tenuto una conversazione
sull’affresco che nella chiesa di Ognissanti raffigura tutta
la famiglia Vespucci al quale è seguito un concerto della
violoncellista Anna Del Perugia. Tutte le manifestazioni
sono state seguite da un folto pubblico assai interessato
all’argomento, assai gradita la presenza dell’assessore
Dicembre 2003
alla Regione Toscana Mariella Zoppi, dell’on. Valdo
Spini e dell’assessore alle tradizioni Eugenio Giani (Foto
2). La buona riuscita del programma celebrativo
organizzato dall’ Associazione San Giovanni di Dio, da
“Le botteghe del Borgo” Peretola, dalla parrocchia di
Santa Maria e dalla Editrice CLD di Pontedera,
invogliano a proseguire con ricorrenza annuale la strada
intrapresa.
Marco Conti
NOTA AMARA SULLE CELEBRAZIONI
VESPUCCIANE ORGANIZZATE DALLA
REGIONE TOSCANA.
Il 1998 segna l’inizio di un lungo centenario che dalla
scoperta del Nuovo Mondo si protrae fino al 2007, data
che segna la prima carta geografica che riporta la
denominazione America. Chiaramente il riferimento e
ad Amerigo Vespucci la cui scoperta sconvolse il mondo
conosciuto. Nonostante questo largo margine di tempo
l’evento sembra passare inosservato da parte degli enti
pubblici che forse farebbero meglio a curare di più il
loro impegno politico e lasciare la cultura ad altri. Nel
mese di ottobre la Regione Toscana ha presentato un
programma commemorativo su Amerigo Vespucci che,
sotto ii vago titolo “La Toscana e le Americhe” si articola
nelle biblioteche della Regione le quali mettono sul
tavolo ciò che hanno nel cassetto: carte geografiche, libri,
filmati e conferenze, il tutto, molto improvvisato, è ben
lontano dal celebrare Amerigo nella sua grandiosità
restituendogli, dignità storica sottolineando l’importanza
che ebbe la scoperta del Nuovo Mondo frutto della più
raffinata cultura del Rinascimento fiorentino. Insomma
si è programmata
una miriade di
piege co le
manifestazioni delle
quali non rimarrà
nulla e questo, nella
nostra posizione di |
Associazione San
Giovanni di Dio, che
opera sulle antiche
case dei Vespucci e 1-
ne detiene -Ja
memoria, ci fa
immensamente
dispiacere, come
l’essere stati ignorati dal programma regionale nel quale,
peraltro, nessun cenno si fa al borgo di Peretola ove
sussistono ancora antiche memorie della famiglia
Vespucci.
La Sporta n. 37 Dicembre 2003
Pensionati
Annuale appuntamento dei = _ na
pensionati della Cassa Mutua =
dipendenti Ospedale S. Giovanni di TE
Dio. Il giorno 8 novembre, circa 70
pensionati, al Ristorante Everest di
San Casciano V.P. si sono riuniti per
il consueto desinare , ricordando
allegramente i tempi passati insieme.
Banchino
Durante la Fierucola del 7
settembre |’ Associazione,
insieme al gruppo “Il
Bruco”, convenzionato con
la ASL per l’assistenza ai
disabili mentali, ha
presentato la produzione de
“Erba della Madonna”
(Sedum telephium L.) le
‘cui virtù sono già state
descritte nel numero 23 del
novembre 1997.
Lo stesso banchino con i soliti prodotti davanti all’ ingresso del nuovo san Giovanni di Dio, dove anche il dott.
Folco Di Volo è venuto a comprare alcune piante.
La Sporta n. 37
Religiosi di San Giovanni di Dio
defunti a Firenze
Fra Bartolomeo Coladonato alcuni anni fa ci fornì
l’elenco dei frati dell'ospedale di San Giovanni di
Dio defunti a Firenze. I loro resti furono all’epoca
inumati nei sotterranei della Chiesa, successivamente
negli anni 20-30 quando furono fatti grandi lavori,
quali la nuova Radiologia, le grandi scale interne di
marmo e soprattutto l’ascensore, i sotterranei della
chiesa furono riempiti di materiale di scarico.
I resti dei frati ( insieme all’architetto Marcellini e la
benefattrice Laura Salviati) furono sistemati in un
ossario nel sottosuolo dalla parte di via San Paolino.
Durante i lavori di costruzione di un montacarichi
per la cucina negli anni 70 l’ossario ormai
dimenticato riapparve e i resti furono inviati al
Cimitero di Trespiano.
01/01/1819
07/01/1806
07/01/1824
09/01/1876
12/01/1835
21/01/1784
21/01/1857
24/01/1822
30/01/1874
30/01/1842
31/01/1765
03/02/1883
14/02/1832
17/02/1852
29/02/1820
07/03/1821
08/03/1711
08/03/1730
08/03/1765
18/03/1814
08/03/1717
09/03/1882
14/03/1842
16/03/1847
19/03/1830
19/07/1883
21/03/1896
21/03/1868
27/03/1893
30/03/1852
01/04/1889
20/04/1845
04/05/1854
16/05/1845
Fra NICOLA GOGGETTI
Fra DOMENICO ANTONINI
Fra TOMMASO BETTAZI
Fra MARTINO BOSCHI
Fra FILIPPO SCIAIN
Fra PIETRO DOLFI
Fra ANDREA VANNELLI
Fra DAMIANO PIGNOZZI
Fra G. LUIGI CAIMI
Fra ANDREA GAGLIARDI
Fra GERVASO PACINI
Fra RAFFAELE LANINI
Fra FERDINANDO LASSI
Fra ANDREA COCCHI
Fra ROMUALDO DE VICO
Fra GIUSEPPE M. PALAZZI
Fra IGNAZIO BORGIANE
Fra FAUST. G. CASTAGNA
Fra MARCO MENIGATTI
Fra LEOPOLDO SPAGNA
Fra NICOLA G. SATINI
Fra COSTANTINO BOSCHI
Fra SEMPLICIO BARTOLINI
Fra LUIGI CHECCHERINI
Fra ATTANASIO SCIAIN
Fra BARTOLOMEO PEZZANTINI
Fra NATALE CHERICI
Fra DOMENICO ROMITI
Fra MODESTO FOSSETTI
Fra AGOSTINO BIFFOLI
Fra MARIANO CHIESI
Fra ROSARIO GUIDI
Fra GIOVANNI DI DIO CONTI
Fra IGNAZIO GIUS. BENSI
11
27/05/1823
16/06/1803
10/06/1876
17/06/1717
02/07/1779
09/07/1897
10/07/1897
14/07/1776
23/07/1684
09/08/1864
12/08/1860
22/08/1831
26/08/1893
27/08/1825
29/08/1826
03/09/1776
07/09/1642
15/09/1775
16/09/1857
23/09/1881
26/09/1826
03/10/1854
07/10/1817
11/10/1862
15/10/1815
29/10/1872
29/10/1872
30/10/1818
02/11/1882
05/11/1793
06/11/1770
07/11/1868
17/11/1893
21/11/1780
23/11/1802
02/12/1814
03/12/1801
06/12/1876
12/12/1826
13/12/1908
18/12/1853
28/12/1854
29/12/1895
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Fra
Dicembre 2003
PAOLO BIANCHI
SILVESTRO POGGIOLI
LUIGI GORI
ANGELO LUDOVICO ROTOLI
GIUSEPPE M. A. LUNGHI
FRANCESCO MAZZANI
FRANCESCO MARRANI
GIUSTO SAMMICHELI
LORENZO MARIANI
PIETRO GRANDI
LORENZO PRIANI
DIMITRIO FRANCHI
GIOVANNI MICHELUCCI
EGIDIO BARTOLINI
ADEODATO NEGRI
GIOVANNI M. A. PIERI
TOMMASO BOTTINI
RAFFAELE BALDINOTTI
ROMUALDO MICHELUCCI
FILIPPO CIULLI
GIOACCHINO GUALDI
PIETRO PICCIOLI
CLEMENTE FITTINI
CELESTINO CORRAI
EGIDIO PECINI
LUCA MAJOLI
PLACIDO TOMBERTI
DAMIANO VIGNAZZI
TOMMASO COSI
GIOVANNI DI DIO
GIANLUCCHI
GIOVANNI DI DIO LOSI
ANTONIO CIBICCHINI
IGNAZIO STEFANACCI
ODOARDO MALAVIA
GIUSEPPE BANDINI
LUIGI FRANGINI
GIOACCHINO TESI
SERAFINO NANNICINI
TOMMASO TRAGU’
LUIGI CAPANNA
GIUSEPPE SAMURRI
CARLO FANES
EUGENIO MELANI
La Sporta n. 37
Riunione dei Volontari
I gruppo dei volontari Ospedalieri “Giovanni
Bonelli”, che normalmente tiene le sue riunioni nei
locali della Bibliotececa del Nuovo Ospedale, si è
riunito il 23 Giugno negli ambienti sotterranei
dell’ Associazione al Vecchio Ospedale.
A Milano per Dialog
Dialog è un sistema di banche dati online nato negli
USA nel 1966 e con il quale 1° Associazione e la USL
10 C hanno fatto una convenzione dal 1986.
La convenzione e il contratto di allora furono seguiti
personalmente dal dott. Carlo Tomassini attuale
Direttore Sanitario della ASL.
Una volta chiusa la gestione Usl 10/C non è stato più
possibile rinnovare la convenzione, ma l'Associazione,
con il dott. Balatri ha continuato il rapporto con Dialog
enell’ottobre scorso, il dott. Balatri con Amerigo Balatri
hanno presenziato ad una sessione di update a Milano.
12
Dicembre 2003
GENNAIO 2004 FEBBRAIO APRILE MAGGIO
+ 6 Sma Madre £ Dio i 7 A 3 1s ato
ASSOCIAZIONE
SAN GIOVANNI DI DIO
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli
abbiamo anche quest’anno i calendarietti
dell’anno 2004.
Anno XVI n. 38 Novembre 2004
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po
La Sporta n. 38 Novembre 2004
LA COPERTINA 8 Marzo FEstA DI SAN GIOVANNI DI Dio
- z z
Manifesti affissi in Piazza S. Giovanni nei dieci giorni
precedenti l’8 marzo
Una parte dei volontari nella terrazza della
biblioteca dopo l’Assemblea per la costituzione
del V.O.S.
| È
Sommario
La Copertina saiancaneiziae pag 2
8 Marzo festa di San Giovanni di Dio ... Pag 2-3
Gemellaggio con Kyoto ...................-s00 pag 4-5
Nasce il VOS: cara pag 6
Ricordiamo. crcrrrnicearreaone pag 7 La Signora Pasquina Renieri, del gruppo dei volontari
e il dott. Balatri che, dopo aver rimosso terra, sterpaglie
Soci Che scrivono .........sssrrecrrrrrrereceerenereoo Pag8 |o impalcature inutilizzate da anni, hanno sistemato i
fiori alla statua di San Giovanni di Dio al Nuovo
PENSIONAMENTO nonnina pag 8 Ospedale.
Associazione San Giovanni di Dio Direttore responsabile: Amadore Agostini
Fondata l’ 8 marzo 1985 Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia Anna Maria Montanari
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839 Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
fre Cl www.asgdd.it
Novembre 2004
La Sporta n. 38
Ore 10,30 AL NUOVO OSPEDALE
A
S. Messa officiata dal Vescovo Vicario Mons. Claudio
Maniago, concelebrante P. Umberto Rufino cappellano
dell ospedale.
I Vigili del Fuoco presenti con la bandiera del gruppo
VF in congedo. Da sn. Monini Bruno, Perilli Ernesto,
Bruni Fabrizio, Cialdi Roberto e Corti Valerio.
Alcuni dei Volontari di san Giovanni di Dio e del
gruppo cammilliano formati da P. Umberto Rufino.
I canti sono stati
eseguiti dal coro
“Florence Gospel
choir” diretto da
Nehemiah Brown.
Dopo la funzione religiosa un breve rinfresco durante
il quale è stata scattata la foto. Da sn il dott. Paolo
Cappellini Primario Chirurgo, Marcello Trabalzini,
il dott. Giorgio Tulli Primario Anestesista, Mons.
Claudio Maniago Vescovo Vicario, il dott. Carlo
Cappelletti Primario di Medicina, il dott. Luigi
Marroni Direttore Generale ASL, dott. Alberto
Appicciafuoco Direttore Sanitario e la dott.ssa.
Federica Zolfanelli Primario Anatomo Patologo.
La Sporta n. 38 Novembre 2004
ORE 17 AL VECCHIO OSPEDALE
è
ln
È ASSOMIZIONE |
SAN GIO INI DI DIO 1
rounata Îbiuanzo 1985 :
P Ferdinando Batazzi mentre officia la S.Messa nella Alcuni dei componenti del coro Gregoriano del Duomo
chiesa del Vecchio Ospedale. hanno eseguito i canti liturgici.
GEMELLAGGIO CON KYOTO (A. Aprricciaruoco)
I Comuni di Firenze e di Kyoto sono gemellati; le 2 città hanno una grande tradizione culturale e un patrimonio
artistico di eccezionale valore. Un gruppo imprenditoriale di Kyoto che opera nel settore sanitario chiese al
Comune di Firenze di potersi gemellare con un Ospedale di Firenze. Non è noto per chi e per quale via si è
giunti alla scelta dell’Ospedale S. Giovanni di Dio. E’ stato un caso oppure la scelta è dovuta al fatto che
l'Ordine ospedaliero S. Giovanni di Dio esiste anche in Giappone nella città di Kobe? Chissà! Comunque sia
nell’anno 2000 cominciarono i primi contatti fra il Rakuwakai Health Care System e l'Ospedale S. Giovanni di
Dio. Nel mese di Gennaio 2001 la dirigente infermieristica del gruppo Yurie Tomiyoshi venne a Firenze per
stabilire la data della firma dell’atto di gemellaggio. Una interprete giapponese che vive a Firenze, Signora
Keiko Kobavashi ha reso possibili i contatti fra il N.0.S.G.D. e il Rakuwakai. Il 26-03-2001 il Direttore del
Rakuwakai H.C.S. Takazo Morimoto, e il Direttore del Nuovo San Giovanni di Dio, Alberto Appicciafuoco
firmarono 2 copie dell’atto di gemellaggio, tradotto ognuno nelle 2 lingue. In segno di amicizia i colleghi
giapponesi hanno invitato 2 medici dell'Ospedale a visitare le loro strutture a Kyoto. Nel mese di Giugno 2001
il Dott. Alberto Appicciafuoco e la Dott.ssa Daniela Mazzotta sono stati ospitati una settimana a Kyoto. Hanno
visitato un Ospedale di 270 posti letto, una residenza sociale assistita e un centro per le cure dei malati di
malattia di Alzheimer. Il gruppo gestisce anche una scuola infermieri e un centro geriatrico. La visita si è
conclusa con il ricevimento degli ospiti nel Comune di Kyoto da parte di una rappresentanza degli amministra-
tori locali. Nel Marzo 2002 il Presidente del R.H.C.S. Signor Ichiro i
Yano è venuto a visitare l'Ospedale S. Giovanni di Dio insieme a una
delegazione di collaboratori. Il 4-3-2004, 70 allievi della scuola in-
fermieri gestita dal R.H.C.S. hanno visitato l'Ospedale San Giovanni
di Dio. Sono stati accolti nell’aula Ennio Muntoni dove sono state
loro presentate le attività svolte nel presidio. Successivamente sono
stati divisi in 4 gruppi per la visita di alcuni reparti. Dopo aver visitato
la residenza fiorentina di Florence Nightingale ci siamo recati presso
la sede storica dell'Ospedale S. Giovanni di Dio dove abbiamo posato
tutti insieme per una foto ricordo. E’ allo studio uno scambio di medi-
ci per 15 giorni — 1 mese. E’ già programmato un’altra visita di allievi
infermieri giapponesi presso il nostro Ospedale nel Marzo 2005.
La Sporta n. 38 Novembre 2004
Giugno 2001 la
delegazione ita-
liana dott. Alber-
to Appicciafuoco,
dott.ssa Daniela
Mazzotta in visi-
ta ad una R.S.A.
All’ingresso del Co-
mune di Kyoto con i
rappresentanti del
gemellaggio e la
sig.ra Yurie Tomiyoshi
Keiko Kobavashi, dott. Alberto Appicciafuoco, dott.ssa Da-
niela Mazzotta il signor. Takazo Morimoto, il dott. Nakajima
Hisayoshi con la moglie, sotto il famoso guppo statuario del-
la portineria del Vecchio Ospedale, il 26-03-2001, in occa-
sione della firma dell’atto di gemellaggio.
~
4 marzo 2004 Foto di gruppo sulle scale del Vecchio Ospedale.
La Sporta n. 38 Novembre 2004
Nasce IL V.0.S
Quale filiazione dell’ Associazione San Giovanni di Dio, il 6 aprile 2004 è stata concepita la nuova Associazione
composta dai Volontari che da tanti anni operano all’interno del Nuovo Ospedale. Il suo nome è V.O.S. e
significa Associazione Volontari Ospedalieri di San Giovanni di Dio. Registrata il 13 aprile 2004 all’U.R. e in
l attesa di registrazione nell’elenco Volontari Regionali.
Nell’ Assemblea Costituente del 7 aprile 2004 nasce ufficialmente
il V.O.S. Presidente è stato nominato il dott. Carlo Cappelletti,
primario della divisione di Medicina Interna, Vice Presidente Onorio
Tesi, Segretaria Rosa Nicolao, Consiglieri Lorenzo Recchia,
dott.ssa. Anna Maria Montanari, dott. Paolo Checcucci-Lisi. Il
gruppo dei volontari nacque nel Natale 89 quali volontari per
l’assistenza ai malati e successivamente il 19 dicembre 1994 anche
come servizio di Acco-
glienza (La Sporta 1994
n° 18 pag.2).
Ora svolge la sua attivi-
tà presso il Nuovo Os-
pedale San Giovanni di
Dio, allargherà il suo
servizio anche presso
altri ospedali cittadini e
molto presto nel Vec-
chio Ospedale di san
‚Giovanni di Dio in |
Í Borgo Ognissanti.
Fra Bartolomeo Coladonato attualmente cappellano
dell'Ospedale San Niccolò Fatebenefratelli di Perugia,
che da sempre segue l’attività dei volontari ha portato
il suo saluto.
Dott. Carlo Cappelletti, primo presidente
del V.O.S.
Alcuni dei volontari presenti alla fondazione del V.O.S Da sn. Onorio Tesi, dott. Carlo Cappelletti, Lorenzo
Recchia e Fra Bartolomeo Coladonato OH.
For cile, al |
NOED
La Sporta n. 38 Novembre 2004
RICORDIAMO RiccARDO CHELLINI
Pino CERAMI
La famiglia di Giuseppe Cerami, meglio conosciuto
come “Pino” è originaria di Castellana Sicula,
Palermo. Quando si stabilì a Firenze, nel 1958, Pino
aveva dieci anni. La famiglia Cerami, quale
residenza scelse il Borgo di Peretola stabilendosi in
un antico palazzo con un bel portale in pietra
sormontato dallo stemma dello Spedale di S. Maria
Nuova. Nel 1965 Pino perse la vista, ma la sua
vivacità e volontà non venne meno, fu un “impru-
dente”, non si volle mai adattare a camminare con
il caratteristico bastone bianco dei non vedenti,
cercava a tutti i costi di condurre una vita normale.
Appassionato di musica, si dilettava con la chitarra.
Nel 1974 ebbe l’impiego di centralinista presso l’
Ospedale di S. Giovanni di Dio. Il 18 febbraio
scorso, dopo un tumultuoso susseguirsi di eventi
chirurgici e rianimatori, ha lasciato la famiglia e gli
amici. Con questa breve nota vogliamo ricordare con
affetto Pino che fu caro a tutti i colleghi dell’ospe-
dale, esprimendo le più vive condoglianze alla fe RO li
famiglia. Nato all’Impruneta il 27 giugno 1944. Entrato in
' servizio al Vecchio Ospedale San Giovanni di Dio nel
1969, infermiere generico nella II Divisione di
Chirurgia e poi dal 1974 al Pronto Soccorso fino al
trasferimento al Nuovo Ospedale nel 1982, dove
divenne responsabile della Sala Gessi e dove rimase
fino al 1998 per poi passare all’ambulatorio di
Chirurgia fino al suo pensionamento nel dicembre
2000. Uomo pieno d’ingegno, caratteristica impru-
netina, sempre pronto a dare il suo tempo per fare
qualsiasi cosa per adeguare l’ambiente di lavoro alle
varie esigenze. Generoso con tutti, ha saputo resistere
per anni con una forza che ha suscitato meraviglia e
ammirazione agli attacchi della malattia, sottopo-
nendosi e superando con incredibile volontà le
sofferenze provocate dalle terapie che gli hanno
comunque procurato un lungo periodo di remissione.
Purtroppo, dopo anni di benessere, un rapido
susseguirsi di eventi patologici lo ha portato a
soccombere il 27 luglio 2004. L’ Associazione è vicina
alla moglie Rina e ai figli Luca e Carlo. Il figlio Luca
ha seguito da anni le orme del padre e resta con noi
come apprezzato infermiere di Sala Operatoria.
La Sporta n. 38 Novembre 2004
SOCI CHE SCRIVONO Sercio MoscHini FRITSCHE
... Si trova seduto nell’ultimo gradino dell’anfiteatro
della città nell’anno 62 a.c.. Il Lucumone del luogo è
riuscito, con un intervento magico a riportarlo indie-
tro nel tempo. L'esistenza degli etruschi è messa in
pericolo da un consistente gruppo di romani dell’eser-
cito di Catilina, sconfitto dalle truppe regolari di Roma,
nella piana di Pistoia.
Il suo compito sarà quello di riuscire a salvare gli etru-
schi. Lui combatte intensamente insieme a loro e s’in-
namora di una profetessa etrusca. Poi ...
Pietramarina si trova sul crinale del Montealbano nel
comune di Carmignano (PO). Alcuni scavi hanno por-
tato alla luce muri interni ed una parte delle mura ester-
ne della città etrusca. E’ un luogo bellissimo, circon-
dato da lecci ed alberi di agrifoglio alti quasi trenta
metri. Forse è l’unica foresta di agrifogli esistente in
Italia.
“Pietramarina” M.I.R. Edizioni 2004
Sergio Moschini Fritsche è nato a Firenze e vive a
Scandicci (FI). Nostro economo fino al 1999 (La Sporta
2000 N°31 pag 3). Vincitore ex equo del premio lette-
rario nazionale “Carmignano” con il libro “ Quando
la campagna era verde”.
è x
Pietramarina
ed una donna che appartiene ad un passat
i misterioso e selvaggio
Sergio Moschini e Sergio B
alatri
PENSIONAMENTO
27 aprile 2003 Festa per Angela De Vita
e Benito Evangelisti.
Sulla terrazza.
Non abbiamo potuto pubblicare nel 2003 il
pensionamento per mancanza di spazio.
La Sporta Lo
La Sporta n. 39 Dicembre 2004
LMR soa
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - Con gadget
La Sporta n. 39
COPERTINA
Grazie a Fra Giuseppe Magliozzi .
abbiamo rintracciato in un periodico
romano del 1904 conservato alla
Biblioteca Nazionale di Firenze, il
necrologio di Fra Giovanni Battista |
Orsenigo (1837-1904) che ha passato i - ;
primi suoi 4 anni nell’Ordine Ospedaliero (1863 -
1867) nell’ospedale di San Giovanni di Dio in Borgo
Ognissanti. Nel necrologio è pubblicata anche una foto
di fra Orsenigo ed è quella che abbiamo pensato di
mettere in copertina con lo sfondo della Portineria
pensando a quando “ Orsenigo s’inoltrò nel monumen-
tale atrio, notando come ai piedi della duplice scalinata
verano le statue della Fede e della Speranza, ma in
cima, invece della statua della Carità, v’era stata
significativamente collocata quella dell’eroe della
Carità, San Giovanni di Dio. L’Orsenigo posò lo
sguardo su quella statua e promise in cuor suo che
avrebbe seguito il Santo sulle vie della carità. Subito
dopo la statua del Santo, un grande arco immetteva
nella menzionata Sala dei malati ed in cima all’arco
v'era un cartiglio latino che, citando il Deuteronomio,
assicurava la benedizione del Signore per quanti
varcavano quella soglia sia per entrare, sia per uscire.
Quella Sala divenne per l’Orsenigo il suo regno e le
innumerevoli volte che ne varcò la soglia risultarono
davvero di benedizione per la sua vocazione ospeda-
liera, che ne uscì rafforzata.” ( Fra Giuseppe Magliozzi
“Il Melograno” anno VI n° 28 pag 2, 8 dicembre 2004)
Appello!
Vi preghiamo di essere generosi (anche poco,
ma in tanti) e di inviare qualcosa con il
bollettino allegato, le spese sono tante
soprattutto per la nuova sede.
ESTATE IN GIARDINO
Già dall’anno passato con l’aiuto di amici e parenti
avevamo iniziato l’opera di restauro del giardino,
ripristinando le piantine della siepe di bossolo molte
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
E-mail sgd@dada.it
Dicembre 2004
Anno XVI
delle quali irrimediabil-
mente perse per l’incuria |
rappresentata soprattutto |
dalla mancata annaffiatura {
del giardino durante l’estate
2002 e dalla tosatura dell’ .,
erba eseguita in maniera
maldestra con il tagliaerba a È
filo che ha ferito talvolta `
gravemente le basi dei rami
della siepe.
Sono state interrate 100
“pianelle” ai bordi delle gp
aiuole, fatto riparare il
pozzo artesiano, fatto un
fossetto dalla parte interna
delle siepi di bossolo per
consentire una migliore
irrigazione, recuperata la
ghiaia dei vialetti seppel- SE IA ;
lita sotto erbacce e terra, Con le aiuto odi Piero Dreni
tagliata l’erba delle aiuole e infine annaffiato il
giardino, attraverso i solchi, ogni due al massimo tre
giorni durante tutta l’estate, dato che il pozzo ha sempre
l’acqua.essendo poco sotto il livello dell’ Arno.
Pra
Un bordo con le “pianelle”
risistemate.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
wwwW.asgdd.it
La Sporta n. 39 Dicembre 2004
OGNISSANTI NUOVO INSEDIAMENTO
La Famiglia Monastica Benedettina “Fraternità di Gesù” che si era stabilita il 1 novembre 2000 ( La Sporta n° 31
pag 7) nel Convento già dei Francescani di Ognissanti, ha lasciato il convento ai Frati Francescani dell’Immacolata
( www.immacolata.com ) che il giorno 24 ottobre 2004 hanno celebrato ufficialmente il loro insediamento.
$ 3 e = È f
24 ottobre ingresso con il Vescovo
Vicario Mons. Claudio Maniago
I monaci di Lanuvio alla partenza.
Il coro dei Frati. SELT aaa XP. Serafino Lanzetta nuovo
P.Generale Fondatore Stefano M.Manelli Parroco di Ognissanti.
RESTAURO DELLA CHIESA
E° iniziata la demolizione delle strutture murarie sovrastanti la chiesa che gravavano in maniera preoccupante
sopra la chiesa stessa. In previsione di un carico futuro durante il restauro del tetto (sostituzione di una capriata),
le volte sono stata adeguatamente messe in sicurezza con ponteggi. A malincuore si è provveduto alla demolizione
di quelle strutture murarie che per secoli hanno ospitato l’antico convento, ma la staticità dell'intero immobile ha
purtroppo richiesto questo sacrificio. Speriamo almeno di conservare alcune tracce quali frammenti di pavimento
e finestre.
Demolizioni
nel sottotetto
(ex Convento).
Maestranze della ditta Taglietti con il sig. Giampaolo
Taglietti, Luca Taglietti e l’arch Silvio Marsicano
dell'ufficio tecnico ASL.
La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI
Restauro della Chiesa
Incassamento protet-
tivo del busto di
Amerigo Vespucci e
di tutti gli altari.
a
Messa in sicurezza con ponteggi tubolari delle
volte della chiesa.
i strain
prio
FRA GIOVAN BATTISTA ORSENIGO
fondatore dell'Ospedale di Nettuno
Precisa 24/0
817 -Nettuno 1331904)
Nel {° centenario della morte
MercoLeni 27 ortoBRE 2004 ore 16
Palazzo ex Divina Provvidenza
Progr
ore 16.10 - Chiesa della Divin:
ore 1713 - Contro Sociale per
conti ' M Tempo *
La cittadinanza è invitata a partecipare
B golbioti Si ringrazia ta Galbiati s.r. - Pozzo d'Adda (Mi)
Attrezzature per odontoiatri
Il litorale di Nettuno e Anzio dalla terrazza delle suore di San Benedetto Menni
Nel marzo 1867 Fra Orsenigo lasciò Firenze per Roma dove rimase per 36 anni e dove gli fu affidato un
gabinetto dentistico aperto gratuitamente per i poveri e nel quale divenne subito popolare per l’abilità professionale
e per il cuor d’oro. Fra Orsenigo, durante il suo soggiorno romano trovò il tempo e il denaro per fondare un
ospedale a Nettuno ( in questo ospedale fu trasporta il 5 luglio 1902 Maria Goretti, che un bruto aveva crivellato
di colpi con un punteruolo e che ivi morì in seguito a peritonite) nel quale morì il 15 luglio 1904 all’età di 7lanni.
La Sporta n. 39
La Celebrazione Eucaristica presieduta da Monsignor
Paolo Gilet quale vescovo Ausiliare di Albano, alla
presenza dell’urna contenente le ossa Di Fra Orsenigo.
o mo
FRATE DENTISTA
DELL ORDINE DEI FATEBENEFRATELLI
27-1-1837 A PUSIANO (COMO)
i FRA GIOVANNI BATTISTA ORSENIGO
3
DI
bi
|
È, TO IL 15-7-1904 A NETTUNO
A
QUESTA CAPPELLA DELL OSPEDALE
DA LUI FONDATO NEL 1892
CHE VOLLE DEDICATA ALLA
MADRE DEL BUON CONSIGLI |
RIPOSANO | SUGI RESTI MORTAL
Frère Alois Michel Superiore @
della Provincia Francese.
www.saintjeandedieu.com
La lapide nella chiesa
dell'ospedale di Nettuno.
Era presente anche Fra
Franziscus Oka(*)
Superiore dell ospedale di
Kobe in Giappone. Nella
foto con il Dott. Balatri.
C)
Fra Franciscus Oka, av-
vertito per email del
gemellaggio e della
visita dei sanitari del
‘Rakuwakai Health Care System (La Sporta 38, pag 4)
ha provveduto ad inviare una pagina in giapponese sulla
vita e opere di San Giovanni di Dio che è stata
distribuita an tutti i visitatori. Attualmente è in contatto
con la signora Yurie Tomioshi.
Dicembre 2004
Le autorit'presenti alla celebrazione: il sindaco di
Nettuno Vittorio Marzoli (con la fascia) e il sindaco
di Pusiano Luciano Traverson.
f E di
Tavolo della conferenza con i Sindaci di Nettuno e
Pusiano e Fra Giuseppe Magliozzi.
La delegazione piemontese alla stazione Termini.
La Sporta n. 39 Dicembre 2004
GRADITA VISITA
Fra Giuseppe Magliozzi, medico, da molti anni nelle
Filippine dove ha fondato per la Provincia Romana
alcune opere soprattutto a Manila, segue dall’8 marzo
1982 le vicissitudini di Firenze. Ogni tanto abbiamo il
piacere di una sua visita. A fra Giuseppe, attento
studioso della storia dell’Ordine, della quale è
scrupoloso documentatore, piace indagare nell’ Archi-
vio di San Giovanni di Dio di Firenze conservato
nell’ Archivio Comunale. Se un giorno ne avremo la
possibilità, vorremmo copiare i volumi più importanti
su CD e inviarli a Fra Giuseppe che finalmente
potrebbe scrivere la storia del periodo più importante
del nostro glorioso ospedale.
Anno XVI
n:
S. Giovanni dit
Fra Giuseppe Magliozzi, nella sede dell’Associazione, in chiesa, davanti all'Ospedale e in Borgo Ognissanti
davanti alla fermata ATAF. (La Sporta 33 pag. 8 ).
VI Coneresso nazionale A.FA.R. (www.afar.it)
Aperto come di consueto dal Padre Generale dell’Ordine, Fra Pascual
Piles, che ne ha presenziato anche tutto lo svolgimento, introdotto
successivamente dal Presidente della Regione Lombardia Roberto
Formigoni, è iniziato il 4 Novembre 2004 il VI° Congresso Nazionale
A.Fa.R. Il Congresso si è svolto parte nel Museo della Scienza e della
Tecnica antistante l'Ospedale S. Giuseppe e parte nell’ospedale stesso.
Ha visto la presenza di circa 400 operatori provenienti da 14 delle 21
strutture sanitarie dei Fatebenefratelli in Italia. L'incontro, dedicato al
tema “Ospitalità e Tecnologia” per l’umanizzazione del rapporto
assistenziale alla luce delle nuove tecnologie in ambito sanitario, ha
avuto i contributi di oltre 340 ricerche. Nel corso della prima mattina,
durante la sua Lettura Magistrale il Prof. Guido Coggi, preside della
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano,
“OSPITALITA' E
TECNOLOGIA”
VI Congresso
Nazionale A.Fa.R. è
4-5-6 Novembre 2004 PS |
Ospedale San Giuseppe - Milano D |
La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI
ha dato notizia del trasferimento di una parte dei professori e studenti del secondo triennio, quello clinico,
all’Ospedale San Giuseppe in Via S. Vittore ( www.fatebenefratelli.it/s.giuseppe/ ).
La scritta “Università degli Studi di Milano” è già sulla facciata dell’ Ospedale San Giuseppe, uno dei 300
ospedali che l’Opera di San Giovanni di Dio ha nel Mondo. Fra Pierdamiani Zambrolin, padre priore dell’ Ospedale
San Giuseppe, insieme con il Direttore sanitario Dott. Elio Marmondi e la Dott.ssa Paola Camponero Direttore
Amministrativo hanno già preparato tutto: tre aule didattiche, sistemi audiovisivi, biblioteca.
A margine del Convegno, nella sezione Poster ha partecipato anche lAssociazione San Giovanni di Dio di
Firenze con il Dott. Balatri che ha esposto un poster sull’Erba della Madonna (Sedum telephium ) del quale si
interessaa da oltre 25 anni ( www.asgdd.it/telefio.htm ).
Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Il Prof. Guido Coggi, P. Pasqual Piles e il dott. Elio Marmondi
Formigoni con il P. Generale Pasqual Piles e il Priore
dell ospedale San Giuseppe Fra Pierdamiani Zamborlin
e la D.sa Alessandra Massei Direttore Generale della I Sas CIONANSI DI DIO
Provincia Lombardo Veneta Fi
san DOCIAZIONE -
ZIOVANNI Dima m 3 Y
È Fra Raimondo Fabello e il dott. Balatri
Il P.Generale al poster dell’Associazione al poster dell’Associazione
eee ie
La Sporta n. 39 Dicembre 2004 Anno XVI |
o “I Peruco”
ui
pi
MARSILIO BARTOLINI DETT
Un tavolino ovale ottocentesco in noce ad una
gamba tornita e quattro piedi intagliati giaceva
ormai da anni quasi completamente a pezzi,nel
| sotterraneo della chiesa. Su incarico dell’ As-
ociazione è stato restaurato da Marsilio
© Bartolini famoso restauratore di Via del
Porcellana noto soprattutto come “Il Perugino”.
Q Il tavolino verrà usato prossimamente in
| Portineria dai volontari che assicureranno un
} servizio di accoglienza all'Ospedale Vecchio.
PENSIONATI
Annuale appuntamento dei pensionati della Cassa Mu- RicoRDO DI PLACIDO
tua dipendenti Ospedale S. Giovanni di Dio. Il giorno
27 novembre, circa 80 pensionati, al Ristorante “Da
Fiore” a Marciola, Scandicci si sono riuniti per il
consueto desinare, ricordando allegramente i tempi
passati insieme.
AI funerale di Riccardo
Chellini, Placido Carloni, in
disparte, seduto sul muret-
to del sacrato della chiesa
di S.Maria a Torre Galli,
accanto al suo amico An-
tonio Ore, giardiniere
dell’ospedale, ci disse:” Il
prossimo tocca a me”. E così è stato, una neoplasia
laringea della quale ormai conosceva lo stato avanzato
lo ha portato via il 3 ottobre 2004. Placido Carloni era
nato a Tredozio in provincia di Forlì il 16 Aprile 1944.
Entrato in ospedale nel 1974 come ausiliario in sala
operatoria , in seguito ad un grave incidente stradale
che gli procurò una notevole invalidità passò in sevizio
alla farmacia e successivamente alla Portineria come
usciere ove rimase fino al pensionamento. Sempre
presente, ma schivo e sempre nelle ultime file, gentile
con tutti, rimasto sempre legato all’ospedale che
frequentava spesso anche dopo il pensionamento.
SOMMARIO
E
ANNI DI DIO
Copertina ellreaaorarai pag. 2
” 8 x me Appell lle ia Ara pag. 2
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebenefratelli Estate in giardino Li... iii pag. 2
abbiamo anche quest’anno i calendarietti dell’anno Ognissanti nuovo insediamento ............... pag. 3
2005 Restauro della chiesa c-cracrrizizena pag. 3-4
SOCI CHE SCRIVONO Fra G. Battista Orsenigo a Nettuno ......... pag. 4-5
Centro culturale Firenze - Europa “Mario Conti” Gradita visita ..... sei pag. 6 |
i : VI Congresso nazionale A.F.a.R. ............. pag. 6-7 |
Firenze 4 dicembre 2004 unta ... M.Bartolini detto il Perugino ................... pag. 8 |
Segnalazione d’onore a Sergio Moschini Fritsche per il li- Pensionati pag. 8
bra “Pistramarina” (MIR. Edizioni- Montespertoli 2004) [È f
al XXII premio Firenze “Sezione D - Narrativa edita”, con Ricordo di Placido cera] pag. 8
la seuente motivazione: Trama ricca di originali contenuti Calendarietti RA IO TI pag. 8
che definiscono l’inconsueta efficacia di questo romanzo. Soci Che SCrIVONO ........................... pag. 8
n. 40 Novembre 2005 Anno XVII
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - Con gadget
La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII
Copertina Capriata
Faceva molto freddo la mattina del 6 marzo,
ma per fortuna c’era il sole. Borgo Ognissanti
nella parte che riguarda il Vecchio Ospedale
era stata chiusa. La capriata, montata su un
camion stava già in attesa davanti alla Vecchia
Farmacia. Sistemata la potente gru, fra i pochi
presenti ammirati e incuriositi, la capriata
cominciò ad essere lentamente sollevata e
poi finalmente collocata al suo posto sul tetto TEE 1
della Chiesa. Fu riparato così in maniera definitiva il danno provocato il 12 dicembre 1794 allorchè, come scrive
il Richa ”...ebbero una notabile grazia da Maria, e ciò seguì ai 12.dicembre del 1724. quando per la possente
protezione della vergine andarono salvi dal pericolo evidente di vedere l'ospedale e il convento ridotti in cenere,
avvegna che erano tre giorni, che sopra le stanze del Padre Priore erasi acceso il fuoco da niuno avvertito, e due
travi più di due braccia abbruciate cascate erano sopra alla volta fatta di stuoie le quali avrebbero aumentato il
fuoco, e cagionata una irreparabil rovina, se una donna sulle tre. ore della notte salita d’un terrazzo di sua casa,
non sapendo ella perchè vi andasse, non iscopriva l’incendio, e
gridando: fuoco fuoco, non avesse dato tempo e luogo ai religiosi di
riparare, con una pronta tagliata di quella parte del tetto che dalle fiamme
era investito. ...”, (*) durante la notte il convento dei frati, che si trovava
sopra la chiesa fu risvegliato dalle grida di una donna dirimpettaia che
vide il fuoco sul tetto. Il fuoco covava già da alcuni giorni, e
fortunatamente quell’allarme diede modo ai frati di spengerlo, proce-
dendo anche al taglio di parte della trave della capriata. La trave
raccorciata fu successivamente riposta nel muro appoggiata a due mensole
che con il passare dei secoli hanno ceduto provocando il danno al tetto e
quindi infiltrazioni continue di acqua che hanno provocato 7
danni anche nella Chiesa sottostante. Sommario
Finalmente 2005 nuova capriata e nuovo tetto! Copertina, Capriata
Le travi della vecchia capriata mostrano ancora visibili | Tetto nuovo
i segni dell incendio. Due grossi frammenti delle travi
rimosse sono stati conservati e sono in mostra nei locali
dell’ Associazione. A Parigi con Fr. Jerome Gravereau
Gradita visita
Assemblea generale
*) Notiste bibriche delle Pensionamento, Vigili del fuoco, Bacheche
| Chiese fiorentine divise | Artemisia Gentileschi, Archivio storico
| ne’ suoi quartieri, 10 tomi,
Firenze, nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1754-62 VoL. IV Lezione III Della
Chiesa di San Giovanni di Dio, p. 37
Associazione San Giovanni di Dio Direttore responsabile: Amadore Agostini
Fondata l’ 8 marzo 1985 Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
š i , i Anna Maria Montanari
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia) www.asgdd.it
E-mail sgd@dada.it
% Lo La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII “5
Dopo la posa della
capriata è continuato il
| lavoro di completamento
«== della copertura del tetto
~ della Chiesa del Vecchio
Ospedale con grande
© soddisfazione nostra e
delle maestranze (1-4).
m
Tetto nuovo
Rakuwakai 4 marzo i E
Sulle scale del Vecchio Ospedale con gli allievi della Scuola Infermieri dell’ Ospedale Rakuwakai di Kyoto.
Novembre 2005
Anno XVII
marzo
20 Giovanni di
Consueto appuntamento
preceduto dall’affissione di
20 manifesti nelle vetrinette
del centro (1). Per la Festa di
San Giovanni di Dio. P.
Ghilardi responsabile della
Pastorale Sanitaria ha portato
il suo saluto (2), Mons.
Sergio Guidotti Canonico del
Duomo nonché Padre
Umberto Rufino, cappellano
dell'Ospedale hanno
concelebrato la S.
’ Messa(2).Presenti molti
medici , infermieri e
| Volontari sia di San Giovanni
di Dio sia dell’ AVO(3-4).Ha
animato la liturgia, come
l’anno scorso, il gruppo Cori
Ensemble (5). Presente una
delegazione dei Vigili del
Fuoco con l’amico Corti
Valerio e il giovane S. Cerbai
(6). Alcune foto dopo la
Messa; un gruppetto di
volontari con al centro il
nostro Volontario Decano
| Onorio Tesi (7), un gruppetto
i di Vigili del fuoco(8).I
Volontari hanno portato nei
reparti ivi compreso il Pronto
Soccorso panini di ramerino
(9).
La Messa, solitamente celebrata al
Vecchio Ospedale, quest'anno a causa
dei lavori per il rifacimento della copertura
del tetto e della messa in sicurezza del
soffitto della chiesa sottostante, è stata
celebrata nella cappella di Simone
Vespucci nella Chiesa di Ognissanti, da
Padre Ferdinando Batazzi (10-11) con
la partecipazione del Coro Gregoriano
del Duomo (12).
con Fra Jerome Gravereau
| T iP
"a, i i i 3
A Parigi
Samedì 19 mars 2005
Profession solennelle dans
L'Ordre Hospitalier de
Saint Jean de Dieu
Frère Jérôme GRAVEREAU
En la fete de Saint Joseph
La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII
Frère Jeròme Gravereau con il P. Provinciale
Frère Alois Michel.
Il 19 marzo per la solennità di San Giuseppe abbiamo
presenziato a Parigi ( Dott. Balatri, Dott. Checcucci-Lisi,
Dott.sa Montanari (1)) con lo stendardo (2), alla
Professione Solenne di Frère Jeròme Gravereau ( che
già conoscevamo per una sua visita con i genitori a
Firenze, La Sporta 36 pag 9) nella Chiesa di Nôtre
Dame de Charité all’interno dell’Opera di San Giovanni
di Dio di Rue Lecourbe (Paris 15ème).
Durante la cerimonia, officiata da Mons. Jean-Yves
Riocreux (3), siamo stati molto colpiti e talvolta commossi i
dalla liturgia e dalla partecipazione del folto pubblico (4) La C. cime Saint pon de De Dieu in Rue Oudinot vista
che riempiva la chiesa cantando sotto la guida di Frère gal giardino.
Jean Marc Masson e Mme Héléne Babouin Jaubert (5).
Con Frère Jeròme prostrato davanti al suo P. Provinciale mentre tutta la chiesa cantava le litanie dei Santi abbiamo
vissuto momenti di un’intensità mai provata (6-7). Successivamente, durante il ricevimento in locali attigui alla chiesa
abbiamo offerto a Frère Jeròme una riproduzione fotografica su plexiglas della portineria del Vecchio Ospedale (8).
li. lui
lo La Sporta n.40 Novembre 2005 Anno XVI * EC msn l
Gradita Visita
Il 19 aprile alle ore 12,30 Fra Giuseppe Magliozzi ha distribuito copia del suo ultimo libro,
una biografia del famoso dentista Fra Giovan Battista Orsenigo (1837-1904) finito nel
Guinness dei primati per il suo ineguagliabile record di oltre due milioni di estrazioni
dentarie nell’ Ambulatorio Odontoiatrico dell'ospedale dell’Isola Tiberina.
Fra Orsenigo apprese l’arte odontoiatrica nei quattro anni spesi a Firenze (1863-1867)
nell’Ospedale di San Giovanni di Dio prima di venire trasferito a Roma.
( Chi desidera una copia del libro può rivolgersi al Dott. Balatri 055 218839 oppure sgd@dada.it)
Fra Giuseppe presenta il libro ad alcuni
dipendenti. f ; TA
Fra Giuseppe con il Dott. Balatri e il nostro giovane
collaboratore filippino Roderick Oang.
Assemblea Generale
Il 6 Giugno 2005 alle ore 18 nell’ Aula
Muntoni al Nuovo Ospedale si è svolta
l Assemblea Generale Ordinaria dei Soci
che aveva il seguente ODG:
Relazione attività
Approvazione del bilancio
Rinnovo cariche
Nonostante si sia provveduto in tempo
all’invio degli avvisi, l'affluenza dei soci
è stata molto bassa.
Comunque la discussione c’è stata, il
bilancio è stato approvato e nominato il
nuovo Comitato Direttivo composto da:
Lapo Mazzei, Sergio Balatri, Paolo
Checcucci-Lisi, Anna Maria Montanari,
Lorenzo Recchia.
Il CD ha successivamente riconfermato
Lapo Mazzei Presidente.
La Sporta n. 40 Novembre 2005 Anno XVII
Pensionamento Sede dei Vigili del Fuoco in congedo
Foto di gruppo nella quale &
compare anche Ernesto
Perilli recentemente e
improvvisamente
scomparso (25giugno
2005). Ernesto Perilli (da J
sinistra il 5° in seconda ŽA
fila) per 35 anni in servizio
è stato uno dei fondatori fl
dell’” Associazione m
Nazionale Vigili del Fuoco in congedo”, ha fatto parte
della Direzione Generale e fino alla sua scomparsa
Foto di gruppo per la festa della pensione di Carla ricopriva la carica di Presidente della sezione di
Sbarzaglia. Firenze. A lui l’ Associazione San Giovani di Dio deve |
grande riconoscenza per l’aiuto che ha sempre dato in |
Concerto Artemisia Gentileschi varie occasioni e soprattutto nell’organizzazione della |
Festa del’8 marzo.
Archivio San Giovanni di Dio td
Pubblicato con il determinante SAN GIOVANNI DI pio |
contributo della Provincia ica
Lombardo-Veneta di San s eura di Lucia Sandri
Giovanni di Dio il II° volume i
Dell’ Archivio dell’ Ospedale di
San Giovanni di Dio di Firenze
(1891-1981) per opera di Lucia
Sandri.
= -A I soci ei simpatizzanti che possiedono
Il Gruppo Vocale Femminile “Artemisia Gentileschi” una e-mail farebbero cosa gradita a
fondato e diretto da Pietro Calabretta si è esibito sabato 9 trasmetterla all’ Associazione attraverso
Aprile alle ore 21 nella Vecchia Portineria di San Giovanni sgd@dada.it
di Dio eseguendo brani polifonici rinascimentali.
Bacheche
Sono state collocate due
bacheche: una al vecchio
ospedale a sinistra
dell’ingresso e l’altra al
nuovo ospedale, nel
corridoio del bar. Non
sarà un compito facile
tenerle aggiornate.
a Sporta %Lo
La Sporta Dicembre 2005 Anno XVII
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l° 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Prato” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po
La Sporta n. 41
Sw
Copertina
Finalmente dopo più di tre
anni di attesa, cartelli e `
lavori preparatori è
iniziato lo scavo per la è
nuova ala dell’ospedal
che gli architetti chiamano |
“piastra”. In questa nuova
parte del Nuovo Ospedale si dovrebbero collocare: un
nuovo Laboratorio analisi, il Servizio trasfusionale,
l Anatomia Patologica, l’Obitorio con ingresso
separato, Spogliatoi per il personale, Poliambulatori,
l’Hospice per i malati terminali, il Day hospital
Oncologico, le sale operatorie per la Chirurgia
Ambulatoriale. I nuovi spazi consentirannanno di
liberare aree, all’interno della struttura, che saranno
completamente dedicate al miglioramento
dell’assistenza ai malati. Una volta in funzione la nuova
ala, dovrebbero iniziare lavori di ristrutturazione degli
ascensori, già da ora insufficienti. Tutto intorno alla
struttura dovrebbero sorgere parcheggi fino ad un’area
di 15.000 metri quadri.
Il costo complessivo è di circa 27 milioni di euri.
(da USL Informa n.117 Luglio 2005, modificato)
Sommario
Copertina apeiti osiensa pa pag 2
VII Congresso Nazionale AFar..................... pag2
Gradita VITÀ: ansi eerinairicera zi pag 3
Hosptal AT Licia pag 4
Gemellaggio Rakuwakai .............................. pag 5
In ricordo del Prof. Lai .....................u
Assemblea generale suicirncrincsiaiaa
CIR, pag 7
Penstonamenii scanio pag 8
CAIDAGALIERO......iuiera prio
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
E-mail sgd@dada.it
Dicembre 2005
Anno XVII
Si è tenuto a Benevento
dal 22 al 24 settembre
' presso il Seminario
arcivescovile il VII
Congresso AfaR
(Associazione
ut | ess FatebeneFratelli per la
Ricerca www.afar. it) dal titolo “ La Ricerca per curare
e prendersi Cura”, per dibattere con i Ricercatori (441
presenze), provenienti dall’ Italia e da alcuni paesi Paesi
Europei un tema che i Fatebenefratelli hanno sempre
avuto a cuore: l’etica, secondo la visione cattolica, gli
insegnamenti della Chiesa e la centralità della dignità
umana nella malattia. Il Congresso si è svolto a
Benevento dove dal 1600 sono presenti i Frati
dell’Ordine di San Giovanni di Dio detti anche in Italia
Fatebenefratelli (foto in basso). Anche questa volta,
come per i precedenti Congressi, ha partecipato il Padre
Generale dell'Ordine, fra Pasqual Piles e sono stati
presentati i risultati di ricerche effettuate in Italia e in
Europa sulla biologia molecolare, e sulla
sperimentazione di farmaci biologici per la cura della
Psoriasi, sui progressi nella riduzione del disagio degli
ammalati oncologici, sull’individuazione delle cause
psicologiche dell’ipertensione, sugli aggiornamenti
recenti in tema di Morbo di Alzheimer, sulle cellule
staminali, ma anche sul tema dell’ Accoglienza
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
www.asgdd.it
Y È © La Sporta n.41 Dicembre 2005 Anno XVII
dell ammalato nelle aree di emergenza, sulle gravidanze a rischio,
sulla patologia neonatale e sull’incentivazione dell’allattamento natu-
rale. Significativi sono stati gli studi condotti dalla Dermatologia
dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, sulla tollerabilità e
l’efficacia dell’uso dei farmaci biologici contro la Psoriasi, patologia
cutanea estremamente invalidante, di cui soffrono, in Italia, circa
1.800.000 persone di cui 400 mila presentano forme gravi. Si è
discusso di riabilitazione, di chirurgia mininvasiva , di tecnologia MM <
digitale e informatica in sanità, di collaborazione con le Associazioni >
del pazienti, tenendo d’occhio la spesa farmaceutica. Interessanti le
letture magistrali del Prof. V.Coalizzi, dell’ Università di Tor Vergata
sull Aids e dell'On. Di Virgilio, sottosegretario al Ministero della Salute sulle cellule staminali. Presenti
all’inaugurazione del Congresso il Sindaco di Benevento, Dr. D’ Alessandro, S.E. il
Prefetto, Dr. Mario D’ Ambrosio, il Procuratore della Repubblica. Dr. Ruggero Pilla,
il Questore Dr.Biagio Ciaramella, il Comandante dell scuola Allievi Carabinieri Dr.
Antonio Silvestri, il direttore Generale della
. ASL di Benevento. Dr. Mario Scarinzi.
Molto importante è stato il contributo
scientifico di 245 posters esposti nelle tre
giornate, fra i quali quello presentato dal #8
dott. Balatri dell’ Associazione San Giovanni
di Dio di Firenze sull’uso dell’Erba della
Madonna (Sedume telephium L.). (vedi foto) fs
(Antonia G.Galluccio da Vita Ospedaliera |
2005, N° 10, modificato)
E
Il P.Generale fra Pasqual Piles presie-
de l'apertura dei lavori.
Incontro con il dott. Andrea Passigli attuale
Dirigente all’interno del Vecchio Ospedale
gli
Da tanto tempo desideravamo rincontrare il
Prof. Rodolfo Liscia e abbiamo pensato che
il posto migliore non poteva essere che il
nostro Vecchio ospedale, dove lo abbiamo
conosciuto e apprezzato per la sua profes-
sionalità e per la sua grande disponibilità al-
l’insegnamento. Una telefonata, ed è arriva-
to facendoci rivivere tanti episodi del nostro
passato.
n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII
Hospital Art
Le pareti del Nuovo Ospedale San
Giovanni di Dio di Firenze sono più
accoglienti da questa settimana grazie alla
recente visita di volontari che collaborano
per la “Hospital Art Foundation” originaria
di Atlanta (USA). Questa è la terza volta
che la fondazione ha dipinto al Nuovo San
- Giovanni di Dio. La General Electrics
Annuncio dell evento in Elfuns e membri dell’ American Interna-
pornneria. tional League of Florence hanno riunito
nove artisti che sono giunti dagli Stati Uniti per dipingere delle decorazioni
murali. La Fondazione ha donato interventi artistici a ben 800 Ospedali in
166 Paesi. Il “Florence Paintfest”, così è conosciuta questa attività, è stato
la tappa finale di un tour mondiale che ha incluso lavori in Sud Corea e
Giappone (dove si è svolta anche una scalata al Monte Fuji da parte di
sopravvissuti al cancro, tra i quali vi era anche il Direttore Esecutivo della |
Fondazione). La Fondazione fu fondata 30 anni fa da John Feight con `
l’obiettivo di portare l’ arte negli ospedali, per renderli più piacevoli e più
terapeutici per i pazienti. Svariate ricerche indicano la fondatezza scientifica }
dell’ idea di John di portare dentro ciò che è fuori dalle mura dell’ ospedale.
Uno studio in particolare ha constatato che “arte psicologicamente | |
appropriata influisce sostanzialmente su pressione arteriosa, stati ansiosi, K=
assunzione di farmaci per il controllo del dolore e durata della degenza
ospedaliera”. Avendo prestato servizio come volontario presso questa
Fondazione per 15 anni posso dire che i sorrisi sui volti dei pazienti parlano
da soli dei risultati. I murales pre-disegnati arrivano “colour-coded”, ovvero
ogni spazio della superficie del disegno ha delle aree che devono essere MR |
riempite col colore indicato, e il kit include tutti i colori e pennelli necessari Procoltaa artisti al lavoro.
per la realizzazione dell’ opera. I pazienti, lo staff dell’ospedale e i
volontari della Fondazione lavorano insieme alla realizzazione del
dipinto. Una volta asciutti, alcuni ritocchi possono essere apportati, e
sono presentati all’ospedale dove si è svolta la “Paint Fest”, oppure, nel |
caso che il dipinto sia stato completato in una struttura affiliata, in un |
ospedale a scelta. Il Dr. |
Andrea Veneziani, il Dr È
Sergio Balatri e altri
dello staff al Nuovo
| Ospedale San John Feight dipinge direttamente sulle
Giovanni di Dio sono pareti dell'attesa della R.T.I.
stati così colpiti dai disegni “ready to paint” (pronti per essere
‘7 disegnati) che erano stati preparati che hanno convinto John a I
°° dipingere direttamente sulle pareti della sala d’aspetto, della sala parto |
e nei corridoi dell’unità di Terapia Intensiva.
I
I
al Feighi coni Doti Balatrie il Dot. (Carolyn Abney in THE FLORENTINE thursday 22 september
Veneziani. 2005 pag 21 modificato www.THEFLORENTINE.NET__WWW.HOSPITALART.ORG )
Gemellaggio Rakuwakai (Kyoto)
od. Ss In occasione della ricorren-
za di 40 anni di gemellaggio
fra i comuni di Firenze e
Kyoto il Rakuwakai Health
Care System nella persona
del Presidente M.D. Ichiro
Yano ha invitato il Direttore
Generale dell’ Azienda Sani-
taria di Firenze, Ing. Luigi
Marroni e il Direttore di Pre-
sidio dell’ Ospedale N.S.
Giovanni di Dio, Dott. Al-
berto Appicciafuoco per rin-
| forzare i legami di amicizia
fra le due strutture sanitarie
gemellate anch’esse da 4
anni. In dono al Presidente è
| stato offerta la riproduzione
.. fotografica su plexiglas del-
la portineria del Vecchio
ospedale (fotol1-2) —(Ese-
guita da Fotostudio 72, lo
stesso che nel 1982 ha
esguito lo scatto). Il viaggio
ha avuto luogo dal 19/10 al
25/10. Siamo stati ricevuti in
comune dai massimi diri-
genti sanitari del Rakuwakai
(foto 3) e abbiamo visitato
alcune strutture sanitarie,ivi
compresa una R.S.A. per
malati di demenza di
Alzheimer e l’ospedale uni-
versitario di Kyoto (foto
5).Insieme ai funzionari del
Comune di Firenze abbiamo
partecipato alla festa annua-
le del 23 Ottobre alla quale
partecipano 7000 figuranti in
costume di epoca (foto 4); il
23/10 è anche la data del
gemellaggio fra i due comuni. Non sono mancati i momenti dedicati
al tempo libero e cultura (foto 6-7). Un ringraziamento e un arriveder- Dott. Alberto Appicciafuoco
ci a presto al Presidente Yano e alle meravigliose Keiko, interprete, e Direttore sanitaro del Nuovo l
Tomomi (foto 4) che ci hanno accompagnato con gentilezza e premu- Ospedale di S. Giovanni di Dio
ra durante lo nostra permanenza a Kyoto.
La Sporta n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII
In ricordo del Prof. Salvatore Lai 2611/1927- 14/02/2005
Ho conosciuto il prof.Lai quando ero ancora studente di medicina e lui seguiva mio
nonno con problemi prostatici.Si instaurò subito un ottimo rapporto umano che negli
anni crebbe sempre più. Era interessato ai miei studi ed era sempre prodigo di consigli. *
Quando mi laureai con la tesi di Anatomia patologica con il prof. Dini lo volli subito
informare e lui mi lasciò senza parole chiedendomi di andare a lavorare in urologia nel
suo reparto. Dopo una breve riflessione cominciai a frequentare il suo reparto al vecchio
Ospedale San Giovanni di Dio. Feci tutto con lui, dal tirocinio in poi: e le mie prime
esperienze chirurgiche furono sotto la sua guida. Nel 1980 divenni suo assistente e nel
1982 ci trasferimmo insieme al nuovo San Giovanni di Dio a Torregalli. Di lui ho un
ricordo stupendo ,la sua professionalità veniva dall’esperienza chirurgica con il prof. Muntoni e da quella urologia
con il prof. Bracci. Ma di lui colpiva soprattutto l umanità ,la disponibilità, la pazienza. Non vi era paziente ,
collega sia medico che non , che non avesse di lui stima umana e professionale. Per me è stato come un padre ed
io credo proprio mi volesse bene come ad un figlio se non addirittura di più. Ha portato avanti, in campo ospedaliero,
una branca come l’ urologia che era a Firenze solo patrimonio universitario. Si è battuto con entusiasmo per l’
innovazione, portando nel servizio pubblico metodiche che erano solo pertinenza del privato, come ad esempio la
litotripsia. Abbiamo condiviso, come succede in ogni professione, momenti di gioia e di dolore ma credo che il
suo ricordo sia un qualcosa di indelebile per me ma anche per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Rimarrà nella
storia dell’ Urologia fiorentina, ma anche nazionale, come un modello di competenza e professionalità, ma, come
più volte ho ripetuto e credo che ciò sarebbe per lui un maggiore onore,come un modello di stile ed umanità.
Dott Paolo Bellesi Aiuto dirigente dell’U.O. di Urologia del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio A.S. Firenze.
In ricordo del Prof. Franco Pizzetti 29/17/1929- 05/03/2005
Ho conosciuto Franco Pizzetti in Sala Operatoria. Ero andato al “vecchio” Ospedale
S. Giovanni di Dio in Borgognissanti per parlare col Prof. Ennio Muntoni perché
avevo saputo che cercava un Assistente Chirurgo. Il Prof. Muntoni stava operando e
mi fece comunicare che avrei potuto entrare in Sala Operatoria per assistere
all’intervento ed aspettarne così la fine . Pizzetti era l’ Aiuto del Prof. Muntoni. La |
tecnica operatoria dell’equipe era superba ed in particolare fui colpito dalla capacità |
di Pizzetti di “aiutare” anticipando le mosse ma anche lavorando a “quattro mani”
con l’operatore e comunicando all’ Anestesista e alla Strumentista le notizie utili
alla buona conduzione dell’intervento. La mia esperienza era certamente limitata,
ero laureato da poco ed ero Assistente presso l’Istituto di Anatomia Patologica del N
Prof. Antonio Costa e la Chirurgia la conoscevo perché frequentavo “volontariamente” l Istituto di Patologia
Chirurgica diretto dal Prof. Luigi Tonelli, ma ciononostante mi resi ben conto di essere capitato nel posto giusto.
Quando finì l'intervento avevo già preso la mia decisione e speravo solo che il Prof. Muntoni volesse accettare la
mia domanda. A convincermi però non fu tanto o solo il carisma, la capacità operatoria o la grande professionalità
del Prof. Muntoni, quanto il comportamento di Franco Pizzetti. Sarei riuscito a diventare come lui ? Questa era la
domanda che mi si era infiltrata nella mente fin dai primi minuti di conoscenza. Forse anche perché mi sembrava
un traguardo più possibile rispetto a quello del Primario, ma non solo. Così divenni Assistente nell’ Ospedale di S.
Giovanni di Dio e dopo pochi mesi fui assegnato al Reparto diretto dal Prof. Franco Pizzetti. Erano i primi anni
770. Nel 1974 Pizzetti divenne Primario della Divisione di Chirurgia Cardiaca e Vascolare dello stesso Ospedale
ed io divenni il suo Aiuto e lo sono stato fino al 1991 quando mi trasferii ad Arezzo. In tutti questi ventun anni
quella prima impressione avuta in Sala Operatoria senza neanche vederne il volto (maschera e cappello !) non è
mai stata messa in discussione, anzi si è arricchita di altri sentimenti motivati in gran parte dalla grande professionalità
e serietà comportamentale nei confronti dei Pazienti che si affidavano alle sue cure. La finezza gestuale dell’atto
lr i iii
Lo La Sporta n.41 Dicembre 2005 Anno XVII ` IIE
chirurgico, ereditata certamente dal Maestro, ma anche dote naturale aveva come riferimento sempre l’essenzialità
nel rispetto delle strutture anatomiche (la perfetta conoscenza dell’anatomia era un vanto della Scuola) ma
l’indicazione all’intervento aveva come riferimento sempre il rispetto della persona. Prima di ogni intervento il
Prof. Pizzetti chiamava il Paziente ed i suoi familiari per spiegare la sua decisione ed i rischi sia della malattia che
dell’intervento proposto. Tutto questo in un locale “privato” e davanti al diafanoscopio dove era illuminata
l’angiografia che, in quegli anni, forniva quasi sempre gli elementi anatomo-patologici della malattia vascolare o
cardiaca sulla quale si basava il “planning” della terapia chirurgica. Io ero quasi sempre con lui... per aiutare ma
anche per imparare... Nel contatto con il Paziente ed i familiari poteva apparire piuttosto scostante e freddo, ma
sono sicuro che prima di ogni intervento (anche il più banale perché diceva che in Chirurgia non ci sono interventi
“facili”) ripensava alla correttezza dell’indicazione, pianificava l’operazione e aggiornava le sue conoscenze in
continuazione (anche la notte). Questa grande serietà professionale la pretendeva anche dai suoi collaboratori e lo
poteva rendere “antipatico”. Io ho sofferto di questo aspetto umano difficile ma non ho mai avuto esitazioni nel
collocarlo nella giusta dimensione relazionale: per me erano più importanti la correttezza professionale, il rigore
morale e metodologico, la capacità chirurgica, la serietà comportamentale che una... mano sulla spalla (che
talvolta però avrei voluto sentire). Franco Pizzetti è stato un grande chirurgo ... silenzioso ! Silenzioso verso i
teatri della comunicazione come erano ad esempio i Congressi . Non esitava a pubblicare le sue osservazioni e la
sua casistica con osservazioni sempre interessanti e talvolta anche di grande interesse scientifico (ricordo ad es. i
lavori prima sperimentali e poi applicativi sulle sostituzione delle valvole cardiache con protesi autologhe costruite
con la fascia lata dello stesso paziente) ma era estremamente schivo a frequentare i Congressi (ai quali però
spingeva i suoi collaboratori). La sua è stata la prima Divisone Ospedaliera di Chirurgia Vascolare della Toscana
(seguita dopo poco da quella Universitaria del Prof. Domenico Bertini a Careggi) ed una delle prime d’Italia. Per
diversi anni ha coltivato anche la Chirurgia Cardiaca che aveva appreso dal Prof. Muntoni che era stato un pioniere
del settore insieme a Valdoni, Dogliotti e De Gasperis, e perfezionata in soggiorni in Inghilterra ed in USA. Ha
cominciato con me come Aiuto e con un Assistente (ne sono cambiati molti nei primi anni... il lavoro era duro, la
disciplina anche, l'orario ???), dopo il trasferimento nell’ Ospedale Nuovo a Torregalli nel 1982 l’organico è salito
a otto Chirurghi con una attività operatoria di circa 900 interventi all’anno. Proprio in occasione del trasferimento
all Ospedale Nuovo (trasferimento di cui era sinceramente convinto ma che voleva che mantenesse il nome del
Vecchio e per questo ha combattuto a fianco del Comitato Promotore) sviluppò una cartella clinica informatizzata:
ancora una volta fra i primi in Italia. Quando è andato in pensione è uscito dall’Ospedale in punta di piedi, in
silenzio. E’ tornato poche volte e sempre con “delicatezza”. Io lo voglio ricordare come lo conobbi la prima volta:
in Sala Operatoria a muovere le mani con delicatezza e precisione, a spiegare l’intervento con razionalità e
competenza, a citare e criticare le più recenti osservazioni. Uomo schivo e forse timido. Grande professionista e
grande Chirurgo.
Dott.Mario Cecchi Primario S.C. Chirurgia Vascolare del Nuovo Ospedale di San Giovanni di Dio A.S. Firenze.
A Nasiriyah
Il dott. Enrico Solfanelli chirurgo presso il Nuovo Ospedale S. Giovanni di Dio,
tenente medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ha partecipato al-
l'Operazione "Antica Babilonia" come responsabile dello staff chirurgico dell'Italian |
Field Military Hospital nella base italiana di Camp Mittica alla periferia di Nasiriyah |
(|) dal giorno 01. 12. 2004 al giorno 20. 01. 2005. |
> |In questo periodo sono stati trattati
chirurgicamente alcuni soldati del contingente |
italiano e diversi pazienti iracheni soprattutto |
bambini alcuni dei quali sono poi stati inviati in
Italia tramite il CIMIC (civil military
cooperation) per il completamento delle cure.
La Sporta n. 41 Dicembre 2005 Anno XVII
Ripristino della statua di S. Giovanni di Dio
Per un riordino di progetti, è stato accantonato quello che prevedeva
un’accesso alla Radiologia proprio in prossimità della statua che avrebbe |
dovuto essere spostata in altro luogo. Infatti come tutti ricorderanno era
stato allestito un cantiere, iniziati anche lavori che poi sono rimasti fermi,
permettendo però alle erbacce di crescere e nascondere quasi
completamente la statua che abbiamo avuto non poche difficoltà a
mantenere visibile almeno 1°8 marzo (La sporta N° 38 pag 2). Ora però
che il cantiere è stato rimosso, la statua è visibile, non solo, ma ha anche
una bella aiuola e può essere finalmente accudita dal nostro giardiniere.
Pensionamenti
Il 30 settembre festa di pensionamento per il dott. Marco Mecacci
Annuale appuntamento
* dei pensionati della
a Cassa Mutua
. dipendenti Ospedale S.
$ Giovanni di Dio. Il
® giorno 26 novembre,
- “MS 90 pensionati, al
Ristorante “Da Fire” a Marciola, Scandicci si sono
riuniti per il consueto desinare, ricordando allegramente
i tempi passati insieme.
Calendarietto
Grazie alla Provincia Romana
dei Fatebenefratelli abbiamo
anche quest’anno i calendarietti age
per il 2006
I soci ei simpatizzanti che possiedono
una e-mail farebbero cosa gradita a
trasmetterla all’ Associazione attraverso
sged@dada.it
La Sporta n. 42 Novembre 2006 Anno XVIII
i Eie
Notiziario trimestrale dell’ Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - con gadget
g
&
La Sporta n. 42
IR
Copertina
La foto in copertina mostra lo stato di avanzamento dei
lavori al 10/08/2006. Procede alacremente, almeno per
ora, la costruzione della “Piastra dei servizi” al Nuovo
San Giovanni di Dio. Abbiamo intervistato il Dott. Alberto
Appicciafuoco Direttore sanitario dell’ospedale, il quale
ha confermato che nel dicembre 2007, secondo i tempi
previsti, i lavori saranno ultimati; dopodiché saranno
necessari altri tempi per i collaudi tecnici e dell’antincendio.
Quindi si provvederà al progressivo trasferimento delle
attività previste con l'ampliamento dei poliambulatori, del
laboratorio analisi chimico-cliniche, di Anatomia
Patologica, del servizio necrologico con apertura di
cappelle di esposizione, del centro sangue, del Day Hos-
pital e della Day Surgery con tre sale dedicate e un
adeguato numero di letti per l’osservazione post operatoria.
A livello zero sono previsti almeno 700 posti per gli
spogliatoi dei dipendenti.
Natale 2005
| Vos con i malati
il giorno di Natale
| Come ogni anno, il giorno di
Natale i Volontari ospedalie-
ri di San Giovanni di Dio
(V.0.S.), per dimostrare la lo-
ro fraterna amicizia, done-
ranno un piccolo Presepe a
tutti i ricoverati. Sarà presen-
te anche il presidente, dottor
Carlo Cappelletti, primario
di Medicina dello stesso ospe-
dale. All’acquisto dei prese-
pi ha contribuito il Mercati-
no dei Ragazzi con il suo pre-
sidente Pierluigi Finocchiet-
ti. Fondato nel 1988 su inizia-
tiva di Lorenzo Recchia, il
gruppo V.O.S. si è quest'an-
no costituito in Associazione
iscritta all’Albo regionale
dei volontari, ed è impegnato
nelle più diverse attività di
sostegno ai pazienti: acco-
glienza, servizio presso i Re-
parti, colazione, pranzo e ce-
na ai degenti impossibilitati.
da La Nazione
24 dicembre 2005
Quest'anno il presepino consegnato
agli ammalati è un piccolo prodotto
artigianale peruviano.
Sommario a pag. 8
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
E-mail sgd@dada.it
Novembre 2006
Area Vasta
Il Centro di Documentazione
per la Storia dell’ Assistenza
e della Sanità Fiorentina ha
pubblicato alla fine di
dicembre 2005 una bella bro-
chure, prevalentemente
fotografica, dedicata all’ Area
Vasta Fiorentina. La
pubblicazione ha lo scopo di
illustrare le varie realtà
Anno XVII
Gli Ospedali
dell’area vasta fiorentina
tra Novecento e Duemila
&
Centro di Documentazione per!
dell'Asviscenza e della Sanità Fiore
MEMORIE DI ARCHITETTURE
SPAZI E SERVIZI
ospedaliere dell’ Area Vasta che comprende: Firenze,
Figline Empoli, Pistoia, Prato, Castel Fiorentino e
Fucecchio. Per quello che riguarda San Giovanni di Dio
siamo stati onorati della foto di copertina che ritrae il
Dott. Mario Cecchi con la sua equipe al tavolo operatorio,
nonché tre pagine di foto
di vari ambienti del Nuovo
San Giovanni di Dio.
Fotografi. del nostro
ospedale sono stati il dott.
P.L. Ipponi e il dott. S.
Balatri.
Centro Ergoterapeutico “Il Bruco”.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
www.asgdd.it
M |o LaSporta n 42 Novembre 2006
Rakuwakai
Anche quest'anno foto di | 3
gruppo dei giovani allievi
infermieri della Scuola
Rakuwakai di Kyoto
hanno posato il 4 marzo
sulle scale dell’Atrio del
Vecchio OspedalediSan
Giovanni di Dio.
8 marzo Consueto appuntamento per la festa annuale.
S. Messa celebrata da Mons. Giovanni
Santucci, Vescovo di Massa Marittima.
da sn. Valerio Corti, Virgilio Giusti,
Armando Burgassi, Bruno Paoli.
v% | Luca Carnasciali che è stato
‘ nostro infermiere Capo Sala
e da poco ordinato sacerdote. zione |
ANNI DI Dio.
Il “Cori Ensemble” diretto da
Fiorella Bruno.
In prima fila da sn, Onorio
Tesi, Dott. Carlo Cappelletti,
Fra Costantino Dalla Mura,
Dott. Alberto Appicciafuoco,
due rappresentanti dell’Arma
dei Carabinieri..
Carla Sbarzaglia a nome della
cassa Mutua dipendenti S.G.D.
distribuisce mimose alle donne
dell’ospedale
La Sporta n. 42
Padre Batazzi
celebra la Messa di
san Giovanni di Dio
in Ognissanti,
essendo ancora la
chiesa del vecchio
ospedale inagibile.
(Padre Batazzi è stato
recentemente colpito
da un ictus dal quale
si sta lentamente
riprendendo,a lui
formuliamo i migliori auguri per il massimo recupero).
Fra Bartolomeo Coladonato.
La “Schola cantorum gregoriana” del Duomo.
Novembre 2006
Anno XVIII
ASSOCIAZIONE SAN GIOVANNI DI DIO E
OSPEDALE SAN GIOVANNI DI DIO
Solennità di San Giovanni di Dio
Firenze, 8 marzo 2006
Messaggio del P. Generale
Con molto piacere saluto i membri dell’ Associazione
San Giovanni di Dio e i collaboratori del nuovo Ospe-
dale San Giovanni di Dio di Torre Galli di Firenze,
operatori sanitari e volontari, nel giorno in cui ricorre
la festa del nostro Fondatore, che voi seguite molto da
vicino e che venerate sempre, ed in modo particolare
oggi che ricorre la sua Festa.
Ringrazio tutti per le iniziative promosse dall’ Associazio-
ne affinché lo spirito di San Giovanni di Dio rimanga vivo
nella città di Firenze e nel mondo. Ringrazio coloro che
fanno parte della Comunità Terapeutica dell'ospedale San
Giovanni di Dio di Torre Galli per il lavoro che compiono
quotidianamente nel servire i malati con lo stesso spirito
del Santo.
Il mio speciale ringraziamento vada a Fra Costantino Dal-
la Mura, che vi accompagna in questi momenti, e che rap-
presenta la mia persona e con essa la nostra Istituzione.
Nel campo dell’animazione dell'Ordine, e pertanto in ciò
che concerne l’Ospitalità di San Giovanni di Dio, sarebbe
bello poter essere in ogni luogo in cui il Santo è venerato,
in modo particolare nel giorno della sua Festa.
Ovviamente ciò è impossibile, ma siamo uniti nella
condivisione del suo stesso spirito. So che dentro il vostro
cuore San Giovanni di Dio è sempre vivo.
Gli chiedo di continuare a proteggervi con la sua benedi-
zione, aiutando tutti, e prego affinché continui a benedire il
nostro Ordine e le nostre opere apostoliche nelle diverse
parti del mondo.
Auspico che, come lui, sia-
mo portatori di speranza e f
di salute nel nostro mondo,
e soprattutto alle persone |.
che soffrono di più: i malati
e i bisognosi. |
Fra Pascual Piles, Superio-
re Generale
Fra Costantino Dalla
Mura legge il messaggio
del Padre Generale, invia-
to all’Associazione San |
Giovanni di Dio.
Y o La Sporta n. 42
Novembre 2006
Società Tosco - Umbra di Chirurgia
Il prof Paolo Gonnelli, figlio del prof Vittorio Gonnelli (Foto
a lato ) ha voluto donare alla nostra associazione la rac-
colta 1935-1981 della società Tosco-Umbra della quale
il padre Vittorio è stato il Segretario per moltissimi anni.
Collezione completa del
“BOLLETTINO E MEMORIE
SOCIETA! TOSCO-L MBRA DI CHIRURGIA"
1935-1982
del Bollettino nel 1937 e la mantenne fino al....
Il Dott. Vittorio Gonnelli ha mantenuto dal 1938 fino al 1981 varie cariche
nella Società mantenendo
un costante impegno. E’ stato grazie a lui che la collezione rilegata e completa
delle pubblicazioni è giunta fino a noi.
Le decine di volumi della collezione rappresentano oggi uno straordinario
documento riguardo all’evoluzione della chirurgia.
La Società Tosco Umbra e il suo “Bollettino” (che ha cessato le pubblicazioni
nel 1981) ha ripreso oggi nuovo vigore con la Presidenza del Dott. Andrea
Valeri che, instancabile, promuove convegni di aggiornamento a ritmo serrato
e di ottimo livello. Ci rimane la speranza della rinascita del “Bollettino”,
necessario complemento, dell’attività convegnistica.
I volumi sono a disposizione di chi abbia intenzione di consultarli.
(telefonare al 055 218839)
Foto di gruppo anni 50. Il prof. Giovanni Cavina al
centro, alla sua destra il dott. Vittorio Gonnelli.
La Società fu fondata a Firenze nel 1934 per iniziativa
del Prof. Domenico Taddei, il quale dalla Clinica
Chirurgica di Pisa, da breve tempo si era trasferito in
quella della nostra Università succedendo al Prof.
Enrico Burci.
Il Prof. Taddei ebbe l’idea di creare una Società
regionale sull’esempio di quella Piemontese sorta alcuni
anni prima per iniziativa del Direttore della Clinica
Chirurgia di Torino prof. Mario Donati.
Gli atti delle Adunanze scientifiche della Tosco Umbra
furono raccolti in un periodico bimestrale dal
titolo” Bollettino e Memorie della Società Tosco Umbra
di Chirurgia”.
Il Prof. Giovanni Cavina, Chirurgo primario e Direttore
dell’Ospedale di san
Giovanni di Dio,
assunse la direzione
J
f FR Öğ ee.
Prof. Domepito Taddei
Il Prof. Domenico Taddei.
La Sporta n. 42 Novembre 2006 Anno XVIII
Tina Ricci 412/50 21/03/06
Poco più che ventenne fu assunta a San Giovanni di Dio
come Infermiera Professionale per la Sala Operatoria che
lasciò per scendere al Pronto Soccorso dove rimase Capo
Sala fino circa al 1983 quando decise di trasferirsi al posto di
Capo Sala della Radiologia ambulatoriale alla USL di Santa
Rosa. Nel 2000 le fu affidato l’incarico di Capo Sala degli
ambulatori del Vecchio San Giovanni di Dio dove è rimasta
fino a che il duro combattimento con la malattia non l’ha
costretta a casa. Tina ha vissuto il periodo più importante della
storia del nostro Pronto Soccorso, quella specie di avventura
che vide la nascita del Pronto Soccorso Autonomo,
un’esperienza breve , ma intensa che coinvolse medici e
infermieri. Tina fu allora la presenza continua, il legame
necessario per quella struttura in formazione La ritrovai nel 2001 quando finalmente 1’ Associazione riuscì a
trasferirsi nei locali del piano terreno e nei sotterranei del vecchio San Giovanni di Dio. Senza di lei nulla si
sarebbe fatto. Lei seguiva giorno per giorno il lavoro di facchinaggio per lo sgombero del materiale abbandonato,
seguiva anche il mio lavoro quotidiano di restauro degli ambienti. Un giorno mi portò il cartello che stava
davanti alla porta del Pronto Soccorso del vecchio ospedale e che lei aveva conservato, si trattava del cartello
indicante i nomi intercambiabili del Medico di Guardia, della Capo Sala e degli Infermieri, ma i nomi non
c’erano più. L'abbiamo restaurato con i nomi e lei c’è ancora.
Ti abbiamo voluto bene in tanti e tanti ti ricorderanno.
Sergio Balatri
Tina Capo Sala al vecchio Ospedale di San
Giovanni di Dio
Accogliendo con piacere l’invito dell’amico dott. Balatri voglio
ricordare la collega e amica carissima Assuntina Ricci che ci ha lasciato
alcuni mesi orsono. Scacciando la malinconia voglio ricordarla sia come
maestra di etica professionale e tecnica, sia come persona di sconfinata
umanità, simpatia e bontà. L'ho conosciuta nel 1970, ero all’inizio della
mia carriera infermieristica e da allora siamo sempre stati amici, nel
senso più stretto del termine e colleghi nel Pronto Soccorso del vecchio SE
Ospedale di san Giovanni di Dio.Da lei ho appreso la tecnica manuale Per abbellire il giardino fece piantare
necessaria per esercitare al Pronto Soccorso, del resto comune ai colleghi dell ind di aneli lei
È ii i barn elle rose questa è una di quelle, per lei.
degli altri turni. Quello che la differenziava da tutti gli altri era quella
che io chiamo l’arte nel trattare i pazienti. Può sembrare una banalità questa frase, ma non lo è. Il microcosmo che
gravita in un Pronto Soccorso di città, varia da portatori di patologie organiche, alcolisti, psicolabili,
tossicodipendenti, autolesionisti, traumatizzati di tutti i gradi. E’ chiaro che ciascuna di queste patologie va affrontata
con un approccio diverso ma alla base di tutto c’è il rispetto per il paziente e per la persona che in quel momento
ha bisogno di noi, ho visto queste regole disattese da alcuni colleghi, da lei ho imparato che questo non deve
accadere mai. Ho lavorato al pronto soccorso per 26 anni ed ho avuto molti allievi che hanno frequentato i tirocini
al Pronto Soccorso. Non ho mai preteso di insegnare scienza infermieristica , ma queste semplici regole erano alla
base dell’inizio della nostra collaborazione. Spesso mi capita di incontrare alcuni che ricordano con piacere i loro
inizi; a molti l’ho detto nelle lunghe notti insonni che passavamo al Pronto Soccorso, a coloro che leggeranno
queste righe ripeto, se giovamento professionale avete avuto nei miei modesti consigli, sappiate che state portando
avanti l’insegnamento di questa grande Infermiera che era la nostra Tina Ricci.
Sergio Falsetti
rr r 0. il. i
Y o La Sporta n. 42 Novembre 2006
Scomparsa di William P. Graham
== La notizia della scomparsa di William P.Graham ha profondamente addolorato noi
chirurghi dell’ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze e particolarmente me, Sergio
Balatri e la mia famiglia. Lo abbiamo conosciuto attraverso il suo libro “La Mano”
edito in Italia nel 1981. La fortuna ha voluto che lo conoscessimo anche personalmente
per una sua visita a Firenze proprio nell’anno 1981.L’amicizia e la stima si è consolidata
nel tempo con un’altra visita nel 1998. Non dimenticheremo mai il suo amabile sorriso,
la sua grande professionalità e la sua incredibile dedizione.
(Questo messaggio unitamente al numero 27 del 1998 de “La Sporta” è stato
inviato all’Hotel Hershey, Hershey Pensylvania USA dove il 18/11/06 sarà
celebrata una sua memoria)
Fra ORSENIGO A FIRENZE
Fra Giuseppe Magliozzi ha ritrovato una lettera di Fra Orsenigo e ce l’ha inviata:
Lettera inviata da fra Orsenigo al Parroco di Pusiano, don Felice Mariani,
due settimane dopo il suo arrivo a Firenze
Reverendissimo Signor Parroco,
Ecco vengo a raccontare tutto il viaggio e la posizione in cui mi trovo. d
Cominciando a dire del viaggio, sono venuto di Bologna, ho passato Codogno, San Donnino, Parma, il Po, Piacenza,
Bologna, Pistoia. Mi son fermato 3 ore a Bologna e ho veduto gran belle chiese. E poi Firenze. La spesa del Vapore:
per me 31 franchi e per il baule 7 franchi. Il viaggio è stato un giorno e una notte. L'arrivo a Firenze alla mattina alle ore
4. Subito andai al Convento e subito mi hanno accolto onoratamente. Il giorno stesso mi hanno mandato a vedere
Firenze e fra l’altro ho veduto le grandi belle chiese che a Milano non se ne vedono. In una era esposto il Santissimo
Sacramento: v’era forse un duemila candele per tutta la chiesa. Insomma, si vedono delle chiese molto belle. E la città
è bellissima anche quella e tanto. Si vede della gran devozione, di più di Milano, ma tanto. Ho da dirle poi che si vede
tutta la qualità di Frati che vi sono al mondo. Un’altra bella cosa da dire è che i primi Signori della Città vengono una
volta alla settimana in Ospedale al mezzogiorno a portare da mangiare, presti ad aiutare e poi a aiutare a lavare le
mani; e poi dopo il pranzo degli ammalati ci aiutano a lavare i piatti. In quanto poi a me io sto molto bene, come spero
anche di Lei e di tutti gli amici, principalmente quelli di casa. E in quanto allo stato in cui mi trovo, io non posso altro
che ringraziare Dio tanto, perché io entrai nel convento e subito fui ben accolto e rispettato. In seguito poi io subito ho
cercato di fare di tutto per riuscire bene e poi farmi vedere rispettoso con tutti e così pare che vada mica male. La
regola è la mattina per primo in chiesa alla Santa Messa e poi si viene in Ospedale e si da la colazione ai malati e poi
si fa su tutti i letti e poi si scopa tutto l'ospedale e poi si medica e poi la visita dei dottori e poi bisogna cucire tutti i pezzi
per dare da lavare ai lavandai. Insomma, le dico che tra i malati mezzo marci e tra tutte le cose che bisogna fare per
l’ospedale, ci vuole uno stomaco di più che fare il salsamentiere e bisogna propriamente avere la salute buona. Però
io mi trovo molto contento, perché faccio la volontà di Dio. Però abbiamo anche ore tre al giorno di riposo e c’è un
giorno sì e un giorno no il passeggio e allora son quattro le ore, due di riposo, due di passeggio. Si va fuori con un
Padre o con un Superiore e si va in Città o fuori di Città in sulle colline di Firenze. Ho da dirle che la festa di San Pietro
andai a passeggio con un superiore e mi disse che di me era molto contento. Ora, o Reverendissimo Padre mio, vedo
che il tempo di studiare e di pregare è un po’ poco, perché il caldo è tanto, dunque bisogna riposare anche un po” per
sussistere alle fatiche. Mi raccomando alle sue orazioni e anche a quelle dell’ Angiolina e della Teresa. Accolga i miei
affettuosi rispetti e mi farà il piacere di portare i saluti a tutti gli amici miei e i miei di casa.
Addì 31 giugno 1863. Firenze nell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio
n. 42
La sala operatoria insieme a Fedora Braccini
Santa Maria Nuova 718° Anniversario
718° Anniversario della Fondazione dell’Ospedale di
EN S. Maria Nuova. Alle ore 17
ao del 23 giugno 2006 è stato
Pera presentato il catalogo della
Mostra “ Santa Maria
Nuova e gli Uffizi. Vicende
di un patrimonio nascosto”
a cura del Prof. Bruno Santi
718° ANNIVERSARIO
DELLA FONDAZIONE DELL'OSPEDALE
DI SANTA MARIA NUOVA
23 Giugno 2006
re i
È gi Soprintendente ai Beni
Morti Storici e Artistici ed
* ù Etnoantropologici per le
fà Provincie di Firenze e
x Pistoia. Alle ore 18, una S.
sa Messa celebrata da S.E.
Mons. Claudio Maniago,
Vescovo Ausiliare e concelebrata dai Cappellani
Ospedalieri.
Sommario
Copertina, Natale 2005, Area Vasta ......... pag 2
Rakuwalkgi, SINAtZ0O scrraa pag 3-4
Società Tosco - Umbra di Chirurgia ..........pag 5
Tnakibti csi pag 6
Scomparsa di W.P.Graham ........................ pag 7
Fre Oneiszoa Firenze curia .pag 7
Pensionamenti, 718° SMN, curiosità ..........pag 8
Novembre 2006
Anno XVII
I poliambulatori con Angela Vuodi
Curiosità Soci ciclisti
Il ciclista nella foto è Andrea Carraresi, meglio noto come
“Andreino”. Ha passato molti anni come infermiere al
Vecchio e al Nuovo San Giovanni di Dio e ora svolge il
suo lavoro in ambienti ambulatoriali della ASL 10. Du-
rante il suo tempo libero divora chilometri sulle strade e
sui “passi” della provincia di Firenze. Ha partecipato alle
gare amatoriali di Gran Fondo in Toscana, si è classificato
secondo al Brevetto Toscano 2005 e partecipa da sei anni
ai campionati mondiali “Saint Johann in Tirol”.
I soci ei simpatizzanti che possiedono
una e-mail farebbero cosa gradita a
trasmetterla all’ Associazione attraverso
sged@dada.it
La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno XVIII
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ 8 marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po
La Sporta n. 43
Dicembre 2006
Anno XVII
Copertina
Il Prof. Massimo Ruffilli nuovo Presidente
dell’ Associazione
Laureato in Architettura il 18 novembre 1970 (tesi: La
Stazione sotterranea per l’ Alta velocità a Firenze, massimo
dei voti, lode e pubblicazione).Allievo presso la cattedra di
Disegno Industriale del Prof. Pier Luigi Spadolini dal 1973,
ha collaborato con il maestro a progetti di Architettura e
Design svolgendo, fino al 1993, anche l’attività di Dirigente
e di Consulente nelle società del gruppo IRI per le
infrastrutture e l’assetto del territorio, con esperienze
professionali e di ricerca sull’architettura ed il design per la
collettività. Ha pubblicato saggi, libri ed articoli su riviste
specializzate sulle tematiche della edilizia industrializzata,
l’arredamento, l’allestimento e l’evoluzione dei sistemi
tecnologici avanzati nella società futura. Giornalista
pubblicista dal 1980, ha collaborato a periodici di Architettura,
di Design e di Urbanistica, Direttore responsabile della
rivista “Il Governo” di Firenze dal 1990 al 1992. E’stato
presidente dell’ ATAF, Azienda di Trasporto pubblico
nell’area fiorentina dal 1993 al 1995 e confermato nel
Consiglio di Amministrazione fino al 2000. Ha insegnato
presso le Università di Roma di Napoli e di Reggio Calabria,
come Professore Associato, fino al 1996 ed è stato chiamato
come Professore Ordinario, nel 1997, alla Cattedra di
Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Firenze.
E'’stato Direttore della Scuola di Specializzazione di Disegno
Industriale del Dipartimento di Processi e Metodi dell
Produzione Edilizia della Facoltà di Architettura dal 1998 al
2001. Ha fondato, nel 2001, i Corsi di Laurea in Design e
Progettazione della Moda presso i quali è attualmente,
Presidente del Corso di Laurea in Disegno Industriale
dell’Università degli Studi di Firenze (sede di Calenzano).
A Firenze, dal 1980, è stato più volte impegnato in progetti
di sale teatrali e cinematografiche, allestimenti espositivi e
manifestazioni culturali, fra cui il restauro dei teatri, Goldoni,
Niccolini, Verdi e Variety, la risistemazione funzionale del
teatro Comunale di Firenze ed il Progetto di ridestinazione
del cinema Capitol a centro commerciale. Le mostre e
manifestazioni, Aurea e Tessutouno a Palazzo Strozzi, il
Festival dei Popoli al Teatro della Pergola, il David di
Donatello al Piazzale Michelangelo, la Mostra Riccardo
Morandi, ingegnere italiano all’ Accademia delle Arti e del
Disegno, la partecipazione, con Spadolini e Gae Aulenti
alla costruzione del Palazzo Italia per l Expo di Siviglia del
792 sono alcune fra le più significative esperienze svolte
come Professionista Architetto e Designer nel campo degli
allestimenti e delle manifestrazioni culturali per la collettività.
12 dicembre 1724
Nella Sporta n° 40 pag 2 abbiamo descritto i%
come l’incendio della notte del 12 dicembre |
1724 che fu la causa prima del danno al tetto la
della chiesa del vecchio ospedale, riparato nel
2005. Rimaneva da scoprire come sia stato
possibile che un incendio sul tetto Bruno Paoli
soprastante il convento abbia potuto _
svilupparsi. Ai primi di marzo, durante
una visita di Bruno Paoli
all’ Associazione in previsione della
festa, gli feci vedere i resti della trave
con ancora i segni dell’antico incendio e
gli raccontai l’accaduto di quella notte.
Bruno, da vecchio pompiere, capì subito
la causa dell’incendio e me la spiegò. La
chiesa a quell’epoca era l’edificio più alto e le teste delle capriate
quindi erano a pari del muro maestro. Puo darsi che quella di cui
si parla fosse
per qualche
_| motivo esposta
| | all’intemperie.
-| Siamo nel mese
i di dicembre, i
camini sono
accesi, alcune
faville, si
possono essere
insinuate
nell’ interno del
legno secco
| della capriata e
li piano piano
a ve re
alimentato un
fuoco lento e
inesorabile che
si è manifestato
dopo molto tempo dall’avvìo. Lui, Bruno, nella sua esperienza di
pompiere, ne ha visti, e mi ha fatto notare come, per evitare questo
fenomeno, da noi si usava coprire le travi esposte con delle stagne
di latta.
Disegno di Antonella Lodde
Sommario
Copertina - 12 dicembre 1724 - Sommario ............... pag.2
Assemblea Generale Ordinaria ........................ i pag.3
Nuovo P. Generale dell’Ordine ............................... pag.4
Ricordi del 4 novembre 1966. C’ero anch'io ................ pag 4 - 5
“Gruccia” alla magnolia. nica ir pag.6
Macchina per la circolazione extracorporea ........................ pag.6
Novella Moschini
“L’asino che pensa di essere un daino” ............................... pag.6
Pensionamento Dott.ssa Aristodemo ................................... pag.8
Pranzo “Cassa Mutua” - Calendarietti ................................. pag.8
—T —r. rn ll
W o La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvni =
della notte rientravano nella stalla da soli ed il contadino provvedeva poi a chiudere la porta.
Spesso si avvicinavano al recinto alcuni strani animali grandi quasi come lui e cercavano di strappare un po’ di fieno
dalle mangiatoie; piano, piano ci aveva stretto amicizia, tanto è vero che si facevano perfino annusare, senza particolari
reazioni; qualche volta arrivava un animale con delle grandi corna ramificate, più grosse di quelle delle vacche e
l’asinello si rifugiava terrorizzato nella stalla.
Una mattina di autunno inoltrato, con la nebbia che aveva invaso i campi vicini, e reso quasi invisibili i boschi, ci fu
un gran tramestio nella casa colonica; un grosso camion aveva percorso a fatica la strada in salita fino al poggio edi
contadini vi caricavano sopra i mobili di casa. Poi arrivò un secondo camion, sul quale salirono le vacche, il vitello ed
il mulo. I camion partirono e l’asinello rimase solo a guardarsi intorno fino a che il contadino lo condusse fuori dalla
stalla e dal recinto; gli tolse la cavezza e lo fece correre libero per il grande prato, dandogli una pacca sul dorso.
L’asinello, sotto il sole che aveva finalmente vinto la sua battaglia contro la nebbia, si diede alla pazza gioia, saltando
sul prato, infilandosi nel bosco per mangiare le corbezzole di cui era ghiotto e facendo brevi soste per bere l’acqua
fresca della sorgente. Verso l’imbrunire, pieno come un otre, si avviò lentamente verso la stalla, ma trovò la porta
chiusa e fece inutilmente tanti giri all’interno del campo recintato fino a che, sconsolato, si fermò sotto il porticato
della casa, cercando di ripararsi dal vento freddo della sera dietro un pressa di paglia.
Si appoggiò al muro e cercò di addormentarsi rimpiangendo il caldo accogliente della stalla e la compagnia degli altri
animali. Piano, piano riuscì ad addormentarsi, ma spesso si svegliava disturbato da fruscii ed altri misteriosi rumori
e, ogni volta, stentava a riprendere sonno. Appena giorno, ricominciò a girare intorno alla stalla cercando una apertura
per rientrarvi, fino a che la fame non si fece sentire e lo costrinse ad avviarsi verso il campo che confinava con il
bosco; le corbezzole erano buone come sempre, ma le mangiava senza gusto, tanto per non sentire i morsi della fame.
Spesso tornava verso il recinto dove anche quegli strani animali girellavano meravigliati dal silenzio che regnava
intorno alla casa. L’asinello si avvicinò annusandoli e, quando si allontanarono, li seguì un po’ a distanza e si fermò
sul prato a brucare l’erba con loro. Improvvisamente dal bosco spuntò l’animale con le grandi corna ramificate che
cominciò a battere a terra gli zoccoli con violenza e l’asinello, impaurito, corse a rifugiarsi sotto il porticato.
La seconda notte trascorse in maniera ancora peggiore della prima perché il freddo si fece veramente sentire ed al
mattino, i prati intorno alla casa, erano imbiancati dalla brina.
Arrivarono presto anche quegli strani animali, ma l’asinello, ricordandosi della sera precedente, non osava seguirli
;poi si fece coraggio e si accodò al branco, tenendosi sempre a qualche metro di distanza.
Quando si trattò di bere, si avviò con gli altri verso la sorgente dove trovò anche l’animale dalle grandi corna che,
questa volta, si limitò a scuotere violentemente la testa ed a girare intorno al branco per farlo incamminare verso il
bosco. L’asinello ebbe qualche incertezza e poi li seguì, sempre un po” a distanza; gli animali, nel bosco, aumentarono
l’andatura; mamma mia come correvano!
Saltavano i fossi e le macchie senza alcuno sforzo e lui li seguiva a fatica, scendendo e risalendo i fossi ed aggirando
le macchie. Finalmente, giunti in una forra riparata dal vento, si fermarono e si accucciarono accostandosi l’uno
all’altro per stare più caldi. Lui rimase incerto sul da farsi, si aggirò un po’ intorno e, piano, piano, si accostò a loro.
La notte trascorse abbastanza tranquilla anche se, spesso, qualcuno di quegli animali, si alzava, brucava un po’ d’erba
e se ne ritornava a dormire, allarmando l’asinello che si svegliava ogni volta.
Sul far del giorno si svegliarono tutti insieme e si incamminarono verso un prato vicino; lui si trattenne tra il prato ed
il bosco a mangiare le corbezzole; gli altri si avvicinarono osservandolo con curiosità ed assaggiando le corbezzole
che, evidentemente, non erano di loro gradimento perché, dopo qualche assaggio, se ne tornarono tranquilli sul prato
a brucare l’erbetta gelata. L’asinello ora si sentiva tranquillo: era stato accettato nella nuova famiglia.
Probabilmente oggi pensa di essere un daino perché, alle volte, capita di vederlo insieme al suo branco e lui, non
appena si accorge della presenza di estranei, si immobilizza con i suoi orecchioni ritti proprio come i daini.
Ma qualcosa del suo passato deve essergli rimasto in mente perché scalcia due o tre volte, prima di allontanarsi
impettito con gli altri.
( Dello stesso autore entro breve tempo seguirà il romanzo “Ritorno a Pietra Marina” )
La Sporta Dicembre 2006
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ marzo 1989 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po
La Sporta n. 43
Copertina
Il Prof. Massimo Ruffilli nuovo Presidente
dell’ Associazione
Laureato in Architettura il 18 novembre 1970 (tesi: La
Stazione sotterranea per l’ Alta velocità a Firenze, massimo
dei voti, lode e pubblicazione).Allievo presso la cattedra di
Disegno Industriale del Prof. Pier Luigi Spadolini dal 1973,
ha collaborato con il maestro a progetti di Architettura e
Design svolgendo, fino al 1993, anche l’attività di Dirigente
e di Consulente nelle società del gruppo IRI per le
infrastrutture e l’assetto del territorio, con esperienze
professionali e di ricerca sull’architettura ed il design per la
collettività. Ha pubblicato saggi, libri ed articoli su riviste
specializzate sulle tematiche della edilizia industrializzata,
l’arredamento, l’allestimento e l’evoluzione dei sistemi
tecnologici avanzati nella società futura. Giornalista
pubblicista dal 1980, ha collaborato a periodici di Architettura,
di Design e di Urbanistica, Direttore responsabile della
rivista “Il Governo” di Firenze dal 1990 al 1992. E’stato
presidente dell’ATAF, Azienda di Trasporto pubblico
nell’area fiorentina dal 1993 al 1995 e confermato nel
Consiglio di Amministrazione fino al 2000. Ha insegnato
presso le Università di Roma di Napoli e di Reggio Calabria,
come Professore Associato, fino al 1996 ed è stato chiamato
come Professore Ordinario, nel 1997, alla Cattedra di
Disegno Industriale della Facoltà di Architettura di Firenze.
E’stato Direttore della Scuola di Specializzazione di Disegno
Industriale del Dipartimento di Processi e Metodi dell
Produzione Edilizia della Facoltà di Architettura dal 1998 al
2001. Ha fondato, nel 2001, i Corsi di Laurea in Design e
Progettazione della Moda presso i quali è attualmente,
Presidente del Corso di Laurea in Disegno Industriale
dell’Università degli Studi di Firenze (sede di Calenzano).
A Firenze, dal 1980, è stato più volte impegnato in progetti
di sale teatrali e cinematografiche, allestimenti espositivi e
manifestazioni culturali, fra cui il restauro dei teatri, Goldoni,
Niccolini, Verdi e Variety, la risistemazione funzionale del
teatro Comunale di Firenze ed il Progetto di ridestinazione
del cinema Capitol a centro commerciale. Le mostre e
manifestazioni, Aurea e Tessutouno a Palazzo Strozzi, il
Festival dei Popoli al Teatro della Pergola, il David di
Donatello al Piazzale Michelangelo, la Mostra Riccardo
Morandi, ingegnere italiano all’ Accademia delle Arti e del
Disegno, la partecipazione, con Spadolini e Gae Aulenti
alla costruzione del Palazzo Italia per l'Expo di Siviglia del
792 sono alcune fra le più significative esperienze svolte
come Professionista Architetto e Designer nel campo degli
allestimenti e delle manifestrazioni culturali per la collettività.
Dicembre 2006
Anno XVIII
12 dicembre 1724
Nella Sporta n° 40 pag 2 abbiamo descritto È
come l’incendio della notte del 12 dicembre
1724 che fu la causa prima del danno al tetto p
della chiesa del vecchio ospedale, riparato nel
2005. Rimaneva da scoprire come sia stato
possibile che un incendio sul tetto Bruno Paoli
soprastante il convento abbia potuto __
svilupparsi. Ai primi di marzo, durante È
una visita di Bruno Paoli
all’ Associazione in previsione della
festa, gli feci vedere i resti della trave
con ancora i segni dell’antico incendio e
gli raccontai l’accaduto di quella notte.
Bruno, da vecchio pompiere, capì subito
la causa dell’incendio e me la spiegò. La
chiesa a quell’epoca era l’edificio più alto e le teste delle capriate
quindi erano a pari del muro maestro. Puo darsi che quella di cui
si parla fosse
per qualche
| motivo esposta
| all’intemperie.
Siamo nel mese
| di dicembre, i
| camini sono
| accesi, alcune
faville, si
possono essere
insinuate
| nell’interno del
legno secco
| della capriata e
li piano piano
a v et è
alimentato un
fuoco lento e
inesorabile che
si è manifestato
dopo molto tempo dall’avvìo. Lui, Bruno, nella sua esperienza di
pompiere, ne ha visti, e mi ha fatto notare come, per evitare questo
fenomeno, da noi si usava coprire le travi esposte con delle stagne
di latta.
Disegno di Antonella Lodde
Sommario
Copertina - 12 dicembre 1724 - Sommario ......................... pag.2
Assemblea Generale Ordinaria ...................... pag.3
Nuovo È. Generale dell’Ofdifià.......- scri pag.4
Ricordi del 4 novembre 1966. C’ero anch'io ................ pag 4 - 5
“Gmecia” alla Magnolia: pag.6
Macchina per la circolazione extracorporea ........................ pag.6
Novella Moschini
“L'asino che pensa di essere un daino” ............................... pag.6
Pensionamento Dott.ssa Aristodemo ................................... pag.8
Pranzo “Cassa Mutua” - Calendarietti ................................. pag.8
—————————— __._._.::.:....IW@WWIWIIIIIi !ÉéìIi>;©©&;,;,> AE,” è g,r]
\
M o Za Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvn” T
==
Assemblea Generale Ordinaria del 16 novembre 2006
Riscontrate le presenze dei Soci e le Deleghe e ritenuta valida
dal Segretario Dr. Balatri, inizia 1’ Assemblea. Prende la parola
il Presidente Lapo Mazzei il quale, dopo una breve introduzione
e un saluto a tutti i Soci passa la parola al Dr. Balatri che, legge
la Relazione annuale dell’attività. La lettura della Relazione viene
di volta in volta spiegata nonchè commentata dallo stesso Dr.
Balatri. Dopo il Dr. Balatri riprende la parola il Presidente Lapo
Mazzei ed esprime il suo pensiero sulle voci di un’ ipotesi di
vendita, da parte della ASL, di tutta la struttura del Vecchio
Ospedale. In merito a quanto espresso dal nostro Presidente si
apre un’ampia pres
discussione fra E A -
tutti i Soci
presenti. Viene ribadito da tutti la necessità d’impegnarsi per evitare
che tale evento debba accadere. L’alienazione dell'immobile sarebbe
una grossissima perdita per la Città, per la nostra Associazione e
per tutti quelli che hanno creduto al recupero delle strutture del
Vecchio Ospedale. Il Dr. Balatri si sofferma sulle quote sociali che
ormai, dopo diversi anni, andrebbero aggiornate. A questo riguardo,
viene deciso da tutti, di portare la quota annuale dai 25,00 , attuali a
_ 30,00. Il Bilancio viene approvato all’unanimità dei presenti. Il
Presidente Lapo Mazzei, con amarezza e dispiacere, rimette le
proprie dimissione (già espresse con lettera al Dr. Balatri) ed esprime
la Sua gratitudine al Dr. Balatri e a quanti altri si sono operati per il
buon andamento della Associazione e in modo particolare rivolge
un ringraziamento al Gruppo dei Volontari Ospedalieri. Le dimissioni
sono dovute ai molti impegni di lavoro e non ultimo, a motivi di
Il tavolo della presidenza
gratitudine per l'impegno con il quale ha guidato 1° Associazione.
no Il Dott. Sergio
= Balatri presenta e propone all’ Assemblea come nuovo Presidente
il Prof. MassimoRuffilli, che viene eletto a maggioranza. Il Prof.
Massimo Ruffilli eletto Presidente , ringrazia tutti ed in modo
particolare il Presidente uscente ed espone in modo dettagliato quella
che sarà la sua figura nell’ambito della Associazione e quello che
intenderà fare nei confronti della Città e dei suoi responsabili sia
politici che non. L'Associazione certamente dovrà fare molto
promuovendo attività delle piu’ varie sia per farsi conoscere che
per raffrontarsi con le Istituzioni. Un plauso particolare viene fatto
dal nuovo Presidente al Dr. Balatri che da anni s’impegna
nell’ Associazione a tutela del Patrimonio della Associazione e di
tutta la struttura del Vecchio Ospedale. Tutta 1’ Assemblea si associa
al nuovo Presidente e con un caloroso applauso ringrazia il Dr.
Balatri per tutto ciò che ha fatto e per quello che farà.
I due Presidenti
Gianni Conti e Donatella Lippi
La Sporta n. 43
Dicembre 2006
Anno XVII
FraNuovo P. Generale dell'Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio
Si è tenuto a Roma,
presso il Salesianum, dal
2 al 21 ottobre il 56°
Capitolo generale
dell’Ordine ospedaliero
di San Giovanni di Dio
che è previsto si riunisca
ogni 6 anni.
Il nuovo P. Generale
eletto è Fra Donatus
Forkan.
VirtaOsPEDALIERA]
Fra Donatus Forkan è
nato a Kinaffe, Swinford,
Irlanda il 5 aprile 1942.
Ha emesso la professione temporanea 1°8 settembre 1960
e quella solenne il 28 agosto 1966. Eletto Consigliere
Generale nel Capitolo Generale del 1994 e rieletto
Consigliere Generale il 18 novembre 2000.
I Consiglieri
1° Consigliere Fra Rudolf Knopp (Baviera)
2° Consigliere Fra Jesùs Etayo Arrendo sac. (Spagna)
3° Consigliere Fra Vincent Kochamkunne (India)
4° Consigliere Fra elia Tripaldi sac. (Italia)
5° Consigliere Fra Robert Chakana (Zambia)
6° Consigliere Fra Daniel Alberto Marquez
Bocanegra (Colombia)
Ricordi del 4 novembre 1966
Loris Danieli che ora ha 57 anni è venuto verso la fine
dell’ottobre scorso all’ Associazione per raccontarci che
all’epoca dell’alluvione, un gruppo di giovani della
Parrocchia di Tavarnuzze guidati da Don Giovanni Chellini,
il lunedì 7 novembre si presentarono all’ospedale di san
Giovanni di Dio con balle di segatura, donata dalla Segheria
Manetti di Tavarnuzze, damigiane di acqua potabile e la
volontà di aiutare a pulire gli ambienti alluvionati del piano
terreno.
Appena il gruppo si presentò, la suora addetta alla
chiesa tentò di indirizzarli alla pulizia della chiesa
stessa se non fossero intervenuti l’allora dott. Liscia e
il prof Muntoni che dirottarono i volontari alla pulizia
degli ambienti sanitari del piano terra e cioè il pronto
soccorso, la radiologia e gli ambulatori.
Sempre accompagnati dalla seicento multipla di Don
Chellini continuarono il trasporto dell’acqua e il lavoro per
una quindicina di giorni. Ricorda che la parte più difficile
era quella di togliere la nafta dalle pareti.
I volontari erano giovani studenti di un’età dai 16 ai 20
anni. Loris ricorda anche parecchi nomi:
Tullio Perrulli, che durante il lavoro, si procurò una
frattura a due dita della mano che furono curate al Pronto
Soccorso già ripristinato, Ermanno Fosi, Graziano Nesi,
Giuseppe Guidi, Giacomo Borini, Marcello
Bernacchioni, Graziano Ceroti, Massimo Lorini,
Fulvio Ignesti, Martinelli Mauro, nonché Renzo Rossi
e Walter Antonelli entrambi deceduti.
SPEDALE S. GIO. DI DIO
FIRENZE
Firenze,
21 dicembre
1966
IL PRESIDENTE
Gent.mo Sig.
compio il gradito dovere di esprimerle a
nome mio personale e di tutto il Consiglio di Am
ministrazione, i sentimenti di riconoscienza per
l'opera preziosa da Leicompiuta nel nostro Speda»
le durante i giorni susseguenti alla disastrosa al
luvione del % novembre, opera che ha permesso il
più completo e sollecito ripristino della be ne fica
attività dell'Ente.
Insieme ai più vivi ringraziamenti Le por
go, anche a nome del Consiglio di Amministrazione
i più fervidi auguri per le prossime Festività.
Gent.mo Sig.
Loris Daniele
Via Montebuoni 201
TAVARNUZZE
(Impruneta)
Lettera di ringraziamento ai volontari fatta
dall’allora Presidente Orlando Moschini
=. EEEEeEZ eee Gui >: a di
MY [|o LaSporta n 43 Dicembre 2006 Anno xvn z
[a
C’ero anch’io
23 anni, da un anno unico “studente interno” di San Giovanni di Dio. Genitori
contenti, io entusiasta ...sogno realizzato, dottorino. Piove ininterrottamente da
alcuni giorni. E’ la mattina presto del 4 novembre, al giornale radio notizie di
Arno in piena e inondazioni. Allora abitavo a Sesto, chiedo al babbo di accom-
pagnarmi in ospedale con l’auto...Piazza Stazione, il babbo mi lascia nei pressi di Via della Scala. L'acqua esce dalle
fognature. Chi mette assi alle porte, chi cerca con le granate di scacciare l’acqua. Scarpe già bagnate. Via del Porcel-
lana come Via della Scala, ma avvicinandosi a Borgo Ognissanti si vede che l’acqua ha già invaso la strada e corre.
All’angolo un mulinello...acqua a i ginocchi, attaccato al muro raggiungo l’ingresso di san Giovanni di Dio, mi
faccio posto tra la gente che si accalca sugli scalini. Portineria piena di gente incredula, non ricordo se anche impau-
n f rita. Tutti guardano l’acqua e gli scalini, poi incominciano a
A Sa retrocedere. ..non ci sono più scalini, l’acqua con piccole onde
A i lente comincia ad etrare in Portineria .. .ultimo scalino dell’ Atrio
tutti guardano le piccole grandi onde che avanzano...si comin-
cia a capire...ne verrà di più. Corsa al Pronto Soccorso per sal-
vare qualcosa...i carrelli di medicazione. I carrelli vengono por-
tati al primo pianerottolo delle scale interne. Tutti sono ora sulle
scale, diecine di persone guardano l’acqua guadagnare gli
scalini...minuti, ore. Mezzogiorno, silenzio, si corre a vedere
dalle finestre su Borgo Ognissanti ...fiume impetuoso che por-
ta con se auto, mobili, quadri, poltrone, tutto corre ad una velo-
cità inverosimile. ..rumore sordo dell’acqua e degli oggetti che
urtano, voci di persone che si chiamano dalle finestre. . .silenzio.
Siamo isolati...luce, gas, telefono...inizia la paura. Si deve chiedere soccorso, abbiamo un centinaio di ammalati.
Pomeriggio, l’acqua non cresce più. Tre matti decidono di uscire per chiedere soccorso, sembra giusto, tutti sono
convinti e d’accordo con la sortita. Tra i tre matti c'ero anch'io, gli altri erano il dott. Ongaro e Tirinnanzi che era
conosciuto da tutti come “Pomino”, un cuoco. Salutati da tutti quelli sulle pr
scale, ci avventuriamo con l’acqua fino alle ascelle nel corridoio del Pronto
Soccorso verso le stanze mortuarie e l’uscita posteriore dell’ospedale, la porta
carraia di via S. Paolino, da li saremmo usciti per chiedere soccorso. Quasi a
nuoto senza sentire il freddo, vestiti di bianco, ci avventuriamo nel grande
corridoio, prima Ongaro, poi Pomino e poi io. Lunga e lenta
traversata. ..finalmente la porta carraia. .. grande paletto. ..non si apre, tutti in-
sieme a tirare il paletto...si apre. Una valanga di nafta e acqua si abbatte contro
di noi rischiando di sommergerci. La differenza di livello fra dentro e fuori era
di almeno trenta centimetri...paura. Richiudere, bisognava richiudere ma la
forza dell’acqua era troppa e troppo forte...sforzo sovrumano ...paletto. Fine
dell’incubo. Avevamo fatto entrare in ospedale una enorme quantità di nafta,
avevamo anche rischiato di essere travolti, ma avevamo richiuso il paletto.
Marroni di nafta siamo tornati agli scalini. Nafta in tutti i reccesi del corpo.
Fortunatamente i carrelli del Pronto soccorso erano indenni e la nafta è solubi-
le in alcol. Nuove vesti dal guardaroba all’ultimo piano. Silenzio... .notte...pile,
candele. Notte fonda, si decide di andare a vedere la Portineria passando dalla
porta dell’amministrazione...il dott. Lucci, il dott. Lai, io e forse qualcun altro, tutti affacciati sulla terrazza in cima
alle scale rimaniamo in contemplazione del lago immobile nella semioscurità e nel silenzio.
Sergio Balatri
Livello dell’acqua nell’Atrio
Livello dell’acqua nel corrido-
io del Pronto Soccorso
La Sporta n. 43 Dicembre 2006 Anno XVII
Da tempo giaceva sul pavimento del Centro di
Documentazione una macchina per la circolazione
extracorporea (Sigmamotor USA).
F’ stata in uso alla fine degli anni 50 nel nostro ospedale.
Ci è sembrato doveroso costruire un tavolo, non solo, ma
| A causa della presenza ingombrante di altre due giovani speriamo, anche se sembra un’impresa difficile, di poter
e grandi magnolie, piantate sconsideratamente una mostrare la pompa in movimento.
1981 e un’altra 1990 circa, la magnolia centenaria del
centro del giardino si è piegata in maniera molto
preoccupante, tanto da rendere necessari non solo
interventi di alleggerimento della fronda ma addirittura
una “gruccia” per impedirne la caduta. Nei prossimi
mesi sarà possibile un consistente sfrondamento delle
due magnolie giovani che costringono varie stanze a te-
nere la luce accesa anche durante il giorno.
Novella di Sergio Moschini Fritsche
L’asinello che pensa di essere un daino
Nel senese, dalle parti del castello di Frosini, proprio a metà del monte, c’è una casa colonica ormai abbandonata da
tempo, con di fronte una stalla dove, tempo addietro, un asinello riposava tranquillo in compagnia di due vacche, un
vitello ed un mulo. Gli animali ruminavano lentamente con un rumore ininterrotto che conciliava il sonno, mentre i
conigli saltellavano liberi nella stalla, cercando i fili d’erba caduti dalle mangiatoie.
L’asinello era contento della sua vita: d’inverno poteva dormire al caldo e non doveva quasi mai uscire a tirare il
barroccio; d'estate la stalla era fresca, riparata dal sole da alcune querce secolari e, anche se ogni giorno doveva tirare
due o tre barrocci carichi di fieno, non era poi una gran fatica. La vita scorreva tranquilla, scandita dalle stagioni, di
giorno, sia lui che gli altri animali, erano liberi di scorrazzare in un campo recintato confinante con la stalla; all’arrivo
po i ur di Li
Y o LaSporta n. 43 Dicembre 2006 Anno xvni -
della notte rientravano nella stalla da soli ed il contadino provvedeva poi a chiudere la porta.
Spesso si avvicinavano al recinto alcuni strani animali grandi quasi come lui e cercavano di strappare un po’ di fieno
dalle mangiatoie; piano, piano ci aveva stretto amicizia, tanto è vero che si facevano perfino annusare, senza particolari
reazioni; qualche volta arrivava un animale con delle grandi corna ramificate, più grosse di quelle delle vacche e
l’asinello si rifugiava terrorizzato nella stalla.
Una mattina di autunno inoltrato, con la nebbia che aveva invaso i campi vicini, e reso quasi invisibili i boschi, ci fu
un gran tramestio nella casa colonica; un grosso camion aveva percorso a fatica la strada in salita fino al poggio edi
contadini vi caricavano sopra i mobili di casa. Poi arrivò un secondo camion, sul quale salirono le vacche, il vitello ed
il mulo. I camion partirono e l’asinello rimase solo a guardarsi intorno fino a che il contadino lo condusse fuori dalla
stalla e dal recinto; gli tolse la cavezza e lo fece correre libero per il grande prato, dandogli una pacca sul dorso.
L’asinello, sotto il sole che aveva finalmente vinto la sua battaglia contro la nebbia, si diede alla pazza gioia, saltando
sul prato, infilandosi nel bosco per mangiare le corbezzole di cui era ghiotto e facendo brevi soste per bere l’acqua
fresca della sorgente. Verso l’imbrunire, pieno come un otre, si avviò lentamente verso la stalla, ma trovò la porta
chiusa e fece inutilmente tanti giri all’interno del campo recintato fino a che, sconsolato, si fermò sotto il porticato
della casa, cercando di ripararsi dal vento freddo della sera dietro un pressa di paglia.
Si appoggiò al muro e cercò di addormentarsi rimpiangendo il caldo accogliente della stalla e la compagnia degli altri
animali. Piano, piano riuscì ad addormentarsi, ma spesso si svegliava disturbato da fruscii ed altri misteriosi rumori
e, ogni volta, stentava a riprendere sonno. Appena giorno, ricominciò a girare intorno alla stalla cercando una apertura
per rientrarvi, fino a che la fame non si fece sentire e lo costrinse ad avviarsi verso il campo che confinava con il
bosco; le corbezzole erano buone come sempre, ma le mangiava senza gusto, tanto per non sentire i morsi della fame.
Spesso tornava verso il recinto dove anche quegli strani animali girellavano meravigliati dal silenzio che regnava
intorno alla casa. L’asinello si avvicinò annusandoli e, quando si allontanarono, li seguì un po’ a distanza e si fermò
sul prato a brucare l’erba con loro. Improvvisamente dal bosco spuntò l’animale con le grandi corna ramificate che
cominciò a battere a terra gli zoccoli con violenza e l’asinello, impaurito, corse a rifugiarsi sotto il porticato.
La seconda notte trascorse in maniera ancora peggiore della prima perché il freddo si fece veramente sentire ed al
mattino, i prati intorno alla casa, erano imbiancati dalla brina.
Arrivarono presto anche quegli strani animali, ma l’asinello, ricordandosi della sera precedente, non osava seguirli
;poi si fece coraggio e si accodò al branco, tenendosi sempre a qualche metro di distanza.
Quando si trattò di bere, si avviò con gli altri verso la sorgente dove trovò anche l’animale dalle grandi corna che,
questa volta, si limitò a scuotere violentemente la testa ed a girare intorno al branco per farlo incamminare verso il
bosco. L’asinello ebbe qualche incertezza e poi li seguì, sempre un po’ a distanza; gli animali, nel bosco, aumentarono
l’andatura; mamma mia come correvano!
Saltavano i fossi e le macchie senza alcuno sforzo e lui li seguiva a fatica, scendendo e risalendo i fossi ed aggirando
le macchie. Finalmente, giunti in una forra riparata dal vento, si fermarono e si accucciarono accostandosi l’uno
all’altro per stare più caldi. Lui rimase incerto sul da farsi, si aggirò un po” intorno e, piano, piano, si accostò a loro.
La notte trascorse abbastanza tranquilla anche se, spesso, qualcuno di quegli animali, si alzava, brucava un po’ d’erba
e se ne ritornava a dormire, allarmando l’asinello che si svegliava ogni volta.
Sul far del giorno si svegliarono tutti insieme e si incamminarono verso un prato vicino; lui si trattenne tra il prato ed
il bosco a mangiare le corbezzole; gli altri si avvicinarono osservandolo con curiosità ed assaggiando le corbezzole
che, evidentemente, non erano di loro gradimento perché, dopo qualche assaggio, se ne tornarono tranquilli sul prato
a brucare l’erbetta gelata. L’asinello ora si sentiva tranquillo: era stato accettato nella nuova famiglia.
Probabilmente oggi pensa di essere un daino perché, alle volte, capita di vederlo insieme al suo branco e lui, non
appena si accorge della presenza di estranei, si immobilizza con i suoi orecchioni ritti proprio come i daini.
Ma qualcosa del suo passato deve essergli rimasto in mente perché scalcia due o tre volte, prima di allontanarsi
impettito con gli altri.
(Dello stesso autore entro breve tempo seguirà il romanzo “Ritorno a Pietra Marina” )
uc EESE EEE PE
n. 43
bd La Sporta
Dicembre 2006
Anno XVII
Pensionamento
La Dott. Silvana
Aristodemo saluta
gli amici
Pranzo della Cassa Mutua 25/11/200
Incontro Pensionati Cassa Mutua
Quest'anno dopo varie esitazioni. Ho partecipato al
pranzo annuale, lodevolmente organizzato dalla Cassa
Mutua dell’Ospedale di San Giovanni di Dio. Ero incerto
se partecipare perché, oltre al fatto che la mia vista non è
proprio perfetta, sentivo un certo imbarazzo, mescolato
al piacere, nell’incontrare persone a me care, ma che non
vedevo da anni. Avevo paura che le mie rughe ed i miei
capelli bianchi, si specchiassero in loro. Non appena
arrivato, ho subito ritrovato le persone con le quali avevo
lavorato una vita e che sentivo come una seconda
famiglia; la frase più comune era “quanti anni sono che
non ci si vede!” seguiva “sei sempre lo stesso (o la stessa)
di prima, non sei cambiato (o cambiata) per niente!””. Ma
non era vero. Era vero invece che le mie rughe ed i miei
capelli bianchi si specchiavano in loro. Tutti volevamo
parlare, raccontare fatti accaduti nel periodo di tempo
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
www.asgdd.it
nel quale non ci eravamo più visti o sentiti; il baccano era
infernale e, per farsi sentire, tutti noi parlavamo sempre
più forte. I camerieri cominciarono a passare tra i tavoli
con le varie pietanze ed allora mi accorsi che, nessuno
dei partecipanti vi faceva caso. Nessuno era venuto per
mangiare gli antipasti, la ribollita o quant’altro ci veniva
servito: erano venuti tutti per incontrare i colleghi di lavoro,
parlare, raccontare, sfogarsi. E’ un peccato che un gruppo
di persone che hanno vissuto e lavorato insieme per tanti
anni, abbiano soltanto la scusa di un pranzo per ritrovarsi!
L'ospedale, quando era ancora ospedale e non una sigla,
rappresentava per tutti noi qualcosa che andava ben oltre
il luogo di lavoro. Abbiamo trascorso più tempo in
ospedale, che insieme alle nostre mogli o mariti (evitando
così qualche separazione). E, non appena arrivati al lavoro,
ci raccontavamo quello che ci era accaduto durante la
nostra assenza. E’ un vero peccato che uno splendido
gruppo di persone così affiatato, debba rivedrsi una volta
l’anno, per due o tre ore, con la scusa di un pranzo! E
allora come si potrebbe fare? Ci ho pensato a lungo, ma
non ho trovato una soluzione, ma continuerò a pensarci
fino a che non la troverò.
Sergio Moschini
n
Calendarietti
Grazie alla Provincia Ro-
mana dei Fatebenefratelli
abbiamo anche quest'anno
i calendarietti per il 2007
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
E-mail: sgd@dada.it
La Sporta n. 44 Novembre 2007 Anno XIX
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato ľ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb. post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po - con gadget
La Sporta n. 44
Novembre 2007
Anno XIX
Copertina
Nell’antico ospedale di
San Giovanni di Dio,
che è stato per tre secoli
di proprietà dell'Ordine
Ospedaliero omonimo, è
presente anche una bellis-
sima chiesa tardo seicent-
esca, sconosciuta ai più e
che attualmente si trova
in una fase di recupero
sia statico che di restauro
vero e proprio.
Di questa chiesa ci docu-
menta per primo nel 1754
il Richa nella sua monu-
mentale opera “ Notizie
istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri
“ e nel 1990 Mara Visonà nel suo libro Carlo Marcel-
lini Accademico “Spiantato” nella cultura fiorentina
tardo barocca ( pag 105-111 Ed. Pacini Editore ).
Il Marcellini è l’architetto che gratuitamente progettò
la chiesa dove volle anche essere seppellito.
Il campanile è completamente nascosco dalle costru-
zioni più alte che col tempo si sono affiancate, a lato
della chiesa di san Giovanni di Dio e si erge per quattro
metri circa . Il campanile si può vedere solo dall’interno
e solo da alcune finestre, le più alte.
Le campane sono circa 60 cm di altezza decorate e
datate due 1720 e una 1810.
Le campane sono in ottimo stato e ben intonate.
Le campane, sono state restaurate dalla ditta OES di
Signa per interessamento del Presidente Associazione
San Giovanni di Dio Prof. Massimo Ruffilli e con il
contributo del Rotary club Firenze ovest.
Hanno ripreso a suonare nel luglio 2007 dopo un silen-
zio di circa un secolo, sono azionate a mano e suonano
il mezzogiorno .
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata ľ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
www.asgdd.it
Arretrati
Natale 2006
N
Siamo sempre arretrati di immagini e notizie. Alcune
sono anche dell’anno passato ma per dovere di docu-
mentazione è necessario pubblicarle. Questo giornale
infatti rimane la sola testimonianza del lavoro che
lAssociazione fa quotidianamente.
I volontari hanno consegnato a tutti i
degenti un piccolo ricordo, un angiolino.
Dicembre 2006
Allestimento della
mostra permanente
Amerigo Vespucci nel
corridoio del piano terra
del Nuovo Ospedale
Befana 2007
Anche quest'anno la f
Befana ha fatto la sua
comparsa per 1 figli dei
dipendenti del N.O. 1%
San Giovanni di Dio. €
Questa iniziativa è da $
sempre realizzata in- |
sieme alla Cassa Mutua Dipendenti SGD.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
E-mail: sgd@dada.it
Y o La Sporta n.44
Novembre 2007
Anno XIX
Bilirubinometro
Il 31 Gennaio, su iniziativa del Dott. Marco Pezzati
(nella foto) , Primario della Pediatria del nostro os-
pedale, con il concorso del Viola Club dell ospedale,
nonché della nostra Associazione, è stato acquistato un
Bilirubinometro. Lo strumento permette la misurazione
della bilirubina direttamente dalla pelle evitando al
neonato il dolore del prelievo di sangue
> . RPY dit todi
Magnolie o
Le due magnolie pian- s Nin a
tate nel 1981 e nel 1987
circa, sono diventate
imponenti e tormen-
tano quella centenaria
che sta in mezzo al
giardino fino a farla in-
clinare paurosamente.
Si è pensato di alleg-
jr
la magnolia centrale
‘a sofferente. Si pensa
a una visita specia-
listica dendrologica
per studiare il futuro
di questi tre alberi or-
mai in competizione
vitale.
Vespucci
22 febbraio celebrazione del
495° anniversario della morte di
Amerigo Vespucci nel luogo in W
cui nacque il 9 marzo 1454 e cioè
nel palazzo Vespucci inglobato
successivamente nell’Ospedale di
San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti.
L'Assessore Eugenio Giani, durante la semplice ma
suggestiva cerimonia ha ricordato la figura del grande
fiorentino che diede il nome all’America e ha posto una
corona d’alloro sotto il cartiglio del 1719 all’ingresso
del Vecchio Ospedale. i
La figura e l’opera di Amerigo Vespucci sono stati
ricordati anche dal prof. Massimo Ruffilli Presidente
dell’Associazione San Giovanni di Dio e da Marco
Conti, noto studioso della famiglia Vespucci dalla
sua origine a Peretola al suo insediamento in Borgo
Ognissanti.
L’avvenimento è stato ricordato anche da La Nazione
XVIII 24 ORE FIRENZE LANAZIONE VENERDÌ 23 FEBBRAIO 2007
Celebrato ieri il 495° anniversario della morte di Amerigo |
Vespucci nel luogo in cui nacque il 9 marzo 1454 e cioè nel
palazzo Vespucci inglobato successivamente nell’Ospeda-
le di San Giovanni di Dio in Borgognissanti. L'assessore
Eugenio Giani ha ricordato la figura del grande fiorentino
che ha dato il nome all'America e ha deposto una corona
d'alloro. L’opera di Vespucci è stata ricordata anche dal
prof. Massimo Ruffilli presidente dell’Associazione San
Giovanni di Dio e dallo studioso Marco Conti
Novembre 2007 Anno XIX
La Sporta n. 44
Inaugurazione del nuovo ascensore per l’accesso ai
disabili all’Aula Muntoni.
Manifesto per ricordare l’8 marzo alla cittadinanza.
oa
Yer S
SS
=
R
Il Presidente Ruffilli si intrattiene con Mons
Piovanelli.
Premio “San Giovanni di Dio 2007”
LI
Un gruppo di Vigili del Fuoco in congedo e in servi-
ZIO. È —
SR
Y o LaSporta n.44 Novembre 2007 Anno XIX ©
Consegna del Premio San Giovanni di Dio 2007
alla dott.ssa Maria Angela Tramonti.
Sempre nella solita occasione, nell’Aula Muntoni
Marco Conti, noto studioso Vespucciano ha illustrato
la figura di Amerigo Vespucci al quale è dedicata la
mostra permanente in 30 pannelli al piano terreno
appesi alla parete del corridoio centrale a dicembre
del 2006 dal Dottor Balatri.
Alla Dott.ssa Maria Angela Tramonti
la dedizione e la pr con la quale ha svolto
il suo prezioso lavoro, difficilmente verrà uguagliata.
Sempre sorridente, paziente, accogliente e gentile, dai
neonati in su, sono passati a migliaia dalle sue mani
sapienti. Noi stessi, i nostri amici e conoscenti, sempre,
abbiamo provato la sua gentilezza e la sua preparazi-
one.
La frase “...chi l’ha fatta l’eco?...la Rocchi... Ah! Al-
lora...va bene.” ...rimarrà memorabile. = er il
I pannelli raffiguranti la vita e la scoperta di A.
Vespucci sono stati donati dal Ministero dei Beni
Culturali.
Wlo
Al vecchio San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti
neanche quest’anno è stato possibile celebrare la Messa
nella chiesa dell’ospedale ancora ingombra di ponteggi
che mantengono in sicurezza le volte del soffitto.
La cerimonia religiosa è stata celebrata come l’anno
Galeazzo Auzzi, au- şcorso, nella cappella di Ognissanti sopra la tomba di
tore della medaglia, Simone Vespucci fondatore dell’ospedale.
nel suo studio.
Il pittore e scultore
La Sporta n. 44
Novembre 2007
Anno XIX
Padre Serafino Lanzetta ha officiato la Messa di San
Giovanni di Dio.
Il coro Gregoriano “Schola Cantorum Gregoriana”
del Duomo di Firenze ha accompagnato la liturgia.
Fra Costantino Dalla Mura è venuto dall'Isola Tibe-
rina per stare con noi per la festa del Santo.
(Cogliamo l’occasione per un saluto affettuoso a Pa-
dre Batazzi che si rimetta presto in modo da tornare a
officiare la Messa per la festa del Santo).
Dal nostro archivio
L'arrivo del Prof. Giovanni Cavina , dopo la scomparsa
del Prof. Giannettasio nel 1925, come Chirurgo Prima-
rio e Direttore. Fu un avvenimento di grande importan-
za egli infatti negli anni ‘29 - ‘34 si fece promotore di
un grande ammodernamento dell’ospedale. La grande
sala al primo piano fu divisa in tre piani ottenedo due
reparti di degenza e l’amministrazione, fu costruito
l'ascensore per il trasporto dei malati, furono costruite
nuove sale operatorie e, come si vede dalla foto sotto,
furono aperti i loggiati al piano terreno.
SMI
~
Pikse
Con un cerchietto bianco
è indicata la campana del
giardino ancora attaccata
al suo mozzo. Non sap- f
piamo che cosa dovesse
indicare il suo suono. La
campana datata 1760 porta
un bassorievo raffigurante
Cristo in croce con due
figure ai piedi della croce forse la Madonna e S. Giovanni.
Attualmente è visibile al solito posto il mozzo senza la cam-
pana. La campana si trova al Centro di Documentazione.
% o LaSporta n.44
INE RELIGIOSO CHE LO RI
87 AL 1868 - FV MODERNAMENTE
NNOVATO NEGLI ANNI DAL 1932 AL
36 PER CVRA DEGLI AMMINISTRATORI:
Lapide ricordo nel corridoio centrale .
L'ospedale di San Giovanni di Dio a Peretola
Il grande immobile posto in via Primo Settembre,
nell’arco del tempo, al suo interno, ha ospitato più at-
tività quali un mulino a vapore che, per essere stato dis-
trutto da un incendio restò per un certo tempo al palazzo
la denominazione di “Mulino bruciato”. Attualmente
l’edificio e comunemente chiamato “Lo Spizio” con
difficoltà a chiarire l’origine di tale denominazione. Nel
1918, dai fratelli Biondi, la proprietà passo alla famiglia
del Panta la quale, nel 1927, dal grande magazzino
dell’antico mulino, ricavò una sala spettacolo “Cinema
Teatro Savoia”, ribattezzata Roma” nel dopoguerra.
In alcuni documenti conservati presso l’archivio co-
munale di Firenze, ex Comunità di Brozzi, si trovano
alcuni accenni a “Lo Spizio”, si trattava di una strut-
tura ospedaliera gestita da una confraternita religiosa
denominata “San Giovanni di Dio”. Più chiaro è un
documento conservato nell’archivio dello scrivente ove,
la Confraternita in crisi, per essere scesa in conflitto
con il Comune di Brozzi, che la sosteneva economi-
camente, si rivolge alla cittadinanza, al documento
manca la data, ipotizzabile al 1907, anno della chiusura
dell’ospedale.
Novembre 2007
(Associazione Carità e Beneficenza)
S. Giovanni di Dio in Peretola.
Pregiatissimo Signore
Or sono circa venti anni dietro l’iniziativa del
Signore Santino Guerrieri venne fondato a scopo di
beneficenza, un’associazione di pochi soci che aumentò
e poté fondare un ricovero di mendicità per alleviare
gl’impotenti ed i bisognosi.
La Pia istituzione si accrebbe e si fu aggiunto
un Ospedale per malattie comuni, dando così ai malati
del Comune di Brozzi, il conforto di non allontanarsi
troppo dalla loro famiglia.
Si potrebbero fare tante altre utili cose a sollievo
dell'umanità sofferente se l’entrate fossero maggiori,
raggiungere lo scopo, ed affinché questo Sodalizio
possa riuscire nel suo intento, facciamo quindi caldo
appello alla S.V. pregandola di voler prender parte a
questa filantropica istituzione pagando una lieve tassa
volontaria al mese.
Fidente che la S. V. si compiacerà di aderire
anticipiamo i nostri ringraziamenti.
La Presidenza
La nota che incuriosisce quanto esposto è la‘denomi-
nazione di “San Giovanni di Dio” per la quale, al mo-
mento, non risulta nessuna attinenza con l’omonimo
Ospedale fiorentino, e Santino Guerrieri chi fu? Se
qualche Lettore potesse aggiungere una nota di chia-
rimento, sarebbe assai gradita.
Marco Conti
La Sporta n. 44 Novembre 2007 Anno XIX
Curiosità
Chi l’avrebbe detto...
Che proprio dove il lavoro è più faticoso e l’impegno
continuo, sarebbe nata una compagnia di teatro.
Proprio così, al Pronto Soccorso del Nuovo san Gio-
vanni di Dio ha preso vita una compagnia “ CODICE
ARCOBALENO” evidente allusione alla valutazione
dei casi, in uso al Triage.
Artefice di questa straordinara aggregazione è Sabrina
Tinalli, regista della Compagnia.
7”... non c’è trucco...non c’è inganno ma solo voglia di
misurarsi ...non “fra noi”, ma “con noi”, senza compe-
tizione, in un meraviglioso gioco dove non ci sono nè Mario Lombardini, Luciana Pasqualetti, Michela
vincitori nè vinti, ma “compagni di stanza” solidali... Falaschi. s
sarà di sicuro divertente vedere nelle nuove “vesti” {
Mario, Marco, Luciana, Francesca e tutti gli altri con
i quali si è condiviso il lavoro quotidiano...”
(Dal Programma di Sala dello spettacolo del 19-20
maggio 2007).
“Barroccini di Via dell’ Ariento”
Commedia comica in 3 atti di Dory Cei.
Parrocchia S. Maria Madre della Chiesa a Torregalli
Calendarietti
Grazie alla Provincia Romana dei Fatebene fratelli
abbiamo anche quest'anno i calendarietti 2008.
GENNAIO FEBBRAIO APRILE MAGGIO
Ms Madre di Dio Li: c= A 104 Riec Pampuri
304 Biagio
6 Ds. Celestino) +
7 8155. Giov di Dio
9 D 5? Quaresima
28 D 3° Quaresima
p Atessa
Sommario
Copertina pag. 2
Arretrati pag. 2
Magnolie pag. 3 m i - i
Vespucci ; f NASS pag. 3 Saluti finali della compagnia al completo.
8 Marzo Festa di S.Giovanni di Dio pag. 4
Premio S.Giovanni di Dio 2007 pag. 4 I soci ei simpatizzanti che possiedono
Dal nostro archivio SRD pag. 6 una e-mail farebbero cosa gradita a
L'ospedale di S. Giovanni di Dio a Peretola pag. 7 i ar:
ia trasmetterla all’ Associazione attraverso
Curiosità pag. 8 i
Calendarietti pag. 8 sgd@dada.it
La Sporta n. 45 Dicembre 2007 Anno XIX
Il Palazzo Vespucci in Borgo Ognissanti
Notiziario trimestrale dell’Associazione San Giovanni di Dio
Fondato l’ 8 marzo 1985 - C.P. 521 - 50100 Firenze (Italia)
Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po” - tassa pagata - Stampa: Duplioffset Po
La Sporta n. 45
Dicembre 2007
Anno XIX
Chissà quanto tempo
ancora ci vorrà per ri-
portare alla memoria dei
«4 fiorentini e del mondo
¿1 intero che Amerigo Ves-
LI pucci è nato proprio qui,
nel palazzo dove dimora-
=. vano i vari rami della
© li o famiglia.
Mostre, giornali, mani-
festazioni, ma per il momento siamo rimasti solo pochi
volenterosi a voler testardamente insistere su questo
luogo straordinario, quasi invisibile attualmente.
L'attuale N° 22 di Borgo Ognissanti all'angolo con
Via del Porcellana (allora si chiamava Via Nuova e
c'è ancora il cartello) era l’ingresso del palazzo Ves-
pucci. Il cartiglio che si intravede sotto la terrazza fu
in tempi successivi, forse durante il rimaneggiamento
dell’immobile, murato sopra la finestra di sinistra en-
trando nello spedale al N° 20.
Ci auspichiamo, e stiamo facendo tutto il possibile,
che il palazzo, ancorché rimaneggiato possa in futuro
riapparire per ricordare a tutti la casata Vespucci alla
quale dobbiamo lo Spedale e alla quale il mondo deve la
riconoscenza dello “scoprimento” del Nuovo Mondo.
I Vespucci
Associazione San Giovanni di Dio
Fondata l’ 8 marzo 1985
Borgo Ognissanti 20 50123 Firenze Italia
Tel./ Seg / Fax +39 055 218839
C.P. 521 50100 Firenze (Italia)
www.asgdd.it
Vespuccio di Spinello è considerato il capostipite della
Famiglia. Il primo illustre è Vespuccio di Dolcebene
di Bartolo che, nel 1350, fece parte del Collegio dei
Priori del Comune di Firenze, da questa data al 1524 i
Vespucci contano tre Gonfaloni e ventiquattro Priori.
Le loro case fronteggiavano Borgognissanti occupando
una vasta area che si estendeva fino alla chiesa di San
Paolino. Simone fondò verso il 1382 lo Spedale di Santa
Maria dell’Umiltà, che prese il titolo dalla adiacente
cappella dei Vespucci.
Il piccolo Spedale diverrà l’attuale antico San Giovanni di
Dio la cui espansione si stratificò sulle case dei Vespucci.
Amerigo di Nastagio, nonno del celebre Navigatore,
verso il 1425 lasciò il borgo di Peretola, dal quale la
Famiglia trae le origini, per stabilirsi in Borgognissanti
ove, sposato con Lisabetta Mini, ebbe tre figli: Giorgio
Antonio, canonico del Duomo di Firenze, Guido An-
tonio, frate in San Marco, e Stagio, notaio, il cui figlio
Amerigo, navigatore nel 1498 scoprì il “Nuovo Mondo”
e dal suo nome denominato America nel 1507.
La grande Famiglia era bene inserita nel contesto
sociale cittadino. Piero, capitano della flotta fiorentina,
aveva sposato il figlio Marco a Simonetta dei Cattaneo.
famosi banchieri di Genova, Giorgio Antonio, giuricon-
sulto e zio elettivo del nostro A merigo, fu ambasciatore
della Repubblica Fiorentina, possedeva una nave per i
propri commerci della seta.
Curiosamente questi due personaggi, Piero e Giorgio
Antonio, con il loro prestigio, furono anche la disgrazia
della Casata.
Dichiaratamente repubblicani, nel 1478 fecero parte
della congiura de’ Pazzi, arrestati ed esiliati restarono
bollati antimedicei e tutta la casata dei Vespucci ne subì
le conseguenze con la totale emarginazione dalla vita
politica ed economica dello stato fiorentino.
Con l’avvento dei Medici al potere i Vespucci si eclis-
sarono fino alla loro estinzione. Per secoli di Amerigo
non se ne parlò più negando a questo grande umanista
il giusto merito di avere espresso, con la propria opera,
il più importante frutto del Rinascimento fiorentino.
Direttore responsabile: Amadore Agostini
Redazione: Sergio Balatri, Paolo Checcucci Lisi,
Anna Maria Montanari
Reg. Trib. n°3851 del 17/3/89
E-mail:
sed@dada.it
A pag. 8 la Mostra “ Amerigo Vespucci a casa sua”
La Sporta n. 45
Dicembre 2007
pis
SE
Anno XIX
Campanile
Du feno
In questa foto degli anni 70 si vede il tristissimo cam-
panile della chiesa di San Giovanni di Dio, con le sue
campane ormai abbandonate da chissà quanti anni met-
teva pena a guardarlo, con i suoi mattoni consunti dalle
intemperie e dalle deiezioni dei volatili. Fortunatamente
rientrò nel piano di restauro degli anni 80 sotto la guida
dell’Arch. Sergio Ardigli, che allora curava i lavori di
restauro di tutto il complesso, e così , per impedire il
definitivo degrado, fu intonacato.
Durante gli ultimi lavori per il restauro del tetto, del
quale abbiamo dato ampia documentazione nei prec-
edenti numeri della Sporta ci si chiedeva che cosa fare
delle campane, pensando addirittura di farle scendere
nel sottotetto e lasciarle li in mostra come in un museo.
Ma non è andata così, per fortuna. Le campane devono
stare in campanile e soprattutto devono essere suonate,
ma per essere suonate devono essere anche restaurate.
Si vide subito che i vecchi ceppi non erano più in grado
di essre usati e anche se le campane si trovavano ancora
in buono stato e il loro suono era ancora sano, intonato
e squillante, bisognava procedere al restauro dei ceppi
o alla sostituzione con ceppi nuovi. Il nostro presidente
Massimo Ruffilli fece presente al suo Club Rotariano
questa necessità e il Club offrì il restauro delle campane.
Da allora è successo qualcosa di straordinario, cambiati
i ceppi messe le funi ...le campane di Sari Giovanni
di Dio hanno rincominciato a suonare, tutti i giorni a
mezzogiorno e tanti sono quelli che vengono invitati a
suonare, firmano il registro dei “campanari” e vengono
immortalati in una foto che li ritrae mentre suonano. Non
è facile come può sembrare suonare le campane e Paolo,
il nostro tabaccaio ... riconosce se il tocco è preciso.
Si deve suonare prima del campanile di Ognissanti,
che ha l’orologio avanti di tre minuti e la campana più
grande tre e forse più volte, ma con un po’ di attenzione
si riesce a precederlo...
Una straordinaria avventura sicuramente sotto lo sguar-
do benevolo dei vecchi campanari di San Giovanni di
Dio, i 70 e più frati che hanno vissuto e sono morti nel
nostro spedale i nomi dei quali sono ora sul campanile
attaccati al muro sul loro vecchio registro.
Campane
segg
Î La Maggiore viene calata sul davan-
= zale del campanile per sistemare i
nuovi “mozzi”.
Questa campana Maggiore, fusa nel
} 1721, alta circa 60 cm, del peso di
150 Kg, in nota RE, è decorata con
ornamenti floreali e le figure della
Madonna col Bambino e di un Croci-
fisso, con la scritta “ NOBISCUM STATE SUB TUUM
PRAESIDIUM CONFUGIMUS CRISTU”.
La campana mediana ancora nei suoi vecchi ceppi.
Questa campana del diametro di 53 cm e del peso di
90 Kg, in nota FA, è dedicata a San Raffaele Arcan-
gelo e a Sant'Agostino le cui immagini si vedono a
rilievo speculari sulla parte centrale del bronzo.Questa
campana fu donata nel 1819 da Priore Provinciale
Demetrio de’ Franchi. Gli operai della ditta Scar-
selli di Signa e della Ditta
Taglietti di Firenze.
La Sporta n. 45
Dicembre 2007
Anno XIX
.I primi campanari Sergio
Balatri e Giancarlo Vestri.
La Piccola o “Cenno”.
° Alta 30 cm del peso
di 30 Kg in nota sol,
manca della data di fu-
sione mentre emergono
in due ovali le figure di
San Giovanni di Dio con in
braccio il bambino Gesù e San
Giovanni di Dio vecchio e con
la barba in punto di morte.
Questa campanina è rimasta
per anni nella sala della Pre-
‘ sidenza e ora presso il Centro
di Documentazione, ma nes-
suno sapeva da dove venisse,
confrontando però il vecchio
mozzo rimasto sospeso sul campanile con la campanina
si è visto che tornava perfettamente, la cosa più giusta
sembrava e sembra tuttora quella di rimettere la campa-
na sul campanile, ma una serie di incredibili difficoltà
burocratiche (chiamamole così) ne impedisce ancora il
ripristino. Daremo notizie del ricollocamento appena
sarà possibile. Sul campanile è tutto pronto.
Inventario
Da alcuni mesi è in corso per iniziativa della ASL una
ricognizione del partrimonio storico artistico di San
Giovanni di Dio. L'incarico è affidato alla dott.sa Bar-
bara Boschi e a Luigi Tacopetti, anche il dott. Balatri
partecipa con piacere alla ricognizione. Tutti i pezzi
vengono ricontrollati e fotografati giudicando lo stato
di conservazione. Molti pezzi necessiteranno di restauro
e successivamente di una collocazione più idonea.
E
Luigi lacopetti e Barbara Boschi al lavoro.
Restaurato cassettone
A spese dell’Associazione
“Il Perugi